Il treno dei desideri
🌍 Il colore verde #121. Il successo tedesco del biglietto dei trasporti pubblici a 9€, le proposte dei politici ai raggi X e la tragedia inascoltata del Pakistan
TIC, TOC.
Oggi pochi giri di parole, perché settembre sta all’anno come lunedì sta alla settimana. Con fatica, bisogna ricominciare a correre.
Mancano tre settimane al voto. Che Italia sarà fra esattamente un mese? Mentre la campagna elettorale si fa sempre più performativa, il famoso mondo reale non se la cava benissimo tra inflazione, crisi energetica e climate change.
Però, dai, certo… parliamo tutti di Berlusconi su TikTok! Come diceva Ennio Flaiano, la situazione è grave, ma non seria.
Ecco cosa trovi nella puntata di oggi:
🚉 Trasporti: Il successo tedesco dei biglietti dei trasporti a 9€ e la crociata anti-jet
🔌 Energia: L’Europa cerca l’intesa sul tetto del prezzo del gas
🔍 Politica: Le proposte dei partiti analizzate da think tank e giornali
🇵🇰 Mondo: parliamo del Pakistan, vittima innocente della crisi climatica
👁️🗨️ Letture settembrine: le matite delle elezioni, i dugongi estinti, il prossimo spillover
🚉 Con il biglietto dei trasporti a 9€ la Germania ha risparmiato 1,8 milioni di tonnellate di CO2
Parto da una buona, buonissima notizia. Ricordi quando, a inizio estate, in Germania avevano introdotto un biglietto unico per treni, tram e bus? Con 9 euro al mese andavi dove volevi, quanto volevi. Il progetto, sperimentale e valido dal 1° giugno al 31 agosto, era una risposta ai rincari dell’energia, ma anche un tentativo di abbassare le emissioni di gas serra.
Ora che il programma si è interrotto sono arrivati i bilanci. Molto positivi. Intanto: sono stati venduti 52 milioni di biglietti ed è aumentato del 42% il numero di viaggi in treno dei tedeschi rispetto al 2019.
Secondo l’Associazione tedesca dei trasporti (VDV), ben un quinto delle persone che hanno usufruito del biglietto sono stati nuovi “passeggeri”, ovvero prima del programma non prendevano abitualmente i mezzi pubblici. Grazie all’iniziativa sono state evitate 1,8 milioni di tonnellate di CO2. Equivalgono alle emissioni prodotte da 391.000 auto in un anno.
Non solo: secondo l’Università di Potsdam i livelli di inquinamento atmosferico in città sarebbero diminuiti del 7%, e secondo l’Università di Colonia l’iniziativa ha contribuito a rallentare la crescita dell’inflazione di quasi due punti percentuale.
Ovviamente tutto ciò ha avuto un costo: il governo ha finanziato il programma con 2,5 miliardi di euro. Sul lungo periodo non è sostenibile, ma molti in Germania ora chiedono una qualche forma di estensione dell’iniziativa, alla luce dei benefici che ha portato. Addirittura un gruppo di volontari ha istituito il “Fondo a 9€” per coprire le spese delle multe di chi si rifiuta di tornare ai vecchi prezzi.
Trasporti pubblici incentivati –o in qualche forma gratuiti – e infrastrutture rafforzate sono una delle importanti partite su cui si gioca la progettazione del nostro futuro. Perché servono all’ambiente, all’economia, alla cultura condivisa.
Oggi la mobilità è figlia del Novecento: auto-centrica, congestionata e privata. Il trasporto pubblico, soprattutto quello locale, è visto come un’alternativa “sfortunata”, persino poco elegante. Comuni, regioni e governi hanno il compito di cambiare completamente questa visione. In Italia siamo indietro, in Europa si vedono i primi passi di questo percorso: in Spagna tra settembre e dicembre i treni per i pendolari e gli studenti saranno gratuiti.
Il biglietto a 9€, in Germania, Paese dove è nata l’automobile, ci ha proiettato improvvisamente in avanti. Perché il progresso avviene gradualmente, ma anche a grandi balzi. C’è solo da imparare.
🛬Mario Monti, Selvaggia Luccarelli e i jet privati
A proposito di trasporti, segnalo un’accelerazione nel dibattito sui jet privati. Nelle scorse settimane avevo raccontato il dibattito negli States e in Francia e tutti i numeri del loro impatto ambientale. In Italia è diventata una delle proposte più dibattute dell’alleanza Sinistra-Verdi. E nell’ultima settimana persino l’ex premier Mario Monti, durante la trasmissione In onda su La 7, ha suggerito che siano da “abolire” i viaggi brevi dei voli privati. Beppe Grillo si è detto d’accordo.
