È ufficialmente diventata una battaglia
🌍 Il colore verde #140: Lützerath inaugura una nuova era dell'ambientalismo. Nel frattempo: i crediti di carbonio non sono affidabili e non si vedono più le stelle
Helloooooo!
Da queste parti torinesi fa un freddo forte. “Dopo Thor arriva la sciabolata artica di Attila”, ho letto sui giornali. Anche se a me sembra più Game of Thrones: Winter has come, l’inverno è arrivato.
Pronti via, ecco il menù:
✊ Lützerath, Greta, Davos: una settimana dove tutto è cambiato
🍃 L’inchiesta che mostra tutti i limiti dei crediti di carbonio
🌟 Cielo stellato addio: spariscono le stelle (e non è colpa loro)
🍔 Oltre il Mc Donald’s c’è di più: la storia dell’Après M di Marsiglia
✊ Lützerath e la “battaglia” per il clima
Gli scontri a Lützerath tra ambientalisti e polizia inaugurano una nuova era dell’ambientalismo. Avevamo avuto tanti indizi negli scorsi mesi, ma ora è definitivo: è iniziata una battaglia. O la battaglia. Oggi. Per il clima, per il futuro, per i terrestri: non per una particolare società, non per l’essere umano, ma per tutto ciò che vive sulla Terra. Basta compromessi.
Non bisognerebbe abusare di guerra ed estenderli anche ad altre vicende, ma davvero non mi sembra ci sia alternativa più sfumata.
I fatti: lo scorso weekend trentamila persone, soprattutto giovani, si sono radunate nei campi fuori dal villaggio di Lützerath, dove la RWE vuole estendere gli scavi della miniera di lignite attiva nell’area. Il villaggio è ormai abbandonato dal 2017, perché il colosso minerario si era già accordato con la popolazione locale, con le forze politiche e persino con il partito dei Verdi, che fa parte della coalizione del governo. Rwe aveva rinunciato all’espansione in alcuni villaggi, ma aveva ricevuto l’ok per Lützerath.
Agli attivisti non stava bene. Negli scorsi mesi hanno occupato la foresta attorno al paese, costruendo case sugli alberi, tendendo amache tra i pali della luce. E lo scorso weekend hanno organizzato una manifestazione, che ha attirato decine di migliaia di persone.
Migliaia di persone più una: Greta Thunberg. L’attivista svedese si è presentata a sorpresa. E con lei sono arrivati tutti i media internazionali. “Il carbone deve rimanere sottoterra”, ha detto Thunberg. “Qui sembra Mordor”, ha insisisto: Mordor è la terra dove domina Sauron, il cattivo dei cattivi del Signore degli Anelli. Un parallelo perfetto, a livello visivo e narrativo: perché attorno alla miniera tutto è nero, tutto è morto. Le forze del bene non solo salvano l’ambiente, ma riportano la vita.
Ci sono stati scontri con la polizia, nel fango (sono diventati virali i video della polizia impantanata). E poi, domenica, quando la manifestazione doveva finire, è successa la cosa che ha cambiato tutto. Hanno rimosso a forza alcuni manifestanti, tra cui Thunberg. La foto, scattata da David Young di Bild, ha fatto il giro del mondo.
Ne ho scritto su La Stampa, definendo la scena una nuova iconografia dell’ambientalismo. Che supera le minestre sui quadri. Perché mostra il lato ostinato ma non quello violento dell’ambientalismo, il lato ingenuo ma non quello criminalizzabile. A me sembra uno scacco matto a tutta la retorica del “gli ambientalisti non fanno nulla”, e un modo per andare oltre alla critica del “gli attivisti sbagliano a scegliere le loro battaglie, i loro metodi”.
A inizio settimana Greta è stata rimossa ancora un paio di volte, con nuove foto e nuovi sorrisi beffardi. Poi si è trasferita a Davos, in Svizzera, dove si sta tenendo l’enorme raduno dei leader mondiali. Ha criticato l’evento, spiegando come sia “assurdo affidarsi alle stesse persone che hanno causato il problema”. E a margine del summit ha presentato, insieme ad altre attiviste e il direttore dell’Agenzia internazionale dell’Energia, Fatih Birol, la petizione Cease and desist, (Fermare e desistere): un documento firmato da quasi un milione di persone per chiedere alle aziende di combustibili fossili di fermare le nuove attività e i futuri progetti di estrazione.
È una battaglia, non ci sono altre parole. Ed è vero che negli scorsi decenni ci sono state battaglie simili a Lützerath, ma mai come oggi questa energia sta squarciando lo spirito del tempo. Gli attivisti ci dimostrano che ci sono luoghi dove le ferite del Pianeta vanno curate ora, senza alternativa e senza compromesso, oppure non si rimargineranno più.
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🍃 I crediti di carbonio sono poco credibili
La notizia è passata un po’ in sordina in Italia: un’inchiesta giornalistica internazionale ha scoperto che il 94% dei crediti di carbonio venduti da Verra e legati a progetti di riforestazione e riduzione della deforestazione sono fittizi. Verra è uno il più grande fornitore al mondo di carbon credit, dei certificati che le aziende comprano per compensare le loro emissioni.
