Perché la minestra su Van Gogh è un errore
🌍 Il colore verde #127. Gli attivisti in cerca di visibilità devono cambiare strategia. Gli animali spariscono. Greta è (in parte) favorevole al nucleare
A DEMETRA, DEA DELLA NATURA
Ti scrivo dalla notte di Lecce, dove oggi sarò ospite in due incontri del festival Conversazioni sul futuro: uno dedicato al podcast, con Elisabetta Tola di Radio 3 Scienza, Beatrice Mutino di “Ci vuole una scienza” del Post, e Mauro Buonocore del Cmcc.
L’altro è una piccola gemma: dialogherò con Alessio Torino sull’inno omerico A Demetra, dedicato al mito del rapimento di Persefone e simbolo dell’alternarsi delle stagioni. Una di quelle cose che forse si studiano a storia e poi si perdono nel tempo: è un peccato perché ancora oggi da quel testo si impara molto.
Tra una domanda e l’altra dell’evento ci sarà un attore che reciterà il testo, e un accompagnamento musicale. Saremo in un parco archeologico mozzafiato. WOW.
Mi dilungo a raccontarti le mie vicende perché questi momenti sono, per me, la cosa per cui “vale il prezzo del biglietto” delle cose che faccio. Stando sempre in redazione è difficile ritagliarsi questi appuntamenti senza intaccare il tempo libero personale: bisogna schiacciare molto l’agenda, scrivere di notte e tutte quelle cose lì. Vabbè, hai capito… la pianto con i salamelecchi.
È stata una settimana di notizie complicate: dalle bombe sull’Ucraina all’elezione di La Russa e Fontana come presidenti di Senato e Camera. Siamo in un girone infernale dantesco, solo che non sappiamo ancora che nome dargli.
Oggi proviamo a parlare d’altro, però. Ecco il menù:
🥫🌻 Gli attivisti che continuano a imbrattare (o incollarsi) alle opere d’arte
👧☢️ Greta Thunberg e il nucleare, ultimo tabù
🐝🦒 La biodiversità è scesa del 69% in 50 anni, dice il Wwf
❄️🌞 Altre storie: a Cortina manca la neve, in Grecia le rinnovabili vanno forte, e parte la campagna “mense per l’ambiente”
🥫🌻 La strana moda di imbrattare i quadri dei musei
“Cosa vale di più, la vita o l’arte?”. Questa è la domanda che hanno pronunciato due attivisti climatici ieri dopo aver lanciato una zuppa di pomodoro sopra I girasoli di Vincent Van Gogh alla National Gallery di Londra e essersi incollate la mano al muro dove l’opera d’arte è appesa. (Qui il video)
L’opera è protetta da un vetro e quindi non ha riportato danni. Gli attivisti, che sapevano di non mettere in pericolo il dipinto, fanno parte dell’associazione Just Stop Oil, che ha spiegato così il gesto:
“La crisi del costo della vita fa parte della crisi del prezzo del petrolio. I combustibili sono economicamente inaccessibili a milioni di famiglie che soffrono il freddo e la fame. Non si possono permettere nemmeno di riscaldare una minestra”.
Come ho scritto in passato (è già successo con Botticelli agli Uffizi, con la Mona Lisa al Louvre), questi gesti ottengono il massimo della visibilità con uno sforzo relativamente minimo: basta avere la faccia tosta di avvicinarsi alle opere d’arte più belle e amate della storia e assaltarle. E infatti i casi si replicano settimana dopo settimana. Ha senso? Io continuo a credere che siano inutili e dannosi alla causa, perché tra Van Gogh, Botticelli, Leonardo e, dall’altra parte, gli attivisti… chi vorrebbe mai schierarsi contro l’arte?
Non lo dico con spirito bacchettone, ma ben consapevole dei meccanismi della narrazione collettiva: chi sono i buoni, e chi sono i cattivi della storia? Difficilmente esci dalla parte della ragione se ti metti contro la bellezza.
E questo in generale credo sia uno dei problemi di chi vuole si mobilita per l’ambiente: la difficoltà a trovare i giusti nemici. Perché purtroppo non si può chiedere la messa al bando dei combustibili fossili prendendosela con un quadro, sperando che si capisca immediatamente e universalmente il senso dell’operazione. È vero, la comunicazione è cambiata, la società è liquida, e immagino che ci sia chi solidarizza con gli inzuppatori; ma alla fine noi esseri umani vogliamo capire una cosa sola al volo: chi sono i buoni, chi sono i cattivi, con chi schierarsi.
