Lavorare con “verdezza”
🌍 Il colore verde #41. Il mercato del lavoro cerca sempre più green jobs: dall'agricoltura al turismo, dal marketing alle reti energetiche
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Se anche a te questo gennaio sembra pesantissimo, grigio e interminabile, ti voglio dare una bella notizia.
L’istituto Marie Curie di Pergine Valsugana, in Trentino, ha annunciato che da settembre avvierà un nuovo percorso di studio: il liceo scientifico a indirizzo ambientale. Il primo in Italia: ogni settimana ci saranno due ore di “Ambiente e sostenibilità”, dedicate a lezioni teoriche, laboratori e uscite. «Abbiamo voluto anticipare i tempi – spiega Luca Zampedri, docente dell’istituto – e offrire ai ragazzi la possibilità di fare scelte moderne e attuali, radicate nel mondo in cui ci troviamo a vivere oggi».
Sull’importanza dell’educazione climatica avevo scritto a settembre, oggi mi soffermo su un aspetto più pratico: il mondo del lavoro che verrà. Sempre più percorsi di studi e di formazione, anche all’università, si fanno “verdi” perché cresce la domanda di “green jobs” – e viceversa. Lavori e ruoli che hanno a che fare più o meno direttamente con la sostenibilità, l’efficienza energetica, la tutela dell’ambiente.
Il vento sta cambiando velocemente. Pensa a Joe Biden che è partito forte con la transizione verde negli States. Per dire solo una delle tante cose che ha già avviato in questi dieci giorni: vuole che tutti i 645.000 veicoli del governo federale siano, nel tempo, sostituiti con mezzi elettrici. O pensa ai fondi europei per ripartire dopo la pandemia. O ancora: i vari “ecobonus” italiani.
Le aziende si stanno preparando. Nel rapporto Greenitaly di fondazione Symbola e Unioncamere troviamo i numeri del fenomeno. «432 mila imprese italiane hanno investito negli ultimi 5 anni nella “green economy” e sulla sostenibilità. In pratica una sue tre». Il dato più alto mai registrato. Un totale di «3,1 milioni di “green jobs”, il 13,4% degli occupati».
Nei prossimi tre anni un nuovo lavoro ogni cinque sarà in aziende votate alla ecosostenibilità, una quota più alta dei nuovi impiegati nel settore digital. I dati si riferiscono al 2019, ma la pandemia ha comunque mostrato la maggiore forza delle aziende ‘verdi’. «Tra le imprese che hanno investito in sostenibilità, il 16% è riuscito ad aumentare il proprio fatturato nel 2020, contro il 9% delle imprese non green».
Il prossimo dato è il più impressionante: l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità è la prima competenza richiesta dalle imprese, subito dopo le famose “soft skills” (ovvero quell’insieme di competenze trasversali come, per esempio, saper lavorare in squadra). Viene addirittura prima delle capacità comunicative in italiano, o la conoscenza di una lingua straniera, o le conoscenze informatiche.
I settori interessati, sono tanti, forse tutti. E non si tratta solo delle aziende che già hanno abbracciato l'economia circolare (cos’è?) e impiegano 575.000 lavoratori. La manifattura o l’agricoltura che cercano di rendersi più efficiente, il settore energetico che si fa sempre più rinnovabile, le aree naturali – il 20% del nostro territorio – che possono generare indotto “sostenibile”. C’è poi l’universo dei prodotti “bio”: il nostro Paese è il secondo esportatore al mondo. E ovviamente il turismo e le sue strutture. In Friuli, nel piccolo e poco frequentato paesino di montagna dove vive mia nonna – Ugovizza – hanno costruito tra le malghe delle case sull’albero a forma di pigna queste strutture iper-bio sono prenotate fino al 2022.
Anche i mestieri cambiano e si adeguano. Il rapporto Greenitaly elenca quali saranno le 10 professioni “verdi” più richieste. Eccole in questa immagine.
Ma ce ne sono tante tante altre. Un libro prova ad elencarle tutte: 100 green jobs per trovare lavoro (Edizioni Ambiente, di Tessa Gelisio e Marco Gisotti), con tanto di percorso formativo necessario e possibili mercati.
Dal bio-architetto alla broker di green bond. Dall’avvocatessa ambientale al vivaista. Oppure il tecnico del controllo ambientale in edilizia. Lo stilista di moda sostenibile. L’esperta di restauro urbano. Persino a serramentisti e parrucchieri sarà chiesto di essere più sostenibili.
Insomma: un mercato enorme per chi, come noi, vuole unire studio, passione, attitudini e lavoro in un’unica grande missione. Ieri ho assistito a un bel seminario che parlava di economia circolare e giovani – organizzato da Greenthesis e LaFabbrica per presentare il libro Tutto ruota di Luciano Canova e Fabrizio Iaconetti – e ho imparato una nuova espressione: green pragmatism. Pragmatismo verde. Quello che ci vuole ora.
Quattro segnalazioni di lettura/visione:
Le brutte notizie: Brescia e Bergamo sono le due città europee con il più alto tasso di mortalità da particolato sottile Pm 2.5; il fondale dello stretto di Messina ha la più grande densità di rifiuti al mondo.
«Ho detto addio al concetto di normalità, e dovresti farlo anche tu», un editoriale micidiale sul New York Times.
Per le scuole: il festival CinemAmbiente ha organizzato una cosa bellissima. Da qui ad aprile streaming gratuito di documentari e film, accompagnati da incontri con esperti. Le info qui.
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