Niente, è fallito anche l’accordo sulla plastica
🌍 Il colore verde #228 In Corea i Paesi produttori di petrolio bloccano i negoziati, come il solito. E poi: siccità in Sicilia, consumo di suolo e la speranza di Angela
Ciao, buon dicembre! Avete fatto l’albero? Ho scoperto che in Inghilterra c’è un servizio per adottarli un mese all’anno, poi ridarli al vivaio e riceverli — cresciuti — l’anno successivo.
Buon weekend e buona lettura!
🚯Alla fine in Corea non c’è stato l’accordo sulla plastica
Ci eravamo lasciati, sabato scorso, con un cauto ottimismo sul primo accordo globale per limitare la produzione della plastica. I Paesi del mondo stavano negoziando a Busan, in Corea del Sud. Risultato? Non è stato trovato un accordo.
Il testo è stato bloccato dall’opposizione dei grandi produttori di petrolio come l’Arabia Saudita, contrari a ridurre la produzione di plastica per timore di impatti economici. Ogni anno si producono circa 400 milioni di tonnellate di plastica, destinate a raddoppiare entro il 2040 senza interventi.
La proposta, sostenuta da oltre cento paesi, puntava a limitare la produzione di plastica a “livelli sostenibili”. Ma per passare doveva esserci un consenso unanime: così non è stato. Anche la Cina, pur favorevole a identificare le plastiche più inquinanti, si è opposta a restrizioni sulla produzione.
Il 2024 non è stato un buon anno per la diplomazia climatica e ambientale: è fallita la Cop16 sulla biodiversità, la Cop29 di Baku ha fatto pochissimo per la riduzione delle emissioni, e il Trattato sulla plastica non è passato. Ci riproveremo nel 2025.
🚱 Desertificazione nel mondo, e siccità in Sicilia
L’ultima Cop dell’anno è dedicata, invece, alla desertificazione, ed è in corso in Arabia Saudita. È un altro tema sempre più importante.
Come spiega la Fondazione Cima, l’aumento della siccità del 29% in tutto il mondo sta causando tensioni sociali sempre più frequenti, non solo in Italia. Qui una mappa degli eventi siccitosi estremi degli ultimi due anni, tratta dall’Atlante della siccità, uno strumento creato dall’Onu e dall’Ue.
In Sicilia stiamo vedendo gli effetti capillari della mancanza d’acqua. A inizio settimana i sindaci di cinque comuni in difficoltà per la siccità hanno occupato un potabilizzatore per protestare contro le forniture d’acqua ad altre zone della Sicilia. Le province più colpite sono Enna, Caltanissetta e Agrigento. Un terzo dei bacini siciliani usati per la fornitura d’acqua alle case attualmente è asciutto.
I media parlano di “guerra dell’acqua” con molta disinvoltura quando raccontano le vicende siciliane. Non so se sia l’espressione giusta, ma è chiaro che la situazione è estremamente critica.
→ “Perché tra Enna e Caltanissetta si litiga per l’acqua”
🇨🇳 Dal 1850, la Cina ha emesso più CO₂ dell’Unione Europea
Una cosa è certa: quello della transizione energetica è un tema complessissimo. A volte persino pieno di contraddizioni. Due notizie dalla Cina rappresentano perfettamente il punto.
Primo. La Cina ha recentemente superato l’Europa nelle emissioni storiche di CO₂ (dal 1850 a oggi), posizionandosi al secondo posto dopo gli Stati Uniti. Secondo un'analisi di Carbon Brief, le emissioni cumulative della Cina hanno raggiunto 312 gigatonnellate di CO₂, superando le 303 gigatonnellate dell’Ue. In termini percentuali, considerando le emissioni globali cumulative, gli Stati Uniti rappresentano circa il 25%, la Cina il 14% e l'Unione Europea il 13%.
Secondo. La Cina continua a espandere la sua capacità di energia solare. Nel 2023, ha aggiunto 216,9 gigawatt (GW) di nuova capacità solare, superando l'intera produzione solare annuale degli Stati Uniti, che si attesta a 175,2 GW. Questa crescita posiziona la Cina come leader mondiale nelle energie rinnovabili, nel 2024 le nuove installazioni dovrebbero toccare quota 230-260 GW.
La Cina sta diventando sempre più energivora, soprattutto per produrre l’infinità di oggetti destinati all’esportazione. La crescita delle rinnovabili è sensazionale, ma allo stesso tempo la dipendenza dalle fonti fossili (carbone, gas e petrolio) è ancora inscalfibile.
Due approfondimenti:
— I robot che installano pannelli solari, per accelerare lo sviluppo delle “solar farm”
— Solo la Cina può guidare ora l’azione climatica globale (su Financial Times)
🚧 Quanto suolo consumiamo ancora
Sono usciti i nuovi dati sul consumo di suolo. Il dato principale è sempre lo stesso: perdiamo due metri quadri al secondo di suolo naturale in favore del cemento. Il 7,16% del territorio italiano oggi è cementificato.
