Il prato più brutto al mondo
🌍 Il colore verde #189 Un concorso ha premiato un giardino arido della Tasmania, per ricordarci che acqua e biodiversità sono più importanti delle nostre abitudini
Ciao!
Questa newsletter arriva a 6.164 persone (+106 rispetto sabato scorso). Siamo tantissimi e santo cielo se sono felice di essere qui.
Oggi ho provato a essere più breve, non credo di avercela fatta. Però è una puntata più ottimista del solito. È già qualcosa, dai :)
5️⃣ Le notizie della settimana
Il ghiaccio della Groenlandia si scioglie più veloce del previsto
La calotta glaciale della Groenlandia, la seconda più vasta al mondo, ha perso circa 5.091 chilometri quadrati di ghiaccio dal 1985. Il dato proviene da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. La calotta si è ridotta in media di 218 chilometri quadrati ogni anno a partire dal gennaio 2000. Ogni ora perde 30 milioni di tonnellate di ghiaccio all’ora.
— Un dato per capire la preoccupazione: lo scioglimento è del 20% superiore di quanto credevamo.
Nel comitato organizzatore di Cop29 si erano dimenticati le donne, hanno provato a rimediare
A inizio settimana l’Azerbaigian, che ospiterà la prossima conferenza sul clima a fine anno (la Cop29), ha annunciato i membri del comitato organizzatore: 28 uomini, zero donne. Negli Emirati l’anno scorso le donne formavano addirittura il 63% del tavolo di lavoro.
Ovviamente appena la notizia ha fatto il giro del mondo è scoppiata la polemica. Il governo ha rivisto le nomine e aggiustato il tiro: ai 28 nomi iniziali vengono aggiunti altri 13 nuovi membri, 12 donne e un uomo. La settimana scorsa segnalavo che il presidente di Cop29 è il ministro dell’Ambiente del Paese, che per quasi 30 anni ha lavorato per la compagnia petrolifera di Stato.
— Per inquadrare storicamente la questione: in 30 anni di Cop, solo 5 volte la presidente dei lavori è stata una donna.
Gli scienziati europei chiedono all’Ue di non fermarsi ora con il Green Deal, ma con le elezioni di maggio tutto è a rischio
Prepariamoci, perché le elezioni europee di maggio saranno uno spartiacque per le politiche climatiche dell’Unione europea. Il campo di battaglia si sta formando. Da una parte chi vorrebbe salvare il Green Deal, e anzi in questi mesi spingerlo verso obiettivi ancora più ambiziosi; dall’altro le forze conservatrici che vorrebbero rallentare la transizione.
Secondo quanto riporta Politico, la Commissione europea vorrebbe alzare l’asticella della riduzione delle emissioni: -90% per il 2040. L’obiettivo è in linea con quanto chiede l’European Scientific Advisory Board on Climate Change, un organo europeo indipendente che fornisce pareri e consulenze scientifiche alla Comissione e ai Paesi membri. L’ente si è appellato ai politici europei per far sì che non abbandonino ora il percorso avviato con il Green Deal. In un report lungo 150 pagine ha chiesto che si faccia molto di più proprio ora che l’Europa sta per votare per rinnovare il Parlamento.
Ma nel frattempo: 1. Nelle bozze del programma elettorale del Partito popolare (di cui fa parte anche Ursula Von Der Leyen) appare chiaro il disinteressamento per le questioni ambientali, con la richiesta specifica che venga eliminato il divieto di produzione di auto con motore benzina o diesel (previsto per il 2035); 2. Disinteressamento, oppure chiara opposizione, che ritroveremo in molte campagne elettorali qui da noi così come in altri Paesi; 3. I partiti dovranno anche rispondere in qualche modo alle tante proteste degli agricoltori in Germania e Francia, così come ci sono state nei Paesi Bassi, che mostrano una certa sofferenza verso le imposizioni europee. Potrei andare avanti per ore su questo argomento ma mi fermo. Ne avevo scritto lo scorso luglio su La Stampa se vuoi approfondire un po’.
— Il Green Deal è in pericolo (Hufftington Post)
John Kerry non sarà più l’inviato del clima per gli Usa
A proposito di elezioni, John Kerry non è più l’inviato speciale sul clima del governo americano: ha annunciato che lavorerà alla campagna elettorale per la rielezione di Joe Biden. E da Davos ha lanciato un messaggio: «L’esito delle presidenziali americane determinerà il destino del mondo nella lotta al cambiamento climatico». (Verissimo, conoscendo il rapporto tra Trump e l’ambiente).
Il giornalista Ferdinando Cotugno su Instagram ha condiviso una riflessione:
«Con l’addio di John Kerry al ruolo di inviato per il clima si è chiusa un'epoca della diplomazia climatica. In pochi mesi avevano lasciato anche Frans Timmermans (Ue) e Xie Zhenhua (Cina). […] Sono stati i campioni dell'incrementalismo, grandi ambizioni verbali e piccoli progressi. Sono stati dei moderati conservatori climatici, hanno provato a puntellare e correggere il sistema senza mai metterlo in discussione». → Continua qui.
Perché fa così freddo se c’è il cambiamento climatico?
