«E questo dove diavolo lo butto?»
🌍 Il colore verde #58: Junker, l'app che ti dice dove e come gettare gli imballaggi per fare migliorare la tua raccolta differenziata (e quella italiana)
Il colore verde è una newsletter settimanale sulla crisi climatica e la sostenibilità. Esce il sabato e iscriversi è gratis.
👋 C I A O. Siamo tanti di più della scorsa settimana, alè! Se arrivi per la prima volta funziona così: ogni sabato un approfondimento da leggere in 3 minuti e, a fondo mail, tanti link per agire e conoscere.
Ti ricordo che oltre alla newsletter faccio un podcast bisettimanale: qui l’ultima puntata.
L’app di cui non hai mai sentito parlare ma di cui non potrai davvero più fare a meno si chiama Junker (pronuncia per i meno pratici dell'inglese: giancher).
Cosa fa? Risponde all’eterna domanda che ci poniamo di fronte ai secchi della raccolta differenziata: «E questo dove lo butto?». Apri Junker (diponibile su tutti i device), che ha un’icona con una zebretta, inquadri il codice a barre del prodotto e zac, compaiono tutte le indicazioni. Tappo qui, bustina là, e via così.
So che suono iper-entusiasta, ma da anni provo a stare al passo con la differenziata: ne esco sempre sconfitto da informazioni parziali, regole diverse da comune a comune (persino da quartiere a quartiere!), imballaggi incomprensibili e comunicazioni impossibili.
«Oltre al sacchetto dove buttare l’imballaggio indica il punto giusto in cui conferire il rifiuto, che sia il cassonetto stradale o il bidone per la raccolta porta-a-porta» mi spiega Noemi De Santis, co-fondatrice insieme ad altri 4 soci di Giunko, la società che ha sviluppato Junker. «Ci sono anche la mappa delle piazzette ecologiche, gli orari della raccolta porta a porta, e altre informazioni locali». Anche se tutte le principali città sono “coperte” dall’app, le informazioni più complete si trovano nei 1000 comuni dove l’app è consociata con il municipio o con la società di raccolta dei rifiuti.
Junker è attiva da cinque anni.
Oggi nel database sono presenti 1,5 milioni di prodotti, ma ancora la ricerca non è finita. Se qualcosa non è presente (a me è successo con un vasetto di una salsa piccante cinese), gli utenti possono segnalarlo: un buon 30% dei prodotti “schedati” arriva da segnalazioni dei singoli.
Dallo scorso settembre l’Italia ha recepito una legge europea che obbliga i produttori a includere, nell’imballaggio, l’indicazione dei materiali usati e come questi debbano essere smaltiti. A volte, l’avrai visto anche tu, questa “etichetta parlante” è molto precisa, ma altre volte crea confusione. «Ci sono produttori che non vogliono rischiare errori e allora rimangono generici. Ma le persone fanno fatica a districarsi tra simboli e numeretti», mi spiega Noemi illustrandomi uno dei paradossi più classici.
La carta forno non è riciclabile, e va nell’indifferenziato, ma secondo la normativa prende l’etichetta di “PAP 22”, che include delle carte riciclabili: il rischio è che le cose si confondano. Un altro problema ricorrente? Il tetrapak, che in certi comuni va nelle carta e in altri no, e così sulla confezione è indicato come imballaggio “misto”.
Anche per evitare questo problema Junker ora, dopo aver raggiunto utenti (1,7 milioni in Italia) e comuni, vuole andare dai produttori, proponendo un’Etichetta Ambientale Digitale: un codice sull’imballaggio che, una volta inquadrato con un telefonino, rimanda a una scheda digitale con le informazioni aggiornate.
Ma allarghiamo l’orizzonte: come va la raccolta differenziata in Italia?
Un po’ bene, un po’ male: in media ricicliamo il 61,69% dei rifiuti, ovvero 6,5 tonnellate di materiali: un dato in crescita del 3% rispetto al 2019, ma ancora lontano all’obbiettivo del 65% che ci eravamo dati per il 2013. C’è poi ancora tanta differenza Nord-Sud: in Veneto la media è del 75%, in Sicilia del 38%, dove – c’è da dire – incide anche lo scarso impegno di chi si trova in villeggiatura.
