Sognando la Groenlandia
🌍 Il colore verde #196 Ursula von der Leyen ieri era sull’isola artica per mettere le mani sul deposito di minerali e terre rare fondamentali per la transizione Made in Europe
Ciao! Sono passati ormai due mesi da quando Il colore verde ha cambiato format e si è arricchito di nuove sezioni (grazie a Federica, che ha portato idee e disruption generazionale). Ci siamo resi conto che le puntate sono diventate “più che lunghe, smisurate”, come diceva quella pubblicità. Dobbiamo rinunciare a qualcosa, probabilmente. Ma è difficile scegliere, così oggi ti chiediamo:
La prossima settimana ti domanderemo invece quella che ti piace di meno.
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Questa settimana a cura di
🇪🇺 Minacce climatiche in arrivo, l’Europa non è pronta
I rischi climatici «stanno crescendo più velocemente della nostra prontezza sociale» ha detto Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea). Il primo report di valutazione dei rischi dell’agenzia segnala che l’Europa è il continente che si sta scaldando più velocemente di tutti, a un ritmo due volte superiore a quello di altre regioni. Il risultato è uno solo: più siccità, più ondate di caldo, più piogge torrenziali, più eventi estremi.
Sono state individuate 36 minacce in grado di destabilizzare la sicurezza energetica, l’approvvigionamento alimentare e idrico e i sistemi economici. Siamo arrivati a un punto in cui «i rischi stanno semplicemente superando gli sviluppi delle politiche», come spiega Blaž Kurnik, capo del gruppo Impatti e adattamento dell’Eea. Tra le cinque grandi aree in cui serve una prontezza immediata c’è l’Europa meridionale (quindi anche l’Italia).
L’Agenzia mette in guardia anche dalla diffusione di malattie poco comuni in Europa come la dengue, la malaria e la febbre del Nilo occidentale, tutte veicolate dalle zanzare (le uniche a gioire dell’aumento delle temperature). In Italia si sta pensando a test rapidi in aeroporto per arginare la diffusione della dengue visto che sono già 48 i casi dall’inizio dell’anno.
🥵 Acqua razionata per migliaia di siciliani
Se ci leggi dalla Sicilia, sappiamo che probabilmente non te la stai passando benissimo. Siciliacque, la società che rifornisce circa 1,6 milioni di persone, ha annunciato un nuovo piano di razionamento dell’acqua potabile nella Regione dopo le misure già attivate a gennaio per contrastare la siccità.
Le riduzioni della portata d’acqua sono comprese fra il 10% e il 45% a seconda degli acquedotti che alimentano i serbatoi e interessano 93 Comuni. Si stima siano 850mila le persone coinvolte.
A proposito dell’impreparazione europea alla crisi, la siccità siciliana è aggravata dalle carenze infrastrutturali della Regione. Il Sole 24 Ore ha fatto una panoramica della situazione e delle nuove misure.
🛢️ Aumentano le emissioni di metano dell’industria fossile anche se ridurle costerebbe poco
Sono stati immessi 170 milioni di metri cubi di metano in atmosfera nel 2023, più della produzione annuale di gas naturale del Qatar. I responsabili sono sempre loro, le industrie dei combustibili fossili. Lo ha segnalato l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) nel Global Methane Tracker 2024. Di questo passo l’industria fossile non rispetterà mai i piani internazionali di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, anche se, secondo l’Iea, «Ridurre le emissioni del 75% costerebbe circa 170 miliardi di dollari, una cifra che corrisponde a meno del 5% dei ricavi dell’industria dei combustibili fossili nel 2023».
Quali Paesi hanno storicamente emesso più metano? Per chi è appassionato o appassionata di dati e infografiche ➡️ Our World in Data
Il metano ha un “potere serra” superiore alla CO₂, ma rimane meno tempo in atmosfera. Oggi il 30% del surriscaldamento globale è causato dal metano.
🏡 Il Parlamento Ue ha approvato la direttiva “Case green”: il governo italiano non è felice
La direttiva europea sull’efficientamento energetico delle case è stata approvata dal Parlamento europeo. I partiti di governo italiani hanno votato contro.
Se hai seguito l’iter a singhiozzo, la direttiva è molto diversa da quella di un anno fa — quando si discuteva di classi energetiche (e in Italia era scattato il panico per l’enorme costo che avrebbe avuto efficientare i tantissimi edifici in classe “G” che abbiamo).
Oggi la direttiva chiede agli Stati membri di trovare un piano ad hoc per raggiungere emissioni zero per gli edifici residenziali entro il 2050 (oggi le case europee generano circa il 30% delle emissioni dell’Ue), con degli step nel 2030 (-16%) e nel 2035 (-20%). Dal 2030 le nuove case dovranno essere pensate a zero emissioni in loco, e avere tetti “solar-ready”. Il divieto per le caldaie scatta per tutti nel 2040. Ogni Stato deve prevedere di efficientare più del 40% delle case vecchie, decidendo su quali intervenire e quali esenzioni prevedere.
