Serena Giacomin: Il meteo è ancora troppo vicino all’oroscopo
Il colore verde #35. Serena Giacomin, meteorologa, climatologa spiega cosa sta succedendo in queste settimane di piogge, allagamenti e danni enormi
Meteorologa. Climatologa. Fisica. Divulgatrice. Potresti aver visto Serena Giacomin in tv: è il volto del meteo della società Meteo Expert che lavora con TG5 e altri canali Mediaset. O potresti conoscerla perché è la presidentessa della onlus Italian Climate Network. Classe 1984, lombarda, ha alle spalle una carriera e un percorso di studi enorme.
Dovevamo sentirci per parlare di “Pinguini all’equatore”, ovvero il nuovo libro per ragazze e ragazzi che lei ha scritto insieme a Luca Perri e l’illustratrice Caterina Fratalocchi per De Agostini. Molto acuto, divertente, che usa il pretesto delle pazze fake news sul clima per divulgare verità scientifiche complesse e importanti.
Poi è piovuto (e come mi segnala Giacomin si dice “è” e non “ha”). Tantissimo. A Bitti e poi in tutta Italia. Danni, esondazioni, allagamenti, morti. Allora la prima domanda che le faccio è un’altra: questo maltempo feroce è normale? O sono i sintomi di un cambiamento climatico già avvenuto?
La risposta di Giacomin tiene conto di tre considerazioni: «Una meteorologica. L’autunno è da sempre una stagione critica per le perturbazioni. Arriva dopo una stagione calda, dove si accumula molta energia, maggiore massa di precipitazioni. La seconda è climatica: stiamo vivendo un periodo di “estremizzazione climatica”. In pochi decenni i gas serra prodotti dall’uomo hanno aumentato le temperature medie e gli ecosistemi non si sono ancora adattati. Ma non può diventare una scusa, perché la terza variabile è la più decisiva: l’incuria del territorio, anch’essa causata dall’uomo. Investendo in prevenzione invece che dopo il disastro, si spenderebbe un decimo. Ma non lo facciamo mai».
Giacomin individua le possibili azioni di adattamento: «Ci sono le strategie offensive, ovvero ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera. E quelle difensiva, dove l’uomo si adatta al clima, adatta i paesi, le strade, le città, e impara i metodi di auto-protezione civile per prepararsi ai disastri sempre più frequenti».
Percorrere entrambe le vie significa accettare effettivamente l’emergenza climatica e il crescente rischio idrogeologico. «I negazionisti di professione non sono più il vero problema. Ma ancora oggi molte persone decidono di non affrontare il cambiamento climatico perché così sono più tranquille. Perché il problema non le riguarda direttamente e non vogliono mettersi in azione. Il cambiamento climatico è anche una questione psicologica».
Giacomin lo sa perché da 10 anni cerca i metodi migliori per essere ascoltata. «Oggi rispetto a un tempo non servono più tanti dati, ne siamo già pieni, ma bisogna superare certe barriere e cambiare la cultura. Personalmente cerco sempre una reazione positiva, un miglioramento graduale, proprio perché non ci può essere una soluzione immediata».
Insieme a De Agostini, la climatologa cura un percorso di formazione per docenti sui temi del meteo e del clima: «perché la scuola e gli studenti sono la vera risposta». Ma anche i media devono fare la loro parte. Ancora oggi le previsioni sono vicino all’oroscopo, «e persino a Che tempo che fa, due mesi fa, subito dopo l’intervista a Greta Thunberg che diceva “Ascoltate la scienza” è entrato Paolo Fox a parlare di “previsioni” degli astri. Una doccia fredda».
«La gente si confonde e viene confusa, purtroppo. Non dobbiamo diventare tutti climatologi, ma fare qualche passo avanti certamente sì. Siamo fermi al mito del colonnello Bernacca (primo grande divulgatore meteo sulla Rai dagli anni ’60 in poi). Ma molti ancora non considerano il meteo una scienza. Eppure lo è: sempre più precisa e complessa». Non serve solo a capire se è necessario uscire con l’ombrello, insomma.
Smontarne i miti e capirne i reali significati è decisivo. Giacomin mi offre un’ultima prova. «Prendi l’esempio di “allerta rossa”. I telegiornali dicono “attenzione, domani allerta rossa sul territorio”, magari dopo il passaggio di una intensa perturbazione. Poi l’indomani non piove più e la gente pensa che sia tutto gonfiato, o peggio, schizofrenico. Ma è un errore concettuale grave. Quell’allerta non è un’allerta meteo, quindi potrebbe non piovere quel giorno o il giorno dopo: è un’allerta idrogeologica della protezione civile. Si misura rispetto all’impatto sul territorio, a quanto è a rischio, e quanto sono saturi i bacini idrologici dopo abbondanti precipitazioni intense. Allerta rossa significa che anche quando la pioggia è passata, il rischio è alto e dobbiamo stare attenti».
Quattro rapide segnalazioni di visione/lettura:
• Il riassunto di questa newsletter in una foto? Questa di Michele Lapini, uscita per altro nell’ultimo numero di Internazionale.
• Una ricerca italiana ha scoperto che persino nella placenta umana si possono rintracciare delle microplastiche. Qui un articolo dell’Huffington Post che riassume la ricerca, qui lo studio completo intitolato “Plasticenta”.
• L’altra brutta notizia che rende il 2020 un anno ancora peggiore: la massa di “cose” create dall’uomo (cemento, plastica, metalli), ha ufficialmente superato la massa creata dalla natura (foreste, animali, piante). La massa antropogenica era solo il 3% della biomassa 100 anni fa. Lo studio su Nature.
• Ci siamo: l’Europa ha approvato il “Next generation EU”, il fondo di investimenti per uscire dalla crisi che noi italiani ci ostiniamo a chiamare erroneamente “recovery fund” (quando i nomi fanno la differenza). Tanti miliardi sono previsti per il clima, l’ambiente e l’energia pulita. Soprattutto, l’Europa si è data l’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030.
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