Chiedi alla cenere
🌍 Il colore verde #229 Dieci punti per capire gli incendi di Los Angeles: dal ruolo dei venti alla disinformazione sui pesci di Trump
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Vi ringrazio e nel frattempo vi dico che da queste parti stiamo moooolto bene. Clémentine ha già un mese, Vitalia è forte e in formissima. Al netto di pannolini e pianti, anzi, forse anche per i pannolini e i pianti, è l’avventura più speciale e indescrivibile delle nostre vite.
Oggi vi arriva una puntata speciale dedicata agli incendi in California, dove metto in ordine tutto. Spero vi possa essere utile.
Prima di partire un regalo per chi è abbonato al piano a pagamento, un’intervista a John Vaillant, autore de L’età del fuoco. L’intervista è di qualche mese fa, era uscita su Tuttolibri, qui trovate una versione integrata con domande aggiuntive.
Per chi non è abbonato: all’interno del link uno sconto per il piano annuale.
Chiedi alla polvere, scriveva John Fante nel suo libro più celebre, dando voce a una Los Angeles capace di trasformare sogni in realtà, ma anche di ricordarci, con feroce indifferenza, quanto siano vulnerabili le nostre vite. Ora, la polvere ha un altro nome. Cenere. Cenere di case, di ricordi, di vite. Di ricchezze infinite, spreco e comodità; ma anche di povertà, insicurezza e abbandono. I giornali hanno raccontato come ricchi e poveri siano stati colpiti senza fare distinzioni: senzatetto che scappavano con una bibbia in mano e il sacco a pelo sulle spalle; e ricchi milionari che cercavano cimilei, gioielli e orologi tra le ceneri delle loro ville. C’è una differenza abissale, però. I milionari ricostruiranno, i poveri diventeranno ancora più poveri.
Il mondo brucia, non è più una metafora. La nostra casa è in fiamme, non è più un titolo di un libro. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato dall’umanità, non è esattamente un caso che il 2025 si apra con un incendio così devastante.
Di fronte a questa forza selvaggia il fuoco rivela chi siamo: siamo un’umanità fragile, il sottile legnetto di un fiammifero pronto a carbonizzarsi.
Cosa è successo a Los Angeles? Un disastro difficile da definire “naturale”, alimentato dalla crisi climatica e dagli errori politici e tecnici. Un’enorme crisi gestionale durata sottotraccia per anni e manifestata in pochi giorni. Provo a spiegarlo in dieci punti.
1. I morti, i dispersi e la polvere rosa
Gli incendi che stanno devastando Los Angeles dal 7 gennaio hanno già causato almeno 24 morti, 16 dispersi e costretto oltre 300.000 persone a evacuare. Quanta superficie è stata colpita dalle fiamme? Circa 35 mila ettari. L’equivalente di due Manatthan, 55 Principati di Monaco, 22 mila campi da calcio. I principali focolai, il Palisades Fire e l’Eaton Fire, hanno bruciato oltre 150 chilometri quadrati di territorio, distruggendo più di 12.000 strutture. Palisades è una zona residenziale dove si trovano i grandi ricchi della California, vicino alla collina di Malibu (avete visto online tutti i vip che si disperano per la loro casa rasa al suolo, eviterò di citarli qui).
Oggi molte di quelle zone sono coperte di polvere rosa, si tratta del Phos-Chek, un ritardante di fiamma lanciato dagli aerei. Usato in tutto il mondo, è rosa perché così aiuta i piloti a capire le aree dove è già stato distribuito.
2. Un contesto ambientale senza precedenti
Gli incendi invernali dovrebbero essere un ossimoro. Eppure, il 2025 segna un cambiamento inquietante: dopo due inverni insolitamente piovosi, che hanno fatto crescere la vegetazione, una siccità improvvisa e temperature record hanno trasformato quelle piante in combustibile perfetto. Un’oscillazione di estremi: gli scienziati parlano di effetto “whiplash”, colpo di frusta, che rende la California sempre più vulnerabile. Proprio come rende più vulnerabili altre zone del mondo, Italia compresa, a eventi estremi come le alluvioni.
3. La velocità delle fiamme
La velocità delle fiamme va di pari passo con la velocità del vento. I venti che stanno colpendo Los Angeles si chiamano “Santa Ana”. Sono forti venti secchi e caldi che soffiano dall'entroterra verso la costa della California. Seccano rapidamente la vegetazione. Nascono quando un’area di alta pressione intorno al Nevada incontra una di bassa pressione verso il Messico. Scendono da nord a sud con un effetto “cascata” inarrestabile. In questi giorni continuano a soffiare a velocità di 100 km/h, il picco è previsto per domani, mercoledì 15.
