Le scienziate salveranno il Pianeta
🌍 Il colore verde #172 Un libro dedicato alle ricercatrici ambientali. E poi la carbon tax africana e il bilancio a 8 anni dagli Accordi di Parigi
Buongiorno!
Purtroppo ci siamo svegliati con la brutta notizia del terremoto in Marocco, il bilancio di morti e feriti continua a salire. Mentre scrivo le vittime sono 632 e i feriti 329.
Salto i convenevoli e passo subito alle notizie. Menù:
CINQUE ESSENZIALI — La carbon tax africana, il diritto dei bambini all’ambiente, riciclo all’italiana, gli sforzi mancati dell’Accordo di Parigi, le specie invasive
IL FOCUS — Prime, un libro dedicate alle pioniere delle scienze ambientali
TUTTO IL RESTO — I cuccioli di Amarena, gli Stati generali del clima, il superpotere delle zanzare
5️⃣ ESSENZIALI
💸 I 54 Paesi africani chiedono una carbon tax
La settimana scorsa abbiamo introdotto l’argomento dell’African Climate Summit, che si è tenuto a Nairobi, Kenya, tra il 3 e il 6 settembre. Facciamo un bilancio affidandoci al documento finale, la Nairobi declaration.
I Paesi del continente hanno chiesto alla comunità internazionale due cose:
di contribuire ad aumentare la capacità di produzione di energia rinnovabile dell’Africa dai 56 gigawatt del 2022 ad almeno 300 gigawatt entro il 2030.
di sostenere la proposta di una carbon tax, ovvero un’imposta legata alle emissioni di CO₂, nei settori del commercio dei combustibili fossili, sul trasporto marittimo e sull’aviazione.
Con queste due proposte i Paesi del continente africano vorrebbero arrivare uniti a Cop 28 questo novembre. Ma tra gli Stati ci sono ancora argomenti molto divisivi. Uno su tutti: il ruolo del combustibili fossili e dei giacimenti esistenti in Africa. I Paesi che ce li hanno vogliono ancora sfruttarli (visto che tutto il continente ha contribuito appena al 3% delle emissioni storiche globali), mentre i Paesi con scarse riserve di idrocarburi spingono per il rinnovabile. Tra i Paesi molto popolosi con più riserve ci sono Nigeria, e poi anche il Senegal, il Mozambico e l’Angola. Nell’altra categoria il Kenya, l’Egitto, il Sudafrica, l’Etiopia. Per ora le due visioni coesisteranno.
→ L’era globale bollente. Concentrarsi sulla salute per affrontare la crisi climatica (il testo presentato da Amref all’African Summit)
→ Il G20 ha approvato l’ingresso come membro permanente dell’Unione africana. La decisione è nata da una richiesta italiana (Reuters)
👶 L’Onu sancisce il diritto dei bambini a un ambiente sano
Per la prima volta nella storia, la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia ha riconosciuto il diritto dei bambini a un ambiente sano, pulito e sostenibile. Un traguardo importante e anche una buonissima notizia. A livello burocratico, la decisione è arrivata attraverso il Comitato per i diritti dell’infanzia, che ha introdotto questa nuova linea guida attraverso il “commento generale n° 26”. Recita così:
“Un ambiente pulito, salubre e sostenibile è sia un diritto umano in sé, sia necessario per godere appieno di una vasta gamma di diritti dei bambini. Per contro, il degrado ambientale, incluse le conseguenze della crisi climatica, compromette il godimento di questi diritti, in particolare per i bambini in situazioni svantaggiate o per quelli che vivono in regioni molto esposte ai cambiamenti climatici”
La Convenzione è stata scritta nel 1989 ed è ratificata da 196 Paesi. Allargarla ufficialmente alla questione ambientale climatico-ambientale è un passo avanti vitale, che impone agli Stati la responsabilità non solo della protezione dei diritti dei bambini dai danni immediati, ma anche delle prevedibili violazioni dei loro diritti in futuro, dovute agli atti – o alla mancata azione – degli Stati di oggi.
Questa nuova interpretazione dei diritti dell’infanzia rafforzerà le cause climatiche che sempre più giovani stanno portando avanti in diversi Stati. Solo un mese fa parlavamo dei 16 ragazzi del Montana che hanno fatto causa al loro Stato, e nelle prossime settimane entrerà nel vivo la causa dei giovani portoghesi contro 33 Stati che non hanno rispettato i target dell’Accordo di Parigi.
