Litio e i suoi fratelli
🌍 Il colore verde #55: l'estrazione di minerali per la transizione energetica è una sfida ambientale, economica e produttiva. Extra: la seconda puntata di "Climateers", il podcast
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Ciao! È appena uscito fresco fresco il secondo episodio di “Climateers”, il mio podcast che racconta storie di pionierə delle scienze climatiche e dell’attivismo ambientale.
Questa volta parlo di Mario Molina, Guerra Fredda e di buco nell’ozono. C’è persino un giovane Francesco Rutelli che viene preso in giro in diretta tv.
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Qui su Instagram, invece, trovi l’anteprima di un minuto e l’illustrazione originale di Mattia Distaso.
Oggi ti introduco uno dei lati oscuri della sostenibilità, quello che riguarda alcuni minerali: cobalto, zinco, grafite, silicio, nickel e litio.
Si tratta di “ingredienti” fondamentali per batterie, pannelli solari e pale eoliche, la cui estrazione però sta diventando un problema.
Per farti un’idea: costruire un’auto elettrica richiede quattro volte più minerali rispetto a un’auto convenzionale (soprattutto rame, litio, nickel, manganese, grafite). E simili proporzioni si applicano a pale eoliche e pannelli solari rispetto a centrali a gas o a carbone.
Di tutti i minerali necessari alla transizione energetica, il litio è quello che interessa e preoccupa di più, perché è il cuore pulsante delle batterie delle automobili e di qualsiasi altro device. Al momento non ci sono alternative valide e convenienti.
La forza nel litio sta nella sua leggerezza. È l’elemento solido più leggero di tutti, ed è un metallo che conduce bene l’elettricità. Un metro cubo di litio pesa solo 535 chili, contro 19.320 dell’oro.
Altre proporzioni: in una batteria da 500 chili, come quella delle auto elettriche, servono circa 10-12 chili di litio. Le stime prevedono che in Europa nel 2030 circoleranno 40 milioni di auto elettriche: significa un sacco di litio.
Ecco perché ne abbiamo crescente bisogno. Le miniere da cui viene estratto sbucano come funghi in tutto il mondo. Si stima che le riserve globali siano di 80 milioni di tonnellate, per un consumo annuale arrivato a 82.000 tonnellate.
Il litio si può trovare in miniere rocciose, in Australia soprattutto; ma anche disciolto in falde sotterranee, come nel Triangolo del Litio tra Argentina, Bolivia e Cile.
Qui viene portato in superficie attraverso inondazioni e successive evaporazioni. Il processo provoca distruzione del suolo, inquinamento e consumo di molta acqua: per un chilo di litio vengono usati 1.900 litri di acqua, che poi risulta contaminata. Nella zona della Salina di Atacama, dove si trovano molte miniere di litio cilene, l’estrazione da sola consuma il 65% dell’acqua presente, portando alla desertificazione di vaste aree.
Anche l’Europa da poco ha scoperto delle riserve, nella speranza di limitare le importazioni: in Portogallo se ne troverebbero 60.000 tonnellate, sparse nel nord del Paese (mappa). Il litio è tema di dibattito per i portoghesi: c’è chi abbraccia la nuova economia, e chi si oppone agli scempi ambientali (qui un ottimo reportage del Guardian).
L’Agenzia internazionale dell'energia (AIE) ha pubblicato mercoledì un rapporto sul litio e gli altri minerali: «Raggiungere gli obbiettivi climatici porterà a una “crescita turbo” della domanda di risorse: ma al momento il divario tra ambizioni globali e disponibilità dei minerali è troppo ampio», ha detto Fatih Birol, capo dell’AIE e grande sostenitore delle rinnovabili, lanciando un allarme sulle scorte dei vari paesi.
Per stare al passo con gli accordi di Parigi e contenere le emissioni di gas serra, nel 2040 dovremmo avere bisogno di una quantità di litio 40 volte maggiore di oggi. E per evitare frizioni geopolitiche e un’altalena di prezzi, l’AIE suggerisce agli Stati «di creare delle riserve interne per far fronte alle impennate di richieste future».
C’è un terzo problema: la produzione è concentrata in pochi Paesi. Guarda questo grafico: l’estrazione di litio avviene all’85% in tre Stati; ed è processato quasi al 60% solo in Cina.
Una parentesi la merita il cobalto, che si trova praticamente solo in Congo, causando un enorme paradosso: un Paese ricco di materia prima, ma con povertà, sfruttamenti e diseguaglianze crescenti a causa delle oligarchie che gestiscono, insieme a partner stranieri, le miniere.
Per questi tre problemi (ambiente, riserve, produzione) ci sono soluzioni alternative all’orizzonte? Per ora le strade sono molto in salita. Il riciclo di litio, per esempio, è un processo molto costoso e si stima possa sopperire, nella migliore delle ipotesi, solo il 10% della domanda. Batterie costruite con altri minerali (magnesio o sodio) non sono così promettenti. E miniere più sostenibili di “fair lithium” con standard elevati fanno fatica a essere competitive.
Concludo: quando ci innamoriamo – noi come umanità – di una soluzione specifica e ci buttiamo a capofitto, ci scontreremo sempre con problemi di impatto ambientale e sociale.
Il litio e i suoi fratelli non fanno eccezione. Non possiamo rinunciare a questi minerali, ma allo stesso tempo dobbiamo stare attenti agli stessi errori di sempre, ovvero distruggere e sfruttare come se le risorse fossero sempre infinite e disponibili.
Se leggi articoli, report e dibattiti online, a volte il litio è definito “oro bianco” e spesso “petrolio bianco”: ecco, facciamo in modo che non finisca allo stesso modo.
🍀 Iniziative verdi
RUTA, una summer school di cinema dedicata ai documentari sulla sostenibilità - organizzata da Elvira e CinemAmbiente
Waterbear, il Netflix (in parte gratuito) dei documentari ambientali
Per adetti ai lavori: il bando del premio “Compraverde” per enti, associazioni etc. che hanno a che fare con i Green Public Procurement
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