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La nostra strana idea di "sintetico"
🌱🌱🌱 Il colore verde #150: Un regalissimo per tutti. E poi: carne biocoltivata, e-fuel e altre generazioni che salvano il Pianeta
Ciaooo! Ma che giornata: Il colore verde compie 150 puntate.
Le festeggiamo insieme con 150 alberi piantati in Guatemala, che si aggiungono al primo centinaio dell’anno scorso. Un bosco collettivo di 250 alberi che appartiene a tutti gli iscritti e le iscritte alla newsletter e che aiuta le comunità contadine del Guatemala. Uhiii che felice che sono.
Gli alberi sono piantati dagli amici di ZeroCO₂ (i dettagli qui), che fanno un lavoro pazzesco e pieno di passione. Con loro abbiamo pensato un’altra sorpresa. Se tu dedici di adottare uno o più alberi latinoamericani dal loro sito e usi il codice ILCOLOREVERDE hai uno sconto del 30%. Non solo: aggiungi virtualmente gli alberi al conteggio totale del nostro bosco. L’albero rimane tuo a tutti gli effetti, con il suo codice univoco e la possibilità di tracciarlo, ma allo stesso tempo entra anche nella famiglia della nostra foresta diffusa.
Una postilla: la collaborazione con ZeroCO₂ non è di tipo commerciale o promozionale, ma fondata su un’amicizia costruita negli anni. Ho visto come lavorano da vicino, visitando il loro vivaio in Guatemala e ora facciamo cose insieme perché… ci vogliamo bene.
Ok, festa finita. Iniziamo con le notizie. Menù:
✏️ Una piccola riflessione su ciò che è “sintetico”
🍖 La carne “bio-coltivata” spiegata in due minuti
⛽ Gli e-fuel e i biocarburanti spiegati in altri due minuti
👴 La rivincita dei genitori e dei nonni ambientalisti
✏️ Abbiamo un’idea bizzarra di “sintetico”
Non credo di essere l’unico a sentire una certa tensione evolutiva là fuori. I fronti aperti sono tanti: dalla carne sintetica all’intelligenza artificiale, dalle auto elettriche ai diritti civili.
Sono in corso cambiamenti epocali e noi umani, forse per la prima volta, siamo il vero collo di bottiglia che rallenta il salto dal presente al futuro. Una volta i freni erano posti dalle tecnologie non disponibili, dai limiti dell’industria, dell’incapacità di coordinarsi a livello globale.
Dobbiamo elaborare così tante cose nuove che facciamo una fatica enorme a guardare avanti. Ci viene più naturale affidarci alle consuetudini, alla tradizione – parola che all’improvviso è diventata territorio di scontro politico-ideologico. Dibattiamo di cibo come fosse la Bibbia: intoccabile e immutabile. Rinunciamo alla carne sintetica (o iper-regolamentiamo le farine d’insetto) non per un profondo ragionamento, che sarebbe del tutto legittimo, ma perché vogliamo difendere il made in Italy, illudendoci che la carne dei supermercati sia allevata dietro casa. Il passato ci sembra puro. Il futuro sospettoso. Sintetico è una parola che nelle ultime settimane è stata pronunciata molto più del solito: un aggettivo innocuo che ora è diventato lo spauracchio dell’iper-crisi. E naturale, per contro, è diventato un aggettivo di retroguardia.
Non voglio certo dire che bisogna sciogliere le briglie e affrontare tutto con spirito positivista e ingenuo. Né che ogni invenzione là fuori è geniale, cavolo se ce n’è di robbaccia. Ma non possiamo nemmeno mettere la testa sotto la sabbia, sperando che l’evoluzione umana passi di moda. Prendere decisioni per timore non ci salverà dalle difficoltà del futuro e ci taglia fuori dalle tante opportunità del domani. Anche se è più faticoso, anche se ci costringe a uscire dalle nostre impostazioni predefinite, siamo chiamati (costretti?) a gettare oggi le fondamenta per i prossimi decenni. Non con la paura, ma anche con le idee.
