Con la testa nella sabbia*
🌍 Il colore verde #162: A Parigi i leader del mondo si son ritrovati per condividere nuove idee per il futuro del mondo. Noi non c'eravamo. Perché l'Italia si nasconde?
Ciao! CHE CALDOOO!
Giovedì sono stato a Roma, ho ritrovato gli studenti del Master di Giornalismo della Luiss che ho seguito un po’ quest’anno — ma quanto bravi sono! — e ho partecipato alla presentazione del prossimo biennio, che partirà in autunno. Io non ho fatto una scuola di giornalismo, e mi sono iscritto all’Ordine alla vecchia maniera (praticantato in redazione), ma invidio molto chi invece ha seguito percorsi didattici specifici per questa professione. Un master non è altro che un acceleratore di esperienze: costa tanto, vero, ma fa conoscere e sperimentare in poco tempo quello che una persona da sola farebbe in molto più tempo. E il tempo, oggi che gli umani si fanno la guerra e il mondo ribolle, vale più del denaro.
Sono orgoglioso di poter trasferire quel che ho scoperto in questi anni di lavoro agli studenti più giovani. Storie vere, raccontate bene: quattro parole per riassumere tutto ciò che conta.
Riflessione da zio finita, via con le notizie, oggi ce ne sono per tutti i gusti. Salta dove vuoi.
⛱️ L’immobilismo climatico del governo Italiano
🤝 Le mezze decisioni del summit di Parigi
🧊 Il Polo Nord si sposta a causa del nostro consumo di acqua
🪙 Una moneta da un euro con tre facce e le bianche scogliere di Dover che si tingono di… strisce climatiche
⛱️ L’Italia mette la testa sotto la sabbia, ancora una volta
Tra giovedì e venerdì si è svolta a Parigi un’importante riunione internazionale tra leader di Stato. I temi sul tavolo? Clima, povertà, sviluppo, cooperazione. In una frase: la sostenibilità del nostro futuro. Non si decideva niente di preciso, ma è stato comunque un evento chiave dell’anno (ti racconto le conclusioni nel prossimo blocco). Diciamo era una di quei momenti da “spirito del tempo”, che influenzano lentamente il sentire comune.
Beh, l’Italia non c’era. O meglio, era rappresentata da Edmondo Cirielli, viceministro degli esteri. C’erano Emmanuel Macron, Urusula Von Der Leyen, Olaf Scholz, Janet Yellen. 40 world leaders. Hanno pure scritto una lettera aperta piuttosto importante: “Una transizione verde che non lasci nessuno indietro” (qui in originale, qui in italiano).
C’erano la premier delle Barbados, che qualche anno fa ha lanciato la Bridgetown initiative per cambiare le regole del debito dei Paesi e rivedere i meccanismi della Banca Mondiale (spiego sotto). Vabbè, hai capito. Meloni non sembrerebbe essere stata invitata per davvero, aveva appena incontrato Macron per conto suo e c’è un po’ di gelo tra i due da mesi, mentre Tajani era occupato.
Altro elemento della storia: qualche giorno prima il Consiglio Affari Energia dell’Unione europea, riunito a Lussemburgo, ha adottato a maggioranza qualificata la Nature Restoration Law. Un importante pacchetto di misure per il ripristino degli ecosistemi, la difesa della biodiversità, la lotta al climate change. Indovina? L’Italia ha votato contro. Le motivazioni che ha dato il nostro ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin sono state un po’ fumose. “Inapplicabile e insostenibile per le categorie interessate, tra cui agricoltura e pesca” si legge nel comunicato. Il ministero sostiene che non sia chiaro se e come l’Europa aiuterà economicamente gli Stati a portare avanti le iniziative che la legge renderebbe obbligatorie.
Terzo tassello: entro il 30 giugno l’Italia dovrebbe presentare a Bruxelles l’ormai fantomatico Pniec, il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima 2030. Un fondamentale strumento legislativo e burocratico che serve a impostare la politica energetica dei prossimi sette anni. Indovina? È ancora tutto per aria e probabilmente alla scadenza non arriveremmo in tempo. Ho già raccontato nelle scorse settimane anche del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc, se sei in fissa con gli acronimi): in bozza dai tempi del governo Gentiloni ma fondamentale per reagire al meteo impazzito degli ultimi anni.
Perché siamo così indietro con i compiti? Da una parte per il gioco delle parti: il governo destra-centro vuole manifestare una certa riluttanza verso le scelte prese dall’Unione europea. In questi giorni stanno litigando profondamente per la ratifica del Mes (Meccanismo europeo di stabilità): manchiamo solo noi e quindi ogni altra nostra mossa dentro l’Ue fa parte del grande braccio di ferro Roma-Bruxelles.
Ma non è solo una questione di tattica politica. La mia impressione è che ci sia una forte miopia strategica. L’incapacità di giudicare le questioni in valore assoluto, e capirne le priorità. Mi sembra, oggi più che mai, limitante prendersi cura dell’Italia, solo dell’Italia, nascondendo la testa sotto la sabbia. Da una parte vogliamo rilanciare la natalità, fare più figli per gettare le fondamenta di un’Italia più forte e popolata, Meloni ce lo ripete ogni giorno (ce l’ha fatto dire pure da Elon Musk!), ma allo stesso tempo il governo pensiamo all’ambiente, al mondo dove questi nuovi italiani dovranno vivere. È paradossale.