Lo spiega molto bene il mio collega Ugo Leo in questo articolo su La Stampa. Per chi va di fretta, basta capire questo grafico sul vortice polare:
Con un Pianeta più caldo ovunque, il vortice polare – che è una zona di bassa pressione che si concentra sul Polo Nord – diventa più debole, indebolendo a sua volta la corrente di aria fredda che circonda il Polo. La corrente rallenta, e inizia a oscillare, con onde che arrivano anche in punti abitualmente mai raggiunti (vedi le nevi in Texas o a Foggia, come è capitato proprio oggi).
♻️ NON PUOI PERDERTI…
“Se 30 chilometri all’ora vi sembrano pochi”, un editoriale di Riccardo Luna sulla mobilità nelle nostre città, a partire dall’impegno di Bologna. Da leggere con questa cartina allegata:
🔎 LA STORIA: Il prato più brutto del mondo è in Tasmania
La migliore storia di gennaio è qui. Guarda questa foto:
Ritrae Kathleen Murray nel più brutto prato del mondo. Lei è una donna australiana, vive nella regione della Tasmania e dove si trova non arriva abbastanza acqua per irrigare i terreni.
Se la vedi sorridente un motivo c’è. È orgogliosa di aver vinto il primo premio del concorso per “Il prato più brutto del mondo”. Si tratta del World’s Ugliest Lawn 2024, un concorso creato due anni fa a Gotland, in Svezia, per incoraggiare le persone a conservare l’acqua in un’epoca di incertezza climatica.
Una provocazione, certo, ironica e divertente — ma anche un modo per riflettere sull’importanza delle risorse idriche. Quest’anno la competizione è diventata globale, con iscrizioni dal Regno Unito, dalla Germania, dalla Francia e finanche dagli Stati Uniti: bastava mandare una foto per poter essere giudicati.
«È l’esempio più bello del prato meno attraente per la causa più degna del mondo: la conservazione dell’acqua. Questa è la genialità di questa competizione. Usare l'umorismo per far luce su un argomento così serio. E premia coloro che sono disposti a proclamare con orgoglio che il loro è il prato che merita gli sguardi disgustati dei vicini. Un applauso da tutto il mondo».
Al Washington Post Kathleen ha raccontato che ha smesso di curarlo nel 2016, e ciò ha attratto numerosi animali dell’area. I buchi che vedi nella foto sono infatti scavati dai bandicoot, i “ratti-maiali” tipici della Tasmania (quelli di Crash Bandicoot, per intenderci con i nostalgici del gioco per Play Station).
La donna ha detto:
«Dal 2016 guardare cosa accade intorno al prato è diventato un intrattenimento quotidiano. Mi trasmette una gioia nella mia vita che nessun abbonamento a Netflix potrà mai darmi».
Certo sta cambiando molto la percezione di prati e giardini in tutto il mondo occidentale. Stiamo abbandonando l’idea del pratino inglese borghese, e finalmente abbracciando una versione più libera del verde. Meno precisione, più natura.
Alcuni esempi: non so se ricordi questa puntata dell’anno scorso sul No Mow May, “A maggio non sfalcio”, il movimento per restituire biodiversità ai nostri prati. E poi c’è anche chi fa Botanarchy, anarchia botanica, seminando o coltivano illegalmente in aree verdi pubbliche con l’obiettivo di salvare specie altrimenti perdute (Bellissima questa storia sul Guardian).
Per tutti quelli che non hanno il classico pollice verde ma amano comunque la natura c’è nuova speranza per nuove idee e nuove strade. Con un pensiero sempre in testa da oggi: se ogni progetto fallisce, c’è sempre il World’s Ugliest Lawn. Ahinoi non si vince molto: il premio è solo una maglietta, quella che Kathleen indossa nell’immagine. Gli organizzatori ci tengono a specificare che la t-shirt è preowned, usata, per non sprecare risorse.
📸 LA MIA FOTO PREFERITA
Persino il nome di questo animale è meraviglioso, qualsiasi opzione si scelga: gatto tigre (Leopardus tigrinus), conosciuto anche come tigrillo, oncilla o cunaguaro.
È grande come un gatto, ma come vedi ha occhi più grandi (perché caccia di notte) ed è più slanciato. Si trova nelle foreste in Centro e Sud America. L’esemplare fotografato si trova in un rifugio in Colombia, dopo essere stato salvato dai bracconieri che l’avevano catturato per rivenderlo nel mercato nero.
💚 GRAZIE!
Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nata nel marzo 2020 e la curo io, Nicolas Lozito, friulano, 33 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. La newsletter ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 250 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
Insegno alla Scuola Holden di Torino e al Master di giornalismo della Luiss di Roma. Tengo anche dei corsi aperti, come “Progettare una newsletter” per Holden Pro.
Ho curato anche quattro podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), Verde speranza (Onepodcast/La Stampa) e Moltitudini (Laterza, 2023).
Se vuoi darmi una mano:
• Condividi la puntata via mail o sui social. Se lo fai su Instagram, taggami: nicolas.lozito.
• Considera una donazione. Mi aiuteresti a sostenere questo progetto editoriale. Puoi donare su DonorBox o Paypal.