🍖 Carne sintetica (o “biocoltivata”), per chi va di fretta
Conosciamo la notizia: il 28 marzo il governo ha approvato un disegno di legge per vietare la produzione e la vendita di alimenti e mangimi “sintetici”. Siamo la prima nazione al mondo ad avere vietato categoricamente la carne sintetica. Nel comunicato con cui il ministero dell’Agricoltura, presieduto da Francesco Lollobrigida, annuncia il provvedimento si legge:
«nel rispetto del principio di precauzione, le norme intendono tutelare la salute umana e il patrimonio agroalimentare»
Cos’è la carne sintetica? Intanto forse sarebbe più giusto chiamarla “bio-coltivata”. Si parte dalle cellule staminali di un animale vivo, una piccola quantità, che viene messa in un bio-reattore (un grande calderone, nella pratica) insieme a sostanze nutritive e poi si inizia a scaldare. Le reazioni chimiche all’interno fanno sì che i tessuti si inizino a generare e che il volume raddoppi ogni giorno. Si ottiene così una “poltiglia” di carne uniforme e che a quel punto può essere usata per polpette, nugget e in alcuni casi più avanzati anche per bistecche stampate in 3D che replicano più fedelmente anche la struttura e la texture della carne classica. «Non hanno solo lo stesso sapore della vera carne. Sono vera carne», recita lo slogan di Mosa Meat, la prima azienda a essersi buttata sul mercato, fondata da Mark Post, ricercatore dell’Università di Maastricht che nel 2012 presentò al mondo il suo primo hamburger bio-coltivato. Gli era costato circa 200 mila euro (qui un mio vecchio articolo sul tema).
La carne sintetica ha i seguenti pro rispetto la carne da allevamento:
• riduce le emissioni di gas serra clamorosamente. Ci sono studi non sempre chiarissimi a riguardo, ma i risparmi potrebbero essere anche dell’80-95%;
• riduce la possibilità virus, batteri e malattie varie;
• consuma ovviamente meno suolo e meno acqua;
• non uccide gli animali, cosa non da poco – e usa solo la carne necessaria all’alimentazione, senza scarti.
Per contro, al momento la tecnologia è molto energivora e i prodotti parecchio costosi. L’industria ancora concentrata in pochi e ricchi poli. La legislazione è ancora in via di definizione praticamente ovunque. Le industrie delle carni bio-coltivate si concentrano a Singapore, in Israele e negli Usa (Bill Gates è un grande fan, e sostiene che nei Paesi sviluppati dovremmo mangiare solo carne sintetica). In questi Stati sono arrivati i primi ok a entrare sul mercato, o comunque alla sperimentazione. Le aziende (poco più di un centinaio) sono start-up tecnologiche, che hanno bisogno di molti fondi per riuscire a scalare la produzione e abbassare i costi.
Siamo insomma ancora lontani da una diffusione capillare. Allo stesso tempo la tecnologia corre veloce, anche in direzioni imprevedibili e surreali: una startup australiana, la Vow, ha creato una polpetta di carne “bio-coltivata” di mammut estinto 10.000 anni fa. Ha mescolato il dna del mammut con quello dell’elefante e inserito il tutto nelle cellule staminali della pecora. Un esperimento folle, che fa venire i brividi e le vertigini. Lo scopo, secondo i fondatori di Vow: «dimostrare il potenziale della carne coltivata da cellule, senza la macellazione degli animali, ed evidenziare il legame tra la produzione zootecnica su larga scala e la distruzione della fauna selvatica e la crisi climatica».

⛽ e-fuel e biocarburanti, per chi va di fretta
Martedì 28 marzo il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato il regolamento che dal 2035 vieterà l’immatricolazione nei paesi dell’Unione di veicoli a motore endotermico alimentati a benzina o diesel. Il pacchetto normativo è uno dei passaggi più importanti del cosiddetto Green Deal, l’ambizioso piano dell’Unione Europea contro il cambiamento climatico.
