Come rispondere allo zio negazionista del clima
🌍 Il colore verde #87: Come affrontare le conversazioni natalizie con amici e parenti brontoloni che ripetono bufale o strane teorie sul climate change
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Arrivano le feste e ritorna il panico da conversazione.
Se da piccoli eravamo spaventati per le domande su fidanzatin*, voti scolastici e i governi Berlusconi, oggi cresce l’ansia per i dibattiti su vaccini, diritti e ovviamente il nostro amato ambiente.
Come rispondere allo zio – o all’amico – brontolone e negazionista che sicuramente proverà a litigare su questi argomenti tirando fuori frasi retoriche, fake news e dubbi surreali? Ecco un prontuario utile per far capire l’importanza della lotta al cambiamento climatico anche a chi fa ancora resistenza.
☁️ «Ma guarda che il clima è sempre cambiato!»
Vero zio, ma mai così velocemente, e mai così tanto da quando c’è l’homo sapiens, specie di cui tu fai parte… immeritatamente.
Non sei convinto? Da quasi un milione di anni fino a pochi decenni fa la concentrazione della CO2 nell’aria, l’indicatore numero uno dell’effetto serra che causa il climate change, è sempre stata in una fascia ben precisa: tra 180 a 300 parti per milione (ppm) circa. Quest’anno ha toccato il livello di 420 ppm: l’ultima volta che è successo è stato 30 milioni di anni fa, i mari erano più alti di 10 metri, la temperatura media della Terra era più alta di 4°C rispetto a oggi e in Canada c’erano le foreste sub-tropicali.
E no, non sono dati ipotetici: conosciamo con precisione i livelli di CO2 storici grazie all’analisi degli strati di ghiaccio dell’Artico. Non solo: dagli anni ‘60 monitoriamo quotidianamente il livello di CO2 nell’aria.
[In questa mio vecchio articolo puoi approfondire l’argomento → Innamorarsi di una curva]
🙇♀️ «Greta è solo una gretina. Farebbe bene ad andare a scuola!»
Primo: se tu, zietto adorato, sei andato a scuola e dici tutte queste stupidaggini, forse la scuola non è così utile come credi.
Secondo: Greta ormai ha 18 anni, non è una bambina e ha tutto diritto ad esprimersi e rompere le scatole. È un “elemento di destabilizzazione”, come scrivevo nell’ultima puntata, e grazie al cielo esiste: ha cambiato radicalmente la percezione delle persone, giovanissimi soprattutto, rispetto al climate change.
Ok, ti sta antipatica e non vuoi ascoltarla. Ci sta, ma ti invito ad ascoltare gli altri ragazzi e ragazze dei movimenti ambientalisti che in questi anni stanno emergendo: una su tutte, Vanessa Nakate, che dall’Uganda racconta come il clima sia già cambiato.
☀️ «È colpa del sole, mica degli umani»
È uno dei falsi miti più diffusi: c’è chi pensa che il clima sia influenzato soprattutto dall’attività solare, che in certi periodi è maggiore.
Ma caro zio, guarda questo grafico e tutti i dubbi se ne andranno.
È un modello che mette a confronto l’attività solare con la deviazione della temperatura media globale. Ti accorgi che negli ultimi decenni il picco di surriscaldamento non è certo attribuibile alla nostra stella.
⛄ «Ma se c’è la neve anche a… *aggiungi località balneare*»
La temperatura media globale è salita di 1,1°C rispetto all’era pre-industriale. Rischia di arrivare a +3°C entro la fine del secolo, o addirittura di più se continuiamo a inquinare quanto facciamo ora. Non significa che sarà più caldo di 3°C sempre e in maniera lineare.
In alcuni punti sarà mooolto più caldo, in altri la temperatura rimarrà quasi invariata, in altri addirittura più freddo. Perché il clima è un sistema complesso: tanto calore significa anche precipitazioni più intense, perché l’acqua del mare evapora più velocemente. La Terra non è un pezzo di pane che stiamo mettendo in forno, che si scalda e brucia a poco a poco.