♻️ Italiani ricicloni: nel 2022 riciclato il 71,5% dei rifiuti di imballaggio
Ce la caviamo bene con il riciclo dei rifiuti, nonostante i grandi pregiudizi. Nel 2022 il 71,5% dei rifiuti di imballaggio in Italia è stato riciclato. Su 14 milioni e mezzo di tonnellate di imballaggi immessi al consumo, 10 milioni e 400mila hanno trovato una seconda vita, secondo i dati appena presentati da Conai, il consorzio nazionale imballaggi. Siamo in netto vantaggio rispetto agli obiettivi internazionali: l’Italia ha già raggiunto gli obiettivi di riciclo che l’Europa chiede ai suoi Stati entro il 2025 (65%) e gli obiettivi 2030 (70%).
→ La plastica monouso? “Pensateci anche quando fate la spesa. Per frutta e verdura usate 1,2 miliardi di vaschette l’anno”. La campagna di Marevivo e ZeroWaste Italy (Pianeta 2030)
📈 Gli obbietivi di Parigi 2015 sono ancora lontani
Mancano 80 giorni alla Cop 28 che inaugurerà a fine novembre a Dubai. Iniziano quindi a uscire report e documenti utili per arrivare preparati. Ieri l’Unfcc, l’ente delle Nazioni unite che si occupa di cambiamento climatico e di diplomazia climatica, ha pubblicato il suo primo bilancio (il global stocktake) sui risultati ottenuti dopo gli Accordi di Parigi 2015. Ci hanno lavorato per ben due anni.
Risultato: a quasi otto anni di distanza, il mondo non è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale. Check up fallito, anche se lo stesso rapporto ha delle note positive: gli scenari peggiori che ci immaginavamo solo 10 anni fa sembrano allontanarsi, ma la riduzione di gas serra emessi dovrebbe essere ancora più drastica. La finestra per contenere il surriscaldamento globale entro il +1,5°C “si sta chiudendo rapidamente”. Con le attuali promesse di riduzione dei singoli Stati potremmo arrivare intorno ai +2°C entro la fine del secolo. Il documento servirà a ciascun Paese per prepararsi in vista della Cop, e verrà usato come base tecnico-scientifica per i negoziati. Dobbiamo accelerare.
→ Dopo il fuoco, l’acqua: Grecia senza tregua (Il Manifesto)
→ Metà della popolazione mondiale ha affrontato caldo estremo per almeno 30 giorni quest’estate (Scientific American)
→ Il circolo vizioso tra cambiamento climatico e inquinamento atmosferico (Guardian)
🦀 Specie invasive: un danno enorme alla economia (e alla biodiversità)
I danni in termini economici che le specie aliene invasive infliggono alle attività dell’uomo sono pari a 423 miliardi di dollari, secondo i calcoli dell’ente delle Nazioni unite che si occupa di ecosistemi naturali (Ipbes). Un danno che si ripercuote anche sulla biodiversità. Le specie aliene sono specie non autoctone, vengono introdotte volutamente o per sbaglio dall’uomo in zone dove non hanno mai vissuto (Green&Blue). Un esempio recentemente molto dibattuto: il granchio blu nei nostri mari. Spesso le specie aliene non hanno predatori naturali e si diffondono rapidamente, alterando gli equilibri degli habitat. Almeno 3.500 specie aliene invasive dannose sono state registrate a livello globale in ogni regione, diffuse dai nostri viaggi e dal commercio. Le specie invasive hanno contribuito al 40% di tutte le estinzioni animali conosciute.
→ Il dramma economico delle specie aliene invasive e il solito immobilismo all’italiana (Linkiesta)
🔎 FOCUS: Scienziate per l’ambiente
La settimana scorsa ci interrogavamo sul ruolo di Papa Francesco nel mondo dell’ambientalismo. Oggi facciamo un esercizio simile, ma lasciamo da parte la religione, e anche l’attivismo e parliamo di scienza. Anzi, di scienziate.
Ti vengono in mente nomi di scienziate ambientali che hanno fatto la storia? O che sono ancora in vita e sono rilevanti a livello globale? Rispondere è difficilissimo (forse qualcuno fa fatica anche pensando agli scienziati uomini, a dirla tutta).
Se hai ascoltato i miei due podcast Climateers o Cambiamenti parti con un certo vantaggio: in quei due progetti avevo raccontato pionieri e pioniere dell’ambientalismo degli ultimi due secoli. Ma oggi puoi scoprire ancora nuove storie grazie a un libro uscito proprio in questi giorni. “Prime. Dieci scienziate per l'ambiente”, curato da Mirella Orsi e Sergio Ferraris, edito da Codice Edizioni (220 pagine, 17 euro). Figure che hanno sempre avuto troppo poco spazio nella cultura popolare, ma che ora stanno riconquistando il posto che spetta loro.
