L'estate delle piaghe climatiche
🌍 Il colore verde #112: Siccità, blackout, incendi, alluvioni e persino le cavallette. Inizia l'estate ed è già apocalisse
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Incipit che si ripetono. Due settimane fa scrivevo “Dopo la pandemia, dopo la guerra, ora la fame”. Aggiungo un altro capitolo all’apocalisse: la siccità.
Benvenuti nell’estate delle piaghe climatiche. L’homo sapiens fa i conti con tutti i suoi limiti e forse per la prima volta nella storia è costretto a tornare indietro. Dopo decenni di progressi senza freni, oggi ci scopriamo più fragili. In balia della natura. Siamo costretti a riconsiderare le nostre necessità: meno acqua, meno energia, meno comodità.
Il 21 giugno, solstizio d’estate, inizierà ufficialmente la “bella stagione”. Ma possiamo ancora chiamarla così?
Nelle vicende bibliche le piaghe d’Egitto erano dieci: quante sono, invece, nel nostro mondo vittima dell’effetto moltiplicatore del climate change? Forse anche di più. Partiamo da quella più discussa in questi giorni.
La siccità
Le foto del Po in secca hanno fatto il giro d’Italia. Come ha scritto il meteorologo Luca Mercalli, basta un numero per capire il problema. La portata del fiume registrata a Pontelagoscuro (Ferrara) è oggi intorno a 300 litri al secondo. In un giugno normale dovrebbero scorrere 1500 litri al secondo. È la secca peggiore dal 1952, ma se settanta anni fa la condizione era eccezionale, oggi è diventata ordinaria.
Ha spiegato Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera:
“Tra il trentennio 1920-1950 e il trentennio in cui viviamo la siccità estrema è cresciuta al punto che l’acqua a disposizione in Italia è calata del 19%”.
125 comuni del Nord Italia hanno dovuto dichiarare la crisi idrica e avviare razionamenti dell’acqua. Qui in Piemonte arrivano le autobotti d’acqua per integrare gli acquedotti dei comuni.
Manca l’acqua perché non piove. E quando la pioggia arriva, è così intensa da causare danni e non permettere un corretto accumulo, né in natura né nei bacini idrici.
I danni ad agricoltura, centrali idroelettriche e turismo sono devastanti: La Stampa ha provato a calcolarli, qui un riassunto. Ogni area d’Italia è colpita in qualche modo: l’Agi ha compilato un elenco regione per regione dei danni provocati dalla siccità.
Ma l’acqua manca soprattutto perché manca la neve. L’estate secca arriva dopo un inverno ancora più secco. La neve è un fondamentale riserva di acqua: sciogliendosi lentamente in primavera ed estate garantisce un flusso continuo di acqua ai fiumi anche in mancanza di piogge. Ma lo zero termico sulle nostre montagne è sempre più alto. Antonello Pasini, intervistato da Repubblica, ha spiegato:
“Se prima lo zero termico era a 1400 metri di altezza e oggi è a 1600, vuol dire che ci siamo persi per sempre quella fascia di 200 metri di neve, che ora scende sotto forma di pioggia e se ne va subito”.
Il caldo
Il caldo registrato in questi ultimi mesi ha già battuto molti record. Ne batterà ancora. In Italia, dove le temperature la prossima settimana supereranno in molte città i 40°C, ma anche nel resto dell’Europa: in Spagna e Francia l’ondata di calore ha fatto toccare temperature mai raggiunge. E negli Stati Uniti soffrono già 60 milioni di persone per l’aumento di temperatura.
Meno acqua e più caldo significa anche rischio desertificazione. Le terre si seccano, la vegetazione muore ed è difficile recuperarla. Alle foci dei fiumi (Po compreso) l’acqua del mare risale sempre più incontrastata, causando la cosiddetta risalita del cuneo salino, cambiando interi ecosistemi e ovviamente mettendo a rischio le colture che necessitano di acqua dolce.
Le alluvioni
Più alta è la temperatura media, più rapida è l’evaporazione dell’acqua di mare: le nubi si formano più rapidamente e si sfogano con altrettanta velocità.
Questo provoca alluvioni improvvise, le cosidette flash flood, incontenibili tanto per la natura quanto per le nostre infrastrutture. Ha fatto notizia la chiusura del Parco di Yellowstone, la più importante area naturale degli Stati Uniti: in tre giorni, hanno spiegato i meteorologi della CNN, è caduta tanta acqua quanta di solito cade in due-tre mesi estivi. Una casa è stata completamente mangiata dal flusso d’acqua di un fiume straripato. Ci vorranno mesi prima di sistemare tutti i danni causati alle strutture del parco.
Le alluvioni hanno colpito anche zone del mondo meno celebri: le piogge in India e Bangladesh dell’ultimo mese hanno causato un milione di sfollati.
Il ghiaccio
Due notizie di questa settimana. Il Nepal è costretto a spostare più in basso il campo base dell’Everest, perché dove si trova ora i ghiacciai si stanno sciogliendo troppo rapidamente e non è più sicuro.
Il ghiaccio è una delle vittime preferite del climate change: bastano un incremento di pochi gradi per trasformare lo stato dell’acqua da solido a liquido.
