Mangiare un miliardario
🌍 Il colore verde #120 La crisi del gas, il ritorno al nucleare, le proposte dei Fridays e un'idea poco convenzionale per ridurre il climate change
Centoventi!
Sono tornato alla base: a Torino il wifi funziona, il Po è sempre piuttosto secco, la città lentamente si ripopola. La prossima settimana inizia settembre e non mi è chiaro come sia già passato agosto: forse pure il calendario soffre di shrinkflation. Mercoledì finisce anche il mio podcast Verde speranza. Ma se in questo mese ti sei appassionat*, non disperare: stiamo pensando come fare una seconda stagione ancora più bella. Se hai suggerimenti, scrivimi!
Ecco il menù della puntata di oggi, la 120ᵃ. Quando penso che siano tante mi viene in mente il record di Un posto al sole, la fiction Rai, che da poco ha festeggiato 6 mila episodi. Ne abbiamo di strada, là davanti.
🎩 L’impatto dei super-ricchi: i loro consumi, i loro maledetti jet
☢️ Gas e nucleare: la crisi energetica sconvolge equilibri e fa tornare voglia di atomo
✍️ Campagna elettorale: l’agenda climatica, molto politica, dei Fridays for future
📒 Letture di fine agosto: de-estinguere il tilacino, le bici olandesi, l’inaspettato di Rebecca Solnit
🎩Mangia un super-ricco
Extinction Rebellion, associazione che combatte la crisi climatica con le proteste non violente, questa settimana ha creato il meme definitivo, condividendo questa battuta sui social:
Traduco: “Mangiare solo un miliardario può fare di più per prevenire il cambiamento climatico rispetto a diventare vegani o smettere di guidare un’auto per il resto della tua vita”.
Scherzi a parte, è un tema che quest’estate sta emergendo come non mai (e lo vedrai anche al prossimo punto, dedicato ai jet privati). I grandi ricchi del mondo hanno impatti scellerati sull’ambiente. E il principio neo-liberale del “tutti possono fare ciò che vogliono con i propri soldi e della propria vita” si sfalda di fronte alle fatiche che il pianeta e il resto della popolazione fanno per rendere possibile uno stile di vita pieno di eccessi, stranezze, consumi folli.
Come ricordano i dati di Oxfam l’1% più ricco del pianeta emette il doppio della CO2 del 50% più povero (avevo riassunto i dati due anni fa, puntata #24). Entro il 2030, l’1% più ricco avrà un’impronta climatica 30 volte superiore rispetto al livello compatibile con l’obiettivo di surriscaldamento massimo di +1,5°C. E ovviamente i grandi ricchi sono anche i meno toccati dalla crisi climatica, perché possono permettersi letteralmente di vivere in un mondo a parte, privo di effetti collaterali. La carbon inequality è un tema globale, una di quelle cose per cui davvero dovremmo arrabbiarci.
La California multa le sue celebrities: “Kim Kardashian e Sylvester Stallone sprecano troppa acqua” (RaiNews). Ora i fan insorgono (Buzzfeed)
Ecco l’impatto dei super-ricchi (Time)
✈️Vietare i viaggi brevi dei jet privati
La Francia prova a limitare gli eccessi. All’Assemblea Nazionale il ministro dei Trasporti Clément Beaune vuole presentare una proposta per limitare e regolamentare l’uso di jet privati (e il segretario del partito dei Verdi Julien Bayou ha addirittura chiesto che questi mezzi vengano vietati totalmente).
Nelle ultime settimane in Francia si è discusso molto di questo tema, soprattutto grazie al successo di alcuni account social che tracciano i voli degli aerei privati di alcuni ricchi cittadini del Paese. Su tutti il profilo Twitter I Fly Bernard, nato per tracciare i viaggi di Bernard Arnault, proprietario del marchio LVMH (quello di Louis Vuitton): in un mese di viaggi il suo aereo ha emesso tanta CO2 quanto un cittadino francese in media emette in 17 anni. I jet privati, infatti, sono da 5 a 14 volte più inquinanti degli aerei commerciali (per passeggero) e 50 volte più inquinanti dei treni. Dell’argomento ne ho parlato anche nella puntata #117, citando l’account italiano Jet dei Ricchi.
