Libri per una lenta fine del mondo
🌍 Il colore verde #62: È appena uscito in libreria "L'altro mondo" di Fabio Deotto, uno dei libri più vividi e interessanti sulla crisi climatica. Extra: Climateers su Laura Conti
Il colore verde è una newsletter settimanale sulla questione climatica e la sostenibilità. Esce il sabato e iscriversi è gratis.
Non sai che lettura “verde” affrontare quest’estate? Ecco la risposta: L’altro mondo di Fabio Deotto. Un volume uscito da poco (Bompiani, 19 euro) e subito diventato uno dei libri più belli che io abbia mai letto sulla questione climatica.
336 pagine, una copertina potente e uno stile che alterna il saggio al reportage in prima persona. Deotto scrive da (e di) quei luoghi che stanno già subendo gli effetti del climate change: le Maldive sommerse dall’oceano; Miami che sprofonda; le città fragili lungo il Mississippi; la Lapponia senza neve. Ma c’è spazio anche per la nostra fragile Italia: dai vigneti al delta del Po.
Nel seguire il racconto dei suoi viaggi ho scoperto tante cose che non avevo mai pensato. Perché ogni tema, ogni frontiera climatica, è approfondita con ragionamenti e dubbi che in questo ambito spesso mancano.
«Dobbiamo imparare a liberarci delle storie uniche per sostituirle con altre multiformi, che inquadrino la realtà da diverse angolazioni, così da guardare più in profondità una realtà che siamo da sempre abituati a osservare superficialmente»
Deotto è un giornalista e scrittore che vive Milano. È nato nel 1982 ed è laureato in biotecnologie. Ha scritto romanzi, articoli, interviste e insegna alla Scuola Holden di Torino.
I luoghi che racconta ne L’altro mondo sono punti del globo che appartengono al nostro immaginario collettivo, luoghi-cartolina, che però cartolina non sono più. Anzi, spesso sono diventati l’opposto: località dove nascondere ferite e cicatrici è impossibile.
(Visto che nel libro Fabio parla spesso delle foto che scatta in questi luoghi, ma poi le immagini non sono nel volume, gli ho chiesto di condividere con noi de Il colore verde qualche suo appunto visuale di viaggio. Quelle che vedrai sono alcune delle sue foto, che ci portano immediatamente dentro la storia.)
Come per le Maldive, un Stato «con la data di scadenza», il cui punto di altitudine massima supera di poco i 2 metri facendo di quelle isole «una delle prime nazioni a essere interamente inghiottita dall’Oceano Indiano». Ma il problema non è tutto qui: perché le Maldive rimangono una meta turistica frequentatissima, e le isole sono sempre più popolose e inquinate, tanto che è stata realizzata un’isola artificiale, Thilafushi, discarica unica per tutto l’atollo. Deotto la osserva da lontano, scattando una foto che mostra nella stessa inquadratura le spiagge e la nube tossica che si alza in mezzo al mare. Paradiso e inferno.
«Chi ci è stato racconta di uno scenario apocalittico, in cui i rifiuti disegnano un paesaggio di colline e avvallamenti, dove l’aria è intrisa di diossina e l’acqua che lambisce è tanto piena di immondizia e sversamenti che in alcuni punti è impossibile riconoscere i confini originari della laguna.»
A Miami Beach e dintorni, invece, per affrontare il problema dell’innalzamento dell’acqua, vengono ripristinate artificialmente le spiagge, rialzate le strade, costruiti edifici in luoghi più sicuri: “adattamento incrementale” lo chiamano. Ma le parti della città meno ricche e meno allettanti a livello turistico sono abbandonate a loro stesse. Così ci sono associazioni di giustizia climatica che provano a fare da sé, e per far capire il problema piantano fuori dalle case dei cartelli con dei numeri: è l’altimetria che li separa, per ora, dal mare.
«A sentire gli oceanografi, posti come Miami Beach hanno poche speranze di resistere all’impatto del cambiamento climatico: entro una ventina d’anni saranno messe a repentaglio 1 milione di abitazioni solo in Florida».
Fa impressione leggere anche il destino Lapponia, in Finlandia, che ogni anno vede sparire sempre più neve e ghiacci per colpa dell’amplificazione artica: il clima è ancora più caldo del surriscaldamento medio globale. Non lontano dalla terra di Babbo Natale si trova Kiruna, la città più a Nord della Svezia e una delle più antiche e amate cattedrali del Paese.
«Se mi sono spinto fino a qui, però, è perché è anche la prima città europea che verrà completamente smantellata e ricostruita altrove.»
Kiruna infatti nasce come villaggio per i lavoratori della miniera di ferro più grande al mondo: a forza di scavare e erodere il sottosuolo ora la città rischia di venire giù. Ecco perché è stato deciso di spostarla e ricostruita da capo tre chilometri più a est.
Un’ultima immagine che Fabio ci mostra arriva da vicino: alla foce del Po il cuneo salino, ovvero la risalita dell’acqua marina nell’acqua del fiume, è un fenomeno sempre più frequente e intenso. Sono state costruite barriere, ma le protezioni volute dall’uomo non riescono a stare al passo con i mutamenti così rapidi di clima e natura.