Come funziona, in breve? Se sei un privato cittadino e vuoi compensare le tue emissioni di CO₂ adotti alcune decine di alberi e hai risolto. Se sei una grande azienda, invece, ti rivolgi al mercato dei crediti di carbonio. Ci sono delle aziende specializzate che forniscono dei certificati: per una cifra x puoi comprare un credito di 1 tonnellata di CO₂ non emessa o assorbita, quindi negativa, che compensa le emissioni di chi lo acquista. Le aziende che vendono i crediti fanno da intermediari tra chi assorbe CO₂ (progetti di riforestazione, tecnologie che assorbono l’anidride carbonica dall’aria, etc) e aziende emettrici di gas serra. La loro indipendenza e la loro capacità di misurare con accuratezza i progetti dei loro partner sono fondamentali.
Nel caso dell’inchiesta su Verra sono stati scoperti i limiti del sistema dei carbon credit, in particolare quello dei progetti di riduzione della deforestazione. Secondo l’inchiesta, nella maggior parte dei casi, si tratta di crediti “fantasma”, con una sovrastima del 400% della CO₂ assorbita. L’inchiesta è stata realizzata analizzando immagini satellitari e intervistando le popolazioni indigene, che spesso vivono in prossimità della foresta vergine.
L’inchiesta su Verra, durata nove mesi e molto contestata dall’azienda, dimostra che quando proviamo a risolvere i problemi dell’ambiente con la mera applicazione di transazioni economiche, senza cambiamenti sistemici e senza interesse verso la complessità delle soluzioni, il banco salta. E a pagare le conseguenze è l’ambiente stesso.
🌟 Il cielo stellato sta scomparendo
La visibilità delle stelle si sta riducendo. Non per colpa loro, ma per l’inquinamento luminoso delle nostre città. Lo notiamo da soli, ora ce lo spiega uno studio pubblicato su Science e basato su dati raccolti in tutto il mondo: il cielo stellato sta svanendo a un ritmo più veloce del previsto, compreso fra quasi il 7% (in Europa) e il 10% (in America del Nord), superiore rispetto a quello finora previsto sulla base dei dati dei satelliti. La luminosità artificiale del cielo notturno aumenta di circa il 9,6% ogni anno, il che significa che a questo passo raddoppia ogni 8 anni.
Scrive l’Ansa riportando la notizia:
“Se questa tendenza dovesse proseguire, un bambino nato oggi in un luogo dove sono visibili 250 stelle, quando compirà 18 anni potrà vederne appena 100”.
“Non usciremo più a riveder le stelle”, scrive Gabriele Romagnoli su La Stampa commentando la notizia, e “lasciamo alla generazione della seconda metà del secolo una volta opaca”.
🍔 Après M: a Marsiglia un vecchio Mc Donald’s diventa un fastfood sociale
Una bella storia, perché il buono proposito del 2023 è riuscire a includere nella newsletter anche piccole belle notizie. A Marsiglia, nel sud della Francia, in uno dei quartieri più poveri un vecchio Mc Donald’s in disuso è stato preso in gestione da una cooperativa ed è diventato “L’après M”, il dopo M. Un fastfood sociale nato sulle ceneri della catena americana, che aveva deciso di abbandonare l’area nel 2019, lasciando a casa circa 50 dipendenti.
Nella pratica si tratta di un centro di ristorazione solidale che mette insieme banco alimentare, mensa e spazio formativo finalizzato all’inserimento professionale di persone che vengono da contesti difficili. A gestirlo alcuni dei vecchi dipendenti di Mc Donald’s, abitanti del quartiere e operatori delle onlus locali. In questo periodo offrono solo piatti da asporto, ma stanno facendo i lavori per aprire un ristorante vero e proprio. Qui la loro pagina Facebook per seguire gli sviluppi.
I media sono tempestati di racconti di ristrutturazioni, riqualificazioni e altro, ma quasi sempre dall’alto: il grande marchio che salva un quartiere, che rivitalizza un palazzo. Ma a volte le rivoluzioni partono anche dal basso.
📰 Notizie, letture, altro
È stata respinta la richiesta di sorveglianza speciale per l’attivista ambientalista Simone Ficicchia (Lifegate)
Una domenica sera con ultima generazione (La Svolta)
El Niño e il pericolo aumentato dalle emissioni di anidride carbonica (Domani)
Quattro modi per scoprire il greenwashing dietro i prodotti dei supermercati, secondo l’Ue (Bloomberg)
Il lago nel cuore di Roma che rischia di scomparire (L’Essenziale)
La resistenza degli alpaca in Perù (Reportage fotografico su Internazionale)
Questa illustrazione:
Anche negli Usa hanno un problema con le mega-iperboli del linguaggio del meteo, ma vorrebbero risolverlo (NY Times)
Questa mappa, con le zone dove si trovano i fenicotteri:
Nei parchi naturali keniani, gli animali si stanno arrendendo alla siccità (Longread di Undark)
📸 La mia foto preferita
Com’è farsi salvare da un cane specializzato in soccorsi tra i ghiacci? Così. Lo scatto è di Dalia Fichmann: per realizzarlo la fotografa si è fatta “seppellire” tra i ghiacci di Melchsee-Frutt, in Svizzera. La foto è tra le vincitrici del Dog Photography awards. Qui la gallery.
💚 Grazie!
Se sei arrivat* fin qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 32 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Nel 2021 la newsletter ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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