Il rapporto dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ci dice che il consumo di suolo in Italia rallenta, ma rimane critico: ogni 24 ore vengono cementificati 20 ettari di terreno. Questo fenomeno riduce i servizi ecosistemici, come la capacità del terreno di assorbire l’acqua ("effetto spugna"), causando un costo annuo stimato di oltre 400 milioni di euro, oltre a danni legati alla perdita di biodiversità, produzione agricola e regolazione climatica.
Comuni virtuosi: Trieste, Bareggio (MI) e Massa Fermana (FM).
Invece Roma, pur riducendo il ritmo di cementificazione, rimane tra i comuni con il maggiore consumo.Le regioni più colpite: Veneto, Emilia-Romagna. La Lombardia è messo peggio di tutte, il 12,19% del territorio è cementificato.
Regioni meno colpite: Valle d’Aosta e Liguria.
Tra il 2006 e il 2023, la perdita di suolo ha generato un costo economico annuale tra 7 e 9 miliardi di euro, con una riduzione del capitale naturale stimata tra 19 e 25 miliardi.
— Nel frattempo il Parlamento, con un’insolita alleanza bipartisan, ha approvato un provvedimento definito “Salva Milano” che fondamentalmente dà più libertà nello sviluppo urbano delle città riducendo i vincoli e i passaggi per l’approvazione di un progetto. Qui un articolo di Salviamo il Paesaggio.
👨🏫 L’ottimismo di Angela
Oggi questo spazio è tutto dedicato alle parole di Alberto Angela, celebre divulgatore tv (forse non serve nemmeno presentarlo). Giovedì ha ricevuto un Dottorato honoris causa in Scienze naturali. E ha pronunciato questo discorso:
«Non bisogna mai perdere non tanto il punto di riferimento che uno si pone, ma bisogna crederci. Ai ragazzi di oggi vorrei dire che sono cambiate molte cose, ma non bisogna mai perdere la voglia di esplorare, la voglia di andare. Io mi sento Ulisse che è tornato ad Itaca, questo è il mio punto di partenza. Mi sono appassionato alle cose, questo è un luogo straordinario per me.
Questo mio intervento è dedicato ai ragazzi, perché rispetto ai miei tempi c’è una nuova sfida, quella ambientale. Io mi occupo di comunicazione e abbiamo capito quanto sia importante non creare paura, ma creare tranquillità, certezza, sicurezza per il futuro. Avremo delle sfide terribili da affrontare, ma la conoscenza aiuta a superare la paura, ad affrontare l’ignoto».
🔗 SUL WEB
— Il cambiamento climatico ha effetti anche sulla poesia giapponese
— Northvolt, l’azienda svedese che mette a rischio la transizione energetica europea
— Alcune orche usano i salmoni morti come cappellini
👀 DA VEDERE
— Una gallery di foto di sinkhole, buchi nell’asfalto e nella terra
Sembra un disegno, quelli da carta da parati degli Anni ‘80… ma è una foto verissima di un verissimo colibrì in Honduras.
Se siete qui, vuol dire che Il colore verde vi piace davvero e vi è utile. La newsletter è nata nel marzo 2020 e la curo io, Nicolas Lozito, friulano, 33 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa.
Da febbraio 2024 scrive per la newsletter anche Federica De Lillis. Giornalista romana, ora vive a Milano e lavora per Sky Tg24. I suoi focus: nuove generazioni, diritti e digitale.
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Per quanto "guerra dell'acqua" sia un'espressione messa lì per fare scena sui giornali, nei fatti si arriverà lì. Ma sarà una guerra fra poveri, fra agricoltori, allevatori e abitanti delle città.
Il tutto mentre gli acquedotti al sud perdono metà dell'acqua che trasportano e di progetti di riuso serio non se ne vedono, come se l'ammodernamento e l'ampliamento degli impianti di trattamento acque non portassero lavoro (mentre ponti e autostrade si). Mi chiedo a che punto si debba arrivare per mettersi a chiudere seriamente il ciclo dell'acqua.
Per quanto riguarda la plastica, mi basta il mio sporadico giro al supermercato per sconfortarmi: finché si venderanno (care e bene) verdure crude affettate in vaschette di plastica con pellicola, ci sarà gioco a produrne di superflua, alla grande,in ogni settore. Anche perché nel frattempo non viene data la possibilità di fare ovunque una spesa sfusa,in modo capillare. Penso che questa potrebbe arrivare solo con una spinta molto molto forte dal basso, che ora non vedo.
Grazie dell'articolo, come sempre!