«Il fatto che l’acqua salata si inoltri nel cuore del delta non crea solo problemi a livello di irrigazione. Quando si infiltra nel terreno ne compromette la funzionalità, tanto che in alcuni punti più vicini alla costa la terra sta già diventando incoltivabile.»
Ripensando in questi giorni al libro, mentre scrivevo questa puntata, mi è venuta in mente una canzone: Weather with you dei Crowded House, che nel ritornello fa più o meno così: “Ovunque tu vada, porta sempre il tempo con te”. Dove per tempo la band intende il meteo e, traducendo con più libertà, forse si può intendere anche il clima.
Ecco, a differenza nostra, che viaggiamo, osserviamo, viviamo senza una reale preoccupazione sulle condizioni del Pianeta, Deotto porta sempre il clima con sé. Con attenzione lo studia per poi raccontarlo: nei disequilibri macroscopici e nei dettagli inediti.
La sua missione è spingerci oltre i nostri bias (pregiudizi), la nostra incoscienza e il nostro continuo ridimensionare il problema.
«Se il cambiamento climatico fosse causato dal fatto che le persone mangiano gattini», scrive citando le analisi dello psicologo sociale Daniel Gilbert, «milioni di persone avrebbero preso d’assalto le strade e il problema sarebbe già stato affrontato».
Ma il nostro è un mondo già «inevitabilmente cambiato» e allora deve cambiare anche il modo in cui lo conosciamo. L’altro mondo, in questo, sembra fatto su misura: è un oggetto dalla forma ibrida, a metà tra divulgazione e autorialità, tra scienza e passioni terrene, capace di profonde immersioni verticali ma anche di affioramenti che guardano oltre al pelo dell’acqua, là dove il nostro orizzonte umano vibra.
«Il problema riguarda una distorsione nel nostro modo di inquadrare il mondo che ci circonda: l’illusione di poter avere un controllo totale in situazioni in cui ne abbiamo ben poco.»
Letteratura anfibia per la fine del mondo.
🔊 Podcast time
È uscita l’ultima puntata (ultima ultima, per ora) puntata di Climateers, il mio podcast su pioniere e pionieri delle scienze climatiche e dell’attivismo ambientale. Racconto la storia di Laura Conti, partigiana e considerata la prima ambientalista scientifica italiana. Lo trovi su Spotify, oppure in qualsiasi altra piattaforma cercando il profilo di “Pillow Talk Platform”.
Sono stato ospite del podcast di Anne-Laure, aka The IMperfect Green Girl, e abbiamo parlato di comunicazione e sostenibilità. Qui la puntata, mentre sul suo Instagram un riassuntino testuale.
🍀 Iniziative verdi
Il bando “Un pianeta per tutti” di Cesvi: da 5.000 a 15.000 euro per gli enti del terzo settore che hanno un progetto di sensibilizzazione sulla questione climatica.
Lunedì l’associazione A Sud organizza il webinar gratuito ‘Climalt’: un sacco di ospiti interessanti, tra cui Alice Pomiato (aka @Aliceful), Ottavia Belli di Sfusi Italia, Michela Spina di FFF: ci sono brevemente anch’io, che parteciperò a un talk con Serena Giacomin, presidentessa dell’Italian Climate Network. Ci si registra (in anticipo) qui.
📰 I link
Nonostante le sconfitte legali di alcune multinazionali delle fonti fossili, in borsa le aziende stanno volando. Perchè? Il NY Times prova a rispondere.
Bhaskar Sunkara è il giornalista americano fondatore della rivista Jacobin, molto schierata a sinistra. Questa settimana ha scritto un articolo per il Guardian dal titolo: “Se vogliamo combattere la crisi climatica, dobbiamo adottare l’energia nucleare”.
Perché passare alla settimana lavorativa di 4 giorni? Combatte il climate change. Ne parla Andrea Federica de Cesco sul Corriere.
Le 50 cose da fare a contatto con la natura prima degli 11 anni. Un’infografica di qualche mese fa del WWF. Da stampare.
Avevo parlato del concetto di ecocidio e la difficoltà nel definirlo legalmente: ora dei giuristi hanno trovato le parole giuste. L’articolo di Valentina Neri su Lifegate.
Anziani cotro la crisi climatica. Un bel pezzo di Aled Jones, Bradley Hiller tradotto su Internazionale.
Che cos’è l’ecoterrorismo, il volto più radicale dell’ambientalismo. Francesca Faccini su The Vision.
💌 Se vuoi aiutarmi
• Condividi la puntata sui social. Se lo fai su Instagram, taggami: nicolas.lozito.
• Fai iscrivere tutti. Amiche e amici, parenti, colleghe e colleghi qui.
• Considera una donazione. Da 5€, 15 o più. Se doni più di 20€, ti aspetta un regalino. Mi aiuteresti a sostenere questo mio progetto editoriale. Puoi donare su DonorBox o Paypal.