→ L’impatto sulle abitazioni in Italia: costi e tempistiche
☢️ Trino Vercellese ha ritirato l’auto-candidatura per il deposito nazionale delle scorie nucleari: il governo italiano non è felice
L’Italia è l’unico Paese europeo senza un deposito nazionale delle scorie nucleari.
Questa settimana Trino Vercellese, comune del Piemonte, ha ritritato l’auto-candidatura che aveva presentato per ospitare il deposito. Trino non era nell’elenco delle 51 città idonee redatto nel 2015 e approvato l’anno scorso, ma si era auto-candidato perché ospita già molte scorie, lì si trovava una delle quattro storiche centrali nucleari italiane e i vantaggi economici sono notevoli. Il governo era particolarmente felice dell’autocandidatura, perché avrebbe evitato una difficile scelta tra le città idonee, visto che molte sono contrarie. A fine dell’anno scorso era passata una norma “salva-Trino”, pensata per accettare le autocandidature. Ora i piani per il deposito si complicano.
Il sindaco di Fratelli d’Italia ha motivato il dietrofront: “Ci evita molte possibili battaglie legali”. Diverse associazioni di cittadini e enti ambientalisti protestavano contro il deposito, anche perché la faglia acquifera del comune è molto superficiale e avrebbe rischiato possibili contaminazioni.
→ Una puntata del podcast “Ma perché” di Marco Maisano dove approfondiamo la questione
(Edit: errore, intendevamo 15 marzo 2019)
Occhi sulla Groenlandia, l’isola che nasconde gli ingredienti per la transizione verde
Che ci faceva ieri, venerdì 15 marzo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in Groenlandia? Non è l’inizio di una barzelletta, ma una notizia interessante: apriva un ufficio dell’Ue nella capitale Nuuk. Il primo in assoluto. L’isola è un territorio autonomo della Danimarca, ma non fa ufficialmente parte dell’Ue – se non come Territorio speciale.
Perché un ufficio nella fredda isola a un passo dal Polo Nord? Perché Ue e Groenlandia vogliono fortificare il loro rapporto. E così affrontare in chiave geopolitica la questione climatica. Insieme al Primo Ministro della Groenlandia Múte Bourup Egede e al Primo Ministro della Danimarca Mette Frederiksen, Von der Leyen ha anche firmato due accordi di cooperazione per un totale di quasi 94 milioni di euro, nell’ambito del Global Gateway, la strategia di investimenti dell’Ue per il mondo.
«Il nostro nuovo ufficio a Nuuk segna l'inizio di una nuova era del partenariato UE-Groenlandia» ha detto la politica tedesca, con tanto di cerimonia del taglio del nastro.
Le info di base le conosciamo: tutti i posti della Terra con tanto ghiaccio subiscono più della media gli effetti del surriscaldamento globale. La temperatura della Groenlandia è già più alta di 1,5°C rispetto ai livelli di inizio Novecento. Il ghiaccio occupa circa l’80% della superficie dell’isola, un’area grande tre volte il Texas, e si sta sciogliendo a velocità senza precedenti: uno studio di inizio 2024 stima che la calotta stia perdendo in media 30 milioni di tonnellate di ghiaccio ogni ora, il 20% in più rispetto a quanto stimato finora.
L’Unione europea – che ha a cuore la scienza del cambiamento climatico e la ricerca di soluzioni – vuole creare un avamposto sul fronte, per vedere da vicino che effetto fa tutto questo caldo.
Ma c’è dell’altro. La Groenlandia basa la sua economia principalmente sulla pesca, che costituisce il 15% circa del Pil e il 90% delle esportazioni; e sui sussidi che arrivano dalla Danimarca, pari all’incirca al 30% del Pil. Gli effetti del climate change, uniti allo spopolamento, stanno cambiando gli scenari. Sull’isola vivono oggi 56.583 persone: è l’area con la più bassa densità abitativa del globo. Chi rimane deve trovare soluzioni alternative economiche alla pesca: dal turismo ai servizi l’Europa può essere il partner giusto per crescere in maniera sostenibile.
E c’è dell’altro ancora, il vero fulcro della questione. Il pezzo di puzzle che ci manca per capire come mai Von der Leyen sia finita lì proprio ieri, in piena campagna elettorale per le europee di giugno, sta nascosto tra le rocce dell’isola. La Groenlandia è piena di minerali e terre rare: gli ingredienti fondamentali oggi per gli impianti di energia rinnovabile, le batterie e le infrastrutture tecnologiche. L’Ue li chiama “Strategical e critical raw materials” e ne elenca 34. Alcuni esempi: Antimonio, Rame, Litio, Arsenico, Feldspato, Silicio, Manganese, Cobalto, Platino, grafite. Quanti ne ha la Groenlandia? Almeno 25.
