Ecologisti ai tempi di Giorgia Meloni
🌍 Il colore verde #116: il climate change non va in vacanza. L'accordo sul gas, la rabbia dei giovani, la cassa integrazione per troppo caldo
IL CLIMATE CHANGE NON VA IN VACANZA ;)
Buongiorno!
Sono passati solo sette giorni dall’ultima volta che ci siamo sentiti e a me sembra che nel frattempo sia successo di tutto. Politica, attivismo, economia, geopolitica, meteo: il clima è oggi ovunque. Ecco perché Il colore verde non va in vacanza. Mi troverai come sempre: ogni sabato mattina. Proverò, come sempre, a darti una bussola per attraversare il mare agitato del caos climatico. Da questa puntata e poi per tutto agosto cambierà leggermente il formato: sarà una rassegna commentata.
Con Il colore verde ti ho abituato a un sacco di brutte notizie, lo so. Ed è per questo che ad agosto mi sdoppio: lunedì parte il mio nuovo podcast Verde speranza. L’ho fatto con La Stampa, uscirà ogni giorno da lunedì a venerdì per tutto il mese. 5 minuti a puntata: pillole per superare l’eco-ansia. Sentirai la mia voce, ma anche quella di tantissimi esperti ed esperte “verdi”, che condivideranno la loro ricetta per non perdere l’ottimismo. Trovi il trailer su qualsiasi piattaforma (cerca “Verde speranza”), oppure leggi di più qui. Sono felicissimo di questo progetto, quindi spero possa piacere anche a te.
Detto ciò, ecco cosa troverai nella newsletter di oggi:
🌡️Un focus energetico: dall’aria condizionata nei negozi all’accordo sul gas
🇮🇹 L’Italia ai tempi del climate change: Fridays for future si fa duro, l’ecologismo di Giorgia Meloni, cassa integrazione per troppo caldo
🇺🇸 L’accordo sul clima in USA: Biden finalmente ce l’ha fatta
📌Una lista di letture, ascolti e visioni: la vita di James Lovelock, climate change in tv, balene da salvare
🌡️La sobrietà energetica francese
Liberté, egalité, sobriété. La Francia punta sulla sobrietà energetica, la sobriété énergétique. La ministra della Transizione energetica francese, Agnès Pannier-Runacher, ha annunciato che ai negozi che utilizzano sistemi di raffrescamento dell’aria sarà vietato tenere le porte aperte, con l’obiettivo di risparmiare energia: «L’aria condizionata con la porta aperta non è più accettabile», ha detto la ministra in un’intervista. I gestori di negozi che non rispetteranno il divieto riceveranno multe fino a 750 euro. L’aria condizionata con le porte aperte consuma il 20% in più.
Lo stesso divieto è esteso anche all’inverno per il riscaldamento. Non solo: secondo le nuove regole, i negozi non potranno tenere accese le insegne luminose tra l’1 di notte e le 6.
Anche in alcuni comuni italiani ci sono regole simili, ma siamo lontani da una norma unica. Basta fare una passeggiata in un qualsiasi centro cittadino: sembra che lì il cambiamento climatico, la crisi energetica, la guerra in Ucraina non siano mai successi: tutto procede esattamente come prima. Cartoline pre-apocalittiche.
E non vale certo il ragionamento “ma lasciateci almeno questo, sennò la gente si deprime”. Non sto proponendo di distruggere il commercio, ma solo di… chiudere le porte.
🌡️L’accordo europeo sulla riduzione del gas
Finalmente. I paesi dell’Unione Europea hanno trovato un accordo per ridurre il consumo di gas del 15% tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023, in conseguenza delle riduzioni delle forniture da parte della Russia. La riduzione per certi Paesi, tra cui l’Italia, però scende al 7%. L’accordo è su base volontaria, e starà ai Paesi gestire i piani per la riduzione.
