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No, Milano non è la terza città più inquinata al mondo
🌍 Il colore verde #149: La notizia sullo smog è fortemente esagerata. E poi: l'Italia ferma sulle rinnovabili e sugli alberi del Pnrr
Buongiorno!
Siamo molti più del solito… benvenute e benvenuti! Merito soprattutto di Good Morning Italia, che è debutta su Substack con la newsletter “Che settimana!”. La consiglio!
Rapido riassunto per chi non conosce Il colore verde: io sono Nicolas, faccio il giornalista, parlo di ambiente. Tante brutte notizie, qualche spiraglio. Ogni sabato mattina.
Che settimana davvero. Alcune notizie son passate in sordina, altre estremamente esagerate. Come ogni sabato proviamo a mettere ordine. Menù:
🤥 Milano e l’inquinamento atmosferico
📊 Riassuntone del report Ipcc
♻️ Rinnovabili italiane bloccate dalla burocrazia
🌱 L’assurda storia degli alberi finanziati dall’Europa
📰 Le altre storie: referendum berlinesi, ladri di acqua, Maccio Capatonda autista di bus
🤥 La notizia di Milano terza città più inquinata del mondo è fortemente esagerata
21 marzo, primo giorno di primavera. Online inizia a circolare questa notizia: “Milano è la terza città più inquinata al mondo”. Viene condivisa a dismisura, finisce persino sull’affidabilissimo Will. Così:
Qualcosa però non torna. Come è possibile che sia più inquinata delle città super inquinate, quelle indiane, quelle cinesi che navigano nello smog?
Facile. La classifica e il dato sono sbagliati. O almeno fortemente esagerata, come direbbe Mark Twain. Intanto, la fonte non è esattamente la più scientifica che esista: IQAir, una società svizzera che produce purificatori per l’aria e che ha creato un’app per monitorare l’aria città per città.
Ci sono almeno quattro problemi per i dati di IQAir, come spiega Wired:
1. Non utilizza strumenti conformi o certificati
2. La scelta del punto di misura probabilmente non è stata ben ponderata.
3. Non conosciamo l’esatto intervallo di misura a cui si riferiscono i dati. La classifica si aggiorna ogni giorno, ma non sappiamo i dati quando siano presi, né esattamente dove.
4. Gli indicatori per l’inquinamento atmosferico sono diversi, non solo PM2.5 ma anche il PM10, l’ossido d’azoto, eccetera. La qualità dell’aria è data dallo studio di tutti i fattori insieme.
Tanto che solo il giorno dopo Milano si trovava 61ª nella classifica di IQAir. Ieri era 73ª e il sito indicava qualità dell’aria “buona”, stamattina è di nuovo 19ª e il livello è “moderato”. Il dato varia con troppa velocità, a prova che le misurazioni non sono ponderate. Torino, che per Legambiente nel suo report “Mal’aria” è la città più inquinata, non è mai presente nelle classifiche. E se poi guardiamo la classifica aggregata del 2022 pubblicata dal sito, Milano non si trova nemmeno tra le 500 peggiori città. Oggi la Top 10 del sito è questa:
L’Arpa, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, è stata costretta a smentire la notizia. «I dati non corrispondono» hanno detto dalla sede lombarda. E dico è stata costretta perché l’Arpa da anni ci mostra quanto le nostre città sono inquinate, ma vuole farlo nella maniera più corretta e scientifica possibile.
Alcune città del Nord Italia, Torino, Milano, ma anche Cremona, Padova, Venezia, Brescia per citare alcune, sono agli ultimi posti della classifica della qualità dell’Aria pubblicata nel 2022 dall’Agenzia europea per l’ambiente.
In Italia muoiono prematuramente 84.400 persone per l’inquinamento dell’aria (il 27% di tutte le morti europee per la stessa causa). Considera che il Covid, in Italia, nel 2020 ha causato circa 100.400 morti. La Corte di giustizia europea ci ha multato perché non facciamo nulla per ridurre l’inquinamento.
Il problema va affrontato, discusso, monitorato e persino classificato. Ma non dobbiamo farci fregare dalle fake news, né fidarci delle app o dei siti sensazionalistici. La scienza rimane l’alleata principale per capire i problemi e trovare le soluzioni. Sparare grossa una notizia come quella di Milano significa sovra-saturare il dibattito: cosa facciamo se Milano sarà effettivamente un giorno tra le 100 città più inquinate al mondo? Ci sembrerà persino poco, rispetto a quella volta che è stata terza in classifica. E il fine non giustifica i mezzi: non possiamo cadere nel tranello dei confirmation bias, che ci fanno rafforzare i pregiudizi solo per avvalorare la nostra tesi.
In altre parole: meno meme, più fact checking.
📊 Report dell’Ipcc: riassunto per chi va veloce
Si è scritto e detto tanto sul report Ipcc pubblicato lunedì. L’Ipcc è l’organo Onu che affronta il cambiamento climatico e offre il “manuale di sopravvivenza” a Stati, aziende ed enti. Qui trovi un mio lungo articolo sull’argomento. Ma se vai veloce e vuoi depositare nella memoria le cose più importanti, eccole qui:
1. Il cambiamento climatico esiste in maniera inequivocabile.
2. È colpa nostra. Anzi è colpa del nostro uso sconsiderato dei combustibili fossili.
3. Stiamo facendo troppo poco. I governi dovrebbero agire in maniera drastica: eliminare fonti fossili, ridurre emissioni in ogni settore, correre con le energie rinnovabili.
4. In numeri: per salvare l’obiettivo +1,5°C dovremmo ridurre le emissioni del 48% entro il 2030 (rispetto al 2019), dell’80% entro il 2040 e del 99% per il 2050.
