Ottimisti sì, ma il caos climatico non è una fiaba
🌍 Il colore verde #108: La sfida ambientale non si vince alleggerendo i toni e diluendo le cattive notizie. Extra: la nuova puntata di Cambiamenti, su Henry David Thoreau
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🔊🔊 É uscita la seconda puntata di Cambiamenti, il mio podcast sui pionieri e le pioniere dell’ambientalismo, prodotto da Emons Record.
In questo episodio racconto la storia, i n c r e d i b i l e, di uno degli autori più citati dell’universo: Henry David Thoreau. Quello di “Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza” (menzionato anche ne l’Attimo Fuggente”). Il suo libro, Walden, è un po’ come la Bibbia: tutti lo citano, pochi lo leggono. Thoreau è il proto-ecologista per eccellenza, ma il suo pensiero ha tantissime fragilità.
Trovi la puntata in qualsiasi piattaforma, basta cercare il mio nome o “Cambiamenti”. Altrimenti qui l’episodio su Spotify:
Un eterno dibattito anima chi si interessa e parla di clima e ambiente: fino a che punto possiamo dare brutte notizie? Quanto dobbiamo edulcorare il messaggio per non dare l’idea che… siamo messi davvero male?
Il problema si pone ogni giorno di più, visto che sempre più persone partecipano alle discussioni ambientaliste: le aziende rendono green e alla moda i loro prodotti, gli influencer raccontano la crisi climatica con i balletti su TikTok, i divulgatori sono costretti a fare i conti con un’informazione sempre più performativa.
Persino Christiana Figueres, diplomatica del Costa Rica che ha guidato le negoziazioni degli Accordi di Parigi, nel suo libro Scegliere il futuro, suggerisce che il giusto modo per uscire dalla crisi climatica è armarsi di ostinato ottimismo, sforzandosi di immaginare un futuro più equo, pulito e privo di fonti fossili.
Sono tanti i leader e le celebrità che lanciano questo messaggio: bisogna raccontare la parte migliore di noi, per trasmettere un messaggio di fiducia e di speranza. Ma a volte mi sembra che il senso fondamentale si perda: ottimismo non significa nascondere lo sporco sotto il tappeto.
Da quando mi occupo quotidianamente di ambiente mi è capitato più volte di inciampare nel dilemma. Perché io tendo a preferire le brutte notizie (sarà perché sono friulano, e quindi predisposto al pessimismo). Ma spesso mi è capitato di ricevere richieste, o imposizioni, per l’uso di toni più leggeri: è successo sia nei giornali in cui ho lavorato, sia per le aziende che si sono rivolte a me per contenuti sulla sostenibilità e il clima.
Un editoriale di George Monbiot uscito questa settimana sul Guardian affronta il tema. Il titolo riassume il problema: “Abbiamo bisogno di ottimismo – ma certe profezie climatiche disneyfizzate sono semplicemente sbagliate”. Disneyfizzate, tradotto dall’inglese Disneyfied, suona malissimo, ma rende bene l’idea: si tratta di previsioni in cui la speranza supera di gran lunga le nostre reali possibilità. Proprio come accade nell’universo dei cartoni animati.
“Se puoi sognarlo, puoi farlo”, celebre motto attribuito proprio a Walt Disney (ma a dirlo fu un altro) è un’ottima frase motivazionale. Sono il primo a dire che il primo vero passo verso una consapevolezza maggiore della crisi climatica sia proprio immaginarci gli scenari futuri e sognare un mondo diverso. Ma un attimo dopo averlo sognato, e moooolto prima di farlo, sono necessari diversi passaggi intermedi: quello che spesso dimentichiamo è che dopo alla fantasia deve seguire tanto duro lavoro. Non ci sono scorciatoie alla fatica.
Monbiot, già noto a questa newsletter per i suoi ragionamenti sull’ecocidio e sull’ecologia lenta, nel suo pezzo prende di mira un libro appena uscito in Inghilterra, The Journey of Humanity di Oded Galor.
«Galor spiega che le forze che muovono lo sviluppo umano sovrastano gli ostacoli come la guerra, le pandemie, le recessioni; e rendono possibile benessere e prosperità sempre crescenti. Queste forze, lui crede, continuano a dare energia a una “inarrestabile marcia dell’umanità”, verso un “ancora più generoso futuro”».
