Earth Day 2022: 5 cose che ho imparato
🌍 Il colore verde #105: Ieri la Giornata della Terra ha generato tantissimo rumore "verde", ma ancora troppe iniziative e informazioni si riducono a slogan e pubblicità
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Il 4 maggio esce il mio nuovo podcast, che si intitola Cambiamenti.
10 puntate su altrettanti personaggi che hanno fatto la storia dell’ambientalismo. É stato prodotto da Emons Record. Qui puoi vedere la copertina. Qui puoi ascoltare il trailer su Spotify (ma lo trovi anche sulle altre piattaforme).
Ieri si è celebrato l’Earth Day, la giornata della Terra. Domanda: a te cosa è rimasto? Io, dopo una giornata passata nel flusso delle notizie e dei comunicati, ho capito queste cinque cose.
#1: Un rumore verde sempre più grande
Un sacco di rumore… verde. Pubblicità, post, foto, campagne, eventi. Per molti, individui e aziende, è stata l'’occasione per saltare più o meno meritatamente sul grande vagone della “sostenibilità”.
Oggi più che mai il discorso ambientale è sdoganato. É un tema chiave nelle campagne di marketing e nelle strategie aziendali: se noi vogliamo stare un passo avanti e non farci fregare dobbiamo fare ancora più attenzione.
É fondamentale più che mai non cascare nella trappola del greenwashing, ovvero la strategia di marketing che racconta come “eco” e “verde” anche ciò che non lo è. Basta indagare un po’, e farsi alcune domande: le iniziative raccontate hanno davvero dei benefici, oltre ai benefici che trae l’ente o l’azienda stessa? Hanno un impatto ambientale e sociale concreto?
#2: Ci sono pochissime notizie
La guerra sta monopolizzando l’attenzione dei media mondiali. Non è sbagliato, ma le altre notizie finiscono ai margini. Il Corriere della Sera del 22 aprile 2021 aveva la foto di prima pagina dedicata all’ambiente. La Stampa di un anno fa aveva una sovracopertina tutta sull’Earth Day. Ieri, invece, nelle prime pagine dei principali quotidiani italiani non c’era nemmeno un titolo sull’ambiente. (A parziale scusante, l’ambiente viene trattato negli inserti allegati al giornale e online: Repubblica ha il logo del sito invaso di alberi e animali).
Nei giornali internazionali la situazione non è diversa: il clima e l’ambiente sono grandi assenti, nonostante negli ultimi anni comparivano spesso.
Insomma, quest’anno la Giornata della Terra “non ha dato notizia”: mi sembra un male, perché senza vera informazione credo che non si raggiunga davvero un livello più alto di consapevolezza.
#3: L’arte va alla grande (così come i grandi sponsor)
A Venezia Saype, land artist franco-svizzero che spesso ho citato, ha creato la sua ultima installazione: una zattera galleggiante con il disegno gigante di due mani che si stringono. L’ha dipinta su un prato verde, con pittura biodegradabile, e fa parte della sua serie itinerante “Beyond Walls”: l’ha portata sulle montagne svizzere, in Turchia, sotto la Tour Eiffel come simbolo di pace, speranza e rispetto dell’ambiente. L’opera è stata realizzata insieme a Lavazza, che da anni promuovere la cultura della sostenibilità.
Molte delle opere presenti alla nuova Biennale di Venezia, appena inaugurata, sono ispirate alle ferite del Pianeta e al nostro impatto.
A Milano, Londra e Berlino sono sbucati tre enormi murales ecologici a tema alberi, che mostrano piante e foglie a grandezza naturale. Le opere fanno parte della campagna “We grow trees”, noi cresciamo alberi, di Treedom, la piattaforma digitale per piantare e regalare alberi con sede a Firenze.
Sul fronte internazionale, Google Arts & Culture, piattaforma che ospita e valorizza le opere d’arte di musei di tutto il mondo, ha appena lanciato “Heartbeat of the Earth”, un progetto per raccogliere le opere digitali (foto, video, infografiche interattive) di 10 visual artist a tema cambiamento climatico.
Questi tre esempi mi danno l’impressione che il mondo dell’arte senta sempre più l’urgenza di affrontare il cambiamento climatico: come sintetizzare nuove rappresentazioni e coinvolgere il pubblico? Il tutto per somma gioia dei grandi brand, che finanziando i progetti artistici guadagnano due volte: promuovono la cultura aziendale, sfruttando idee molto appariscenti.
#4: Non bisogna avere paura
L’Earth Day non è una parata. Giornate come quella di ieri (o come il 5 giugno, Giornata dell’Ambiente) devono essere anche giorni di sfide e dubbi. C’è chi dice che “ogni giorno è il Giorno della Terra”. Sappiamo come sia una promessa difficile da mantenere, ma contiene mezza verità: bisogna darsi da fare.
