Con la plastica nel sangue
🌍 Il colore verde #101: Un nuovo studio ha scoperto che la microplastica si trova nel nostro sangue. I rischi della salute sono ancora da calcolare, ma potenzialmente gravi
Un gruppo di ricercatori olandesi mercoledì ha annunciato una scoperta piuttosto inquietante: ci sono tracce di microplastica nel nostro sangue.
Analizzando 22 campioni di sangue provenienti da donatori anonimi, in ben 17 casi hanno trovato microplastica. 22 campioni sono pochi, vero, ma la statistica al momento ci direbbe che 8 persone su 10 “positive” alla microplastica.
Microplastica è il nome che diamo ai frammenti di plastica più piccoli di 5 millimetri, praticamente meno della larghezza di un capello, anche se la microplastica può essere ancora più piccola, nell’ordine di 0,001 millimetri. La microplastica non nasce micro, nel senso che origina da pezzi di plastica più grandi, che con il tempo, il meteo o l’usura si frammentano.
Entra nel nostro organismo soprattutto attraverso l’apparato digerente: la beviamo o la mangiamo (ma in parte anche la respiriamo). Crostacei e pesci sono i cibi che ne contengono di più, perché molta microplastica finisce (o si crea) nei mari e negli oceani. Entra nella catena alimentare a partire dai piccoli organismi come il plankton che la ingeriscono confondendola per cibo.
Stando ai numeri presentati dal Wwf, noi ingeriamo in media circa 5 grammi di microplastica a settimana, l’equivalente di una carta di credito (qui delle foto per capire le proporzioni). La maggior parte della plastica che ingeriamo viene espulsa dal corpo dopo il processo digestivo, ma gli scienziati ci mettono in guardia da anni: la microplastica può accumularsi nel nostro corpo esattamente come si accumula negli altri organismi.
Non sono stati realizzati ancora sufficienti studi per capire quali effetti ha. Ma già oggi possiamo prevederli: come altri composti chimici, la microplastica può essere cancerogena, alterare le funzioni di alcuni organi, cambiare il metabolismo, interferire con il lavoro degli ormoni, o può agire come neurotossina.
A dicembre 2020 uno studio, svolto all’Ospedale Fatebenefratelli di Roma, aveva rintracciato microplastica nella placenta umana; mentre in precedenza era stata trovata microplastica nelle feci umane. I bambini sono potenzialmente i più colpiti, tanto che nelle loro feci si trova circa 10 volte più microplastica che in un adulto. Si ipotizza che uno dei motivi sia anche il grande consumo di bevande in bottiglie di plastica.
“È sicuramente ragionevole essere preoccupati. Le particelle di plastica ci sono e sono trasportate dal sangue lungo tutto il nostro corpo”, ha detto al Guardian uno dei professori che ha guidato lo studio olandese. Ora i ricercatori avvieranno nuove analisi, allargando il numero di persone del campione e studiando il tipo di polimeri di plastica presenti nel nostro sangue.
Al momento metà della plastica trovata nei campioni di sangue è di tipo PET, quella delle bottigliette, e il livello medio di concentrazione è di 1,6 microgrammi ogni millilitro di sangue: una quantità relativamente bassa, ma non per questo inconsistente.
In attesa di capire quanto la notizia sia grave per il nostro corpo, dobbiamo pensare a quanto sia drammatica per il nostro pianeta. Non c’è prodotto umano più diffuso della plastica, i cui rifiuti e detriti sono arrivati ovunque. La microplastica è stata trovata sulle vette incontaminate del monte Everest e nei fondali più profondi degli oceani, nel ghiaccio dei Poli. Si trova nei nostri cibi e nelle nostre bevande, nel sale da tavola e persino nella pioggia.
“Tutte le specie viventi ne sono colpite”, ha scritto una ricercatrice inglese su Nature. Anche soppesando bene gli effetti - al momento ancora lievi per molte piante e animali, è un dato di fatto micidiale. La plastica è un’invenzione che ci ha salvato e ci ha permesso di prosperare, ma oggi facciamo i conti con un uso sregolato e senza limiti. Più gli anni passano, più l’impatto sarà inarrestabile: la plastica, con i suoi lunghi tempi di degradazione, ci sopravvivrà.
Tutto il resto è ruggine e polvere di stelle, scriveva Nabokov in Lolita, ma andrebbe corretto. Tutto il resto è ruggine, polvere di stelle e microplastica.
📰 I link
Sulla guerra in Ucraina.
• Il capitalismo è morto. Una delle letture sempre interessanti è la lettera che ogni anno Larry Fink, capo di BlackRock, il più grande fondo di investimento al mondo, manda agli azionisti. Un paio di anni fa aveva annunciato che avrebbero rinunciato a finanziare le fonti fossili, favorendo le aziende sostenibili e verdi. Quest’anno fa i conti con la guerra e afferma che il capitalismo, per come lo conosciamo, non esiste più. Gli Stati cercheranno sempre di più di essere autonomi. La seconda conseguenza di questo nuovo scacchiere geopolitico riguarda l’energia verde, che rallenterà perché aumenteranno costi sociali ed economici della transizione. La terza conseguenza è l’ascesa delle criptovalute, sempre più decisive per economia e mercati. Qui una sintesi del Corriere, altrimenti c’è la lettera completa in italiano.
• La crisi alimentare causata dalla guerra in Ucraina. “La Russia e l’Ucraina sono due grandi esportatori di prodotti agricoli, in particolare di cereali, e gli effetti della guerra si stanno già facendo sentire sui prezzi e sulle forniture. Ma il peggio deve ancora arrivare: in un contesto di guerra sarà difficile (in particolare per gli ucraini) seminare in vista del nuovo raccolto, e i problemi più gravi si faranno sentire tra 12-18 mesi sul mercato mondiale”. (Internazionale)
• A che punto è il nucleare nel mondo? “Gli Usa sono ancora il primo Paese per energia atomica prodotta, ma la Cina non sta a guardare. E in Europa la crisi energetica potrebbe cambiare presto lo scenario attuale”. (Linkiesta)
• Il problema del trasporto in Europa del gas, visto dagli Stati Uniti che vorrebbero diventare nostri fornitori al posto della Russia. (New York Times)
Sul resto:
• I dittatori e l’eco-autoritarismo non risolveranno la crisi climatica. Per affrontare l’emergenza ci vuole più democrazia, non di meno, anche se c’è chi pensa che solo una persona con pieni poteri possa fare quanto necessario per portare riforme verdi. (Persuasion, in inglese) (Domani, tradotto in italiano ma con abbonamento)
• Questa video infografica sulle morti da inquinamento. (Domani)
• L’architetto che sfida il climate change. Francis Kéré, architetto del Burkina Faso, ha vinto il Pritzker Prize, il premio più prestigioso del settore, una sorta di Nobel per l'architettura. La sua storia, la sua missione e i suoi progetti sono degni di nota: edifici realizzati con materiali locali e poco inquinanti, luce e areazione naturali. Se non lo conoscete, scopritelo ;) (Repubblica/Artribune)
👇 La foto più bella
Ieri si è svolto in moltissime città italiane e straniere il primo sciopero del clima del 2022 organizzato dal movimento dei Fridays for future. I giovani hanno manifestato per la giustizia climatica, ma anche contro l’invasione in Ucraina. La loro tenacia e la loro speranza sono un bel faro in questo periodo buio.
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Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza. Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2. L’anno scorso ho fatto un podcast: Climateers, sulle pioniere e i pionieri dell’ambientalismo. Se vuoi darmi una mano:
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