Dove sono finiti i giovani?
🌍 Il colore verde #115: Intervista a Giorgio Brizio, uno dei volti dei Fridays for future, nella settimana in cui l'Italia brucia e l'Europa scotta
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SI SCIOLGONO LE CAMERE, MA I GHIACCI DI PIÙ*
(* cit. Giovanni Mori)
Buongiorno a te, che resisti all’estate e ogni sabato mattina sei qui con me e le migliaia di persone che leggono questa newsletter.
Se ci pensi è proprio così: all’estate, ormai, dobbiamo resistere. Un bel cambio rispetto a soli cinque anni fa, dove si resisteva per 10 mesi in attesa del relax e la tranquillità di luglio e agosto.
Non bastasse il caos climatico, ora ci aspetta pure una campagna elettorale mai vista. Io la terrò d’occhio e cercherò di analizzare le sfumature di verde dei partiti. Per ora segnalo l’annuncio di Silvio Berlusconi: pensioni a 1000€ e un milione di nuovi alberi ogni anno. Eddaje Silviè!
Al netto delle sparate, credo che si parlerà ben poco di clima in questi 63 giorni, ma provo a lanciare un appello: è nel nostro interesse iniziare a votare chi ha a cuore le sorti ambientali del Paese (e del Pianeta).
Detto ciò, partiamo. Ecco in sintesi cosa trovi ne Il colore verde di oggi:
🙋🏻♂️Un’intervista a Giorgio Brizio di Fridays for future
✍🏼 Il riassuntone con le notizie importanti della settimana: grano, caldo, incendi
📌Una lista di letture curiose e un mega spoiler sul mio prossimo podcast
Che fine hanno fatto i Fridays for future?
Prima del Covid i giovani erano sempre in piazza per il clima. Scioperi, manifestazioni, proteste. Ispirati da Greta Thunberg, i Fridays for future di tutto il mondo hanno cambiato la nostra percezione del cambiamento climatico: non una fisima di qualche scienziato, ma un’emergenza globale. Oggi quella forza sembra essersi spenta, o almeno ridimensionata. Complici le fatiche della pandemia, l’accuirsi di tante altre crisi e una buona dose di smarrimento. Greta è scomparsa dai radar, per suo volere, e molti di quei ragazzi e ragazze hanno cambiato strada.
Questa settimana però Torino ospiterà il raduno europeo dei Fridays for future e il Climate social camp: dal 25 al 29 luglio sono attesi centinaia di attivisti internazionali (il programma qui). Il 23 settembre prossimo, poi, è previsto il prossimo sciopero globale per il clima.
Ho approfittato delle occasioni per fare cinque domande difficili a Giorgio Brizio, 20 anni, torinese, tra i volti più noti del movimento e autore del libro Non siamo tutti sulla stessa barca (Slow food editore).
Giorgio, nel momento dove l’emergenza è più grave, dove siete finiti?
«Il tema non è l’assenza dei Fridays in piazza, ma la poca copertura mediatica che si da a noi e al tema. Sentiamo ancora parlare di “maltempo” e “beltempo”, come fosse una cosa che succede così, quasi a caso. Ma siamo in una crisi climatica, e per quanto sia un argomento scomodo, bisognerebbe parlarne con più coraggio. La tua domanda mi ricorda una frase ricorrente che veniva ripetuta a inizio della guerra in Ucraina: “dove sono i pacifisti?”. I pacifisti ci sono, così come gli ambientalisti: bisogna dargli spazio per farsi sentire. Parlare di crisi climatica è tanto bello quanto difficile, da una parte ti permette e dall’altro ti obbliga a unire tanti fronti insieme: pandemia, guerra, crisi economica. Ogni cosa è collegata».
I Fridays qualche anno fa dicevano “voi adulti, che mondo ci lasciate?”. Ma oggi l’emergenza è tale da essere già presente. Come sta evolvendo la vostra strategia comunicativa?
«La nostra narrazione non è mai stata “voi adulti, che mondo ci lasciate?”. Anzi, spesso sono gli adulti che ci hanno detto “scusate per quello che abbiamo fatto, ora tocca a voi”. Ma la responsabilità retroattiva non funziona. L’unica cosa che conta è attivarsi, mobilitarsi adesso. Noi della Generazione Z siamo l’ultima generazione in grado di arginare la crisi climatica, non c’è dubbio. Ma la battaglia climatica ha bisogno di tutte e tutti: non può essere combattuta solo dai giovani, ci serve anche l’esperienza di chi è venuto prima di noi. Oggi la nostra strategia è proprio questa: far vedere il qui e ora, l’emergenza è già in Italia, nel Mediterraneo, non accade solo in luoghi lontani del Pianeta e nel futuro».
