Lasciati proteggere dalla natura
🌍 Il colore verde #136: Qual è il tuo buon proposito verde per il 2023? Condividilo! Ti racconto il mio, partendo da una storia di alberi di Natale
AAAAAAAH 😱!
Ciao! Scusa se non mi sono fatto sentire sabato scorso, sono stati giorni complicati e indaffarati. Oggi ti scrivo una newsletter insolita. Poche notizie, una storia e una domanda per te.
Parto dalla domanda: qual è il tuo proposito verde per il 2023? Ti va di raccontarlo nei commenti (ho messo un bottone qui sotto), o se preferisci via mail (basta rispondere a questa)? Un’idea originale, oppure un obiettivo dichiarato, o quello che vuoi tu. Raccogliamole tutte, e il 31 dicembre riceverai il listone finale.
Mentre ci pensi, parto dal mio: farmi salvare dalla natura. Te lo spiego qui sotto.
🌲Un albero per guarire tutti
In questi giorni mi è entrata in testa la foto dell’albero di Natale di Aleppo. Un pino altissimo, addobbato di rosso, che svetta tra le macerie della città siriana colpita dalla guerra civile da ormai più di undici anni.
É una foto che nella sua semplicità mi trasmette una forza incredibile. Mi spezza il cuore e allo stesso tempo lo riscalda. Il Natale è il mio periodo preferito dell’anno, come per molti. Non ne ho mai fatto una questione particolarmente religiosa, o meglio: ho sempre mescolato sacro e pagano, rito laico e valori condivisi che derivano dal nostro retaggio cattolico. Nessuno si offenda. Anche ad Aleppo deve essere così: è la città con più cristiani di tutta la Siria, ma questi compongono solo il 40% della popolazione totale. L’albero di Natale è per tutti.
Dopo aver fissato nella memoria questa fotografia, ne ho trovate altre. A Kiev, nonostante la guerra, nonostante i blackout, il freddo, il panico, sono comparsi alcuni alberi di Natale. Alla stazione della capitale ucraina, per esempio, le lucine dell’albero sono alimentate da una bicicletta fissata nella hall. Chi pedala alimenta una dinamo che accende le luci.
In centro città, invece, a fianco alla cattedrale di Santa Sofia c’è un albero illuminato di azzurro e giallo, come i colori della bandiera ucraina. É l’unica luce di tutta la piazza: l’energia elettrica è poca, ma il simbolo rimane. A Mykolaiv, una delle città più colpite dagli attacchi russi durante l’anno, l’albero è fatto da un cumulo di vestiti militari a forma di pino.
Anche un albero di Natale è una forma di resistenza. Perché ogni pianta lo è.
A Pasqua il sindaco di Kiev aveva piantato 500 alberi nel parco dedicato agli “eroi di Mariupol”, l’avevo raccontato in una puntata newsletter. Scrivevo: non c’è simbolo di pace migliore di un albero.
Ma un albero non è solo pace. Me ne sono reso conto nei due viaggi preziosissimi che ho fatto quest’anno, in Guatemala e Kenya, due Paesi diversissimi, ma dove il verde gioca un ruolo decisivo. In Guatemala, Paese ferito dalla deforestazione selvaggia degli scorsi decenni, un bosco ridà lavoro, dignità, sicurezza. In Kenya, dove la siccità colpisce senza precedenti, anche il più piccolo ciuffo d’erba significa vita. Nel villaggio più arido che ho visitato, Gafarsa, al centro del Paese, le donne del villaggio aspettavano con i loro bambini sotto un piccolo boschetto: lì una volta ogni quindici giorni arriva un medico, che all’aria aperta verifica la salute dei bambini. Mancano i fondi per costruire una struttura: addirittura mancano i soldi per comprare un separé. Alberi come rifugio dai raggi del sole. Punto di ritrovo. Luogo per curarsi.
Proprio questa settimana la Cop15 di Montreal dedicata alla biodiversità: gli Stati si sono accordati per rendere area protetta il 30% della superficie terrestre entro il 2030 (30x30). Un obiettivo ambizioso, visto che oggi siamo circa a metà strada, vincolante per tutte le parti che hanno approvato l’accordo, ma allo stesso tempo non prevede nessun obbligo per gli Stati. L’approvazione dell’obiettivo 30x30 è un fatto storico. Ma non basterà: non ha senso recintare alcuni angoli di mondo se non facciamo anche molto altro per salvare le specie animali e vegetali. Non bastano i numeri, non bastano le leggi: dobbiamo farci attenzione, più attenzione. E impegnarci, tanto.
In questi anni tutti noi, a prescindere dall’età, stiamo diventando adulti. Simbolicamente adulti, più maturi, più coscienziosi: abbiamo vissuto pandemie, guerre, sfide enormi per i diritti, la giustizia, l’ambiente. Forse, a forza di problemi da affrontare, siamo cresciuti nell’illusione che tutto sia da aggiustare. Siamo come Charlie Chaplin che impazzisce con la stringi-bulloni in mano in Tempi moderni: vogliamo avvitare tutto, riparare tutto.
Non credo sia così. Credo che molto spesso sia il contrario. Non siamo noi che dobbiamo salvare la natura. Ma è la natura che ci salverà. Alberi, piante, animali, alghe e persino funghi. Interi ecosistemi che ci proteggono. Fidiamoci.
Buon Natale, buone feste e ci sentiamo il 31. Aspetto il tuo buon proposito per il nuovo anno, corto o lungo, fantasioso o classico, decidi tu.
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Il tuo buon proposito verde per il 2023
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📰 Una rapida rassegna verde
COP15
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La comunità de Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Da quando mi occupo di ambiente, ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, prodotto da Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (2022, Onepodcast/La Stampa).
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distruggere il capitalismo
mi piacerebbe essere 100% vegana, per ora ho eliminato carne e latte ma i formaggi faccio ancora fatica a non mangiarli...