Il doodle di Google, ovvero l’animazione personalizzata che nelle importanti ricorrenze addobba il logo del motore di ricerca, ieri era dedicato ai ghiacciai che si restringono a velocità mai viste. Una scelta coraggiosa, per certi versi. Non è un’illustrazione “carina”, è un’illustrazione che ci ricorda con prepotenza gli effetti del climate change.
Un altro esempio, più piccolo ma altrettanto indicativo: mentre i social ieri sono stati invasi da guide agli acquisti o i gesti sostenibili, lo scrittore Fabio Deotto ha approfittato dell’Earth Day per dire: “Per uscire dalla crisi climatica dobbiamo sbarazzarci del mito della crescita”.
«Siamo così intrisi del mito della crescita e del progresso economico che ci risulta difficile immaginare un sistema diverso. Ma non abbiamo scelta: se continuiamo a usare la ricchezza monetaria astratta come unico parametro delle scelte politiche ed economiche, nel giro di poco finiremo per consumare la ricchezza naturale concreta di cui abbiamo disposto senza remore per secoli».
La lezione mi pare questa: non dobbiamo spaventarci e tirare fuori idee, pensieri e opinioni forti e decise.
#5: Ci sono persone meravigliose, non dimentichiamocelo
In questi giorni ho scoperto storie di persone che fanno cose incredibili. Ho letto la storia dei “Coltivatori di emozioni”, una rete per valorizzare le tradizioni agricole italiane nei borghi italiani. E la storia di Rebalance Earth, la startup che protegge gli elefanti e li rende agenti attivi per la compensazione di anidride carbonica, visto che il loro calpestio di rami e foglie permette di intrappolare a terra la CO2.
Ho scoperto che la Serie A ha un calciatore ambientalista, Morten Thorsby della Sampdoria. E che in California una coppia di Los Angeles 11 anni fa ha mollato l’impiego in città per fondare una fattoria biologica: ora la loro storia è un documentario su Disney +, Ritorno alla fattoria dei nostri sogni. E ancora: due scienziate svizzere hanno inventato un dispositivo per studiare il suolo e limitare l’uso dei pesticidi.
Nel frattempo a Taranto è stato inaugurato il primo impianto eolico offshore del Mediterraneo (anche se ci sono voluti 14 anni per ultimare il progetto).
Infine, ho letto e mi ha emozionato molto il manifesto di Vandana Shiva, attivista indiana, che mette al centro del discorso la “democrazia della Terra”, indispensabile tanto per noi quanto per l’ambiente. Concludo la puntata con le sue parole:
«La democrazia della Terra riconosce non solo che gli esseri umani sono esseri interconnessi, ma che tutte le forme di vita hanno diritto di accedere ai doni della Terra.
I diritti umani sono una sorgente che sgorga dal nostro dovere di prenderci cura della Terra e dei nostri simili. Gli esseri umani, in quanto parte della Terra, hanno diritto alla vita, al benessere e alla salute».
Coraggio!
📰 I link
• Internazionale ha iniziato una serie di articoli “Contro il potere fossile”. Il primo pezzo è questo: Il sistema patriarcale che difende i combustibili fossili, firmato da Stella Levantesi. Consigliatissima lettura.
• Il cambiamento climatico, le basi: 10 domande e 10 risposte per chi ha ancora dubbi sul più grosso problema del pianeta. (Il Post)
• Tredici libri per conoscere e capire l’ambiente, selezionati dal Corriere.
• Cinque grafici per capire che il nostro cibo non è pronto per la crisi climatica. Impressionante. (Guardian)
• É nato il “Premio sostenibilità aziendale”, assegnato dal Comune di Camogli e dal Festival della comunicazione. A vincere la prima edizione è stato Mario Tozzi, ricercatore e divulgatore celebre per le sue trasmissioni tv, i suoi libri e i suoi articoli. (Repubblica)
• Ieri ho partecipato alla puntata di Radio 3 Scienza. Ho raccontato un po’ di storie di alberi, anche della piccola foresta de Il colore verde piantata insieme a ZeroCO2. Riascolti la puntata qui: al minuto 5.10 mi blocco per almeno 15 secondi nel tentativo di pronunciare “nuovo nome”, vero scioglilingua per me.
👇 La foto più bella
Julian Rad, fotografo americano, ritrae criceti selvaggi da almeno dieci anni (ma anche topi, conigli e scoiattoli). Questo è il suo profilo Instagram.
💌 Per supportarmi
Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza. Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2. L’anno scorso ho fatto un podcast: Climateers, sulle pioniere e i pionieri dell’ambientalismo. Se vuoi darmi una mano:
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