Una sola Terra
🌍 Il colore verde #110: Domani si celebra la Giornata mondiale dell'ambiente, nata 50 anni fa dopo la prima grande conferenza globale sulla sostenibilità della nostra specie
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Buongiorno! Tre novità prima di partire:
🔊 La nuova puntata di Cambiamenti, il mio podcast prodotto da Emons Record, è dedicata a Alexander Langer, tra i più importanti ambientalisti italiani. Una figura storica, ma anche fragile. La sua storia mi ha appassionato più di altre, e merita davvero di essere conosciuta. La trovi su tutte le piattaforme, basta cercare il mio nome o “Cambiamenti”. Qui Spotify.
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🌳 La prossima puntata de Il colore verde sarà un po’ strana. Sorpresa.
Domani è la Giornata mondiale dell’ambiente. Tema: Only One Earth, una sola Terra.
Come ormai succede negli ultimi anni, troverai sul web e dal vivo una valanga di iniziative. E come ripeto sempre in queste occasioni: celebra ma non farti fregare.
Qui su Il colore verde, invece, approfittiamo per tornare indietro nel tempo. Oggi ti racconto come è nata questa giornata.
Facciamo un viaggio nel tempo e torniamo al 5 giugno 1972. 50 anni esatti.
A Stoccolma, proprio quel 5 di giugno, si apre la conferenza delle Nazioni Unite “sull’ambiente umano”. É la prima grande assemblea globale dedicata al nostro rapporto con la natura. Come spiegano gli storici, con questa conferenza nasce ufficialmente la diplomazia ambientale.
Come puoi intuire, prima di quel momento la salvaguardia ambientale non era certo una priorità internazionale. C’erano state le guerre, la fame, le crisi economiche: le Nazioni Unite erano state fondate nel 1945 con la fine del secondo conflitto globale, e i primi obiettivi dell’organizzazione avevano a che fare con i diritti umani, la cooperazione internazionale e il mantenimento della pace.
Ma con la fine degli Anni ‘60 iniziano a evidenziarsi i limiti dello sviluppo: sul Pianeta vivevano sempre più esseri umani e il loro impatto era sempre più grande. Per la prima volta nella storia, ci stavamo accorgendo che la nostra prosperità aveva un costo: le risorse naturali. Le risorse naturali non sono infinite e soprattutto non sono capaci di assorbire ogni nostro eccesso.
Non si parlava ancora di cambiamento climatico, quel tema arriverà dopo. Però se hai ascoltato il mio podcast su Rachel Carson, ti ricordi che in quel periodo ci si preoccupava molto di pesticidi (come il DDT), di composti tossici, di metalli pesanti, scorie radioattive, test nucleari, gas pericolosi, sovrasfruttamento e distruzione dei paesaggi.
Oltre a Primavera silenziosa di Rachel Carson, c’era un altro libro che aveva sconvolto l’opinione pubblica: The Population Bomb di Paul R. Ehrlich, professore di Stanford. Uscito nel ‘68, prefigurava la crescita demografica esponenziale e una conseguente serie di carestie e conflitti negli anni ‘70 e ‘80 perché il mondo non aveva gli strumenti per sfamare miliardi di persone.
Proprio nel ‘68, l’allora segretario dell’Onu aveva lanciato un monito durante un’assemblea generale dedicata ai problemi dell’ambiente umano: “Se gli attuali trend continuano, la vita sulla Terra può essere a rischio”. E a fine dicembre dello stesso anno veniva scattata la prima foto del Pianeta dallo spazio: Earthrise, il sorgere della Terra, scattata dagli astronauti della missione Nasa Apollo 8. Uno scatto che ha cambiato completamente la prospettiva della nostra specie e del nostro rapporto con la nostra casa (come ho raccontato qui).
Per la prima volta, in maniera sistemica e a livello globale, nasce una coscienza ambientale condivisa. Nel 1972, poco prima della prima assemblea dell’Onu dedicata all’ambiente, esce il Rapporto sui limiti dello sviluppo, documento redatto dal MIT di Cambridge e commissionato dal Club di Roma. Le conclusioni del rapporto sono due:
Se continuiamo a fare tutto come stiamo facendo - produzione industriale, inquinamento, crescita demografica - a un certo punto raggiungeremo il limite di sviluppo e ci troveremo di fronte crisi e disastri.
