I magnifici sedici
🌍 Il colore verde #161: In Montana un gruppo di giovani tra i 5 e i 20 anni ha fatto causa allo Stato per difendere il futuro sostenibile del Paese. Nel frattempo, Greta si è diplomata
Buongiorno!
Sbaglio o è arrivata l’estate? Oggi vado veloce… Parliamo di attivismo, diplomazia e giustizia. I tanti fronti dell’ambientalismo contemporaneo e le persone che lo portano avanti. Pronti, via, menù. Ma prima, una piccola réclame:
Per i docenti o per chi si occupa di formazione: con la Scuola Holden quest’estate facciamo il corso Cronache dal Pianeta Terra. “Un percorso pensato per chi lavora a scuola e vuole imparare a trasmettere la complessità della questione ambientale”. Inizia il 28 giugno. Si farà i mercoledì sera, online, 8 incontri, 290€. Si può usare la carta docente. Tutte le info qui.
👩🎓Greta si diploma, Fridays for future trova casa a Torino, tornano le vernici sui quadri
⚖️I sedici giovani che hanno fatto causa al Montana per il clima
🤝I negoziati intermedi di Bonn: un fallimento prima di Cop28
👩🎓 Attivismo che cresce: Greta si è diplomata, Ultima Generazione condannata, il ritorno dei quadri
“La lotta è appena iniziata” ha detto la settimana scorsa Greta Thunberg. La giovane attivista venerdì scorso ha scioperato per l’ultima volta. Si è diplomata, e quindi i suoi "skolstrejk” sono ufficialmente terminati. Ora le sue battaglie prenderanno altre forme.
Il movimento globale Fridays for future, ispirato proprio dai primi scioperi dell’attivista svedese, sta crescendo. Il suo impatto mediatico si è certamente sgonfiato, ma questo non significa che i diversi gruppi territoriali si siano persi del tutto. A Torino, per esempio, è nata la prima sede ufficiale italiana del movimento, che ospiterà le attività degli attivisti in città. Ha un bel nome, “Kontiki”, omaggio alla zattera su cui l’antropologo Thor Heyerdahl si imbarcò nel 1947, assieme ad altri cinque esploratori, per attraversare l’Oceano Pacifico.
Ci sono altre due storie dal fronte attivismo che dobbiamo registrare questa settimana, e riguardano i movimenti più radicali/performativi.
Da una parte la condanna in primo grado ai due attivisti di Ultima generazione che lo scorso agosto si erano incollati alla statua del Laocoonte ai Musei Vaticani. Guido Viero e Maria Rosa Ester Goffi sono stati condannati a 9 mesi per reato di danneggiamento: oltre alla reclusione con pena sospesa per cinque anni, dovranno pagare anche 1500 euro di ammenda ciascuno. Ultima generazione ha risposto criticando la sentenza, giudicata “spropositata e assurda”.
Dopo i grandi colpi alle opere d’arte del 2022, gli attivisti sembravano aver messo alle spalle questo tipo di azione (qui una gallery che le ripercorre). Se colpire i quadri ha garantito una copertura mediatica gigantesca, gli imbrattamenti hanno sempre diviso l’opinione pubblica, generando critiche e fastidi.
In settimana però è successo di nuovo: due giovani svedesi hanno sporcato con della vernice il vetro protettivo di un dipinto di Monet, Il giardino dell’artista a Giverny, custodito al Museo Nazionale di Stoccolma. Emma e Maj, così si chiamano le attiviste, fanno parte del gruppo Aterstall Vatmarker (traduzione: “ripristinare le zone umide”, ovvero paludi e acquitrini che tanto fanno in termine di assorbimento di CO2 e difesa degli habitat).
Durante l’azione si sono incollate al quadro e hanno urlato: “la situazione è grave”, “la nostra salute è minacciata”. Per il gruppo “il cambiamento climatico è anche una crisi sanitaria, milioni di persone che stanno già morendo a causa del disastro climatico”. Gli ha risposto il curatore del museo, Per Hedstrom, “il patrimonio culturale ha un grande valore simbolico ed è inaccettabile attaccarlo o distruggerlo, indipendentemente dallo scopo”.