Dati e numeri sull’inquinamento dei jet privati (Il Post)
Hey milionari, mollate l’aereo per il treno (Politico.eu)
💨 La crisi del gas, senza soluzione
Il prezzo del gas sale a le stelle: ieri ha superato quota 341 euro/megawattora nelle quotazioni che vengono fatte sul mercato centrale di Amsterdam, un record senza precedenti e un valore di dieci volte più alto dei prezzi dello scorso anno. Il prezzo subisce oscillazioni e impennate a causa della guerra in Russia: l’Europa vorrebbe fare a meno del gas di Putin, ma al momento non abbiamo gli strumenti per liberarsene.
L’impennata del prezzo del gas causa non pochi problemi, perché molta dell’energia elettrica prodotta in Europa deriva proprio dal gas (in Italia, circa il 40%), e il prezzo di tutte le altre fonti energetiche, incluse le rinnovabili, si livella sul prezzo del gas (in questo articolo, al secondo capitoletto, è spiegato perché). Le aziende particolarmente energivore vedono salire i costi, e come forse hai sentito ai tg o letto sui giornali sono costrette a chiudere, ridurre la produzione, esporre le bollette ai clienti e aumentare i prezzi. In Italia ieri un megawatt ora di energia costava 713 euro, mentre solo due settimane fa era 200 euro in meno.
I governi sono costretti a correre ai ripari: trovare nuove forniture per tagliare fuori la Russia, stoccare quanto più gas possibile per l’inverno, razionare i consumi. Tutto ciò è già in moto. L’UE e i singoli Stati discutono ora di un “tetto al prezzo del gas”: ma è una via tortuosa se applicata a tutta l’Unione europea (Draghi la propone da mesi, ma negli scorsi giorni si è detto pessimista) e una via costosa se applicata solo in un singolo Stato (perché la differenza tra prezzo di mercato e prezzo stabilito viene pagata dalle casse pubbliche).
Non bastassero i problemi, ieri la BBC ha mostrato come la Russia stia bruciando enormi quantità di gas al confine con la Finlandia, nell'impianto di gas naturale liquefatto di Portovaya. Si tratterebbe di 4,34 milioni di metri cubi di gas che vengono bruciati ogni giorno, per un valore quotidiano circa di 10 milioni di euro. Una strategia degna di Game of Thrones, che fa male a tutti – clima compreso.
Mi sono soffermato tanto sul gas proprio per questo motivo: a volte discutiamo del problema guardando il dito e non la Luna, ma ci dobbiamo rendere conto che la nostra dipendenza dagli idrocarburi e il nostro ritardo decennale sulla transizione energetica ci hanno portato a una situazione insostenibile: guerra, crisi economica e disastro climatico.
Il gas costa sempre di più (Il Post)
La crisi energetica europea è più grave di quanto pensiamo (Foreign Policy)
☢️ Il ritorno del nucleare
Con la crisi energetica che si espande, e vedrai si farà ancora peggiore nelle prossime settimane, si ritorna a guardare con interesse al nucleare. Lo fa l’Europa, così come molti altri Stati. La guerra in Ucraina ha sconvolto totalmente gli equilibri energetici globali.
Il nucleare non emette gas serra e a differenza delle rinnovabili non è intermittente – ovvero non dipende da particolari condizioni atmosferiche – quindi a molti sembra una soluzione adatta alla transizione energetica e la riduzione della dipendenza da fonti fossili.
In California e in Germania si discute sul prolungamento della vita di alcune centrali prossime alla dismissione, mentre in Giappone – un decennio dopo lo spavento di Fukushima – si riapre a un futuro nucleare. Il Governo ha chiesto il riavvio 9 centrali e sta valutando di costruire altri impianti di nuova generazione.
Anche i politici italiani hanno aperto il vaso di Pandora, e sono ormai molti a schierarsi per il nucleare: Calenda è stato il primo, ora son arrivati in coro Tajani, Meloni e Salvini. Il leader della Lega è quello che più di tutti ne ha parlato negli scorsi giorni: “Se l’Italia vuole essere indipendente dal punto di vista energetico non può essere l'unico grande paese a dire di no alle centrali pulite”, ha detto a Rimini.
Sul nucleare in Italia ci vuole una dovuta postilla, che loro evitano di aggiungere: per riportare il nucleare nel nostro Paese, anche applicando la massima volontà politica, ci metteremmo decenni. Una centrale ha un tempo medio di costruzione di 7 anni a livello globale, che possono diventare anche 10-15. L’iter in Italia sarebbe lunghissimo: le infinite discussioni, l’approvazione, le sicure proteste legate al referendum del 1987, e ovviamente la formazione dei tecnici e del personale: non si riceve una centrale chiavi in mano.