Esiste un modo per trovare un equilibrio globale.
Nasce così il concetto moderno di sostenibilità.
A Stoccolma, in quei dieci giorni che vanno dal 5 al 16 giugno, si discute proprio di questo: sostenibilità, impatto ambientale, limiti dello sviluppo. La conferenza riesce a raggiungere degli obiettivi molto concreti. Da quell’assemblea nasce, infatti, un ente delle Nazioni Unite tutt’oggi preziosissimo: l’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, che ancora oggi è l’organo principale per la difesa del Pianeta ed è in prima linea per la lotta ai cambiamenti climatici.
Non solo: quel giorno viene sancita la nascita della Giornata mondiale per l’ambiente, che si festeggerà, a partire dal 1973, in memoria della Conferenza di Stoccolma ogni 5 giugno. Nel 1970 era già nato l’Earth Day (che cade ogni 22 aprile), ma se l’Earth Day nasce da un’iniziativa di una rete di ambientalisti americani, la Giornata per l’ambiente è la prima celebrazione ufficiale a livello globale.
A Stoccolma si decide che ogni anno la giornata deve avere un tema diverso. Il primo è Only One Earth, lo stesso di domani, riproposto proprio per ricordare i 50 anni da Stoccolma 1972.
L’ultima importante eredità della conferenza è la Dichiarazione di Stoccolma. Un documento diviso in 26 principi dedicati alla sostenibilità e il nostro rapporto con il Pianeta. Lo trovi qui nella versione completa (e in italiano): seppur non privo di punti controversi, ancora oggi è attualissimo.
Principio 1: L’uomo ha un diritto fondamentale alla libertà, all’eguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere, ed è altamente responsabile della protezione e del miglioramento dell'ambiente davanti alle generazioni future.
Principio 3. La capacità della Terra di produrre risorse naturali rinnovabili deve essere mantenuta e, ove ciò sia possibile, ripristinata e migliorata.
A guardare il bicchiere mezzo pieno, possiamo dire che in questi cinquant’anni abbiamo imparato molto. La coscienza verde del Pianeta è cresciuta esponenzialmente. Ma a essere più pessimisti dobbiamo anche fare un’altra riflessione: da mezzo secolo ci ripetiamo sempre le stesse cose. E se è vero che siamo sempre più ambientalisti, è anche vero che continuiamo imperterriti a fare danni.
É per questo che domani, quando vedremo celebrare la Giornata della Terra dai nostri amici, dai media, dalle aziende, dobbiamo guardare anche un po’ indietro.
Principio 19. L’educazione sui problemi ambientali, svolta sia fra le giovani generazioni sia fra gli adulti, dando la dovuta considerazione ai meno abbienti, è essenziale per ampliare la base di un’opinione informata e la responsabilità di individui, società e collettività per la protezione e il miglioramento dell’ambiente nella sua piena dimensione umana. É altresì essenziale che i mezzi di comunicazione di massa evitino di contribuire al deterioramento dell'ambiente. Al contrario, essi devono diffondere informazioni educative sulla necessità di proteggere e migliorare l'ambiente, in modo da mettere in grado l'uomo di evolversi e progredire sotto ogni aspetto.
📰 I link
Mi devi perdonare ma la sezione link questa settimana salta. Ho il wifi rotto e internet dello smartphone troppo debole: solitamente è l’ultima sezione che curo, solitamente il sabato mattina, e quindi oggi mi tocca lasciarla vuota. Scusami.
Riesco solo a segnalarti, se è una cosa che ti interessa, questo speciale fotografico che ho fatto per La Stampa → Iconografia della guerra: 100 foto per 100 giorni dall’invasione russa in Ucraina.
👇 La foto più bella
In realtà un disegno, anzi più di uno. Ho scoperto le opere funamboliche di Bruno Pontiroli: ne metto una qui, ma ti consiglio tutto il suo profilo Instagram (o il suo sito ufficiale)
💌 Per supportarmi
Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza. Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
L’anno scorso ho fatto un podcast: Climateers, sulle pioniere e i pionieri dell’ambientalismo, che quest’anno è ripartito con un altro nome, Cambiamenti. Lo trovi su tutte le piattaforme.
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