Spiegato alla nonna, cosa succede a Torino questa settimana? Perché è importante?
«Torino ospita da lunedì a venerdì il meeting europeo dei Fridays: circa 400 attivisti da 30 Paesi del continente, più una rappresentanza da 15 Paesi che noi chiamiamo Mapa, acronimo che sta per “Most affected people and areas”, ovvero le aree più colpite dalla crisi climatica, che si trovano soprattutto nel Sud globale. In settimana si svolge anche il Climate social camp, un campeggio climatico dove si terranno dibattiti, attività ricreative, laboratori dove possono partecipare tutti, dai bambini agli anziani. Il camp è organizzato da tante diverse realtà ambientaliste che si sono unite per creare un grande esperimento sociale, unico in Italia e in Europa. Con orgoglio posso dire che sarà l’evento dell’anno per quanto riguarda l’attivismo climatico, in attesa della Cop 27».
Mi dici tre cose che dovrà fare il prossimo governo per agire davvero contro i problemi dell’emergenza climatica (siccità, ghiacciai, calore)?
«Primo: riconoscere che ci troviamo in un’emergenza e trattarla come tale. Camera e Senato a cavallo tra 2019 e 2020 hanno dichiarato l’emergenza climatica e ambientale, ma da allora niente è conseguito. Ci serve una classe politica che affronti il tema in modo serio e metta in campo misure efficaci. Secondo: mettere in campo opere di mitigazione, quindi di riduzione delle emissioni. Seguendo i piani dell’Unione europeo, da qui al 2030 dobbiamo installare impianti rinnovabili per un totale di 8 Gigawatt uno all’anno. Sbloccando investimenti e rendendo più facile e rapidi i lavori. Terzo: le opere di adattamento. Perché ci sono cose che possiamo prevenire, ma altre no, come la siccità che crescerà ancora nei prossimi anni. Dobbiamo smettere di consumare suolo, di cementificare, usare più efficace l’acqua in città e in agricoltura, limitare lo strapotere delle aziende con più alti impatti, senza scaricare sempre la responsabilità o i costi al singolo cittadino. Voglio aggiungere due cose che possono fare gli individui: informarsi per formare una comunità energetica, cambiare banca per non finanziare indirettamente le aziende delle fonti fossili».
Un attivista climatico deve entrare in politica per cambiare le cose?
«Noi facciamo politica tutti i giorni. In Italia c’è sempre un retrogusto negativo dietro la parola “politica”: invece la politica è una cosa molto bella, ti permette di occuparti e preoccuparti delle persone. A noi non serve entrare in politica, perché già la facciamo nella nostra quotidianità. In tre anni abbiamo ottenuto risultati: alla Cop 26 di Glasgow abbiamo visto come il fronte ambientalista, guidato in parte anche dai giovani, è stato più ampio di sempre».
📰 Da sapere
Il prezioso accordo sul grano ucraino
Russia e Ucraina hanno firmato ieri un accordo per lo sblocco dell’esportazione del grano bloccato nei silos ucraini (Il Post). Il patto è stato siglato separatamente dalle due delegazioni, grazie alla mediazione di Turchia e Onu. É un patto importantissimo, seppure fragile. L’avevo spiegato in questa puntata. Se l’accordo può contribuire a ridurre la fame, poco fa per portare la pace: la fine della guerra è ancora lontana (La Stampa).
Le fiamme in Italia distruggono e uccidono
Quanti incendi in questa ultima settimana: il Carso, la Versilia, Roma, Napoli, Puglia, Sardegna (Rai News). Inizia a salire la conta degli sfollati e dei danni dei roghi: strade bloccate per giorni interi, blackout elettrici. Elena Lo Duca, 56 anni, coordinatrice e volontaria della Protezione civile, è morta schiacciata da un albero durante le operazioni di spegnimento delle fiamme di un incendio scoppiato a Prepotto, nel Carso (Piccolo).
Nel frattempo l’ondata di calore non si ferma. Un po’ di domande e risposte del Corriere sul grande tema: “I 40 gradi sono la nuova normalità?”.
