Il mese giusto per provare quella cosa
🌍 Il colore verde #37. É tempo del Veganuary, il gennaio vegano. Ci proviamo anche noi?
Un’illustrazione di Cari Vander Yacht/NY Times
È un anno che non mangio carne. Ho sgarrato tre volte: due ordinazioni sbagliate al ristorante che non volevo rimandare indietro, e una volta per non far dispiacere a un gruppo di amici.
Nel quotidiano la mia dieta è almeno al 98% basata su cibi di origine vegetale. Alcune eccezioni ci sono: ancora fatico a rinunciare alla maionese, una vera droga, o ai gianduiotti. Al ristorante o in pizzeria non sempre mi sforzo di cercare una soluzione vegana.
Dal vivo ogni tanto ne discuto – del fatto che sono diventato quasi-vegano. Non ne ho mai scritto qui, invece, perché ancora oggi mi sembra un tema incendiario.
Ma è gennaio, e forse è l’occasione giusta per parlartene in questi nostri cinque minuti settimanali. Nel Regno Unito, da qualche anno è nato il “Veganuary” – il gennaio vegano. È un’iniziativa che promuove i benefici della dieta vegana e sfida chi partecipa a provare menù “plant-based”, come va di moda dire ora, per tutto il primo mese dell’anno. Iscrivendosi si ricevono materiali e ricette (oltre al sito inglese c’è una versione italiana). Nel 2020 hanno partecipato 400.000 persone (un milione in totale dal 2014) e almeno 600 tra ristoranti e supermercati hanno introdotto per l’occasione prodotti o menù vegani.
Ci sono almeno tre buone ragioni per avvicinarsi alla dieta vegana.
Il tema etico. «Non voglio mangiare nulla che abbia una madre», diceva il conduttore tv americano Fred Rogers, come ho scoperto da poco grazie al film Un amico straordinario con Tom Hanks. Dietro c’è un principio filosofico più profondo: l’anti-specismo. Se vuoi approfondire ti consiglio Vegan del filosofo Leonardo Caffo (Einaudi).
Il tema della salute. Soprattutto in soggetti fragili (sovrappeso, diabetici, alto colesterolo) passare a una dieta vegana fa molto bene. Su Netflix trovi due documentari, Cowspiracy e What the Health: sono a misura degli eccessi alimentari degli americani, ma rendono bene l’idea. So cosa stai pensando e ti rispondo: una dieta vegana totale può portare a scompensi di alcuni componenti che servono al corpo umano. Come la vitamina B12, o il ferro, quindi bisogna alternare bene le pietanze ed eventualmente prendere degli integratori.
Il tema dell’ambiente. Gli allevamenti intensivi producono almeno il 14% delle emissioni di gas serra, tra cui – ma non solo – il famigerato metano prodotto dai processi digestivi del bestiame. In Italia è un problema minore, ma in USA o Asia rappresenta un tema enorme. La questione comprende anche l’aspetto delle risorse: metà della superficie del mondo abitabile è usata per l’agricoltura, di cui tre quarti servono a produrre mangime per gli allevamenti.
Per approfondire l’argomento c’è un libro fondamentale e imperdibile. Possiamo salvare il mondo, prima di cena di Jonathan Safran Foer (Guanda). Lo scrittore propone una dieta dove 2 pasti su 3 sono “plant-based”, con il terzo lasciato libero per latticini, uova o carne. Un sacrificio necessario e collettivo.
Secondo le statistiche di Veganuary, il 38% dei partecipanti al “mese vegano” l’ha fatto per i benefici alla salute, il 37% per questioni etiche, il 18% per questioni ambientali.
La mia scelta di cambiare dieta è nata come esperimento di attivismo ambientale. Un attivismo “frattale”, perché speravo di ridurre, anche se solo di poco, la mia impronta ambientale, e propagare altri cambiamenti. In maniera un po’ francescana, rinunciare alla carne significa ogni giorno dover pensare al motivo per cui l’hai fatto. Ora ho una consapevolezza maggiore, che credo mi stia arricchendo sotto più punti di vista. Gli effetti più importanti sono spesso i più indiretti.
Ecco un selfie che mi sono fatto di recente. (Rodolfo II d'Asburgo come Vertumno in un famoso quadro di Giuseppe Arcimboldo del 1590)
È anche vero che non basta una newsletter per sottolineare tutti i limiti del dibattito sul mondo vegano. L’intransigenza, la ghettizzazione, la scarsa capacità di raccontarsi. Il mondo non può diventare vegano e credo sia sbagliato volerlo. E poi ci sono anche tanti problemi tecnico-logistici: ci vuole più tempo per cucinare e fantasia. Fosse stato per me, avrei mangiato risi e bisi (cioè riso con i piselli) per un anno. Grazie al cielo la mia compagna è vegetariana da tanti anni e sa cucinare qualsiasi verdura in almeno 5 modi diversi. Essere in due aiuta. Buona parte dei problemi si risolve mentre si fa la spesa, è da lì che si propaga il cambiamento. Online, poi, è pieno di ricette (su Instagram c’è Ricette del cavolo). Non tutte prevedono il gommosissimo tofu.
A un anno di distanza non sono improvvisamente diventato più prestante o sano. Non mi sento parte di una setta. Non litigo con chi ordina la fiorentina al ristorante.
Non mi è passata la forfora. A volte prendo integratori, ma senza particolare attenzione. Ho molti meno problemi digestivi e già questo è un miracolo. Però – vuoi l’età vuoi la dieta più ricca di carboidrati – mi è venuta un po’ di pancetta.
Quindi ecco: se a gennaio vuoi provare a mangiare vegano, o se l’hai provato in passato, o se vuoi farlo per tutto l’anno o di più, o se hai consigli per me, sono qui, ti capisco e spero tu mi capisca. Fammi sapere.
Tre segnalazioni di lettura:
In India per aiutare la popolazione locale e ridurre la deforestazione sono nati dei “mutui degli alberi” : piantumandoli ricevi dei finanziamenti, che devi restituire solo se decidi di abbatterli. Meraviglia.
21 previsioni “verdi” per il 2021, una più bella dell’altra. La battaglia sarà riuscire a unire la giustizia ambientale a quella sociale.
Per gli appassionati di Tiziano Terzani (o per chi deve ancora conoscerlo): il figlio Folco ha creato un’edizione speciale di “La fine è il mio inizio” e distribuita gratuitamente come eBook. Tra le pagine c’è tantissima saggezza e amore per la Terra. Un’iniziativa bella e, per esempio a scuola, utilissima.
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