Una ricerca appena pubblicata ha analizzato l’incremento di temperatura nell’Artico, in particolare nel Mare di Barents, che si trova a nord di Russia e Norvegia. Qui, secondo i dati, la temperatura sale più velocemente che in altri punti del mondo. Se nell’ultimo decennio l’aumento medio globale si attesta sui +0,32°C; nel Mare di Barents arriva a +2,7°C, con picchi di +4°C. Ciò accade perché si genera un effetto feedback: più la temperatura sale, più si scatenano effetti a catena che aumentano ulteriormente la temperatura.
Le cavallette
Il climate change come i Blues Brothers. Ci sono anche le cavallette. La Sardegna è letteralmente invasa dalle locuste: era successo anche l’anno scorso, ma quest’anno sono ancora di più. L’inverno mite e il clima secco le aiuta a proliferare senza freno. Agricoltori e allevatori hanno denunciato il problema, paragonando il problema a un incendio e attribuendo la colpa proprio al cambiamento climatico: i raccolti sono devastati. Secondo Coldiretti quest’anno gli ettari colpiti sono circa 50 mila, solo tre anni fa erano 2 mila.
Gli incendi
E a proposito di incendi: sta iniziando la stagione delle fiamme. Già in queste settimane si registrano grossi incendi in Andalusia, con migliaia di spagnoli costretti a scappare di casa, e negli Stati Uniti, dove bruciano i boschi della California, dell’Arizona e del Colorado.
I blackout
Torniamo in Italia. A metà settimana si sono registrati dei blackout elettrici tra Milano e Torino. Nel capoluogo lombardo, a causa del caldo e quindi dell’accensione dei climatizzatori, si è registrato un aumento dei consumi del 25% rispetto alla settimana precedente. Il caldo non solo fa aumentare i consumi, ma mette sotto stress cavi e impianti: i blackout si verificano soprattutto di pomeriggio, dopo una lunga giornata sopra i 30°C.
Ho fatto un lungo elenco di problemi legati in qualche modo al climate change. Ma le piaghe del mondo sono ancora di più se aggiungiamo all’equazione anche la guerra, che provoca ulteriore instabilità in Europa e nel mondo.
Mi dispiace essere sempre la voce pessimista del sabato mattina, ma siamo messi piuttosto male.
Possiamo fare qualcosa? Credo che la soluzione più immediata ed efficace sia non cadere nei circoli viziosi che queste giornate bollenti ci costringono. Il caldo ci fa consumare più energia elettrica, puntando al massimo i condizionatori; e ci fa consumare molta più acqua per docce fredde e per irrigare giardini e terreni. Le alte temperature ci fanno anche perdere la testa: un tabloid inglese ha festeggiato l’arrivo dell’ondata di calore, “L’Estate più calda di sempre! Farà più caldo che in Italia, è tempo di mettere la crema, gente!”.
Ecco: noi dobbiamo vivere nel mondo opposto a questo. Limitare al minimo i consumi di acqua, spegnere o limitare l’uso dei condizionatori, non farci prendere dal panico. Consapevolezza e attenzione.
📰 I link
• Tanzania. Il governo sfratta i Masai per fare spazio a caccia e safari. La denuncia di Survival International. (Lifegate)
• A Bonn, Germania, si sono tenuti dei negoziati sul clima per anticipare i lavori della Cop27 che si terrà in Egitto. Non è andata bene, e i Paesi hanno litigato sul tema del “loss and damage”, ovvero sul sostegno che gli Stati ricchi dovrebbero offrire per far fronte alle conseguenze del climate change nei Paesi più poveri (e più colpiti). Un riassunto BBC, e il bollettino dell’Italian Climate Network.
• I pericoli della geoingegneria usata contro il riscaldamento climatico. (Internazionale)
• Nel tuo ufficio la senti, l’alienazione acustica? (La Svolta)
• «Fruscio», il bosco sonoro contro lo stress. (Corriere)
• In Groenlandia gli orsi polari imparano a cacciare in assenza di ghiaccio. (New York Times)
• Fatta la legge, trovato l’inganno: alcune banche inglesi fanno finta di essere verdi, ma continuano a investire nelle fonti fossili. (Guardian)
• C’è chi vuole sganciare “bombe climatiche” (Il climatariano)
• Sono stato intervistato da Flavia Brevi per Accendi, magazine della Coop, sui temi del racconto della crisi climatica.
👇 La foto più bella
Un ermellino immortalato in un salto tra le nevi. Siamo sulle Alpi francesi, lo scorso inverno. Lo scatto è di Jose Grandío, tra i vincitori del BigPicture Natural World Photography Competition. Il fotografo ha raccontato che l’ermellino per una buona mezz’ora ha saltellato e danzato tra la neve, all’apparenza molto divertito, per poi ritornare nella tana. Gli altri scatti vincitori del premio qui.
💌 Per supportarmi
Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza. Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
L’anno scorso ho fatto un podcast: Climateers, sulle pioniere e i pionieri dell’ambientalismo, che quest’anno è ripartito con un altro nome, Cambiamenti. Lo trovi su tutte le piattaforme.
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