La notte dei morti viventi
🌍 Il colore verde #211 Trump è un disastro per tutti. Ma Biden è ancora "fit to lead"? E poi: la prima carbon tax sulle mucche; la siccità e gli incendi
Ciaoooo!
Anche questa settimana siamo senza Federica, che nei prossimi giorni ha l’esame orale per l’iscrizione all’albo dei giornalisti. Facciamole un grande in bocca al lupo e vediamo se sabato prossimo offre da bere a tutti.
Nel frattempo... in questi giorni è successa una cosa strana sul sito de La Stampa: uno degli articoli più letti è stato “L’anno senza estate”, visto che al nord il sole andava e veniva. Ma il famoso anno senza estate non è questo, bensì il 1816. Nel 1815 il vulcano Tambora, in Indonesia, erutta così forte che il pulviscolo rimane in atmosfera per mesi e mesi, facendo da filtro ai raggi solari. Il cielo grigio causa una catena di crisi: raccolti poveri, carestie, conflitti ed epidemie. Nell’estate 1816 un gruppo di scrittori si ritira in una villa Svizzera per le vacanze. Visto che il tempo è sempre brutto decidono di dedicarsi a nuove storie. Tra loro c’erano il poeta Lord Byron e anche Mary Shelley: proprio lei, in quei mesi così bizzarri, scrive Frankestein.
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💧 La pioggia al nord, la siccità al Sud: addio al lago di Pergusa
Una cartina per capire la situazione siccità:
Una storia per capire la situazione: in Sicilia è praticamente scomparso il lago di Pergusa (qui la foto), lago naturale dei Monti Erei non lontano da Enna. “Al suo posto rimane una chiazza di fango che si essicca sotto il caldissimo sole”, dice Legambiente Sicilia. Il bacino, seppur di piccole dimensioni, ha sempre avuto importanza geologica, faunistica e culturale, tanto che qui è stata istituita la prima Riserva Naturale Speciale della regione. Numerosi uccelli migratori lo usano come tappa dall’Africa all’Europa.
Dal 1 Settembre 2023 il deficit di pioggia in Sicilia è arrivato a circa 300 millimetri. A Catania in 12 mesi sono caduti 240 millimetri di pioggia, che corrisponde al 40% della norma.
🔥 Brucia tutto. Negli ultimi dieci anni il numero di incendi è decuplicato
Negli ultimi dieci anni il numero degli incendi estremi nel Mediterraneo è aumentato di oltre dieci volte. Lo studio da cui proviene il dato, pubblicato su Nature, individua altre zone pericolose: in Canada il numero è aumentato di sette volte, in California di dieci. La media globale è invece di 2,3. Nel frattempo anche Copernicus lancia l’allarme incendi, concentrandosi sulla zona artica, in particolare nella tundra e nelle foreste boreali russe, colpita questo mese da 160 incendi.
Il cambiamento climatico è legato direttamente agli incendi: non è la causa dei roghi, che hanno origine umana (in grande percentuale) o naturale, ma ne aumenta la diffusione. Aria più calda significa vegetazione più secca e venti più forti.
Mercoledì 3 luglio esce L’età del fuoco, un saggio di John Vaillant (Iperborea) che racconta gli effetti devastanti di un incendio del 2016 in Canada, in una zona dove vengono estratte e raffinate le sabbie bituminose ricche di petrolio. Un libro meraviglioso che unisce climate change, aziende petrolifere e comportamento del fuoco. Ho intervistato lo scrittore per Tuttolibri che trovi oggi in edicola: “Il paradosso dell’uomo che vuole assomigliare al fuoco”. Qui la versione web (a pagamento).
🐄 In Danimarca la prima carbon tax per ridurre le emissioni dell’agricoltura e degli allevamenti
I giornali italiani hanno riassunto così la notizia: “Arriva la tassa sulle emissioni di mucche e maiali contro il climate change”. La coalizione di governo danese ha appena trovato l’intesa per la prima carbon tax al mondo sull’agricoltura, presentata all’interno di un pacchetto per ridurre le emissioni del settore e ripristinare aree naturali ed ecosistemi.
La tassa, che dovrebbe essere approvata dal parlamento danese entro la fine dell’anno, ammonterà a 300 corone (40 dollari) per tonnellata di emissioni di CO₂ equivalenti derivanti dagli allevamenti a partire dal 2030, salendo a 750 corone (100 euro) nel 2035. Al momento è prevista una detrazione fiscale che riduce il costo netto del 60%.
Se proviamo a fare il calcolo in “mucche” invece che in tonnellate di CO₂, allora gli agricoltori dovranno pagare circa 90 euro a esemplare, 225 euro dal 2035.
La legge arriva dopo mesi di negoziati e fatiche, con le proteste dei trattori in corso nel Paese e in Europa. La riforma può essere pioniera, e anche la futura Politica agricola comune europea, da discutere a partire dal 2025 a Bruxelles, potrebbe considerare l’introduzione di una carbon tax negli allevamenti.
⚖️ 200 nuove “climate litigation” in un anno: il clima si salva in tribunale
Secondo il nuovo rapporto Global Trends in Climate Litigation nel 2023 sono state intentate oltre 200 nuove cause climatiche contro governi e aziende. In particolare, sono in aumento le cause climatiche contro le aziende.
Oltre 2600 cause sul clima sono state intentate in più di 50 Paesi, il 70% delle quali dopo l'Accordo di Parigi del 2015. Stati Uniti, Regno Unito, Brasile e Germania sono in testa per numero di cause. In Italia due: “Giudizio universale” contro lo Stato, giudicata inammissibile dal Tribunale di Roma; e una contro Eni, in corso.
