Giacomo Castana: «Giardinieri, spacchiamo l'asfalto»
🌍 Il colore verde #46. Giacomo Castana racconta le sue "Prospettive vegetali": ogni spazio verde va conquistato, accudito e difeso
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Un anno fa Il Sole 24 Ore, elencando gli ambientalisti under 35 da tenere d’occhio, ha fatto anche il nome di Giacomo Castana: «il più anticonvenzionale dei biofili».
Con un biglietto da visita così dovevo conoscerlo anch’io. Classe 1991, di Varese, la prima cosa che mi dice è una raccomandazione. (O una battuta?) «Mi raccomando, scrivi Varese, perché tantissimi capiscono “barese”».
Castana è un giardiniere, un divulgatore, un attivista. Un discepolo dell’etnobotanica, una scienza che studia l’intreccio tra uomo e natura. Il suo curriculum è a zig zag, ma il suo percorso chiarissimo: trasformare la nostra idea collettiva di verde.
«Ora intendiamo il giardiniere come una professione che sa mettere mano sulla materia vegetale. Una figura isolata. Io voglio ribaltare questa idea: i giardinieri saranno i maestri del futuro. Se è vero che l’umanità soffre di plant blindess (tradotto: cecità vegetale), allora i giardinieri serviranno a far riaprire gli occhi».
Ma, se mi concedi le semplificazioni giornalistiche, Giacomo non è nato con il pollice verde. Il suo mito fondativo è più articolato.
«Sono stato cresciuto da una famiglia molto attenta al rispetto delle persone, dell’umanità. Ho coltivato questa profonda sensibilità, ma allo stesso tempo sono sempre stato poco socievole, quasi muto. Non sapevo perché e la società non aveva strumenti per aiutarmi. Ho iniziato il liceo classico, avevo la media del due. Sono passato all’artistico. Ma amavo il basket, e come chiunque ami uno sport, ho provato a non abbandonarlo mai: dopo le superiori ho provato Scienze motorie e Fisioterapia.
«A forza di andare a sbattere, mi sono rinchiuso nel web, diventandone dipendente. Cercavo lavoro, ho trovato una prigione. A quel punto è arrivata mia madre, che mi ha detto: “Piuttosto che vederti così, ti mando in America da tuo cugino”.
«Tre mesi a Portland per imparare la lingua e nel frattempo aiutare mio cugino, che là fa il giardiniere. Il mestiere mi ha incuriosito. Al mio ritorno in Italia ho iniziato un corso di giardinaggio alla Fondazione Minoprio, vicino Cantù: fin dal primo giorno ho capito che la mia vita era cambiata. La lezione introduttiva era sugli alberi dalla A alla C. Tornando a casa, sulla stessa strada che la mattina mi era sembrata grigia, ora vedevo mille sfumature diverse di verde. Le riconoscevo distintamente».
(A questo punto della telefonata il mio cuore freddo di friulano si è sciolto un po’).
Dopo la formazione, nel 2019 Giacomo lancia un crowdfunding e gira l’Italia intervistando 260 persone che lavorano e studiano le piante: il risultato è il documentario su Youtube “Botanica per tutti”. (Qui invece il suo sito: Prospettive vegetali)
Ora Giacomo si è concentrato su due battaglie. Da una parte vorrebbe che ovunque, in ogni comune italiano, venisse istituita la figura del “garante del verde”, un amministratore che difende piante e parchi pubblici. (È notizia recente che Milano ne abbia assunti tre).
L’altra missione, invece, è racchiusa in un cortile di Varese. Insieme a un’associazione per i giovani della città, aveva vinto un bando per la formazione di aspiranti giardinieri e la creazione di uno spazio verde – anzi, “un orto sinergico, come lo chiama Giacomo – dove ora c’è un parcheggio. «Ma con la pandemia i soldi si sono più che dimezzati. Così ora che il corso è appena cominciato, abbiamo deciso che la missione sarà anche quella di riuscire a portare avanti una raccolta fondi (qui la pagina di crowdfunding). Una sfida più grande, ma sono sicuro che la nostra squadra riuscirà a spaccare quell’asfalto».
Alla fine Giacomo è davvero un giardiniere? O il suo è un ruolo di raccordo? Gli chiedo cosa “sogna di fare da grande”. «Quello che vorrei davvero è avere un luogo a cui dare vita, coltivandolo e amandolo. Un luogo che si possa anche aprire al dialogo con il pubblico. Ma la lotta per il garante del verde è per me prioritaria. Sui social mi scrivono da tanti paesini, e mi chiedono cosa possono fare, perché alcune giunte comunali decidono di abbattere alberi senza motivo. Ecco, finché questo problema non è risolto, io mi batterò».
In tempi così, anche fare il giardiniere è un atto politico.
Iniziative verdi:
L’8 marzo lascia la mimosa sull’albero. Regala una pianta. Iniziativa dell’Istituto Oikos: si può fare una donazione per un albero in Tanzania (10€), per adottare una tartaruga (30€), per finanziare un pozzo in Mozambico (50€).
Ora che anche i negozi Iper l’hanno tolto dagli scaffali, il fois gras non è più in vendita nei supermercati italiani (almeno 12.800 negozi). Il risultato è stato ottenuto grazie a una lunga e faticosa battaglia dell’associazione Essere Animali: la produzione del celebre fegato d’oca è estremamente violenta.
Il WWF ha presentato la sua campagna ReNature Italy: l’obiettivo è proteggere il 30% del territorio nazionale. L’ha spiegata bene Riccardo Liguori su Linkiesta.
Lista di lettura:
La storia dell’iceberg grande quanto Roma che si è staccato dall’Artico.
Reportage da Chernobyl, dove la natura si è ripresa tutto.
I bitcoin consumano più energia dell’Argentina.
E infine.
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