Di sana e robusta Costituzione
🌍 Il colore verde #95: La tutela dell'ambiente e delle future generazioni è stata inserita nella nostra Carta costituzionale: una piccola grande rivoluzione
Buone notizie, finalmente. Una meteorologica: nei prossimi giorni dovrebbero finalmente tornare pioggia e neve, dopo quasi due mesi di caldo insolito e crescente siccità.
L’altra notizia, invece è politica, ma forse ancora più importante: la tutela dell’ambiente e della biodiversità è entrata nella nostra Costituzione.
Martedì 8 febbraio la Camera dei deputati ha definitivamente approvato la riforma degli articoli 9 e 41 della nostra carta costituzionale, dopo un iter parlamentare lungo quasi un anno. La modifica è stata votata favorevolmente da 468 deputati, quasi tutti i presenti: solo uno ha votato contro e sei si sono astenuti (tutti del partito di Fratelli d’Italia).
Cosa è cambiato esattamente? A un articolo è stata aggiunta una frase, mentre all’altro sono state aggiunte alcune parole fondamentali.
L’articolo 9
L’articolo 9 era dedicato, fino alla riforma, alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico. Era così:
«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»
In aggiunta, ora c’è un nuovo comma, questo:
Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».
L’articolo 41
L’articolo 41 era invece dedicato alla libertà di iniziativa economica.
Recitava così:
«L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali».
Nella nuova versione ci sono delle aggiunte – che segno in grassetto:
«L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge controlla i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali».
In queste poche nuove frasi sono racchiusi almeno due cambiamenti epocali.
La natura che ci circonda non è più semplice paesaggio ma è un corpo vivo, fragile, decisivo. Per tanti anni abbiamo pensato che amare la natura significasse apprezzarne la bellezza e proteggerne l’eccezionalità. Una visione molto ottocentesca, la salvaguardia come hobby.
Non è così, e ce ne stiamo accorgendo: non basta difendere i bei paesaggi, gli scorci, i luoghi spettacolari o gli animali più pregevoli. Il nostro compito è proteggere la natura e la biodiversità anche laddove non ci sembra ci sia nulla da proteggere, anche quando non ci appare utile o piacevole. La tutela ambientale non è una forma di eroismo, anzi: il modo per salvare la natura è salvarla da noi stessi.
L’altra preziosa novità introdotta nella Costituzione riguarda il tempo. Una frase così semplice, «anche nell’interesse delle future generazioni», cambia il grande paradigma della crescita secondo cui «nel lungo periodo siamo tutti morti», come diceva John Maynard Keynes, padre dell’economia moderna.
Il Novecento è stato il secolo della crescita e del progresso: crescita a ogni costo, per raggiungere la Terra promessa della prosperità economica e sociale. Tante volte ci siamo resi conto che il modello non funzionava e non funziona: diseguaglianze, disastri ambientali, inquinamento.
Solo da poco, con la presa di coscienza degli effetti a lungo termine del cambiamento climatico ci siamo posti davvero il problema di chi arriverà dopo di noi. Prima consideravamo il ricambio generazionale un semplice passaggio di testimone. Ora che il futuro sembra più pericoloso del passato, iniziamo ad assumerci qualche responsabilità in più. Il nostro tempo si è allungato. E finalmente guarda oltre la nostra semplice aspettativa di vita.
Alle future generazioni di terrestri – homo sapiens, animali, piante – non possiamo arrecare danni, né diretti né indiretti, e dobbiamo garantire equilibrio e prosperità.
Concedimi un gioco di parole per sintezzare la questione. Una volta dicevamo: la nostra libertà si ferma quando inizia quella degli altri. Oggi diciamo: La nostra libertà si ferma quando inizia quella degli.. alberi.
So benissimo che cambiare qualche parola nella nostra Costituzione non cambierà il mondo. Basta fare un parallelo: l’articolo uno della Carta disegna una Repubblica fondata sul lavoro. Eppure il lavoro ancora manca, è sottopagato, sovrasfruttato, pericoloso e mortale.
Ma allo stesso tempo questa riforma “verde” ha degli effetti profondi che piano piano emergeranno. Anche ciò che sembra astratto o simbolico può avere delle ripercussioni.
Se ne parlerà nelle scuole, alle lezioni di educazione civica. Ci saranno trasmissioni tv e dibatti ai festival. Se ne discuterà nelle aziende. Quelle poche parole rafforzeranno il ruolo delle associazioni ambientaliste – che infatti hanno tutte festeggiato la notizia – e daranno nuovi strumenti a chi sta portando in tribunale lo Stato o le industrie inquinanti per i loro errori o le loro mancanze.
Non siamo il primo Paese a inserire nella Carta fondamentale l’ambiente, anzi, sono già un centinaio ad averlo fatto (98 secondo questo studio, che però si ferma al 2013). Spagna e Portogallo hanno un articolo sulla tutela ambientale fin dalla prima stesura della Costituzione, negli Anni ‘70. Ritroviamo articoli simili in molti Paesi del blocco ex sovietico e in quasi tutti i Paesi africani.
All’Italia mancano ancora dei passaggi importanti: il riconoscimento formale dell’emergenza climatica, la presa di coscienza delle nostre responsabilità storiche e un sincero impegno per risolvere la questione a livello globale.
Ma questa settimana possiamo davvero esultare. Tirare il fiato, una volta tanto. Settant’anni dopo la prima stesura della Costituzione, abbiamo aggiunto un passaggio fondamentale. Abbiamo tracciato una delle più importanti linee rosse, anzi, verdi.
📰 Link, Link, Link
Il New York Times dedica un pezzone ai climate therapist, gli psicologi che aiutano a superare l’ansia climatica. La professione può sembrare fumosa, ma le richieste sono già tantissime. Da leggere.
Il koala è entrato nella lista degli animali in via d’estinzione in Australia. Pesano soprattutto gli incendi che hanno colpito il Paese negli scorsi anni, decimando la popolazione e distruggendo il loro habitat. Su il Post.
Per fotografe e fotografi: sono aperte le iscrizione all’Italian Sustainability Photo Award, premio dedicato a progetti fotografici su clima, ambiente e sostenibilità. Il bando qui.
“Spiego il meteo in tv ma nessuno pensa che sono una scienziata”: sei italiane che studiano il clima, l'oceano, i ghiacci, le rocce e i vulcani raccontano il loro percorso. Su Green&Blue.
Le multinazionali del petrolio hanno registrato ricavi da record nell’ultimo anno, e pochissimo è stato reinvestito, nonostante le promesse, in progetti sostenibili. L’inchiesta sul Guardian.
“Tutti i numeri del fenomeno vegan”. Andrea Walton su Linkiesta.
Per quanto riguarda la plastica nei mari, Roma è la città più inquinante del Mediterraneo secondo un nuovo rapporto del Wwf. La sintesi sul Corriere.
👇 La cosa più bella
Buon San Valentino con queste tre rane che si abbracciano in un piccolo stagno, circondate da una nuvola di uova. La foto è stata scattata da Pekka Tuuri, tra le vincitrici del Underwater Photographer 2022. Qui la gallery per vedere le altre immagini vincitrici.
💌 Per supportarmi
Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza. Ho fatto anche un podcast: Climateers, sulle pionieri e i pionieri dell’ambientalismo. Se vuoi darmi una mano:
• Condividi la puntata sui social. Se lo fai su Instagram, taggami: nicolas.lozito.
• Fai iscrivere tutti. Amiche e amici, parenti, colleghe e colleghi qui.
• Considera una donazione. Mi aiuteresti a sostenere questo mio progetto editoriale. Puoi donare su DonorBox o Paypal.