⚖️ Quei 16 ragazzini che hanno fatto causa al Montana per la crisi climatica
Se per un verso l’attivismo sta diventando sempre più adulto, possiamo notare anche un fenomeno opposto: sempre più giovanissimi si sentono in dovere di scendere in campo per difendere il Pianeta. Succede con la causa “Held vs. Montana”, finita in tribunale nello Stato americano, che prende il nome da Rikki Held, la figlia di un allevatore che a causa della siccità e delle inondazioni ha visto uccidere il bestiame della sua famiglia. Rikki, insieme ad altri 15 giovani tra i 5 e i 23 anni, ha fatto causa allo Stato per non aver fatto abbastanza per contrastare la crisi climatica e per garantire un ambiente sano per il loro futuro.
Ecco le loro facce, una a una.
I sedici giovani hanno fatto causa allo Stato americano del Montana sostenendo che le politiche a favore delle fonti fossili stiano minacciando il loro futuro e il futuro dei loro territori. La causa è supportata dall’ente no profit Our Children’s Trust e si appella all’articolo 2 della Costituzione dello Stato, modificata nel 1972, che recita così: “Lo Stato e ogni persona devono mantenere e migliorare un ambiente pulito e sano in Montana per le generazioni presenti e future”.
La causa è finalmente finita in tribunale dopo anni di anticamera: i giovani erano già pronti nel 2020, ma la burocrazia e l’apparato politico (repubblicano) hanno fatto di tutto per rallentare l’avvio del processo e archiviarlo. Per i querelanti, però, lo Stato starebbe anteponendo gli interessi dei combustibili fossili, sostenuta ancora oggi con incentivi e sussidi, a la tutela dell’ambiente. Il Montana è lo Stato del Parco di Yellowstone, ma anche del più grande giacimento di carbone degli Usa e di grandi riserve di petrolio, che oggi sono fondamentali ingranaggi nella macchina economica della zona, impiegando migliaia di persone.
Nel mondo ci sono ormai tante cause climatiche (le famose climate litigation - in Italia ne abbiamo due: una contro lo Stato, una contro Eni), ma questa senza dubbio attira attenzione. Basta leggere le storie dei 16 ragazzi per capire come siamo di fronte a un mondo tutto nuovo.
Scrive Valigia Blu:
Accanto a Rikki Held che dà il nome alla causa ci sono due fratelli che amano cacciare e pescare e raccontano come la foresta su cui fanno affidamento per il cibo si stia deteriorando intorno a loro. C’è un bambino di 5 anni che fatica a respirare perché il fumo degli incendi ha aggravato il suo asma. O una giovane donna indigena che teme che gli effetti del cambiamento climatico faccia perdere alla sua tribù le antiche tradizioni culturali che le hanno permesso di superare guerre e genocidi. Ognuno di loro è stanco dell’inazione dei politici che anzi non solo non sono in grado di mitigare il problema, ma lo peggiorano attivamente.
Grace, una dei magnifici sedici, ha raccontato alla Nbc che il momento più importante della sua vita è stato quando ha chiesto il permesso ai suoi genitori per partecipare alla causa. All’epoca aveva sedici anni. Ora ne ha 19 ed è finita sui notiziari di tutto il Paese, mentre i politici conservatori la accusavano delle peggiori intenzioni. A causa della polarizzazione che colpisce l’America, ora alcuni suoi compagni di scuola la bullizzano, la definiscono “climate nazi”.
Il processo dovrebbe durare due settimane. Il procuratore generale che difende lo Stato ha definito la causa “priva di merito e politicamente motivata, portata avanti da un’organizzazione che vuole imporre la sua agenda climatica autoritaria su tutti noi”. Che effettivamente suona male se vista dalla sua prospettiva, ma che è proprio quello che vogliono fare i sedici: imporre alla politica scelte che vengono rimandate per disinteresse o mala fede da decenni.