Nascondiamo la testa sotto la sabbia, spaventati dagli accordi internazionali, arrabbiati con l’ordine globale, rancorosi con chi prende decisioni sopra di noi, ma agguerriti anche con chi da fuori protesta, manifesta, vive: attivisti, amanti dei rave party, famiglie arcobaleno. Ogni forza politica e ogni governo è legittimato a guardare a destra o a sinistra, alla conservazione o al progressismo, vivaddio è la democrazia, ma tutti dobbiamo guardare avanti. Non solo indietro. Avanti.
(Oggi mi sento davvero lo zio idealista e pedante al tavolo del pranzo di Natale!)
🤝 Cosa si è deciso a Parigi, in 3 punti
Se ascolti Macron, i due giorni di summit Parigi sono stati una piccola rivoluzione. Da tempo si batte – almeno a parole – affinché l’ordinamento internazionale della finanza e della spesa pubblica sia rivisto. Ha detto:
Se guardiamo ai fatti, le disuguaglianze stanno aumentando e la vulnerabilità climatica si aggiunge ai rischi. E il nostro mondo è soggetto a shock sempre più forti. Dobbiamo affrontare uno shock di finanziamento pubblico.
Macron è uno dei primi sponsor della Bridgetown Initiative, lanciata dalla premier delle Barbados Mia Mottley. Mottley spiega bene il problema: nel 1944 gli accordi di Bretton-Woods hanno fatto nascere il Fondo mondiale internazionale e la Banca mondiale, insieme a una serie di meccanismi e regole per gestire la finanza pubblica mondiale. Ma questi strumenti sono ormai superati e soprattutto favoriscono i Paesi più ricchi e sviluppati.
Alla Bbc, Mottley ha ribadito la gravità del momento storico:
“Il cambiamento climatico è una sentenza di morte. E se lo è, sappiamo di doverci muovere con urgenza”.
Le ha fatto eco il presidente brasiliano Lula:
“Fmi e Banca mondiale non funzionano più e non rispondono più alle aspirazioni e agli interessi della società”
Nell’era delle diseguaglianze e dell’emergenza climatica, i patti vanno rivisti, dato che i Paesi più vulnerabili sono anche i più poveri e quelli che hanno inquinato di meno. Allora la Banca mondiale dovrebbe cancellare i debiti o almeno prestare soldi con facilità e senza interessi quando si tratta di finanziare politiche di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.
La finanza climatica – è stato fatto capire a Parigi – non ha bisogno di miliardi di dollari, ma di trillioni (trilione: mille miliardi). Dobbiamo mettercelo in testa.
Idee favolose e davvero rivoluzionarie. Ma la verità che in questi due giorni a Parigi non sono stati fatti grandi balzi avanti. Passetti, piuttosto. Il summit si è chiuso con un mezzo nulla di fatto, come spesso accade in questi frullatori di belle parole.
Qualcosa però è stato buttato giù:
Ci sarebbe crescente consenso per una tassa sul trasporto marittimo che serva a finanziare progetti climatici. Persino gli Usa si son detti aperti, così come la Grecia (primo armatore al mondo) e la Corea del Sud. Se ne parlerà meglio la prossima settimana alla riunione dell’Organizzazione marittima internazionale.
Piccole aperture anche per una tassa sull’aviazione e una wealth tax (una patrimoniale) sulle grandi ricchezze.
Progressi nella sospensione dei pagamenti del debito quando i Paesi vengono colpiti da disastri naturali. Si tratta quelle che in gergo vengono definite Climate Resilient Debt Clauses che “prevedono una pausa nei rimborsi del debito per i Paesi più vulnerabili in tempi di crisi o catastrofe”. C’è da aggiungere, però, che la Banca mondiale si è detta a sospendere la richiesta di pagamenti solo per i nuovi prestiti, non quelli pregressi. La Banca mondiale poi sarebbe pronta a sbloccare 100 miliardi di “diritti speciali di prelievo”: si tratta di fondi che erano stati pensati per servire durante la pandemia, ma che ora saranno dedicati ai Paesi più colpiti dal climate change.
A Parigi erano presenti anche molti attivisti e attiviste internazionali, tra cui le celebrissime Greta Thunberg e Vanessa Nakate. Gli attivisti non sono stati molto buoni con l’evento, e hanno sottolineato quella che per loro è la cosa più importante: “End fossil fuel”, smettiamola di usare combustibili fossili. Tutto il resto viene dopo.