Non a caso, gli incendi in corso sono definiti “tiny, mighty, fast”: piccoli nel punto di origine, ma devastanti nella rapidità con cui si propagano. Pigne, rami, pezzi di tronco “esplodono” allungando la scia delle fiamme, che poi arriva nelle case, piene di materiali artificiali infiammabili. Una velocità letale.
4. Gli errori commessi
Almeno quattro. Primo, scarsa manutenzione delle infrastrutture elettriche, già responsabili di incendi in passato. Secondo, scarsa prevenzione, con la vegetazione secca che non è stata eliminata. Terzo, malagestione delle risorse di emergenza, dall’acqua alle strumentazioni. Mentre migliaia di vigili del fuoco si sono mobilitati, la loro capacità di rispondere è stata ostacolata da una rete idrica inadeguata in alcune aree. Centinaia di idranti a Pacific Palisades sono rimasti a secco, un sistema non progettato per supportare incendi di questa scala. In diverse zone sono intervenute squadre private di pompieri, in alcuni casi contribuendo alla risoluzione dei problemi, altre volte generando ulteriore confusione. Alcune case, soprattutto nei quartieri ricchi, sono salve per l’intervento di queste squadre, che possono costare fino a 10.000 dollari al giorno. Secondo le stime, circa il 45% dei pompieri in America è “privato”.
In questi giorni sono operativi 7.500 pompieri “pubblici”, tutta la forza possibile della California. Sembrano tanti? Confrontiamo con il Corpo dei vigili del fuoco italiano. La California è uno stato grande quasi una volta e mezzo l’Italia. Da noi ci sono 31 mila sono pompieri con ruoli operativi. Circa quattro volte quelli della California.
5. I costi della tragedia e l’implosione delle assicurazioni
Sarà il disastro più costoso della California e tra i cinque più costosi degli Stati Uniti: una prima stima parla di danni per 135 e 150 miliardi di dollari, ma probabilmente aumenterà ancora. Le fiamme hanno rivelato anche la fragilità del sistema assicurativo. Molti residenti avevano già perso la copertura in passato, per l’aumento strabiliante dei premi, o pagano quote insostenibili. Chi è assicurato deve affrontare un lungo processo per ottenere risarcimenti, in una città con un mercato immobiliare fuori portata.
Secondo il Dipartimento delle Assicurazioni della California, il numero di polizze del FAIR Plan, l'assicuratore di ultima istanza per chi non riesce a trovare copertura altrove, è raddoppiato negli ultimi cinque anni, soprattutto nelle aree ad alto rischio come quelle colpite dagli incendi.
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6. L’origine degli incendi
I due grandi incendi di Palisades e di Eaton non sono stati causati da fulmini, è stato escluso dalle indagini già svolte. Il fuoco di Palisades può essere nato per un cortocircuito dei fili della luce, ma non si può escludere altre ragioni “umane” colpose o dolose. Potremmo non saperlo mai con certezza. Nel 2017, degli incendi devastanti furono attribuiti a delle fiamme partite dalle linee elettriche dell’azienda energetica PG&E.
7. Il ruolo del cambiamento climatico
Gli scienziati sono chiari: il cambiamento climatico sta rendendo più frequenti e intensi questi disastri. Gli Stati Uniti occidentali, tra cui la California, hanno vissuto una siccità decennale che si è conclusa solo due anni fa, rendendo la regione vulnerabile. Enti pubblici americani, così come molti istituti di ricerca mondiali, hanno collegato in maniera inequivocabile il cambiamento climatico a incendi boschivi più grandi e gravi negli Stati Uniti occidentali. Un effetto “moltiplicatore”. Secondo l’agenzia americana Noaa, se il surriscaldamento globale supera la soglia di +2°C i venti aumenteranno di velocità in media del 10%.
Si pensa generalmente che la stagione degli incendi nella California si estenda da maggio a ottobre, ma ormai dobbiamo cambiare anche questa ipotesi. “Non c'è una stagione degli incendi”, ha affermato il governatore californiano Newsom. “È l'anno degli incendi”.
8. Divisioni politiche e disinformazione
Gli incendi hanno anche acceso divisioni politiche e diffuso disinformazione. Partiamo dall’esempio più facile: la scritta “Hollywood” non ha preso fuoco, nonostante online si siano viste molte immagini del genere (generate con l’Ai o semplicemente photoshoppate).