É un accordo importante, nato con fatica, che se ben declinato potrebbe raggiungere due obiettivi: una effettiva riduzione del gas e dall’altra un risparmio energetico che fa bene anche al Pianeta. Ma ci sono molti rischi dietro l’angolo: troveremo fonti energetiche alternative e non inquinanti? I rischi sono dietro l’angolo, come mostra quest’analisi del Ny Times.
Il nostro ministro uscente Cingolani ha suggerito che per raggiungerlo questo inverno dovremmo “diminuire di un grado e ridurre di un’ora il riscaldamento”. A dirla tutta, e riprendendo il discorso sull’aria condizionata, il ragionamento vale fin da subito: perché anche l’elettricità, in Italia, si produce con il gas. Al 44,3%.
🇮🇹 L’ecologismo di Giorgia Meloni e l’ambiente alle elezioni
L’ambiente viene tirato per la giacchetta da tutti i partiti. Mentre caldo e incendi imperversano, e arrivano anche le bombe d’acqua (danni soprattutto nel bresciano), in questa prima settimana di campagna elettorale tanti partiti hanno menzionato in qualche modo la salute del Pianeta, sperando di intascare consensi facili. Ambiente e questione sociale, a detta di Enrico Letta, sono al centro delle proposte del Pd. Calenda propone di “riconsiderare l’utilizzo di centrali nucleari”. Berlusconi ha ripetuto che vuole piantare 1 milione di alberi all’anno, che suona ambizioso ma come ha ricostruito Pagella Politica è poca cosa.
Anche Giorgia Meloni fa l’ecologista. L’ecologismo conservatore della leader di Fratelli d’Italia protegge il paesaggio dagli agenti inquinanti e dai rifiuti, ma poco fa per il clima. Anzi: secondo un focus di Domani, Meloni difende l’industria delle fonti fossili. Un buona immagine per capire il pensiero verde meloniano: “Chi ama la patria, difende l’ambiente”, ovverlo la scritta sui sacchi d’immondizia con cui lei e i suoi ripuliscono piazza e spiagge.
C’è una triste considerazione da fare: i temi verdi sono decisivi soprattutto per l’elettorato giovane, ma l’elettorato giovane conta poco. Infatti è stimabile, con un certo grado di approssimazione, che il 25 settembre si presenteranno alle urne almeno tre elettori con più di 55 anni per ogni elettore con meno di 35 (su L’Essenziale i calcoli). Non so se conoscevi questa proporzione, ma ti farà vedere la campagna elettorale sotto tutto un’altra ottica.
Se vuoi approfondire:
Tira fuori il voto dei giovani ambientalisti (La Svolta)
«Le prossime in Italia saranno le prime elezioni climatiche nella storia del nostro paese» (Valigia Blu)
Tre priorità per queste elezioni: clima, energia e Green Deal (Huffington Post)
🇮🇹 I Fridays for future si sono arrabbiati
“Join the fight, the time is now”, si leggeva ieri sullo striscione più grande della manifestazione conclusiva del raduno europeo dei Fridays for future, che si è tenuto questa settimana a Torino. Un valido riassunto dell’evento: il movimento si è arrabbiato.
L’ha raccontato molto bene Ferdinando Cotugno nei pezzi che ha scritto per Areale, la newsletter ambientale di Domani. Provo a riassumerlo: nel 2019 i FFF riempivano le piazze in maniera colorata e pacifica. Poi hanno provato a entrare nelle istituzioni: nel 2020 con le proposte al premier Conte; l’anno scorso in un incontro con Draghi. Falliti i tentativi di stare allo stesso tavolo, ora la protesta si è fatta più bellicosa e articolata.
Ora FFF dialoga con i sindacati e gli operai (a Torino hanno incontrato il collettivo dei lavorati della Gkn), inscena proteste più piccole ma rumorose, dà voce alle popolazioni oggi più vulnerabili del mondo. Parola d’ordine: climatizzare le lotte sociali.