Negli ultimi mesi c’era stato un serrato dibattito nelle sedi europee, con resistenze da parte dei Paesi grandi produttori di automobili, Germania su tutti, ma anche Francia e Italia. Alla fine l’hanno spuntata i tedeschi, riuscendo a inserire una deroga: saranno consentiti i veicoli alimentati da carburanti sintetici. I cosiddetti e-fuel. La proposta italiana di includere anche i biocarburanti invece è stata respinta, se ne potrà però riparlare nel 2026 quando la Commissione europea farà il punto della situazione per controllare lo stato dello sviluppo tecnologico e industriale.
→ Cosa sono gli e-fuel?
Sono prodotti tramite idrogeno (generato con l’elettrolisi partendo dall’acqua ed energia elettrica obbligatoriamente rinnovabile) e l’aggiunta di CO₂ prelevata dall’atmosfera. Le loro emissioni quindi sono pari a zero, perché la CO₂ che fuoriesce dal veicolo è la stessa che era stata prelevata. Ovviamente però a ritmi diversi: assorbire anidride carbonica è un processo ancora molto lento. Qui tutti i tecnicismi.
Possono essere usati anche negli attuali veicoli, quindi a livello ipotetico garantirebbero la vita delle vecchie auto anche dopo il 2035.
Sono molto costosi al momento, e sperimentati quasi esclusivamente in Germania e Cile. Un litro di carburante sintetico costa tra i 20 e i 50 euro. Secondo la lobby degli e-fuel, eFuel Alliance, entro il 2035 potrebbe scendere a 70 centesimi al litro. Ma gli studi di settore dicono che solo il 3% del parco auto europeo alla fine li userà.
Sono poco “efficienti” per il grande dispendio energetico lungo tutto il percorso per produrli e usarli. A confronto un veicolo elettrico consuma 5 volte meno energia a parità di chilometraggio.
→ E cosa sono i biocarburanti?
Qui è più facile: sono prodotti dalle biomasse. Mais, soia, colza, girasole, oli vegetali di origine industriale, scarti della lavorazione del legno o concimi di origine animale. L’Ue non li accetta perché generano comunque emissioni di gas serra e la produzione di biomasse consuma terreno ed entra in competizione con l’industria alimentare. Già oggi per la produzione di biodiesel e bioetanolo consumato nella sola Unione Europea vengono impiegati 14 milioni di ettari di terreno coltivato: praticamente una superficie delle dimensioni della Grecia.
👴 La rivincita della penultima generazione
C’è un grande ritornello che accomuna molte discussioni sull’ambiente: è colpa delle vecchie generazioni, solo i giovani tengono all’ambiente. Bene, allora ti racconto due storie che mi hanno colpito questa settimana.
Varallo Sesia, provincia di Vercelli. Qui una donna di 82 anni, Giuliana De Gobbi, ha raccolto nelle sue passeggiate mattutine ben 12 mila mozziconi di sigaretta. In questi giorni le ha consegnati tutti, imbustati per bene e appoggiati sulla scrivania, al sindaco della città. In quanto tempo li ha raccolti? In sole due settimane.
Intervistata dal Corriere, la signora ha detto:
«Lo sa, mi hanno insegnato che il mondo deve essere lasciato meglio di come lo abbiamo trovato. Ma nessuno sembra essere interessato all’ambiente. E così, nelle mie passeggiate mattutine ho deciso di fare qualcosa di utile. Ho raccolto tutti i mozziconi che trovavo»
Giuliana De Gobbi ha raccontato di camminare con le stampelle. Da giovane era una sportiva, ma negli anni Settanta è stata investita e dall’incidente a oggi ha subito 18 interventi. «Ma questo non mi ha fermata». L’intervista merita di essere letta tutta.