Anche Selvaggia Luccarelli, opinionista molto seguita, è intervenuta con un editoriale su Domani. Molti, soprattutto da ambiti conservatori, si sono indignati (“proposta sconcertante”, hanno scritto su Libero), ma tant’è: anche in questo campo il mondo sta cambiando. Tassare, regolare o eliminare i jet privati su tratte brevi farà parte del nostro futuro.
Chi ridicolizza la proposta seria di abolire i jet privati è fuori dal tempo (Selvaggia Luccarelli su Domani)
Chi c'è dietro Jet dei Ricchi, l’account Instagram che svela quanto inquinano i vip italiani (Repubblica)
🔌Il tetto al prezzo del gas, l’Europa cerca una soluzione
Questa settimana il prezzo del gas è calato, soprattutto perché si fa più forte la strada per degli accordi europei che limitano il prezzo del gas russo importato dalla Russia. Ieri Ursula von der Leyen si è detta favorevole a tale misura, dopo che negli scorsi mesi le posizioni dei principali Paesi europei erano incerte e spesso agli opposti. Rimane difficile da implementare, perché per essere approvato in sede europea deve trovare l’unanimità. I primi risultati, però, già si vedono. La Russia, messa alle strette, ha bloccato il flusso di metano attraverso il gasdotto Nord Stream 1 e ha pesantemente criticato l’iniziativa europea. Anche sul petrolio sono stati fatti passi avanti: il G7, l’organizzazione che raggruppa le principali potenze mondiali, si è accordato per un tetto al prezzo del petrolio russo.
Entrambi i tetti, detti anche “price cap”, funzionano se tutti li rispettano e qui sta la complicazione. Ci si accorda per un prezzo massimo con cui si pagano le forniture, ma se c’è qualcuno disposto a pagare oltre quel tetto, allora è difficile che abbia davvero efficacia. Nello specifico: se i due tetti vengono effettivamente implementati in Usa e Ue, è più difficile trovare accordi con Paesi meno allineati come India e Cina. I tetti nascono come misura sanzionatoria nei confronti della Russia, ma hanno efficacia indiretta anche per l’inflazione e per ridurre le speculazioni nel mercato dell’energia.
Nel frattempo continua la corsa alle scorte e i risparmi per l’inverno. Abbiamo raggiunto l’83% delle riserve strategiche per l’inverno. Il governo sta studiando un piano per ridurre i consumi di gas (i cosiddetti razionamenti), e il ministro Roberto Cingolani propone una riduzione di uno o due gradi delle temperature dei termosifoni e di una o due ore in cui entrano in funzione. C’è poi chi suggerisce che mantenere l’ora legale tutto l’anno possa garantire forti risparmi. E avanza l’idea di disaccopiare il calcolo dei costi dell’energia elettrica da quelli del gas. Per qualche giorno si è persino discusso di una “settimana corta” a scuola, con un giorno in meno in classe per tenere spente le caldaie. Mi è sembrata la più grande follia mai ideata sul pianeta Terra, grazie al cielo il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi l’ha smentita.
Quanti mesi dureranno le riserve strategiche di metano accumulate dal nostro Paese? (Corriere). Un pezzo domande&risposte che mette in chiaro molti aspetti spesso fumosi.
Ue, tre ipotesi in campo per contenere il prezzo del gas (Sole 24 Ore)
La guerra energetica si fa strada mentre Putin e l’Occidente si scontrano su petrolio e gas (Politico)
Le aziende stanno già razionando il gas (Il Post)
🔍 Le proposte dei partiti ai raggi X
Più leggo i programmi dei partiti (perché ho cominciato, c’è da chiedersi?), più mi rendo conto che hanno due grandi difetti: sono stati scritti in fretta e furia, spesso con superficialità e approssimazione, e molti sono stati superati dai fatti.
Credo che la vera bussola per capire quanto si affidabile un partito o un* politic* su questi temi sia il livello di complessità che offre. Le domande che dobbiamo farci ascoltando o leggendo le proposte per me sono:
Ambiente, clima ed energia sono legate dallo stesso filo?
La prospettiva temporale delle proposte va oltre il breve termine? Quella geografica va oltre i nostri confini?
Ci sono dei numeri, delle road-map, dei riferimenti tecnico-scientifici?
Parla di combustibili fossili? C’è un piano per ridurli/eliminarli?
L’ideale è che ogni risposta a queste domande inizi con “Sì”.
