Un voto per decidere in che epoca viviamo
🌍 Il colore verde #188 I geologi stabiliranno ufficialmente se viviamo o meno nell'Antropocene, l'epoca dell'essere umano influenza gli equilibri del Pianeta
Ciao!
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5️⃣ Le notizie della settimana
2023, l’anno più caldo — il 2024 potrebbe andare peggio
Vabbè, ma devo dirlo? Il Copernicus, ente europeo che monitora meteo e clima, ha ufficializzato i dati sul 2023. È l’anno più caldo di sempre da quando registriamo i dati, eccetera eccetera allarmiamoci tutti. Sul sito del Sole 24 ore qualche grafica interattiva dai dati, qui sotto invece una mappa del Noaa, ente nazionale americano. Le temperature medie dell’anno: il rosso più intenso indica aree dove sono stati battuti i record storici.
Secondo Copernicus la temperatura media dello scorso anno ha superato di 1,48°C quella del cosiddetto periodo preindustriale, ovvero la seconda metà dell'Ottocento. Ed è stata di 0,6°C superiore a quella del trentennio 1991-2020. Non solo: il 2023 è stato il primo anno in cui la temperatura media di ogni giorno è stata superiore di almeno 1°C rispetto alla media del periodo preindustriale.
→ Alle “climate stripes” si aggiunge la striscia più scura (Green&Blue)
→ È l’anno più caldo ma non interessa a nessuno (io qui un mesetto fa)
→ Nel 2024 supereremo il livello +1,5°C (Guardian)
Sulle spiagge della Galizia sono comparsi milioni di pallini di plastica
Da metà dicembre sulle spiagge della Galizia, regione del nord-ovest della Spagna, hanno cominciato a comparire milioni di minuscoli pallini di plastica bianca. Detti “pellet” o “nurdles”, o ancora “lacrime di sirena” sono delle sfere di circa 5 millimetri usate come materia prima dell’industria della plastica: vengono prodotti, imballati e spediti a miliardi in giro per il mondo, per essere poi fusi e utilizzati per costruire tantissimi oggetti di uso quotidiano. I pellet che sono finiti sulle spiagge spagnole provengono da un container che è caduto in mare al largo della costa del Portogallo.
→ La storia è incredibile ma purtroppo piena di precedenti simili e se vuoi la leggi tutta in questo articolo del Post.
Rallenta la deforestazione dell’Amazzonia brasiliana: -50% in un anno
Abbastanza buone notizie dal Brasile. Nel 2023 la perdita di foreste nell’Amazzonia brasiliana è diminuita del 50% su base annua.
Sotto il presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, che ha lasciato l’incarico alla fine del 2022, la deforestazione in Amazzonia aveva raggiunto il livello più alto degli ultimi 15 anni. Il suo successore, Luiz Inácio Lula da Silva, di sinistra, ha fatto rispettare con più rigidità le leggi contro il disboscamento, portato avanti da agricoltori e allevatori.
L’anno scorso si è assistito alla perdita di 5000 chilometri quadrati di foresta, un’area leggermente più grande di Londra, in calo rispetto ai 10.200 chilometri quadrati del 2022.
A causa dell’aumento delle temperature, tuttavia, l’Amazzonia rimane minacciata dal peggioramento della siccità e degli incendi, in particolare sui terreni degradati. Nel mese di giugno, il numero di incendi in Amazzonia ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 16 anni.
La Cop29 sarà presieduta da… un petroliere
Questa sembra un colmo. La prossima Cop, che si svolgerà in Azerbaigian a fine 2024, sarà guidata da un altro uomo del petrolio. Ovvero Mukhtar Babayev, Ministro dell’ambiente del Paese, che però per 25 anni ha lavorato nella Socar, la società pubblica di gas e petrolio. Alè, proprio come per la Cop28 di Dubai, guidata dal petroliere “illuminato” Al Jaber.
Nel frattempo l’Azerbaigian ha confermato che nel prossimo decennio vuole aumentare di un terzo la produzione di gas naturale.
La scelta della California: contro la siccità riutilizzare l'acqua del wc
La California soffre sempre più di periodi prolungati di siccità. Già da tempo le acque reflue sono riutilizzate per irrigare campi, per alimentare piste di ghiaccio o per produrre neve artificiale da destinare alle località sciistiche. A partire da quest’anno l'acqua del gabinetto, anche delle docce e vasche da bagno, verrà reimmessa nel flusso idrico dopo essere stata resa potabile. Una scelta accelerata da un triennio che ha segnato ogni record negativo in fatto di siccità e che ha ridotto al minimo le risorse idriche dello Stato.
→ Già un anno fa avevo parlato di siccità in tutto il bacino del Colorado river su Limes, uno degli articoli che mi è piaciuto più scrivere.
♻️ NON PUOI PERDERTI…
…questo editoriale:
“La guerra ci ha dato la Croce rossa. Ora il disastro climatico significa che abbiamo bisogno anche di una Croce verde” scritto dal filosofo Lorenzo Marsili (Guardian)
🔎 IL FOCUS: Se questo è Antropocene
L’hai letto e sentito ovunque: il 2024 è l’anno delle elezioni. Vota letteralmente mezzo mondo, 76 Paesi e quattro miliardi di persone saranno chiamati a votare per presidenti e presidentesse, parlamentari, premier. Maria Ressa, giornalista filippina Maria Ressa, premio Nobel per la Pace, ha riassunto bene la questione: «entro la fine del 2024 sapremo se la democrazia a livello globale sopravviverà o meno».
Ma quest’anno c’è un altro voto importante che conta, quello sull’Antropocene. La comunità scientifica, infatti, in estate dovrà decidere se aggiungere ufficialmente l’Antropocene alla scala dei tempi geologici, interrompendo così l’Olocene – l’epoca in cui ci troviamo da 11.700 anni.