Questa settimana:
— alle Hawaii 13 adolescenti hanno portato il governo in tribunale per la decarbonizzazione dei trasporti e hanno vinto.
— in Germania gli attivisti hanno fatto ricorso contro la legge sul clima del governo. La giudicano “incostituzionale” perché favorirebbe i settori inquinanti e renderebbe più difficile raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica.
🕳️ La voragine al centro del campo da football
Nuova paura sbloccata: un campo sportivo che sprofonda a causa del collasso del terreno. È successo nel Gordon Moore Park di Alton, Illinois, e la foto ha fatto il giro del mondo. La voragine è larga 30 metri e profonda 10. Il motivo? La città è attraversata da una miniera sotterranea di calcare: a forza di scavare e perforare il terreno superficiale ha ceduto. Fortunatamente non c’era nessuno nei dintorni.
Piccole grandi storie dall’Antropocene, l’era dell’essere umano che brucia, estrae, distrugge e costruisce. Mi ha ricordato il film piuttosto apocalittico svedese The Abyss (è su Netflix).
Biden si confonde, Trump mente e tutto sembra andare a rotoli
Il titolo della puntata l’ho rubato a Emily Atkins, giornalista climatica americana: “Night of the living dead”, che a sua volta l’ha rubato a George Romero e i suoi film sugli zombie. Guardare il dibattito Biden-Trump è stato avvilente, frustrante e anche un po’ horror: questi sono i migliori candidati che Partito democratico e repubblicano sono riusciti a esprimere. Altro possibile titolo: Born in the Rsa (questo è di Luca Bottura).
Pochi giri di parole: la corsa alla Casa Bianca è un disastro totale e ora abbiamo la conferma. Già prima della diretta un calcolo di Nate Silver, il più famoso sondaggista che ci ha sempre beccato, dava Trump vincente con una probabilità del 65,7%. Il dibattito ha reso chiaro che nessuno dei due è davvero fit to lead: Biden ha 81 anni e si confonde quando parla; Trump ha 78 anni e dice più bugie che parole. Per la costruzione di un futuro globale più sicuro, sostenibile e giusto serve un leader o una leader migliore.
Oltre a tutti i temi sul tavolo, un piccolo focus sull’ambiente: Trump durante la sua prima presidenza era uscito dagli Accordi di Parigi. Oggi promette di smantellare il “green deal” bideniano, sostiene le fonti rinnovabili sono una “truffa” e ha riportato in auge un vecchio slogan repubblicano “Drill, baby, drill” per dare spazio alle grandi compagnie petrolifere. L’obiettivo finale? Dare la colpa alla Cina per la crisi climatica e ignorare sintomi, problemi e costi. Un recente calcolo di Carbon Brief ha ipotizzato che il ritorno alla Casa Bianca del repubblicano potrebbe causare un aumento di 4 miliardi di tonnellate nelle emissioni di gas serra americane da qui al 2030, rispetto alla conferma di Biden e delle sue politiche climatiche. Durante il dibattito Trump ha detto che la sua presidenza ha avuto “i migliori numeri di sempre sull’ambiente”. BOH.
Biden quattro anni fa è stato l’argine alle tante follie di Trump e all’era della post-verità. Ora però non sembra più il candidato giusto, e chi ha questo dubbio ora chiede al Presidente di fare un passo indietro. Lo scrive perfettamente Thomas L. Friedman, editorialista del New York Times, democratico convinto e grande amico di Biden:
«Non ci troviamo di fronte a un normale momento della storia. Siamo all’inizio della più grande rivoluzione tecnologica e del più grande sconvolgimento climatico della storia umana. Siamo all’alba di una rivoluzione dell’intelligenza artificiale che cambierà TUTTO PER TUTTI: come lavoriamo, come impariamo, come insegniamo, come commerciamo, come inventiamo, come collaboriamo, come combattiamo le guerre, come commettiamo crimini e come combattiamo i crimini. Forse mi sono perso, ma non ho sentito la frase “intelligenza artificiale” menzionata da nessuno dei due durante il dibattito.
Se mai c’è stato un momento in cui il mondo ha bisogno di un’America al suo meglio, guidata dai migliori, è adesso. Un Joe Biden più giovane avrebbe potuto essere quel leader, ma il tempo finalmente lo ha raggiunto. E questo era dolorosamente e inevitabilmente ovvio giovedì.
Se questa è la sua migliore prestazione possibile, è tempo che Joe mantenga la dignità che merita e lasci il palco alla fine di questo mandato. Se lo farà, gli americani applaudiranno Joe Biden per aver fatto quello che Donald Trump non farebbe mai: mettere il Paese prima di se stesso.
Meritiamo di meglio. L’America ha bisogno di meglio. Il mondo ha bisogno di meglio».
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Sembra animazione digitale, è reale realtà: un colibrì acchiappa al volo delle bolle d’acqua schizzate da una fontana nello stato di Washington. La foto è tra le finaliste del Audubon Photography Awards, qui tutte.
Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile. La newsletter è nata nel marzo 2020 e la curo io, Nicolas Lozito, friulano, 33 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa.
Da febbraio 2024 Federica De Lillis collabora con me. Giornalista romana, ora vive a Milano e lavora per Sky Tg24. I suoi focus: nuove generazioni, diritti e digitale.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 300 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
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Puntata che mi ha colpito molto, grazie Nicolas. E visto che nel finale c'è la foto di un colibrì finalista agli Audubon Photography Awards, ti segnalo che per Tunué è uscito da poco un bel graphic novel intitolato "Audubon. Sulle ali del mondo", che racconta la storia dell'ornitologo americano.
è assurdo che gli USA non abbiano migliori leader politici di Trump o Biden!