Riportiamo in vita i dodo. E poi?
🌍 Il colore verde #142: I progetti matti dei genetisti texani. I record delle rinnovabili. Lo spreco alimentare e un'app per combatterlo.
BLADE RUNNER TORINO
Buongiorno da una calda e puzzolente Torino. Manca la pioggia, c’è una grande cappa di smog e non c’è via d’uscita. Sembra di stare in un futuro distopico. Spesso i torinesi si vantano che questa città sia sempre stata prima in tutto. Beh, Torino, ancora una volta, è al primo posto della classifica delle città più inquinate d’Italia, pubblicata proprio questa settimana. Che dobbiamo fare? Boh. Se non riusciamo a fermare le auto, proviamo almeno con la danza della pioggia.
Va bene, basta lamentarsi. Il menù:
♻️ Rinnovabili vs. gas, il sorpasso europeo e i limiti italiani
🥪 Contro lo spreco alimentari, numeri, un sito e un’app
🦤 Resuscitiamo i dodo. Ma ha senso davvero?
In Europa le rinnovabili hanno superato il gas. E in Italia?
Buone notizie dal fronte dell’energia rinnovabile. Per la prima volta nella storia, lo scorso anno l'elettricità prodotta in Europa grazie a eolico e solare ha superato quella generata dal gas: 22% contro 20%. Un dato che proviene dal rapporto annuale del centro di ricerca Ember e che tratteggia uno scenario non favoloso ma almeno incoraggiante.
La quota di produzione legata al gas continuerà a diminuire, sulla spinta degli Stati a trovare alternative alle forniture russe, e la componente rinnovabile crescerà ancora. Un altro dato interessante del report riguarda il carbone: nel 2022 l’energia prodotta dalla fonte che emette più gas serra è aumentata solo dell’1,6%. Certo, si tratta di un incremento, ma comunque non un’impennata.
La quota di energia prodotta dal più inquinante dei combustibili si è fermata al 16%. Negli ultimi quattro mesi dell’anno, il carbone consumato è stato inferiore allo stesso periodo del 2021 (-6%).
Altri tre dati interessanti:
Venti Paesi dell’UE hanno stabilito nuovi record di energia solare nel 2022.
La produzione di energia elettrica derivante da fonti fossili potrebbe crollare del 20% nel 2023, il doppio rispetto al precedente record del 2020.
Gas e carbone non sono calati, anzi. Il calo maggiore, da 37 a 32%, è legato al nucleare (dismissioni delle centrali) e all’idroelettrico (per diverse ragioni, tra cui le prolungate siccità che hanno colpito l’Europa).
Ce lo siamo detti più volte, l’Europa sta provando a spingere per una forte accelerazione delle rinnovabili. E l’Italia? L’Italia un po’ di meno. La settimana scorsa la premier Meloni è volata nei Paesi del Nord Africa per siglare accordi – insieme all’Eni – per il gas libico, algerino ed egiziano. La presidente del consiglio ha fatto capire di voler trasformare l’Italia in un “hub europeo del gas”, un punto di snodo del gas che proviene dal Sud del Mediterraneo e viene redistribuito in tutto il continente. Un progetto valido se l’unico scopo è quello di trovare un gas alternativo a quello russo, un po’ meno valido dal punto di vista climatico e della progettazione a lungo termine (anche economica).
Alcuni approfondimenti e analisi usciti in questi giorni:
Italia hub dell’energia? Sì, rinnovabile (Think tank Ecco)
Europa: arriva il nuovo piano industriale per l’era net-zero (Emanuele Bompan su Materia Rinnovabile)
La crisi energetica dà una spinta alle rinnovabili (ISPI)
🥦 La giornata nazionale contro lo spreco alimentare
Domani, domenica 5 febbraio è la giornata nazionale contro lo spreco alimentare. (Da non confondere con la giornata internazionale, 29 settembre).
L’osservatorio di Waste Watcher, con il suo nuovo report, dice che lo spreco in Italia è sceso del 12% rispetto al 2021, soprattutto a causa dell’inflazione. Se costa di più, sprechiamo di meno.
In media gettiamo 75 grammi di cibo al giorno a testa. Se vogliamo quantificarli in termini economici: in un anno significa complessivamente più di 6 miliardi di euro di sprechi domestici, e 9 a livello di filiera.
Per la giornata è stata sviluppata un’app ufficiale, che si chiama Sprecometro: l’ho provata ieri. Dopo un questionario un po’ noioso si raggiunge una pagina che mostra quanto sprechiamo, la nostra impronta climatica, il trend di perdite economiche dell’ultimo mese e altro. Potrebbe essere utile!
Verde speranza, il podcast per ritrovare fiducia nel Pianeta
Ma stai ascoltando "Verde speranza"? In 5 minuti ti racconto storie, idee e personaggi per affrontare l'eco-ansia, con tanti ospiti e mille spunti. La puntata più ascoltata della settimana? "Chi ha paura dei vegani", ospite la dottoressa Silvia Goggi.
Clicca qui per Spotify. Oppure cercalo sulle piattaforme audio.
🥪 Probabilmente il sito migliore per capire l’impatto ambientale del cibo
A proposito di cibo. Il Climate Lab del Washington Post ha creato questo progetto interattivo per capire l’impatto ambientale del cibo. Non le emissioni, ma anche il consumo d’acqua, l’impoverimento della biodiversità, l’inquinamento chimico. Questo è il link:
C’è da passarci un po’ di tempo, per cliccare e comparare le varie alternative. Interessante per esempio il caso del pesce, che in certe categorie (uso dell’acqua, inquinamento) è tra i cibi a minore impatto ma in altre raggiunge la vetta. Mi sembra uno schema piuttosto definitivo per affrontare con chiarezza il dibattito “impatto del cibo” una volta per tutte.