Ingredienti che si trovano nelle batterie, nei microchip, nei pannelli fotovoltaici, nei magneti e via così, assenti quasi totalmente nel sottosuolo europeo e concentrati in pochi e decisivi angoli di mondo. Oggi molti di questi materiali sono estratti in Paesi non esattamente affidabili al 100%: Cina, Russia, Congo, Turchia. Questa mappa rende l’idea, mostra i nostri attuali fornitori e il loro livello di governance: più è rossa peggio è.
Nella mappa, vedi bene, non è illuminata la Groenlandia, che però ne ha davvero un deposito incredibile, soprattutto per quanto riguarda le terre rare, 17 elementi della tavola periodica come scandio, itterbio, olmio. Secondo una stima di qualche anno fa, i depositi della Groenlandia contengono 38,5 milioni di tonnellate di terre rare, quando le riserve globali sono stimate a 120 milioni di tonnellate. Quasi un terzo, insomma, è sull’isola artica.
Minerali strategici e terre rare non servono solo alla transizione energetica, ma anche all’industria della difesa. In un’epoca di guerre e ritorno alla militarizzazione degli Stati, è fondamentale controllare la filiera fin dalle materie prime.
Guarda il mondo dal punto di vista del Polo Nord:
Negli ultimi anni diverse potenze globali hanno bussato alla porta del governo groenlandese per stringere rapporti e avviare progetti di estrazione. Ci hanno provato gli Usa, la Cina e persino l’Australia. Molti progetti si sono incagliati tra beghe burocratiche e proteste della popolazione inuit, che non vuole vedere distrutto il suo territorio. Nell’autunno 2023 una compagnia australiana (con legami cinesi) ha fatto causa al governo perché gli era stata revocata una licenza di estrazione poco dopo averla ottenuta.
“La ricchezza di minerali ha reso la Groenlandia un campo di battaglia geopolitica”, titolava un’analisi di Foreign Policy di fine 2022. L’Ue prova a farsi spazio tra le potenze globali giocando il ruolo dell’amico più affidabile. Il partner che ha a cuore l’ambiente e che immagina un Artico dove lo scioglimento del ghiaccio è un male scientificamente provato e non un vantaggio strategico. Ursula così prova a farsi vedere a Nuuk per la scienza, l’economia, la geopolitica e ovviamente per le industrie europee. Il Green Deal e le politiche verdi servono a salvare il Pianeta, ma anche a rilanciare il continente, che non può in futuro affidarsi solamente alle forniture straniere (perché “La transizione energetica è una rivoluzione industriale, e rischiamo di perderla” come scrive bene Marco Dell’Aguzzo in questa puntata di). Gli strumenti per la transizione verde non possono essere solamente d’importazione, ma è fondamentale che siano Made in Europe.
Nel 2019 la rivista geopolitica Limes (sia sempre lodata) dedicava un numero proprio alla “conquista” dell’Artico. Nell’editoriale del direttore Lucio Caracciolo si leggeva:
«L’Artico non esiste. Esistono tanti Artici quanti sono coloro che lo pensano. Non è continente circondato dall’acqua, come tutti gli altri. È acqua e ghiaccio su cui affacciano tre continenti, Asia, Europa e America. Sulle sue sparse terre, uno spruzzo di esotici e indigeni inquilini – dieci milioni, in calo. Sotto, insieme ai pesci, forzieri traboccanti d’idrocarburi e metalli pregiati».
La Groenlandia è un pezzo di Artico, il più vicino a noi. Mentre il ghiaccio si scioglie in un mondo sempre più caldo, l’isola diventa la nuova frontiera dell’Europa.
Sezione dal titolo assurdo, se l’è inventata Federica e la cura lei. Pillole di green tech: app, strumenti, siti, calcolatori per fare i sapientoni all’aperitivo o migliorare la nostra vita.
Good on you
Quanto sono “etici” un paio di Levi’s? Good on you è un’app che classifica i brand in base alla sostenibilità. Il punteggio va da 1, ossia “da evitare”, a 5 per prodotti ottimi. I fondatori assicurano che non viene presa in considerazione nessuna informazione privata dai marchi ed elabora il proprio rating basandosi sulle certificazioni internazionali e su circa 500 indicatori per marchio.
Una sezione dedicata alla comunità, condividiamo i messaggi di lettori e lettrici.
«Il mio gesto per il Pianeta? Lasciare la mia vecchia banca, che finanziata armi e fonti fossili, per Banca Etica». Parola di Andrea Sbarbaro, da tanti anni amico de Il colore verde e fondatore dell’associazione genovese Cittadini sostenibili.
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Cosa ci è piaciuto questa settimana: articoli, podcast, video, libri.
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Squp, la startup romana che reinventa il gelato “plant-based”
Un tricheco comodo comodo sul molo del porto di Scarborough nel North Yorkshire, Inghilterra. La foto è tra le vincitrici dei British Wildlife Photography awards.
Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile. La newsletter è nata nel marzo 2020 e la curo io, Nicolas Lozito, friulano, 33 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa.
Da febbraio 2024 Federica De Lillis collabora con me. Giornalista romana, ora vive a Milano e lavora per Sky Tg24. I suoi focus: nuove generazioni, diritti e digitale.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 250 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
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