Io credo che la strategia sia da rivedere (do uno spunto: lanciare la zuppa sui grandi ricchi del Pianeta che non pagano abbastanza tasse) e forse è da rivedere anche la copertura che media e giornalisti (me compreso) danno a questi gesti. Durante le partite di calcio trasmesse in tv da ormai decenni non si inquadrano più gli invasori di campo, per evitare che la moda si diffonda. Forse d’ora in poi dovremmo fare così anche con chi attacca le opere d’arte.
👧☢️ Greta Thunberg ha detto una cosa sul nucleare, tutti sono impazziti
A proposito di media! Questa settimana Greta Thunberg li ha fatti impazzire. No, non ha detto che è favorevole al nucleare; ma non ha nemmeno detto che è contraria. Ha detto una cosa più sfumata, anche se i giornali ne hanno subito fatto una questione di tifo e schieramenti.
Su La Stampa abbiamo tradotto parola per parola l’intervista andata in onda sulla tv pubblica tedesca Ard, ecco il momento in cui l’attivista svedese parla dell’argomento (in neretto le domande della giornalista):
Attualmente in Germania stiamo discutendo se sia meglio tenere in funzione più a lungo le centrali nucleari invece di quelle a carbone. Cosa ne pensa?
«Personalmente, penso che sia una cattiva idea affidarsi al carbone finché le altre sono ancora in piedi. Ma naturalmente si tratta di un dibattito molto acceso».Ma per il clima: le centrali nucleari sarebbero la scelta migliore, almeno per ora?
«Dipende! Se sono già in funzione, credo che sarebbe un errore spegnerle e focalizzarsi sul carbone».E dopo? Chiuderle o meno?
«Dipende da cosa succederà».
In sintesi: dove c’è, il nucleare sarebbe meglio rimanesse ancora un po’, in attesa di tempi migliori. E io non posso che aggiungere: te l’avevo detto che il nucleare era l’elefante nella stanza e dovevamo essere pronti a parlarne.
🐝🦒 Perdiamo specie animali a velocità mostruose
Numeri da sapere, e se hai tempo, anche da approfondire. Secondo un nuovo rapporto del Wwf, negli ultimi 50 anni la popolazione di animali selvatici si sarebbe ridotta in media del 69% in tutto il mondo a causa dell’attività umana, con picchi del 94% in America Latina e Caraibi. Il rapporto si chiama Living Planet Report 2022 ed è stato pubblicato in vista della Cop 15 in programma in Canada dal 5 al 17 dicembre (da non confondere con la Cop sul clima, la Cop 27 in Egitto). Il dato va preso con le dovute precauzioni: il trend è chiaro, ma “contare” le specie viventi non è così semplice, come spiega questo articolo de Il Post. Nel rapporto Wwf, però, rende chiaro il percorso da intraprendere: “Serve un accordo globale per invertire la perdita di biodiversità”, che deve aggiungersi agli accordi per contrastare il cambiamento climatico.
Perdiamo animali selvatici e biodiversità perché deforestiamo, inquiniamo, costruiamo, distruggiamo o interferiamo negli habitat naturali. Il nostro impatto non dipende solo dal fatto che siamo tanti: con più attenzione e politiche di salvaguardia delle aree naturali e di rewilding (ripristino delle specie) più accurate, potremmo invertire la rotta, come già accade in alcuni luoghi specifici.
📰 Rassegna verde
L’Onu lancia l’allarme: tra soli 14 anni sciare a Cortina potrebbe diventare impossibile (Repubblica)
In Grecia, per qualche ora, l’intero fabbisogno energetico è stato coperto da energie rinnovabili (Lifegate)
Salvi cinghiali e maiali della Sfattoria degli Ultimi: il Tar del Lazio annulla l’ordine di abbattimento (Corriere)
“Mense per il clima”: una campagna per cambiare le mense universitarie in Italia (EssereAnimali)
La onlus Survival ha pubblicato una “Guida per decolonizzare il linguaggio nella conservazione”. Molto interessante, disponibile online gratuitamente.
Anche la natura ha bisogno di un avvocato (La Svolta)
📸 La mia foto preferita
Ci sono tanti begli scatti tra i vincitori appena annunciati del Wildlife photographer of the year. Puoi vedere la gallery qui, ma io mi sento obbligato a mostrarti la foto del mio animale preferito, la rana. Questa immagine si intitola “Tree Frog Pool Party”: mostra delle femmine di rane degli alberi in Costa Rica e il loro enorme deposito di uova.
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Se sei arrivat* fin qui sotto, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. La newsletter esce ogni sabato, feste incluse. Nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Da quando mi occupo di ambiente, ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, prodotto da Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (2022, Onepodcast/La Stampa).
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