5. C’è speranza. Perché le rinnovabili costano sempre di meno, la spinta collettiva è sempre più forte.
♻️ Le rinnovabili in Italia sono ferme: le autorizzazioni sono al minimo storico
Quanti impianti di energia rinnovabile abbiamo in sospeso in Italia? Pensa a un numero. E poi moltiplicalo. Sono 1364.
Tantissimi. Nel 2022 è stato autorizzato appena l’1% dei progetti fotovoltaici. Gli impianti eolici vanno ancora peggio: 0%. Si tratta delle percentuali più basse degli ultimi 4 anni: nel 2019 a ricevere l’autorizzazione sono state il 41% delle istanze, per poi scendere progressivamente al 19% nel 2020, al 9% nel 2021.
I dati provengono da “Scacco matto alle rinnovabili” di Legambiente. A bloccare i processi sono, principalmente: le norme obsolete e frammentate, la lentezza degli iter autorizzativi, gli ostacoli e le lungaggini burocratiche di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali. Le Linee Guida per l’autorizzazione dei nuovi impianti sono ferme al 2010: un secolo fa, per quanto riguarda l’evoluzione delle rinnovabili.
Da Terna invece arrivano i dati delle installazioni dell’anno scorso: appena 3 gigawatt nel 2022, quando ne dovremmo installare almeno 6-7 all’anno fino al 2030. Siamo incredibilmente indietro, per colpa un po’ di tutti. Se aggiungiamo ai problemi tecnico-burocratici anche la politica, il pasticcio è fatto. Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ha commentato la situazione così:
«Al Governo Meloni torniamo a ribadire che il Paese non deve diventare l’hub del gas, ma quello delle rinnovabili».
→ Qui tutti i documenti del rapporto.
🌱 Semi al posto di alberi: i ritardi colossali delle foreste finanziate con il Pnrr
A proposito di pasticci all’italiana, c’è una storia incredibile nella sua tragicità. La racconta molto bene Pagella Politica, se hai cinque minuti leggila tutto sul loro sito.
Riassumo: tra gli obiettivi del Pnrr c’è anche la piantumazione di 6,6 milioni di alberi entro la fine del 2024 in 14 aree metropolitane. Per farlo l’Europa ci ha dato 330 milioni di euro. Entro fine 2022 dovevamo aver piantato già 1,7 milioni di alberi.

Come è andata? Un disastro assoluto. La Corte dei conti ha pubblicato una relazione dove presenta tutte le criticità. Eccone alcune:
• Molti progetti di piantumazione si sono già rivelati un flop, con piante morte dopo pochi mesi. A Torino, i carabinieri hanno registrato un numero di piante morte pari al 100%.
• A Milano nessuno ha presentato dei progetti. Qui il problema è lo spazio: in città non ci sono zone disponibili che siano abbastanza grandi per dar vita a nuove foreste. L’Europa infatti ha previsto che le aree siano di almeno 3 ettari, di modo che abbiano un reale impatto sull’ambiente.
• A Roma i progetti sono sospesi: non sono mai stati approvati. In molte città il problema è simile, qui la tabella della Corte dei Conti città per città. Sembra un bollettino di guerra (o i miei voti in Matematica alle superiori).
L’aspetto ancora più assurdo riguarda il concetto di albero piantato: per furbizia o per necessità, in alcuni comuni si contano i semi, invece che le piantine messe a dimora. E noi che criticavamo il povero Berlusconi quando proponeva di piantare un milione di alberi se avesse vinto le elezioni…
Verde speranza, il podcast per ritrovare fiducia nel Pianeta
Ogni giorno ti racconto storie storie, idee e personaggi per affrontare l'eco-ansia, con tanti ospiti e mille spunti. La puntata più positiva della settimana? Questa qui sotto, ospite Beatrice Masino direttrice di Bompiani.
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📰 Notizie, letture, sguardi
A Berlino domani, domenica 26 marzo, si vota un referendum cittadino per chiedere alla città di diventare climate neutral per il 2030. (Il Mitte)
Gli attivisti tedeschi di Extinction Rebellion rimuovono i cartelli autostradali nei tratti senza limite di velocità (Repubblica)
Anziani per il clima: negli Usa questa settimana gli attivisti non-più-giovani hanno manifestato fuori dalle banche per chiedere lo stop ai finanziamenti alle aziende fossili (NY Times)
Il Nobel per l’acqua all’italiano Andrea Rinaldo, professore a Padova, per i suoi studi sull’eco-idrologia (Corriere)
Siccità, in settimana dovrebbe arrivare il commissario a tempo fino al 31 dicembre (Sole 24 Ore)
Non ci sarà più acqua dolce per tutti entro il 2030 (Lifegate)
A causa della siccità l’acqua viene anche rubata (Il Post)
Cinque lavoretti facili per il giardino ora che è arrivata primavera: dall’hotel per insetti alle patate (Guardian)
73 musei dedicati alla scienza di 28 Stati diversi hanno deciso di unire le forze e creare un database comune di tutte le loro collezioni: 1,1 miliardi di pezzi per capire meglio la biodiversità del globo (Ny Times)
Un nuovo significato alla parola “animale” (Leonardo Caffo su L’Essenziale)
Maccio Capatonda autista di bus, in questo video simpatico per il Wwf e l’iniziativa Earth Hour (Youtube)
📸 La mia foto preferita
Due rane fanno primavera? Simpatiche raganelle su un’orchidea a Seul, Corea del Sud.
💚 Grazie!
Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 32 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Nel 2021 la newsletter ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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