Per Galor il caos climatico è un problema gigante solo all’apparenza: sia perché nella seconda metà del secolo la popolazione globale diminuirà, sia perché la tecnologia ci verrà in soccorso.
Ma come ormai sappiamo bene, i tecno-ottimisti sono in realtà tecno-utopisti procrastinatori: non possiamo sperare che una sfida così vasta come quella climatica-ambientale sia risolta magicamente da qualche invenzione futura. Non solo: gli effetti gravi sono già tra noi, e in questi giorni abbiamo avuto l’ennesimo esempio. L’India e il Pakistan sono colpiti da un’ondata di calore senza precedenti: le temperature stanno superando da settimane i 40°C, con picchi intorno ai 50°C, che colpiscono città e villaggi totalmente impreparati all’emergenza.
Nemmeno il mercato, e la forza della mano invisibile che regola l’economia sono soluzioni efficaci: il mercato senza anima e spinta politica non si smuoverà mai davvero. Oggi il costo delle infrastrutture energetiche rinnovabili, come fotovoltaico ed eolico, è più basso dei combustibili fossili: eppure gli Stati continuano a sovvenzionare il settore di petrolio e gas, così da rallentare la transizione energetica.
Continua Monbiot:
“In altre parole, solo una rottura radicale con gli attuali modelli di crescita può prevenire il disastro planetario. Ciò richiede una mobilitazione di massa dei cittadini, che devono chiedere ai loro governi di fermare i progetti legati ai combustibili fossili”.
Ecco perché oggi mi sento di fare un appello: bene l’ottimismo, è un fattore necessario, ma deve avere radici nella realtà politica e ambientale. Dobbiamo sicuramente sforzarci di trovare nuovi linguaggi e nuove storie positive, per raggiungere meglio il pubblico, per parlare a sempre più persone.
Ma non imbrogliamo. Non hanno futuro le scorciatoie che rendono più efficace la forma del messaggio ma sminuiscono la criticità del problema. Le fiabe che ci raccontiamo rischiano di essere una minaccia per il Pianeta.
📰 I link
• La Corte Ue ha condannato e multato ancora l’Italia per lo smog. Non ne parliamo mai abbastanza, ma il problema dell’inquinamento atmosferico nel nostro Paese è immenso e provoca più di 60 mila morti all’anno. (Europa Today)
• Basta cemento, le città del futuro devono essere come delle spugne. (Linkiesta)
• La squadra di calcio americana che vuole portare l’emergenza climatica al centro dei dibattiti sportivi. Forza Vermont Green! (BBC)
• Il Ddl salvamare è legge: un passo importante per la pulizia delle nostre acque. (Ohga)
• Sono state assegnate le Bandiere blu, dedicate alle spiagge più belle e pulite del mondo. L’elenco delle migliori in Italia. (Dove Viaggi)
• Anche un albero è un monumento: nel nostro Paese ci sono quasi 4000 piante secolari, dalle storie incredibili. (Repubblica)
• La guerra in Ucraina non deve essere usata come scusa per dimenticare gli obbiettivi climatici, dicono dall’Onu. (Guardian)
• Anche John Kerry tocca l’argomento. L’inviato americano per il clima in un’intervista mette in guardia rispetto al ritorno all’uso del carbone (Financial Times)
• Mega inchiesta del Guardian: alcune grandi aziende dei carburanti fossili stanno pianificando enormi progetti di sfruttamento di petrolio e gas, che se fossero portati avanti ci allontanerebbero definitivamente dalla soglia del +1,5°C della temperatura globale rispetto all’era pre-industriale. (Guardian)
👇 La foto più bella
Anzi, due foto. Un piccolo di parrocchetto disidratato dopo l’ondata di calore in India viene soccorso in un centro di Ahmedabad, Pakistan. Sotto, un piccolo di orso malese di sole tre settimane viene esaminato da un veterinario dopo che è stato trovato abbandonato dalla madre nei pressi di Pekanbaru, Indonesia.
💌 Per supportarmi
Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza. Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
L’anno scorso ho fatto un podcast: Climateers, sulle pioniere e i pionieri dell’ambientalismo, che quest’anno è ripartito con un altro nome, Cambiamenti. Lo trovi su tutte le piattaforme.
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