Il prezzo della guerra
🌍 Il colore verde #99: Dopo quasi venti giorni di conflitto il discorso si è già spostato: dimentichiamo i morti e ci interessa il costo della benzina
L’hai notato anche tu? Dopo una decina di giorni di discussioni sulla guerra in Ucraina e le scelleratezze di Putin, ora il tema più discusso è quello dei rincari che dobbiamo pagare. Bollette, benzina e addirittura le materie prime per gli alimenti.
Per alcuni è un gran fastidio, per altri un vero e proprio problema quotidiano, per altri ancora è il segno che… ce la siamo cercata. La guerra dovrebbe essere una grande occasione per tacere e riflettere, ma fin troppi fanno l’esatto contrario: parlano e non pensano.
La questione dei rincari, al di là delle polemiche, è un passaggio chiave del conflitto. Va letta in chiave geopolitica: per punire davvero la Russia, dobbiamo smettere di comprare i beni più importanti che ci offre, ovvero gas e petrolio. Questo significa privarci di un motore importante della nostra economia. Il dato lo conosciamo a memoria, l’Europa importa il 40% del gas che usa dalla Russia (e l’Italia viaggia sulla stessa media, come spiega molto bene questo articolo di domande e risposte di Repubblica).
Siamo così costretti a trovare un’altra soluzione. Nel breve periodo: gas proveniente da altri Paesi, nel lungo periodo un’indipendenza energetica basata sulle fonti rinnovabili. Tommaso Perrone nella sua newsletter “Il climatariano” ha spiegato molto bene la questione, e ti rimando al suo articolo per approfondire. Come anticipavo la scorsa settimana, la Commissione europea ha annunciato che l’obiettivo è rendersi indipendente dalle fonti russe entro il 2027: il piano si chiama RePowerEU. Cinque anni sono tantissimi.
Mai come in questa settimana i leader europei e mondiali si sono schierati dalla parte delle energie rinnovabili: la guerra li ha convinti più in fretta della scienza, e questo mostra ancora una volta come noi esseri umani siamo in grado di fronteggiare crisi nel breve periodo ma fatichiamo a programmare azioni che abbiano effetti lontani nel futuro.
Ma oggi la riflessione che voglio fare io è un’altra. La guerra è anche economia, la guerra è anche geopolitica, la guerra è anche conseguenze a catena che colpiscono chi - come noi italiani - è lontano dal fronte. É anche conversazione e dibattito: ne scrivono i giornali, se ne discute nelle maratone tv con tanto di analisti militari che si eccitano a muovere carrarmatini sulle mappe, ne parliamo al bar tutti noi per giorni e giorni.
Ma la guerra è soprattutto guerra. Ed è l’invenzione umana più terribile di tutte. Non c’è mai un prezzo troppo alto da pagare per fermare una guerra.
Ammetto che dopo quasi tre settimane di conflitto il dolore, la tristezza e l’orrore mi stringono in una morsa da cui è difficile sfuggire. Allora per chiudere questa puntata mi affido alle parole del presidente Mattarella, pronunciate l’8 marzo al Quirinale.
L’indifferenza di fronte all’arbitrio, alla sopraffazione è uno dei mali peggiori. In gioco non c’è soltanto la già grande questione della libertà di un popolo, ma la pace, la democrazia, il diritto, la civiltà dell’Europa e dell’intero genere umano.
Non è tollerabile – e non dovrebbe essere neppure concepibile – che, in questo nuovo millennio, qualcuno voglia comportarsi secondo i criteri di potenza dei secoli passati; pretendendo che gli Stati più grandi e forti abbiano il diritto di imporre le proprie scelte ai paesi più vicini, e, in caso contrario, di aggredirli con la violenza delle armi. Provocando angoscia, sofferenze, morti, disumane devastazioni.
Va fermato - subito, con decisione – questo ritorno all’indietro della storia e della civiltà.
Opporsi – oggi – a questa deriva di scontri e di conflitti comporta dei prezzi; potrebbe provocare dei costi alle economie dei Paesi che vi si oppongono, ma questi sarebbero di gran lunga inferiori a quelli che si pagherebbero se quella deriva non venisse fermata adesso.
📰 I link
• Stop all’inquinamento da plastica nel 2024. Si è conclusa a Nairobi l’assemblea dell’Unep, l’organo dell’Onu dedicato all’ambiente. 173 Paesi hanno approvato una risoluzione che potrebbe essere tanto importante quanto gli accordi di Parigi del 2015: entro il 2024 stillare un documento che vieti e regoli l’inquinamento da plastica. (Linkiesta)
• «Vogliamo riforestare le città e le periferie». Nasce il manifesto green di ‘Selva urbana’, onlus che ha contribuito a creare già 30 nuove foreste in Italia. Educazione ambientale, responsabilità, volontariato e investimenti. (Corriere)
• L’aria troppo inquinata delle città riduce di 20 mesi le nostre vite. Il dato di due nuovi studi internazionali: oggi smog e tossicità dell’aria (anche tra le mura domestiche) sono la quarta causa di morte al mondo. (Guardian)
• Linee rosse. Un grafico multimediale da far vedere a tutti per far capire quanto sta aumentando la temperatura globale. (Bonpote/Instagram)
• Balene volanti sulla città. “Undicesimo comandamento” è un libro illustrato che immagina cosa può accadere quando l'uomo sfida la natura (Il post)
👇 La foto più bella
La foto che mostra il gioco di squadra di queste tre formiche rosse di Singapore dovrebbe essere il nuovo poster motivazionale in ogni classe, ufficio e soggiorno del mondo. Lo scatto è di Chin Leong Teo e ha vinto una delle categorie del “World Nature Photography Award 2021”. Qui la gallery completa.
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Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza. Ho fatto anche un podcast: Climateers, sulle pionieri e i pionieri dell’ambientalismo. Se vuoi darmi una mano:
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