Nel 2021 Italia primo Paese per numero di incendi
Studio appena pubblicato dell’Università Cattolica di Roma: “Nel 2021, l'Italia è stato il primo Paese in Europa e il secondo Paese al mondo per numero di incendi registrati, 1422, per un totale di 160.000 ettari di superficie bruciati”. Il 2022, se continua così, sarà peggiore. (Ansa)
Roghi in tutta Europa. Record di temperatura in Regno Unito
Gli incendi proseguono attorno a tutto il Mediterraneo. In Spagna, vicino a Saragozza, un grosso incendio è stato causato da una società che pianta alberi, la Land Life (Il Post). Temperature record in Regno Unito: superati per la prima volta i 40°C. (Corriere)
Ricordo che il 28 luglio cadrà l’Overshoot day globale
Il giorno in cui l’umanità finisce virtualmente le risorse del Pianeta (Global footprint network). Avevo raccontato la questione in questa puntata.
Sui giornali poche informazioni climatiche, dice Greenpeace
La onlus ambientalista ha pubblicato un’analisi della copertura mediatica e delle pubblicità presenti sui 5 principali giornali italiani. Tutti bocciati o rimandati. (Valori.it)
L’incredibile storia del politico indiano che beve l’acqua dal fiume sacro
Il primo ministro del Punjab beve un bicchiere d’acqua del fiume sacro per dimostrare che è pulita. Documenta tutto sui social con spavalderia. Poche ore dopo finisce all’ospedale. Il video è da vedere. (Domani)
Incollati alla Primavera di Botticelli per protesta
Due ragazzi di Ultima Generazione, gruppo di attivisti climatici, si sono “incollati” al vetro protettivo della Primavera di Botticelli agli Uffizi di Firenze. Un’azione per sensibilizzare il pubblico sulla crisi climatica e sulla necessità di abbandonare le fonti fossili al più presto (Espresso). Un po’ di contesto: le attiviste e gli attivisti di Ultima Generazione non sono nuovi ad azioni dimostrative molto appariscenti. Negli scorsi mesi hanno bloccato più volte il Grande raccordo anulare di Roma, tra mille proteste degli automobilisti. Non solo: a inizio anno, una delle loro attiviste, Laura Zorzini, ha tenuto un lungo sciopero della fame per il clima, l’avevo raccontato qui. Sempre per darti tutti gli strumenti possibili per giudicare: il 30 maggio un attivista climatico francese, con simili fini, aveva lanciato della torta sul vetro protettivo della Mona Lisa. Visto l’incredibile copertura mediatica di questi “attacchi” (Guardian), aspettiamocene degli altri.
Mi sento di dire un’ultima cosa, a costo di sembrare un vecchio brontolone: nella Primavera sono disegnate circa 200 specie botaniche diverse. Meraviglia pure. Botticelli con il pennello rimarrà sempre più ambientalista di chiunque di noi con la colla.
🔖Da leggere
Chi sono i negazionisti del clima? (La Svolta)
Siccità in Italia, non basta dire che la causa è il riscaldamento globale (Nuova Ecologia)
I giovani di oggi aspirano a una vita più sostenibile (Corriere)
Le responsabilità politiche nel tempo dell’ansia (Walter Veltroni sul Corriere)
Perché stare vicino all’acqua migliora la salute mentale (Internazionale)
Things we lost in the flood (Guardian)
Un bellissimo progetto fotografico sulle foto distrutte dalle alluvioni che hanno colpito la Germania la scorsa estate.
Perché è sempre più difficile trovare le conchiglie sulle spiagge? (National Geographic)
Opossum, il marsupiale più incompreso d’America (The Atlantic)
Se non si tratta di emergenza climatica, allora cos’è? (New Yorker)
Benvenuta a Ride verde chi ride ultimo, neonata newsletter di Mattia Iannantuoni!
Se sei arriv* fin qui meriti lo spoiler sul mio prossimo podcast: si chiamerà Verde speranza e inizierà il primo agosto! Di cosa si tratta? Pillole rapidissime per combattere l’eco-ansia, con un sacco di ospiti. Un podcast La Stampa/Onepodcast.
📸 La mia foto preferita
Questi due fenicotteri che battibeccano sulla spiaggia, come facciamo noi con partner o amici. La foto, scattata in Kenya, è tra le premiate al Audubon Photography Awards, concorso dedicato alla fotografia di volatili di ogni tipo. Consiglio la gallery.
💌 Per supportarmi
Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza. Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Sono autore di tre podcast: Climateers (2021, prodotto da Pillow talk), Cambiamenti (2022, prodotto da Emons record), e Verde speranza (esce ad agosto per Onepodcast).
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