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Dobbiamo smetterla di tagliare l’erba
🌍 Il colore verde #154: Dall'Inghilterra arriva la campagna "No Mow May". In Spagna fa un caldo ustionante. In Pianura padana c'è lo smog. È nato il manifesto per la moda responsabile
Hellloooo!
Tre cose prima di cominciare. Primo, ieri è finita la stagione di Verde speranza, già mi manca e non vedo l’ora di ripartire. Ho chiuso la centesima puntata con una bellissima poesia dedicata al Pianeta.
Secondo, c’è ancora tutto il weekend per votare i Factanza Awards dedicati a chi divulga online. Sono in finale nella categoria “Sostenibilità”, se vinco facciamo una festa. Si vota qui.
Terzo, segnalo un po’ di corsi:
— “Scrivere di ambiente: dall’attivismo al giornalismo” del Centro di Giornalismo permanente (3-14 maggio, io curo due moduli);
— “Progettare una newsletter” per appassionati e professionisti, che tengo per Scuola Holden (in fondo alla mail un codice sconto, parte il 6 giugno)
— “Cronache dal Pianeta Terra”, che farò quest’estate per Scuola Holden e Fronte del Borgo. È pensato per docenti (dal 28 giugno, 8 lezioni)
Bene, menù:
🌱 Quelli che non tagliano l’erba per tutto maggio
🌡️ Il grande caldo in Spagna
🌫️ Lo smog in Pianura padana
🧶 Un manifesto per la moda responsabile
🌱 “NO MOW MAY”. Non tagliamo l’erba per tutto il mese
Da qualche anno nel Regno Unito si sta diffondendo la campagna “No Mow May”, traducibile come “A maggio non sfalcio”: la pratica di lasciare crescere indisturbate l’erba e le piante del giardino di casa. L’obiettivo è preservare la biodiversità, proteggere gli insetti impollinatori, far fiorire specie che altrimenti non troverebbero spazio e garantire risorse per un ecosistema più ricco. A lanciare la campagna è stata la onlus Plantlife, che spiega come un giardino più selvatico possa aiutare anche il clima e la riduzione dell’inquinamento.

«Stiamo assistendo a un progressivo cambiamento culturale», spiega Ian Dunn a capo di Plantlife. «Le persone sentono sempre meno il bisogno di avere un giardino perfettamente ordinato, con l’erba cortissima. L’estetica sta mutando: un prato con fiori selvatici e insetti impollinatori inizia a essere desiderato e desiderabile».
C’è una frase in voga tra gli attivisti: ambientalismo senza lotta di classe è solo giardinaggio. Mi dispiace che sia sminuito così il giardinaggio, che invece mi sembra sempre più rivoluzionario. Il giardinaggio porta consapevolezza, vicinanza con la terra, idee diverse.
Non so se sei pronto o pronta a non falciare il prato per un mese intero, ma ci sono passi intermedi. Ecco tre validi principi da seguire.
1. Seminare con consapevolezza, scegliendo piante e fiori che siano in sintonia con il territorio, con la disponibilità di acqua, ecc.;
2. Preferire lo “slow gardening”: i risultati si ottengono con il tempo e con la calma, evitando scorciatoie e fertilizzanti artificiali
3. Coltivare un ecosistema. Non la singola pianta o fiore. Curiamo un prato, un giardino, un orto per renderlo resiliente, capace di adattarsi e mutare a seconda delle condizioni che si presentano oggi e in futuro.
🌡️ Che succede in Spagna? Caldo record ad aprile
Aprile bollente in Spagna, dove si sono registrate temperature record e anomale per il periodo, nonché un lungo periodo di siccità.
Giovedì 27 è stata raggiunta la temperatura più alta mai registrata nel mese di aprile, con una massima di 38,4°C rilevata nel tardo pomeriggio all’aeroporto di Cordoba, nel sud del Paese. Nel complesso, nel mese le temperature massime rilevate in Spagna sono state per alcuni giorni superiori di 10-15°C rispetto alla media stagionale.
In attesa che il mese si concluda, è probabile che si tratterà dell’aprile più caldo mai registrato. Le alte temperature si sono verificate per la prolungata alta pressione atmosferica e il passaggio di aria calda dall’Africa (il solito “anticiclone africano”). C’entra il cambiamento climatico? Sì. È bene ricordare che è difficile dimostrare la causalità diretta tra clima e un singolo o isolato evento meteorologico, ma sappiamo che il climate change intensifica e rende più frequente eventi estremi. Una lente di ingrandimento.
Scrive il Post:
Per ridurre i rischi per la popolazione, varie amministrazioni locali spagnole hanno già messo in pratica le procedure che di solito sono adottate per le ondate di calore estive. In molte zone si è deciso di modificare gli orari nelle scuole, in modo da concentrare le lezioni nei periodi più freschi della giornata o interromperle in anticipo, mentre a Madrid è stato rafforzato il servizio dei mezzi pubblici per ridurre i tempi di attesa. Le piscine pubbliche sono state aperte con un mese di anticipo e sono stati avviati piani di assistenza per gli anziani e le fasce più deboli della popolazione.
Come in Italia, anche in Spagna c’è un problema con l’acqua, viste le scarse piogge (circa un terzo rispetto la media storica). La siccità sta causando problemi al settore agricolo: la Spagna è un grande esportatore di frutta e verdura e un deficit nella produzione può avere conseguenze in tutta Europa. “Spain’s searing spring”, titola il NY Times, la primavera ustionante della Spagna.
Questo grafico sui fiumi europei è abbastanza impressionante e rende subito l’idea. Mostra le anomalie negli “scarichi fluviali”. In rosso i fiumi con meno acqua della media: l’Italia, la Penisola iberica e la Scandinavia sono le aree più colpite.

