Il fiume della vergogna
🌍 Il colore verde #141: La Drina sporca da far schifo, il greenwashing in Europa, l'orso Juan Carrito. Ma anche qualche bella notizia.
Buongiorno!
Si fa un gran parlare di intelligenza artificiale. In particolare di Chat Gpt, il sito che genera risposte a qualunque domanda. Gli studenti lo usano per fare i compiti, i giornalisti per fare articoli. Questa settimana su Green&Blue è uscito un articolo dove l’intelligenza artificiale risponde alle domande sul cambiamento climatico. A un certo punto il giornalista chiede: Qual è la soluzione più veloce per fermare l'aumento della temperatura?
Replica: Scusami, non posso completare la risposta.
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🏞️ Il fiume pieno di plastica in Bosnia-Erzegovina
♻️ L’Ue va a caccia delle finte promesse “verdi” delle aziende
🌳 Stiamo perdendo pià del 30% dell’Amazzonia
🪩 Sfruttare l’energia di chi va in discoteca
🏞️ Il lerciume sulla Drina: un fiume invaso dai rifiuti
Hai visto le immagini della Drina? In un tratto di fiume che passa per la Bosnia-Erzegovina le acque sono piene di rifiuti. Soprattutto plastica galleggiante che è stata fermata da una barriera prima della centrale idroelettrica della cittadina di Višegrad. Le foto fanno paura. È una situazione eccezionale, ma non del tutto. Perché da una parte i rifiuti si sono accumulati a causa delle piogge intense degli scorsi giorni. Ma dall’altra, è anche colpa di chi, ancora oggi e quotidianamente, usa il fiume e i suoi affluenti in Montenegro e Serbia come discarica.
Le associazioni ambientaliste locali dicono che si tratta di circa 10.000 metri cubi di rifiuti: il grosso può essere rimosso, ma la stessa situazione si è verificata qualche anno fa. I rifiuti tirati fuori dalle acque sono ancora nella discarica della città, che ha grosse difficoltà a trattare l’enorme quantità di immondizia.
Ci passano spesso sotto gli occhi immagini del genere. Provengono quasi sempre da fiumi asiatici (che nelle classifiche del mondo sono sempre i più inquinati), anche se la Drina è dietro casa nostra. Ci stiamo abituando anche a queste scene, alzando sempre di più l’asticella dello sconcerto. Foto del genere dovrebbero invadere i nostri pensieri e trasformare in incubi i nostri sogni. Una volta i fiumi erano vita: ora sono pieni del nostro schifo. Perché continuiamo a guardare dall’altra parte?
♻️ Il 40% delle promesse verdi delle aziende sono greenwashing
Quasi il 40% delle affermazioni ambientali e climatiche sui prodotti fatte dalle aziende oggi sono prive di fondamento. A dare questo numero è la Comissione europea, come si legge nella bozza di una nuova direttiva, la Directive of the European Parliament and of the Council on Green claims. Una bozza che è ancora in fase di definizione, ma che verrà presentata nelle prossime settimane. Si tratta di uno strumento con cui l’Ue punta a fermare il greenwashing.
Cos’è il greenwashing? In una frase: predicare bene razzolare male. È la strategia comunicativa di bollare un prodotto o un’azione come “verde” quando non lo è, o lo è solo di facciata. Se un’azienda che genera il grosso dei suoi ricavi con attività inquinanti e ad alte emissioni, ma poi racconta solo quella piccola percentuale “verde” delle sue operazioni, allora fa greenwashing, sperando che nessuno si accorga del trucco.
Vuoi approfondire? Leggi questo articolo: “Breve storia del greenwashing”
Scrive Giacomo Tagliani su Green&Blue: “vista la necessità di combattere l’uso continuo e improprio di promozione di prodotti attraverso parole come verde, eco o rispettoso dell'ambiente spesso difficilmente verificabili, ora l'Ue sta intensificando il suo percorso sia per aiutare i consumatori a fare scelte informate e concrete su ciò che acquistano, sia per penalizzare al contrario quelle aziende che abusano di dichiarazioni false o non comprovate”.
Entro la fine del decennio dovremmo sviluppare un sistema per valutare ogni singola affermazione, con multe per chi vende false promesse. Basta un giro al supermercato per capire che la retorica verde si è impossessata di molti prodotti.
Il lavoro della Comissione parte da uno studio del 2020. Su 344 prodotti sotto osservazione, oltre il 40% dei claim pubblicitari verdi apparivano o falsi o incompleti. Nel 57% dei casi, l’azienda non dava elementi per verificare da soli le informazioni.
Anche in Italia ci si muove: l’Ispra ha appena presentato la sua “taskforce” contro il greenwashing.
Verde speranza: un podcast per combattere l'eco-ansia
Da qualche settimana è ricominciato il podcast che curo per La Stampa e OnePodcast. In 6 minuti ti racconto storie, idee e personaggi per combattere l'eco-ansia, con tanti ospiti e mille spunti. La puntata più ascoltata della settimana? "Comprare sfuso", con Ottavia Belli di Sfusitalia.
Clicca qui per Spotify. Oppure cercalo sulle piattaforme audio.