Donald Trump, presidente eletto, ha accusato il governatore Gavin Newsom, democratico, di aver favorito una piccola specie di pesce, il delta smelt, bloccando l’approvvigionamento idrico necessario per spegnere le fiamme. Questa affermazione, priva di fondamento, è stata smentita da esperti: l'acqua destinata all’habitat del pesce non avrebbe potuto essere utilizzata per combattere gli incendi.
La disinformazione si è diffusa rapidamente sui social. I vigili sono stati accusati perché hanno un reparto dedicato alla diversity e all’inclusione o per le donazioni di materiali all’Ucraina in seguito all’invasione russa. Elon Musk ha contribuito alla confusione, amplificando accuse infondate contro le politiche locali.
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9. Le critiche alla sindaca della città
La sindaca di Los Angeles, democratica Karen Bass, è stata pesantemente criticata per la lenta risposta all’emergenza. Fin da subito è stata oggetto di diverse critiche, nei giorni dello scoppio degli incendi si trovava in Ghana per l’insediamento del nuovo presidente, nonostante l’allerta meteo per i venti forti già diramata prima della sua partenza. Bass tre anni fa, prima di essere eletta, aveva promesso di tagliare le spese dei viaggi eliminando le trasferte all’estero.
Oggi una petizione per chiedere alla sindaca di dimettersi ha già raggiunto le 135.000 firme. Le critiche sono arrivate anche dal corpo dei vigili del fuoco: i fondi assegnati negli scorsi anni non sono mai stati sufficienti per prepararsi a un simile disastro.
10. Come uscirà Los Angeles dal suo momento “Katrina”
Questo disastro avrà un’eredità storica enorme. Il governatore Newsom promette fondi enormi per ricostruire, un nuovo “Piano Marshall” perché le zone colpite rinascano dalle ceneri.
Craig Fugate, che ha guidato l’agenzia federale delle emergenze durante l'amministrazione Obama, ha scritto: “Questo è il vostro uragano Katrina, che ha devastato New Orleans nel 2005 uccidendo migliaia di residenti. Cambierà per sempre la comunità. Sarà un punto di passaggio che tutti ricorderanno, prima e dopo. E per Los Angeles, questo diventerà uno dei momenti decisivi della comunità, della città e della storia della contea”.
Ora bisogna porsi domande immediate — per esempio: dove andrà in questi giorni chi ha perso la propria casa? — e domande a lungo termine — Los Angeles dovrebbe ricostruire in aree che rimangono vulnerabili alla crescente crudeltà del cambiamento climatico?
Se leggiamo il disastro con questi dati e queste informazioni, l’unica possibile conclusione è questa: ciò che sta accadendo in questi giorni non è la peggiore delle apocalissi, ma solo un'anteprima di ciò che accadrà sempre più spesso. “The big one” è l’espressione usata per indicare il possibile enorme terremoto che colpirà prima o poi la città e la California. D’ora in poi si dovrà usare “The big one” anche per le minacce climatiche.
Questo scenario diventerà inevitabile se politici, opinionisti, media e le grandi compagnie petrolifere continueranno a chiudere gli occhi — e a farci chiudere i nostri — davanti al fragile equilibrio climatico e ambientale che stiamo distruggendo giorno dopo giorno. Un equilibrio che brucia sempre più velocemente, come i fuochi di Los Angeles, alimentato dalle scelte sbagliate di chi ci governa.
Il nostro destino è scritto nella cenere.
Quest’estate ero in Grecia quando le fiamme hanno colpito duramente la regione dell’Attica. Ad agosto ho scritto un long-form dedicato alle parole che usiamo per raccontare gli incendi. Per chi non l’ha letto, eccolo:
Se siete qui, vuol dire che Il colore verde vi piace davvero e vi è utile. La newsletter è nata nel marzo 2020 e la curo io, Nicolas Lozito, friulano, 34 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 300 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovate la sua storia qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
Bellissimo numero. Fa male vedere che quella della scarsa prevenzione sta diventando una pessima abitudine diffusa sui fronti principali della società: sanità, sicurezza, ambiente, educazione...
Ottimo numero!
Ma perche nn proporre un giornale delle notizie Green!
Nn cito altri giornalisti che seguo nelle news letter o blog.
Proponete a Cairo o altro editore un giornale GREEN !
Naturalmente parlo da abbonato, il mio regalo a Clementine e ai genitori. Ma parlo anche per mia figlia, dobbiamo fare di tutto per loro.
Grazie Nicolas, condividerò in rete la tua news letter