🌫️ L’aria della Pianura padana è sempre la più inquinata d’Europa occidentale
Una notizia gravissima che però, a forza di sentirla, ce la dimentichiamo facilmente.
Anche quest’anno la Pianura Padana è la regione più inquinata dell’Europa occidentale. Polveri sottili (Pm 2.5 e Pm 10, biossido di azoto e ozono) raggiungono ancora livelli molto elevati per tanti motivi: la conformazione geomorfologica della pianura, chiusa tra Alpi e Appennini; è un’area molto popolosa, trafficata e industrializzata, e ovviamente ora piove anche meno del solito. Produciamo molto inquinamento e tende a “ristagnare”. L’inquinamento atmosferico causa quasi 80.000 morti premature all’anno nel nostro Paese. (Sassari, per contro, è la città con l’aria più pulita d’Italia).
🧶 È nato il “Manifesto per la moda responsabile in Italia”
Uhh quante volte si sente parlare di “moda sostenibile”. Il fast fashion, ovvero la moda “veloce”, genera troppi rifiuti ed emissioni di gas serra. L’industria del tessile e della moda produce circa il 10% dei gas serra globali. Una filiera che, inoltre, si basa in buona parte su manodopera a basso costo in Paesi con scarsa regolamentazione, dove le condizioni di lavoro sono inique e pericolose.
Questa settimana un gruppo di aziende, artigiani, esperti del settore ha presentato il “Manifesto per la moda responsabile in Italia”. Il documento ha quattro pilastri: ricerca della qualità; creazione di valore sociale; rispetto per l’ambiente; ed etica e la responsabilità sociale. Lo leggi qui.
Il gruppo che l’ha redatto – il Movimento per la moda responsabile (MRR, puoi seguirli su Instagram per ora – ha l’obiettivo di diffondere una cultura sostenibile per l’industria del tessile e dell’abbigliamento. Il loro documento, infatti, è rivolto alle aziende che operano nella filiera ma anche a tutti noi. Diciamo spesso “sei quello che mangi”. Beh, siamo anche ciò che indossiamo.
📰 Notizie, letture, sguardi
Per il weekend lungo → Oasi naturali, escursioni e plogging: le idee per un Primo Maggio nella natura (Green&Blue)
Il progetto per far convivere pastori, lupi e orsi in montagna (Il Post)
Nel frattempo in Trentino, il presidente della provincia Fugatti ha firmato un altro ordine di abbattimento per JJ4 (Ansa)
I sei vincitori del Goldman Environmental Prize 2023, i “Nobel per l’ambiente” (Green&Blue)
L’aumento record di temperature negli oceani ci porta in “territori inesplorati”: non siamo in grado di prevedere le molteplici reazioni a catena (Guardian)
La siccità in Africa orientale è causata dal cambiamento climatico, un nuovo studio lo conferma (Washington Post)
Il Cile riporta le risorse minerarie sotto il controllo statale (Internazionale)
Può l’intelligenza artificiale aiutare a porre fine alla deforestazione? (Green&Blue)
La città di Madrid governata dai negazionisti climatici (video su Internazionale)

The Big One, la manifestazione di Extinction Rebellion dello scorso weekend a Londra ha reso evidente un cambio di passo dell’attivismo climatico: non ci sono stati arresti, né azioni di disturbo civile. Cosa aspettarsi ora? (The Conversation)
📸 La mia foto preferita
Un pinguino reale adulto in mezzo a tantissimi cuccioli, nell’isola della Georgia del Sud, nel Pacifico. Anche questa foto – della stessa scena presa da lontano – mi ha colpito, sembra Dov’è Wally versione pinguino.
💚 Grazie!
Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 32 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Nel 2021 la newsletter ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 250 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
Tengo il corso “Progettare una newsletter” per la Scuola Holden. Il prossimo ciclo di lezioni inizia il 6 giugno: 5 incontri serali, una a settimana, online. Con il codice HOLDENPRO hai lo sconto del 10%.
Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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Dobbiamo smetterla di tagliare l’erba
Ciao! Se ti va di leggere qualcosa di molto attinente, ti consiglio Fukuoka e il movimento RAN (rete agricoltura naturale), se già non li conosci 😊