Antropocene, per chi non si ricorda la definizione, è un neologismo che si è diffuso negli ultimi anni per spiegare l’epoca geologica dell’essere umano, il periodo in cui il nostro impatto sulla natura, sul clima, sugli equilibri geofisici del Pianeta è tale da meritarsi un’etichetta tutta nuova.
La parola Antropocene è usata da narratori, media, scienziati e scienziate con libertà e ambiguità: nessuno ha una definizione precisa al 100%. Tanto che non tutti sono d’accordo sulle caratteristiche e nemmeno sull’inizio. Inizia con la specie umana? No. Per alcuni inizia con i primi sistemi agricoli, per altri con la rivoluzione industriale, per altri ancora molto dopo, nella seconda metà del Novecento. C’è addirittura chi vorrebbe provocatoriamente Capitalocene per attribuire responsabilità specifica al sistema economico basato su diseguaglianze ed estrattivismo.
→ Su RaiPlay si può vedere il documentario Antropocene – L’epoca umana del 2018
Al momento Antropocene è un termine nebuloso che permette una sintesi immediata dal punto di vista comunicativo. È stato diffuso a partire dal 2000 da Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica grazie ai suoi studi sul buco nell’ozono. Nel 2019 una commissione dell’Unione internazionale di scienze geologiche (Iugs) – ovvero l’organo internazionale che tra i tanti ruoli che svolge ha anche il compito di studiare la scala dei tempi geologici – ha iniziato a lavorare a un’ufficializzazione dell’Antropocene.
Così si è formato l’Anthropocene Working Group (Awg), un team di ricercatori incaricati di definirne le caratteristiche e trovare delle “prove”. Lo scorso agosto l’Awg ha selezionato il lago Crawford in Canada come il sito con la migliore prova geologica dell’Antropocene. Sul fondo del lago, infatti, a una profondità di 24 metri, si può trovare l’impronta irreversibile dell’umanità sul Pianeta. Oltre ai sedimenti di plastica, metallo, tracce chimiche della combustione del petrolio, sono stati trovati anche isotopi radioattivi che risalgono ai fallout nucleari degli Anni ‘50, quando gli Usa testavano i nuovi armamenti e il materiale radioattivo viaggiava nell’atmosfera per poi ricadere anche a migliaia di chilometri di distanza. Sono proprio gli isotopi radioattivi ad aver reso il Lago Crawford il cosiddetto golden spike, chiodo d’oro, il marcatore di riferimento che definirebbe l’inizio di una nuova epoca. (Il termine chiodo d’oro deriva dall'uso dei geologi di segnare gli strati tra le rocce con dei chiodi, per cui quello tra due età geologiche veniva chiamato "d’oro").
Dalla scorsa estate la comunità scientifica dibatte: è troppo tardi scegliere il 1950? Ha senso dare un nome preciso a una serie di eventi ancora in corso o meglio aspettare chi arriverà dopo di noi?
Colin Waters, uno dei membri dell’Awg, ricercatore dell’Università di Leicester, spiega che gli esseri umani hanno influenzato il pianeta durante l’Olocene, ma «i grandi cambiamenti si verificano costantemente intorno al 1950». Non hanno a che fare solo con il nucleare, ma ovviamente e soprattutto con la combustione delle fonti fossili e quindi gli effetti del cambiamento climatico generato dalle attività umane.
Alla fine di ottobre 2023, il gruppo sull’Antropocene ha presentato una proposta formale per la nuova definizione ai sotto-organi dell’Unione internazionale di scienze geologiche. I prossimi passaggi sono delle scatole cinesi: prima dovrà decidere la Sottocommissione sulla stratigrafia quaternaria – ovvero l’organo che si occupa del Pleistocene e dell’Olocene (gli ultimi 2,5 milioni di anni). Se la proposta viene accettata due turni di votazione all’interno della Commissione. Tutto ciò potrebbe avvenire entro agosto 2024.
Fra qualche mese insomma potremmo vivere ufficialmente nell’Antropocene. Simon Turner, un altro membro dell’Awg ha detto al New Scientist che considerano «questo voto di notevole interesse pubblico».
«Il riconoscimento della rapidità di questo cambiamento globale negli ultimi 70 anni sarebbe davvero significativo. Non avessimo agito come abbiamo agito, non avessimo consumato così tanti combustibili fossili, avremmo di fronte un Pianeta molto diverso».
Se la proposta venisse respinta, tuttavia, potrebbe sembrare che stiamo trascurando l’enorme influenza esercitata dall’uomo negli ultimi decenni. Spiegano i due ricercatori inglesi del team che “è quasi come se qualcuno dicesse che il cambiamento climatico non esiste”.
È l’anno che mette a dura prova la democrazia; è l’anno che mette a dura prova l’Antropocene. Votiamo per decidere com’è fatto il nostro tempo.
📸 LA MIA FOTO PREFERITA
Se la sta per mangiare o stanno giocando? Scegli tu il futuro di questo scatto: una tartaruga e una libellula nella Jezreel Valley israeliana.
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La comunità de Il colore verde ha un bosco di 250 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
Insegno alla Scuola Holden di Torino e al Master di giornalismo della Luiss di Roma. Tengo anche dei corsi aperti, come “Progettare una newsletter” per Holden Pro.
Ho curato anche quattro podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), Verde speranza (Onepodcast/La Stampa) e Moltitudini (Laterza, 2023).
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Bellissimo il diagramma con le ere geologiche. Sempre utile per ricordarci che siamo su questa sfera da pochissimo tempo eppure la maltrattiamo come fosse nostra dalla sua creazione.
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