Ma non è tutto nucleare ciò che luccica, perché nel frattempo siccità e caldo provocano un altro danno collaterale: la Francia, che produce circa il 70% della sua energia grazie all’atomo, è stata costretta a chiudere due reattori per rischio collasso.
E in Ucraina la centrale di Zaporizhzhia è un terreno sempre più rischioso di scontro: in settimana gli attacchi dei russi la avevano disconesso momentaneamente dalla rete elettrica ucraina.
Choc energetico, fronte anti-nucleare in crisi (Corriere)
Giappone, ritorno al nucleare (La Svolta)
Le proposte dei partiti contro il caro energia, dal tetto al prezzo del gas al ritorno del nucleare (Fanpage)
✍️ L’agenda politica dei Fridays for future
Manca meno di un mese al voto. La prossima settimana inizierò ad analizzare i programmi dei partiti, oggi però ti segnalo l’Agenda climatica dei Fridays for future, presentata proprio ieri con queste parole:
“I partiti pretendono il nostro voto, ma non ascoltano la nostra voce. Non siamo disposti a scegliere tra pacchetti di proposte già pronti che qualcuno ha messo insieme per noi. Vogliamo partecipare a costruire quelle proposte, perché così funziona una democrazia. […] Le nostre proposte evidenziano che la lotta per arrivare alla fine del mese e quella per evitare la “fine del mondo” sono la stessa battaglia e necessitano di soluzioni comuni.
L’Agenda dei FFF prevede cinque punti e una tabella che riassume costi ed entrate di ciascuna misura. La leggi integralmente a questo link, ma riassumo gli aspetti più interessanti:
Trasporto pubblico locale gratuito
Stop ai voli di breve percorrenza e jet privati
Creazione di 8000 comunità energetiche locali rinnovabili, una per comune
Riduzione dell’orario di lavoro da 40 a 32 ore, a parità di salario
Un programma statale per eliminare la disoccupazione involontaria
Efficentamento energetico e isolamento per tutte le scuole e le case popolari
Fornitura energetica di prima necessità gratuita per tutte le famiglie
Manutenzione rete idrica e acqua pubblica
Le risorse per attuare il programma dovrebbero derivare da: tassa al 100% su extraprofitti, tassa su successioni e grandi patrimoni, web tax (applicata ai colossi di internet) e tobin tax (transazioni finanziarie), frequent flyer levy (ovvero una tassa progressiva applicata a chi volta tanto), riduzione delle spese militari.
Non credo che nessuno si aspetti che l’Agenda venga applicata al 100%, nemmeno i Fridays stessi. Però credo che le forze politiche (e noi che le eleggiamo) debbano leggerla, discuterla, elaborarla. Non sono le idee “dei giovani per il clima”, come molti le etichetteranno: non fanno parte di un altro mondo, di una categoria ristretta e laterale. É una proposta matura, ragionata, certo anche utopica, ma anche sincera molto più di tanti programmi elettorali.
📰 Da leggere
Nelle scorse due puntate ho messo dei link non funzionanti o errati. Mi scuso. Se ricapitasse, ti consiglio di provare a cercare il nome dell’articolo su Google, e recuperarlo così.
Come gli animali percepiscono il mondo (Il Post)
Riusciremo a risuscitare l’estinta tigre della Tasmania? (National Geographic)
Una siccità forse peggiore di questa, nel 1540 (Il Post)
In Cina la siccità peggiore mai registrata in tutto il mondo (New Scientist)
Basterebbe usare le bici come in Olanda per abbattere le emissioni mondiali di CO2 (Lifegate)
La casa solare senza gas di Venezia, con le bollette a 50 centesimi (Corriere)
Dialogo tra la Natura e un islandese, remix (Giacomo Papi su Repubblica)
Dobbiamo prepararci all’inaspettato, ci ricorda Rebecca Solnit (Internazionale)
Crisi climatica: sette motivi per cui non scendiamo in piazza (La Svolta)
Blocchiamo i passi di montagna, pls? (La Svolta)
📸 La mia foto preferita
Un uomo ricoperto di api medita imitando il loro suono: lo scatto fa parte del progetto a lungo termine di Holly Lynton dedicato all’America rurale. Le altre foto, in questa gallery.
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La comunità de Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Da quando mi occupo di ambiente, ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, prodotto da Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (2022, Onepodcast/La Stampa).
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