La siesta diventa una politica climatica
🌍 Il colore verde #166: "Chiuso per caldo", aziende e lavoratori fanno i conti con l'iper-estate, fermando i turni nelle ore centrali. Un cambiamento che diventerà sistemico?
Heyla! Come va?
A leggere questa prima pagina di Libero e ascoltare i negazionisti va tutto benissimo, è l’estate più normale del secolo. A giudicare dai dati (temperature record) e dai video (tornado in Brianza, grandinate, alberi che cadono) mi sembra che siamo in un bel pasticcio. Io credo, come ho scritto l’altro giorno su La Stampa, che abbiamo di fronte una stagione tutta nuova, l’iper-estate, dove tutto è esagerato esponenzialmente.
Ma noi qui resistiamo e rimaniamo sentinelle. Il colore verde è sempre in modalità estiva: un mini-tema iniziale (oggi meno positivo del solito), poi le notizie principali e qualche bella lettura.
Un piccolo spoiler: dal primo agosto arriva la terza stagione di Verde Speranza, il podcastino che faccio per La Stampa/Onepodcast. Ti sei perso le prime 100 puntate? Le trovi su qualsiasi piattaforma, qui il link a Spotify.
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🥵La siestificazione dell’Europa
Aneddoto. Un’amica di famiglia ha comprato da un negozio di bricolage una casetta di legno per gli attrezzi, da montare in giardino. Ha pagato per la consegna a domicilio e il montaggio. I tecnici l’hanno chiamata per fissare l’appuntamento e le hanno chiesto: “Ce l’ha una luce in giardino?”. Lei non capiva la domanda. Loro hanno spiegato: “La luce ci serve perché veniamo a montarla intorno alle nove. Sa in questo periodo non riusciamo a lavorare di giorno, si muore di caldo”.
Fa così caldo che stanno cambiando i turni di lavoro. Le storie sono ancora sparpagliate là fuori, ma iniziamo a unire i puntini.
Fa così caldo che siamo “chiusi per caldo”. Lo Stato paga la cassa integrazione quando un’azienda è costretta a sospendere il lavoro dei propri dipendenti a causa delle alte temperature (sopra i 35°C). L’Inail, Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, ha lanciato insieme al Cnr un sistema di allerta digitale che segnala con dei bollini rossi le zone d’Italia più calde.
Fa così caldo che ieri il presidente di Confindustria Carlo Bonomi – non il più radicale dei sindacalisti – ha proposto: “Facciamo come con il Covid: cassa integrazione e smartworking”. Il governo è al lavoro su un decreto per aiutare le aziende e i lavoratori a trovare formule che garantiscano sicurezza, salute e lavoro.
Stefano Olmastroni, 61 anni, la scorsa settimana è morto mentre faceva le pulizie in un magazzino dove la temperatura superava i 39°C. A Chiavari gli operai di una fabbrica sono in sciopero da giovedì perché la loro azienda si è rifiutata di prolungare di altre due ore l’accensione dell’aria condizionata.
Fa così caldo che la raccolta della frutta ormai non comincia la mattina presto, ma ancora prima dell’alba. Si spezzano in due i turni di lavoro, come succede sempre più spesso nei settori di agricoltura, edilizia, giardinaggio, impiantistica e manutenzione: mattina prestissimo e poi in serata. Una volta c’era solo una lunga pausa pranzo, ora c’è chi è costretto a fermarsi molte ore. Una formula che funziona per Coldiretti, l’associazione che rappresenta gli agricoltori. Il loro responsabile Lavoro, Romano Magrini, si è detto contrario alla cassa integrazione, «Oggi serve avere i lavoratori a pieno regime perché abbiamo il massimo della produzione. Meglio anticipare alle 5 l’inizio delle attività e poi riprenderla dopo le 18» ha spiegato a La Stampa.