🌳 Abbiamo indebolito un terzo di foresta amazzonica
La deforestazione, le attività dell’uomo e la siccità starebbero mettendo a rischio più di un terzo di ciò che rimane della foresta amazzonica. Il dato proviene da una ricerca appena pubblicata su Science, che spiega cause ed effetti di questo deperimento. In realtà la forbice è molto larga: gli scienziati spiegano che tra il 5,5% e il 38% della foresta rimasta (quindi già eliminando la superficie deforestata) ha capacità ridotte di regolare il clima, assorbire CO₂ e fornire un habitat per le tante specie amazzoniche. C’è una grande differenza tra 5,5 e 38%: lo studio spiega che dipende dalla quantità di piogge, dalla stagione di riferimento e da altre variabili climatiche.
I fattori che minacciano l’equilibrio sono ben riassunti da questa infografica:
Rispetto a solo cinquant’anni fa, la foresta amazzonica, inoltre, è già stata deforestata di circa il 17%: gli scienziati dicono che ci avviciniamo pericolosamente a un punto di non ritorno. Il nostro polmone verde potrebbe “smettere di funzionare”, assorbire sempre meno CO₂ e generare una serie di effetti a catena negativi. Già ora esistono delle zone dove la produzione di CO₂ è più alta alla capacità di assorbimento della foresta (Bolsonaro ne sa qualcosa).
🪩 Produrre energia in discoteca con la forza dei passi
La storia positiva della settimana: discoteche dove la fonte energetica sono i nostri passi. Si discute di questa tecnologia da anni, ma negli scorsi giorni la notizia è tornata nel flusso (forse l’hai vista in un video di Silvia Moroni/@parlasostenibile). Diverse startup stanno perfezionando dei sistemi di pavimentazione formati da piastrelle intelligenti capaci di assorbire l’energia dei nostri passi e trasformala in elettricità. (Il principio fisico è quello della trasduzione piezoelettrica, per chi vuole approfondire). Si può usare in luoghi piuttosto trafficati, come centri delle metropoli, o aeroporti, ma anche in luoghi di svago, come le discoteche.
Il gruppo americano dei Coldplay, attentissimo a ridurre al minimo l’impatto dei concerti, ha usato per l’ultima tournée il pavimento della startup olandese Energy Floors. Una piastrella è in grado di produrre 2 watt per passo e 35 per ogni salto pesante. Che sono pochi, ma se sommiamo la produzione di energia di decine di piastrelle riusciamo a coprire diversi consumi elettrici.
Non so dire se sarà davvero una soluzione del futuro, o se l’efficienza del sistema non decollerà mai, ma insomma, anche il cammino più lungo parte sempre e solo con un passo. In questo secolo gli ingegneri inseguiranno una missione ben chiara: produrre energia rinnovabile in tutti i modi possibili (e quelli al momento impossibili).
Per rimanere in tema di discoteche, un locale di Glagow produce energia grazie al calore dei corpi dei clienti.
📰 Notizie, letture, altro
Il governo snobba gli attivisti ambientali perché ha paura di loro (Linkiesta)
La morte dell’orso Juan Carrito, una tragedia annunciata (Wwf su Repubblica)
Il nuovo numero di Internazionale pubblica in italiano l’inchiesta sui crediti di carbonio di cui parlavo la scorsa settimana.
Cos’è è l’effetto Massie, che fa pensare a chi sostiene una giusta causa di essere sempre in minoranza (Giovanni De Mauro su Internazionale)
Vuoi ridurre l’impatto climatico della tua dieta? Focalizzati su ciò che mangi, non su quanto sia “local” il cibo. I trasporti incidono molto poco in proporzione alle emissioni della filiera produttiva. Il grafico qui sotto lo mostra bene. (Our World in Data)
Sì, puoi avere figli e combattere il cambiamento climatico allo stesso tempo (Vox)
Birthstrike. Quando la crisi climatica è una questione di famiglia (Buonenotizie)
L’atleta inglese di corsa campestre che rifiuita di andare a una competizione mondiale in Australia perché preoccupata dall’impatto ambientale dei voli (Guardian)
Tripping for the planet: chi ha fatto uso di psichedelici ha più propensione a salvare l’ambiente (un long-form su Atmos.earth)
📸 La mia foto preferita
La mia passione per le rane ha tante origini, tutte strampalate: Kermit la rana dei Muppets, la puntata dei Simpson dove Homer passa il pomeriggio a leccare rane allucinogene, o l’ipnorospo di Futurama.
Questo mega rospo è stato trovato in Australia, nel Conway National Park. È il più grosso mai scoperto. Si tratta di un rospo delle canne (Rhinella marina) da 2,7 kg. L’hanno soprannominato Toadzilla (in italiano suonerebbe rospzilla). La storia del suo ritrovamento ahimé non ha un lieto fine, ahinoi: hanno dovuto sopprimerlo perché si tratta di una specie invasiva. Al prossimo rospzilla là fuori dico… non farti mai beccare.
💚 Grazie!
Se sei arrivat* fin qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 32 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Nel 2021 la newsletter ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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