Tra le dieci prime c’è Eunice Newton Foote, che è la prima delle prime: nel 1856 questa scienziata amatoriale ha intuito per la prima volta il principio del cambiamento climatico, ma poi la sua ricerca è andata perduta per più di un secolo e mezzo, e la scoperta è stata attribuita a un uomo, l’irlandese John Tyndall.
Mária Telkes è stata la “Sun Queen” e nel secondo dopoguerra ha sviluppato apparecchi a energia solare utilizzati in diversi campi, tra cui un’unità per desalinizzare l’acqua in mezzo al mare. A proposito di mare, Prime racconta la storia di Sylvia Earle, oceanografa americana oggi 88enne che ha studiato per tutta la vita gli abissi sottomarini. E Jane Goodall, la prima ad avvicinarsi agli scimpanzé e capire il loro comportamento.
Non ti cito tutti i nomi, ma concediamoci un’ultima figura: la botanica Jeanne Baret, che nel 1700 fu la prima donna a circumnavigare il mondo. Unico difetto del libro: tante americane, una sola italiana (Laura Conti).
Un libro da portare nelle scuole, da regalare a figlie, nipotine, amiche. Facciamolo davvero. Là fuori è pieno di future premi Nobel, future scienziate, saggiste, ecologiste di ogni tipo. Non solo TikTok.
Il divario di genere nelle materie Stem (acronimo inglese per indicare Scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) è ancora ampio, soprattutto nel nostro Paese, al terzultimo posto in Europa (il 34% del totale di scienziati e ingegneri è donna, contro il 52% della Lituania, valore più alto). Abbiamo grandi margini per migliorare.
→ Perché il contrasto al cambiamento climatico ha bisogno di più scienziate? (Columbia University)
#️⃣ NUMERO: 534
534
Il numero di mesi consecutivi più caldi a livello globale rispetto alla media media del XX secolo. Significa che il Pianeta ha la “febbre” da 44 anni. Il dato lo riporta il NOAA, l’ente americano per l’oceano e l’atmosfera. Quest’estate è stata la più calda “per grande margine”.
👀 VISIONI LATERALI
Amarena non c’è più, ma i suoi cuccioli sì: ora pensiamo a loro e agli altri orsi marsicani (Bestiale)
Si son svolti lo scorso weekend gli “Stati generali del clima”, organizzati dal movimento Ci sarà un bel clima. Un bilancio in questo articolo: Il potere creativo dell’attivismo ambientale (Linkiesta)
Il capo della compagnia aerea Ryanair, Michael O’Leary, è stato colpito da due attivisti per il clima con torte alla crema in faccia davanti al palazzo della Commissione Europea a Bruxelles (ANSA)
Un’ingegneria energetica potrebbe diventare presidente del Messico (Valigia Blu, Climate Change News)
L’uomo e l’energia, una storia con il finale da scrivere (Roberto Battiston su Green&Blue)
I superpoteri della zanzara tigre (video su Internazionale)
Domani 10 settembre è la Giornata Fai del Panorama: tutti gli appuntamenti più belli (Vanity Fair)
*Per i torinesi: martedì al Circolo dei lettori ci sarà lo scrittore francese Miguel Bonnefoy, autore de L’inventore (ne avevo parlato qui). Lo intervisterò io, molto felice :)
📸 LA MIA FOTO PREFERITA
Il titolo di questa foto? Rodeo della foresta. È stata scattata in Giappone, mostra una femmina di macaco di Yakushima appena saltata sul dorso del cervo. Un comportamento raro ma non impossibile tra le due specie.
💚 GRAZIE!
Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 32 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Nel 2021 la newsletter ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 250 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
Insegno alla Scuola Holden di Torino e al Master di giornalismo della Luiss di Roma. Tengo anche dei corsi aperti, come “Progettare una newsletter” per Holden Pro. Il prossimo ciclo partirà dopo l’estate, ti avviso quando si aprono le iscrizioni.
Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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Newsletter interessantissima come sempre!! Grazie! Il grafico del riciclo in italia è un dato che mi piacerebbe approfondire, ce la possibilità di vederlo in un grafico non a 100 ma con il relativo peso di ogni materiale verso il totale? Ad esempio, anche a causa purtroppo della plastica monouso, credo la plastica pesi molto di piu come quantità di rifiuti da smaltire verso il vetro ad esempio, ma magari mi sbaglio! Grazie :)