Questa svolta ha, secondo me, due spiegazioni. Uno: la politica non ascolta e perso per il momento il potere della partecipazione di massa (ieri in piazza c’erano solo un migliaio di giovani), la politica non fa nemmeno più finta di ascoltare. Due: i movimenti ambientalisti si stanno extinctionrebellionizzando (o comunque polarizzando). Mi spiego: negli ultimi anni il gruppo che più ha fatto parlare di sé e di crisi climatica è Extinction Rebellion (sigla XR), che usa metodi di protesta pacifica molto performativi e appariscenti: blocco di piazze e strade, atti artistici, disobbedienza civile spinta. Gli altri movimenti stanno mutuando da XR questo approccio. È quello che viene più ripreso dai media.
🇮🇹 Cassa integrazione per “caldo eccessivo”
Lavorare scalda. Il caldo sta rendendo sempre più fragile il nostro sistema economico: le temperature sono così fuori controllo che l’Inps e l’Inail, istituti di previdenza sociale e lavorativa, hanno dato via libera alla cassa integrazione per “eccesso di caldo”. Le imprese possono chiederne il riconoscimento nel caso il termometro superi i 35°C e le attività debbano essere sospese. E vale anche per le temperature “percepite”. Ma te lo immagini il futuro, se le temperature saliranno ancora? Le fabbriche, i lavori all’aperto, gli stabilimenti.
🇺🇸 Biden ha trovato l’accordo sulle riforme climatiche
Il vecchio Joe ce l’ha fatta. All’improvviso è riuscito, dopo mesi di sbarramenti incrociati, a trovare un accordo per gli investimenti sostenibili e la transizione energetica. Per più di un anno era bloccato a causa dell’opposizione di Joe Manchin, senatore democratico molto conservatore, vicino alle lobby del petrolio e ago della bilancia nella risicata maggioranza al Senato. Il pacchetto di misure “Inflation Reduction Act” ha un valore di valore di 739 miliardi: 369 vanno all’energia e al clima, il più grande investimento di sempre. L’obiettivo dichiarato è ridurre del 40% le emissioni entro il 2030.
L’accordo è al ribasso rispetto ai piani iniziali del presidente americano, ma è comunque un risultato fino a pochi giorni fa impensabile: a un passo dalla pausa estiva e dalla campagna elettorale di mid-term, questa era l’ultima finestra temporale per portare a casa il risultato.
📰 Da leggere
Chi era James Lovelock, lo scienziato dell’ipotesi Gaia morto a 103 anni (Lifegate)
Dieci cose da sapere sul climate change secondo gli attivisti di Fridays for future (Corriere)
I record europei di temperature e incendi, visualizzati con dei grafici chiarissimi (The Guardian)
Da vedere e far vedere!
Rapporto Ispra: allarme sul consumo di suolo (Avvenire)
Nel 2021 in Italia sono stati consumati oltre 2 metri quadrati di suolo al secondo, il valore più alto negli ultimi 10 anni.
Crisi climatica in TV: meno dell’1% delle notizie (Greenpeace)
Le nuove frontiere del bike sharing, secondo l’inventore del bike sharing (Linkiesta)
40 anni fa decidemmo di non cacciare più le balene (Il Post)
Adattarsi male al cambiamento climatico (Il Post)
Il clima che cambia le narrazioni (KMagazine)
Da ascoltare: “L’ultima goccia”, nuovo podcast sulla salute del Po (Chora Media)
Da vedere: In Benin la crisi climatica aiuta la propaganda jihadista (Internazionale)
📸 La mia foto preferita
Un’ape ricoperta di polline si appoggia su di un bocciolo di ibisco, in un giardino botanico di Francoforte, Germania.
💌 Per supportarmi
Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza. Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Sono autore di tre podcast: Climateers (2021, prodotto da Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (2022, Onepodcast).
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