Nel Sud Italia, così come nel Sud dell’Europa, siamo abituati al concetto di siesta. Ma oggi la siesta sembra necessaria anche in luoghi non sospetti. Ne parlano persino in Germania, dove il capo dell’associazione dei medici del servizio sanitario pubblico, Johannes Nießen, ha proposto che formule simili alla siesta (intesa come pausa, non come riposino) vengano istituzionalizzate nel Paese.
Il cambiamento climatico e il meteo estremo ci costringono alla siestificazione dell’Europa continentale.
Non è una questione legata al solo lavoro manuale o all’aperto. Lo sanno bene anche i freelance o chi fa smartworking e vive in case senza aria condizionata: concentrarsi quando fa troppo caldo è impossibile. Me ne sono reso conto anch’io. Mi sono ritrovato a essere più lucido e produttivo di mattina presto o di notte, dopo aver passato la giornata con efficienza ridottissima.
Ho ritrovato una bellissima – e tragica – citazione dello scrittore e filosofo Jean Paul Sartre:
Questo non era calore, era una malattia dell’atmosfera: l’aria aveva la febbre, l'aria sudava, si sudava nel sudore.
Credo si possa allargare ancora, se siamo arrivati a paragonare il caldo al Covid. Questo non è calore, è una malattia dell’atmosfera, è una malattia di ognuno di noi.
Ci sono tre scenari futuri: uno, risolviamo in qualche modo l’emergenza climatica e tutto ritorna alla vecchia cara normalità; due, l’emergenza diventa estrema e siamo costretti a cambiare completamente i turni di lavoro/le nostre abitudini e come in un film distopico vivremo di notte e staremo in lockdown di giorno; tre, troviamo soluzioni ancora sconosciute, intere città “climatizzate” e altre zone, più povere o abbandonate, dove sembrerà di essere formiche sotto una lente d’ingrandimento al sole.
📰 Notizie, letture, sguardi
CALDO, GRANDINE EMERGENZA CLIMATICA
Ho fatto due video brevi video questa settimana, per spiegare due cose che mi stanno a cuore:
→ L’unica cosa da fare per affrontare il caldo, in un minuto
→ Perché non è solo caldo (o non è solo grandine) ma è emergenza climatica, in 5 punti e 90 secondi.
L’ondata di calore in Italia è resa 5 volte più probabile dal cambiamento climatico (La Stampa)
Le temperature globali potrebbero essere le più alte degli ultimi 100.000 anni (Cnn)
Cerbero, Caronte e i nomi che diamo alle ondate di calore (Quartz)
Visti dall’estero: I media italiani si concentrano più sulla copertura straniera dell'ondata di caldo che sui suoi effetti (Guardian)
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Europei di calcio 2024, l’evento sportivo più sostenibile di sempre (Riccardo Luna su Green&Blue)
Anche lo sport ci mette davanti la crisi climatica (Ultimo Uomo)
Il Senato ha approvato il divieto di produrre e importare carne coltivata in Italia (Wired)
Una dieta vegana riduce del 75% le emissioni legate al cibo rispetto a una dieta onnivora (Guardian)
Ci sono sempre più newsletter che invidio e fanno un lavoro veramente prezioso. Ne segnalo due:
→ Dovremmo vietare i jet privati? (
→ Sfashion. L’industria della moda ()
Lucky, l’unico tacchino sopravvissuto a un maxi incendio in un allevamento nel viterbese (LCA, video)
L’apocalisse climatica sta diventando solo un’altra branca del turismo? (Esquire)
📸 La mia foto preferita
Perché no, un alce che ride a favore di camera!
💚 Grazie!
Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 32 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Nel 2021 la newsletter ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 250 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
Insegno alla Scuola Holden di Torino e al Master di giornalismo della Luiss di Roma. Tengo anche dei corsi aperti, come “Progettare una newsletter” per Holden Pro. Il prossimo ciclo partirà dopo l’estate, ti avviso quando si aprono le iscrizioni.
Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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Grazie per la citazione Nicolas.
E pensa che senza la tua spinta Perbacco! non sarebbe mai nata!
Grazie per aver citato SOLAR!