Nel frattempo, testate giornalistiche ed enti hanno fatto un ottimo lavoro di indagine, sondando le diverse proposte. Ti voglio segnalare alcune letture molto utili:
L’analisi del think tank Ecco, la più approfondita analisi che troverai là fuori. C’è sia un testo completo sia una tabella riassuntiva in pdf che ti consiglio di studiare per bene. Indispensabile.
Un articolo di Domani firmato da Ferdinando Cotugno: “Sull’ambiente i programmi dei partiti non pensano al futuro”.
Le domande delle associazioni ambientaliste e le risposte dei politici, raccolte dalla redazione di Green and Blue. Le trovi sul sito, ma sono complicate da leggere tutte. Se hai tempo e voglia ti consiglio di comprare oggi Repubblica in edicola dove trovi un paginone che mette tutto in tabella.
Gli approfondimenti di due podcast: Ma che dicono? Speciale elezioni 2022 curato da Daniele Scaglione, e News dal pianeta Terra di Giovanni Mori per Lifegate. Entrambi dedicano diverse puntate sulle proposte dei partiti.
🇵🇰 Pakistan, vittima innocente del climate change
Altra storia a cui fare attenzione, nonostante in Italia se ne parli pochissimo. Un terzo del Pakistan è sott’acqua. Non esagero: le incessanti piogge della stagione dei monsoni, le più intense mai registrate, hanno sommerso una superficie del Paese grande tutto il Regno Unito. 33 milioni sono le persone colpite. 1200, almeno, i morti, tra cui 399 bambini. Il fiume Indu è esondato, creato in alcuni punti dei veri e propri laghi di 10 chilometri di larghezza.
Sono dati e numeri così enormi da risultare persino impensabili. Come si fa a immaginare tanta devastazione, dramma, paura. Immaginare anche solo una di quelle 399 vite. Le organizzazioni internazionali continuano a lanciare allarmi: mancano gli strumenti per reagire, per fuggire e ne mancheranno ancora di più quando si dovrà ripulire e ricostruire.
Alla notizia va corredata un’analisi. Il Pakistan è uno dei Paesi che meno produce gas serra. Per l’esattezza l’0,3% delle emissioni globali dal 1850 a oggi. Eppure i pakistani sono tra i popoli che maggiormente subiscono gli effetti della crisi climatica. La giustizia climatica internazionale, ovvero un sistema che eviti ai Paesi più vulnerabili di soffrire per le responsabilità e le emissioni dei Paesi ricchi, era uno dei temi dibattuti alla scorsa COP di Glasgow, ma nessuno era riuscito a trovare una quadra. Come sempre, i fatti vanno più veloce della diplomazia e della politica.
📰 Da leggere
Tutto sulle matite che useremo per votare (Il Post)
Sondaggi alla mano, l’attenzione all’ambiente è la cosa più importante per i giovani elettori (Repubblica)
A luglio il 20% di morti in più rispetto agli anni precedenti: il caldo tra le cause (Dire)
Perché le foreste ci fanno felici (Guardian)
La magica storia di Tulsi Gowind Gowda, l’ottantenne indiana che salva gli alberi e dice di “amarli più di ogni altra cosa” (New York Times)
Amazzonia: addio a “Índio do Buraco”, ultimo indigeno Tanaru (La Svolta)
Si può prevedere il prossimo spillover? (New Yorker)
Il dugongo in Cina è “funzionalmente estinto” (Lifegate)
EXTRA:
Mi segnalano le amiche della onlus Terralab, che sono iniziati i preparativi per la terza edizione di Refresh, il percorso per le scuole che insegna la sostenibilità e le pratiche Zero Waste. Qui qualche info in più e il crowdfunding dell’iniziativa.
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Sognavo da una vita di finire su Rolling Stone: è successo. Francesco Guidotti, su consiglio di Ferdinando Cotugno, in questo articolo ha segnalato Il colore verde tra le fonti fondamentali per informarsi sulla crisi climatica. Ringrazio entrambi!
Sognavo da una vita (2) di finire su Radio Deejay: è successo. Alessandro Bianchi, sui social @zuccherosintattico, mi ha intervistato per il loro sito chiedendomi di raccontare un po’ il podcast Verde speranza. Molto felice.
📸 La mia illustrazione preferita
I paesaggi minimali e gatteschi di Lim Heng Swee. Qui il suo Instagram, qui una gallery con i suoi disegni migliori. Niente male, eh?
💚 Grazie!
Se sei arrivat* fin qui sotto, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. La newsletter esce ogni sabato, feste incluse. Nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Da quando mi occupo di ambiente, ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, prodotto da Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (2022, Onepodcast/La Stampa).
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