***
L’altra storia che mi ha colpito arriva invece dalle foreste casentinesi, provincia di Arezzo, nel cuore dell’appenino tosco-emiliano. Qui un terreno boschivo di proprietà di privati stava per essere venduto e poi raso al suolo per fare legna. Dodici ettari di alberi, circa 15 campi da calcio.
Quando una donna del posto, Anna Zonari, è venuta a conoscenza della trattativa ha fatto immediatamente partire una campagna di raccolta fondi. A settembre 2022 ha scritto un post su Facebook, all’interno della comunità di Parents for future, un gruppo che raduna genitori e nonni attenti all’ambiente sulla scia di Fridays for future. Hanno raccolto 38 mila euro, con i quali hanno acquistato il terreno e aggiunto altri 12 ettari. Ora l’area è in mano al Fondo biodiversità e Foreste. Ha spiegato Anna Zonari:
«È una zona particolarmente importante da preservare, a ridosso di un Parco Nazionale di cui così diventa un’estensione. Vogliamo estenderci ancora, perché lo Stato non fa abbastanza per salvare la natura. Il nostro statuto invece stabilisce che queste zone vanno preservate da qualsiasi intervento umano».
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📰 Notizie, letture, sguardi
Ho intervistato il commissario europeo per l’Ambiente, il lituano Virginijus Sinkevičius (La Stampa)
Riassunto: l’Italia non fa abbastanza per combattere inquinamento e gestire i rifiuti; che l’Agenda verde europea è necessaria e siamo già in ritardissimo; che l’Ue prevede fondi per i costi sociali della transizione energetica. La difesa dell’ambiente non è più un lusso. Ambientalisti e attivisti che protestano hanno tutto il diritto a farlo.
Una storica risoluzione dell’Onu ha chiesto alla Corte penale internazionale di esprimersi sugli obblighi ambientali dei governi, specie i più inquinanti (Lifegate)
Climate Fiction cinematografica: come Hollywood racconta l’apocalisse ambientale (Duegradi)
Il suono delle piante che piangono quando vengono tagliate o manca l’acqua (NY Times - una prima versione della newsletter rimandava a un link non funzionante, chiedo scusa)
“Animali e piante ci parlano e la tecnologia ci sta aiutando ad ascoltarli”, intervista a Karen Bakker autrice del libro The sound of life (Repubblica)
Arrivo con un po’ di ritardo, ma il Leopold Museum di Vienna ha inaugurato la mostra A Few Degrees More (qualche grado in più): 15 quadri della collezione, da Klimt a Schiele, sono stati inclinati leggermente. Lo scopo? Sensibilizzare il pubblico sulla questione climatica: pochi gradi in più, di inclinazione o di temperatura, possono fare la differenza. È la risposta che il museo ha ideato dopo un’azione di Letzte Generation, che aveva gettato vernice nera su un quadro di Klimt lo scorso novembre.
I media italiani dedicano poca attenzione al clima, ma offrono sempre più spazio alle pubblicità delle aziende inquinanti (Greenpeace)
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📸 La mia foto preferita
Un cucciolo di garzetta appena uscito dall’uovo, tutto spennacchiato a Delray Beach, Florida.
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Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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La nostra strana idea di "sintetico"
Buongiorno Nicolas, grazie come sempre per i tuoi aggiornamenti.
Riguardo al cibo sintetico avrei due domande:
riusciresti a condividere le fonti o comunque gli studi scientifici che dimostrano che riduce le emissioni di gas serra?
E da dove provengono (o come vengono prodotti) i nutrienti forniti alle cellule staminali per ingrandirsi? Credo che sia una questione fondamentale per la sostenibilità della carne sintetica.
Grazie ancora
Angelo Sinuello
Non vedo dove ci si possa disiscrevere. Non e’ chiaro. Non mi sono mai iscritto quindi canc e llatemu. Grazie.