🦤 Perché vogliono riportare in vita i dodo?
Dei genetisti texani vogliono resuscitare il dodo, quel goffo uccello incapace di volare estinto da 500 anni. Per riportare il dodo in vita, la Colossal Biosciences sta sviluppando dei metodi di ingegneria genetica piuttosto avveniristici (tipo Jurassic Park). Con i pochi frammenti di Dna di dodo rimasti, vogliono ricreare un codice genetico che abbia i tratti fondamentali dell’uccello estinto, per poi “impiantarlo” nelle uova di piccione, la specie più prossima.
La strada è ancora lunghissima ed è piena di ostacoli. Tecnologici, genetici, etici. Non per questo la Colossal sembra volersi arrendere. In passato ha annunciato che sta lavorando alla rinascita del mammoth e del tilacino, cioè la tigre della Tasmania, estinta solo nell’ultimo secolo. Queste due specie si prestano a progetti di de-estinzione, perché abbiamo a disposizione molti resti ben conservati.
Per riportare in vita il dodo, e avviare la sua divisione dedicata agli uccelli, Colossal Biosciences è riuscita a raccogliere circa 150 milioni di dollari di finanziamenti, portando a 225 milioni il totale dei capitali raccolti negli scorsi tre anni. Una quantità di denaro che è sicuramente insufficiente per lo scopo, ma che è enorme se paragonata ad altre spese stanziate per la salvaguardia della biodiversità ora in vita. C’è chi sostiene che Colossal prosciughi risorse che potrebbero essere destinate a progetti più concreti di conservazione, mentre altri pensano che non si tratti di un gioco a somma zero, e che questi progetti siano un’addizione e non una sottrazione di fondi.
Certamente è un tema che scatena il dibattito. Le evoluzioni scientifiche sono sempre sconvolgenti e possono portare a una serie imprevedibile di effetti positivi. Capire come riportare in vita un animale estinto può tornare comodo di questi tempi, visto che l’impatto dell’uomo mette a rischio estinzione un milione di specie (numero non a caso, lo dicono le Nazioni unite). Allo stesso tempo potrebbe rivelarsi un sogno impossibile che ci distrae dalla nostra missione principale: garantire che la nostra specie influenzi il meno possibile il destino delle altre.
Il dodo in questo è un esempio emblematico: viveva solo alle Mauritius e nonostante non sapesse volare, nidificasse a terra e avesse molti predatori, la sua estinzione non deriva da sole cause naturali. Ma anzi, la vera causa è da ricercare nell’arrivo dei coloni portoghesi e olandesi a partire dal 1500, che hanno distrutto il suo habitat naturale e introdotto nuovi animali dell’isola che si nutrivano delle uova poco protette.
Se ci fosse una de-estinzione, dove lo faremmo vivere? La domanda non è da poco, fa capire Anthony Cheke, storico dei dodo, ponendo una serie di dubbi sul progetto. Colossal spiega che vorrebbe reintrodurlo alle Mauritius. Ma ho l’impressione che a quel punto il problema si ripresenterebbe, e dovremmo probabilmente tenerlo sotto massima osservazione o addirittura sotto teca. In cattività in qualche zoo o area protetta. Avremo speso miliardi di dollari per un animale da museo, forse dimenticando tutti gli altri.
📰 Notizie, letture, altro
La vita notturna degli animali. Troppi turisti nei parchi, loro escono al tramonto (Repubblica)
Una mappa che mostra tutti i fiumi africani. Boom. (Grasshopper geography)
Biomuseologia. L’esigenza di risparmiare energia spinge un nuovo modello di musei sostenibili. (Corriere)
La nebbia di Monet e Turner? Era smog, dicono alcuni ricercatori. (Repubblica)
Da The Last of Us alla realtà: i funghi parassiti potrebbero davvero attaccare l’uomo? (National Geographic)
Getting warmer è il nuovo show dal retrogusto comico sul cambiamento climatico.
Lo conduce l’attore Kal Penn ed è prodotto da Bloomberg. La prima puntata, tema plastica, è online e promette bene: soluzioni, risate, scienza. Consiglio. (Bloomberg)
🎉🎉🎉 Do il benvenuto ufficialmente a “Perbacco”, la nuova newsletter verde di Antonio Di Bacco, esperto di sostenibilità e comunicazione. Nelle prime quattro puntate Antonio ha parlato di calcio, economia circolare, città 30 e Google. Ci si iscrive qui.
📸 La mia foto preferita
Uno delle creature sottomarine più strane del mondo, il Drago blu (Glaucus atlanticus): lungo 3 centimetri, vive facendosi trasportare dalle correnti. È un mollusco, anche se sembra un pesce, e ha delle larghe espansioni a ventaglio che ricordano delle ali, chiamate cerati, grazie alle quali riesce a respirare, digerire e addirittura a difendersi. I cerati sono infatti in grado di assorbire le sostanze velenose rilasciate dai tentacoli delle meduse, rendendole poi ancor più urticanti.
La foto è tra le vincitrici del Ocean Art Underwater Photo Contest, qui la gallery con tutti gli scatti.
💚 Grazie!
Se sei arrivat* fin qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 32 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Nel 2021 la newsletter ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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