(I miei due cent su questo ultimo paragrafo: non sono d’accordo del tutto. Perché cambiare fonte energetica con lo stesso sistema economico-finanziario significa scongiurare un disastro per buttarci in un altro; quindi bisogna accelerare la transizione energetica ma anche la transizione dell’ordine mondiale)
🧊 L’acqua che pompiamo sposta il Polo Nord di quattro centimetri all’anno
Sì, quando l’ho letto non ho capito subito nemmeno io. Mi spiego, anzi lo lascio spiegare a questo articolo di Green&Blue:
Tutta l’acqua presente sul nostro pianeta fa massa. E noi modifichiamo continuamente questo assetto: non solo contribuendo allo scioglimento dei ghiacciai, ma anche pompando acqua dal sottosuolo e spostandola. Ciò modifica l’asse di rotazione terrestre, di circa 80 cm nel giro di 17 anni, direttamente imputabili proprio allo spostamento di masse di acqua sulla Terra per estrazione dal sottosuolo. A certificarlo è l'analisi pubblicata nei giorni scorsi sulle pagine di Geophysical Research Letters.
Ci sono conseguenze? Beh, la prima riflessione è un’altra: tra le tante cose che combiniamo con il nostro impatto, aggiungiamo pure questa. Benvenuti nell’Antropocene. Il Polo Nord si muove già di suo, in un continuo spostamento che nell’ultimo secolo l’ha spinto sempre di più verso la Siberia.
Sapevamo che negli ultimi anni si stava spostando più veloce del solito, ovvero 55 chilometri all’anno (la velocità che vorrei tenere io quelle rarissime volte che guido) e oggi abbiamo scoperto una delle cause che contribuisce all’accelerazione.
L’altra conseguenza ha a che fare con l’innalzamento dei mari: i dati ci dicono che per il periodo che va dal 1993 al 2010, dalla Terra sono state pompate oltre duemila gigatonnellate di acqua, che poi a un certo punto dalle falde sono finite in mare. Ciò ha provocato l’innalzamento dei mari di circa 6 mm. Ciò si aggiunge all’innalzamento dei mari a causa dello scioglimento dei ghiacci e a causa dell’aumento della temperatura globale dell’acqua, che aumenta il volume del liquido.
🪙Un euro con tre facce per “triplicare il pensiero”
Ti lascio con una buona notizia, o almeno una bella storia.
Per sensibilizzare i propri clienti sull’importante tema della sostenibilità ambientale e dell’importanza della salvaguardia del pianeta, la banca etica belga Vdk ha progettato una moneta molto particolare: è la prima moneta a tre facce.
Perché? Per “triplicare il pensiero”. Quando si parla di senso del denaro, la banca belga ci esorta a considerare i guadagni per se stessi, ma anche per la comunità e il pianeta.
Hanno spiegato così l’iniziativa:
Spesso si dice che il denaro ha due facce. Testa contro croce, profitto contro perdita. Ci siamo chiesti: e se il denaro avesse tre facce, con la terza che rappresenta l’impatto che il denaro può avere sulla società e sul pianeta?
Bello!
📰 Notizie, letture, sguardi
Le bianche scogliere del Dover si colorano con le strisce climatiche, la visualizzazione dell’aumento della temperatura media nel corso degli anni a causa del climate change di origine antropica. Bellissime. Oltre alle strisce è comparso un messaggio, “Start a conversation about climate change”, che mi sembra una delle azioni più radicali che possiamo fare oggi: “Inizia una conversazione sul cambiamento climatico”. Con chiunque, ma fallo.
Il futuro delle città viaggia a 30 chilometri orari (Internazionale/Essenziale)
Il coraggio politico di Bologna sui trenta all’ora e Milano che prende appunti (Linkiesta)
Il colosso chimico 3M pagherà 10 miliardi per inquinamento acque con Pfas negli USA (Sole24Ore)
Il video della Nasa che mostra il Pianeta avvolto nell’anidride carbonica (RaiNews)
Processo al clima: ho dialogato con il rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, il direttore del Dipartimento di Ingegneria ambientale del PoliTo, Francesco Laio, e Elisa Palazzi, climatologa dell’Università di Torino. 30 minuti sul sito de La Stampa, nuovo format che avrà altre puntate. (La Stampa)
A Brescia il 30 giugno apre la mostra del fotografo Roberto Mor dedicata alla riforestazione in Guatemala. Roberto è stato mio compagno di viaggio (e stanza!) l’anno scorso quando raccontavo i progetti di ZeroCO2, ora ha fatto un lavoro meraviglioso. Se passi di lì, merita, se sei lontano invece seguilo sui social, che è tosto.
📸 La mia foto preferita
Paving the Way, farsi strada, la vista aerea di uno squalo che si muove attraverso un banco di pesci menadino. Fotografia di Joanna Steidle, realizzata al largo della costa di Southhampton, Usa, nell’estate 2022. La foto è tra le vincitrici del Drone Photo Awards di Siena, bellissimo concorso ora in mostra nella città toscana. Qui tutte.
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La comunità de Il colore verde ha un bosco di 250 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
Tengo il corso “Progettare una newsletter” per la Scuola Holden. Il nuovo ciclo è già partito, ma ti avviso quando si riapriranno le iscrizioni. Segnalo anche il corso “Cronache dal Pianeta Terra”, che farò quest’estate per Scuola Holden e Fronte del Borgo. È pensato per docenti (dal 28 giugno, 8 lezioni).
Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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