Insomma, i bambini si preoccupano più di noi: il piano si è completamente ribaltato. E fatta eccezione per i tempi di guerra, non credo ci sia mai stata una situazione simile nel mondo occidentale, dove i più piccoli sono costretti ad assumersi nuove responsabilità, affrontare sfide e battaglie politiche e sociali, sostenere il peso dell’ansia per le sorti del futuro.
🤝COP28 è a rischio già prima di partire: come son andati i negoziati di Bonn
Rapido aggiornamento da Bonn, in Germania, dove il 15 giugno si sono chiuse due settimane di negoziati intermedi in vista di Cop28, il grande appuntamento di diplomazia climatica che si terrà a novembre negli Emirati Arabi Uniti.
Un riassunto della situazione: tre quarti di fallimento. Avvenire titola: “Cop28 rischia di fallire prima di iniziare”. Per rendere l’idea cito il bollettino dell’Italian Climate Network, intitolato non a caso “Bonn, che fatica”:
A tenere banco per giorni è stata la questione della mancata approvazione dell’agenda dei lavori, base per il lavoro delle due settimane. L’ultimo precedente risaliva al 2013. Alla fine, l’accordo è stato trovato e l’agenda è stata approvata nella serata del 14 giugno, penultimo giorno di lavori. Il processo politico e negoziale ha partorito, per l’ennesima volta, un compromesso che non è piaciuto quasi a nessuno.
È saltato qualsiasi accordo su un programma di mitigazione che tenga traccia dei progressi degli Stati, e non si è riusciti a raggiungere alcun progresso per quanto riguarda la giustizia climatica e il sostegno economico/finanziario ai Paesi più vulnerabili.
“La credibilità del processo è a rischio”, ha detto Simon Stiell, il segretario esecutivo del Unfccc (l’Unfccc è la convenzione delle Nazioni unite che coordina le Cop).
Provando a unire tutti i puntini, sembra proprio che questo tipo di appuntamenti diplomatici stiano perdendo importanza, o forse momentum, incartandosi su stessi. Manca forse la spinta popolare che ha accelerato i negoziati qualche anno fa. Non aiuta certo che, come ho scritto sempre, la scorsa Cop si sia tenuta in un Paese semi-dittatoriale come l’Egitto e la prossima a Dubai, presieduta da un ministro degli Emirati che è allo stesso tempo capo della più grande azienda petrolifera del Paese.
📰 Notizie, letture, sguardi
Apicalisse. L’alluvione in Emilia-Romagna ha ucciso milioni di api (Internazionale, video)
L’Italia è il Paese europeo con più inquinamento da navi da crociera (Green&Blue)
Cosa ci fa un escremento alto 4 metri in spiaggia? È la stessa quantità di rifiuti che gettiamo in mare in 30 secondi (Greenme)
La maggior parte dei lavoratori sfruttati nel mondo del tessile è donna (Lifegate)
Zero morti sulle strade è l’unico numero accettabile (Editorialino di Giovanni Mori, che spero un giorno diventi premier, su Lifegate). Inizia così: Qual è la prima causa di morte in Italia tra i maschi con meno di 50 anni?
Le 5 migliori app per ciclisti (Green&Blue)
La resistenza ucraina passa anche dall’energia eolica (Linkiesta)
La legge europea sul ripristino della natura è salva. Per quanto? (La Svolta)
Mi è piaciuto molto la storia di copertina di Internazionale della settimana scorsa: Le allucinazioni del capitalismo di Naomi Klein. Qui la versione a pagamento in italiano, qui l’originale gratis.
📸 La mia foto preferita
MA CHE TENERO! Un pulcino di cigno si protegge tra le ali della madre. Siamo sul Tamigi nella zona di Windsor.
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La comunità de Il colore verde ha un bosco di 250 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
Tengo il corso “Progettare una newsletter” per la Scuola Holden. Il nuovo ciclo di lezioni è iniziato il 6 giugno, ma ci si può ancora aggregare: 5 incontri serali, una a settimana, online. Con il codice SALONE hai lo sconto del 20%. Segnalo anche il corso “Cronache dal Pianeta Terra”, che farò quest’estate per Scuola Holden e Fronte del Borgo. È pensato per docenti (dal 28 giugno, 8 lezioni).
Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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