In Europa ci piazziamo circa a metà classifica, ma siamo i primi per quantità di rifiuti riciclati sul totale dei rifiuti raccolti, il 79%: insomma non siamo bravissimi a buttare via correttamente i rifiuti – ma, una volta raccolti, i consorzi di raccolta sono bravi a ridare loro nuova vita.
Questo ultimo dato ci racconta quindi un sistema efficiente. Ma c’è ancora tanta ignoranza sul tema.
La differenziata è uno strumento di cittadinanza molto più avanzato di quanto si immagini.
Differenziando agiamo in sincronia con gli altri come se fossimo nello stesso grande alveare. Compiamo una separazione che è impossibile da fare nei centri di raccolta (perché in un cestino unico la carta si bagna, il metallo si unge, il vetro si frantuma e si unisce a mille altri materiali).
Non solo: la differenziata riduce la dispersione di immondizia nella natura e nei mari. È uno strumento di circolarità, anche se molto dipende dal materiale di scarto. La carta è largamente riciclata e riutilizzata; vetro e alluminio lo sono pressoché all’infinito. Va peggio per la plastica, che quando riciclata diventa sempre più grezza. Si parla infatti di downcycling e non recycling, perché la qualità è via via sempre più bassa fino a diventare inutilizzabile.
Ecco perché avere un’app in più nel nostro telefonino è bene, ma produrre un rifiuto in meno è meglio. Lo so, suono come un friulano brontolone: ma è bene ricordarlo, se vogliamo vivere sostenibili, il riciclo è solo uno dei primi gradini della piramide.
🍀 Iniziative verdi
Un corso online sul climate change gratuito: solo per chi risiede/ha domicilio in Lazio.
Hai un’idea per un documentario sull’ambiente? Un concorso molto bello e ricco di WaterBear, il Netflix “verde”
Ultimi giorni per il crowdfunding di Greenaetwork, il “social network per la sostenibilità”. Su Produzioni dal Basso.
🔖 Segnalibri
Notizia della settimana: la sentenza che condanna Shell a tagliare le emissioni di CO2. “Una grande giorno per la Terra” dice Emily Atkins. E ora cosa succederà?
Entro fine 2021 i Paesi del G7 non finanzieranno più il carbone. Su Lifegate
Michael Shellenberger è un ecologista fuori dal coro, anti-apocalittico e ottimista. Riccardo Liguori l’ha intervistato per Linkiesta.
Il dossier di Altromercato (primo in assoluto sul tema) sull’impatto del “commercio equo e solidale” sulla sostenibilità sociale e ambientale.
Recupero un articolo della settimana scorsa di Andrea Federica de Cesco per il Corriere: In mare, una mascherina chirurgica rilascia fino a 173 mila microplastiche al giorno.
In poche parole Giovanni De Mauro su Internazionale spiega come fra qualche decennio la popolazione mondiale inizierà a scendere e cosa questo implicherà.
A proposito di app e perché ne scrivo spesso: lo smartphone è un po’ la nostra seconda casa, dice un nuovo studio (che ho scoperto grazie a Be Unsocial)
E a proposito di smartphone: ha debuttato da pochi minuti la neonata newsletter di Valentina Tonutti dedicata alla comunicazione sui social. Non c’entra con l’ambiente, ma è utile per tutti i nostri post green su Instagram.
💌 Se vuoi aiutarmi
• Condividi la puntata sui social. Se lo fai su Instagram, taggami: nicolas.lozito.
• Fai iscrivere tutti. Amiche e amici, parenti, colleghe e colleghi qui.
• Considera una donazione. Da 5€, 15 o più. Se doni più di 20€, ti aspetta un regalino. Mi aiuteresti a sostenere questo mio progetto editoriale. Puoi donare su DonorBox o Paypal.