Il climate change è un moltiplicatore. Aumenta la probabilità di eventi meteo estremi: +83% negli ultimi vent’anni, rispetto al ventennio precedente. E persino la neve sulla spiaggia potrebbe essere un segno di questo caos climatico. Non è un caso che proprio quest’anno abbiamo visto più incendi ma anche più alluvioni; più siccità, ma anche più uragani (uno persino nel Mediterraneo!).
⚰️ «Che mi frega, nel 2050 sarò già morto»
A parte che chi ti ammazza, vivrai 100.000 anni e sarai sempre più brontolone. E poi il problema non è nel futuro, non è più una questione delle prossime generazioni. Il climate change è già qui e ora. Basta aprire gli occhi.
Ti ricordi per esempio quest’estate quando 162 persone sono morte per le alluvioni in Germania? In Germania!! O quando a giugno in Canada sono stati registrati 49,5°C e sono morte più di 1000 persone per una persistente ondata di calore? In Canada!!
🇮🇹 «Tanto in Italia siamo al sicuro»
Non è vero. I fronti sono già tanti. I ghiacciai alpini si stanno ritirando a gran velocità: manca sempre più acqua. Il cuneo salino dei fiumi, in particolare del Po, sta risalendo: significa che l’acqua di mare “invade” i territori che oggi sono bagnati da acqua dolce, cambiando completamente il suolo e di conseguenza anche l’agricoltura. E poi sta cambiando la geografia di certe coltivazioni che hanno bisogno di particolari temperature: i più sensibili sono i vitigni, e a te piace tanto il vino!
E poi piogge sempre più forti e flash flood, ovvero le alluvioni improvvise, soprattutto al Nord e siccità prolungate, sopratutto al Sud.
💡 «A ‘ste cose ci credi solo tu»
Se’, lallero – dicono qui a Roma. Primo: non si crede al cambiamento climatico, è il verbo sbagliato. Esiste, è provato e tutta la comunità scientifica è d’accordo: ad agosto l’Ippc – ovvero l’organo scientifico più importante sul tema – ha scritto che il climate change è causato dall’uomo in maniera inequivocabile: il documento si basa sul lavoro di 234 scienziati e più di 14.000 studi.
Se pensi ancora che ci sia dibattito, sei fermo a 30 anni fa.
Certo, i media e la politica ci hanno fatto crescere in un mondo dove ogni idea deve essere esposta dando spazio anche al suo contrario: “senti l’altra campana” è la regola d’oro del giornalismo, ma anche la rovina della verità scientifica.
La percezione collettiva è già cambiata: se guardi qualsiasi sondaggio, la popolazione che considera il climate change una questione preoccupante è sempre superiore al 70%. In Unione europea, addirittura il dato sale al 93%.
Quindi… sveglia zio, siamo in tanti.
🥦 «Io piuttosto di diventare vegano mi uccido»
Per carità, tutti liberi di scegliere come ridurre il proprio impatto ambientale, ma eliminarsi dalla lista degli esseri viventi mi sembra una scelta troppo radicale.
Trasformare la propria dieta in una dieta vegetariana o vegana però ha un impatto considerevole sulle emissioni individuali: secondo alcune ultime stime, quasi del 60%. E a te che hai il colesterolo sempre troppo alto, fa anche stra-bene alla salute, se nel costruire la dieta fai un po’ di attenzione a certi nutrienti, vitamine e sali minerali (ferro e vitamina B12 su tutti).
Non devi per forza eliminare tutta la carne da un momento all’altro, la dieta non è una religione integralista – e il mondo vegetariano e vegano è sempre più inclusivo ed accessibile. Puoi diventare “flexitariano”, quindi concederti ogni tanto i cibi di origine animale; oppure seguire il suggerimento di Jonathan Safran Foer: due terzi dei tuoi pasti quotidiani a base di cibi vegetali, e poi liberi tutti.
🍲 «E allora la soia per il tofu!?»
Le coltivazioni di soia hanno un grande impatto, vero.
Nella foresta amazzonica vengono abbattuti ettari ed ettari di alberi per far spazio ai campi di soia. Ma ti svelo un segreto: il 90% della soia coltivata nel mondo è destinata alla produzione di mangime per il bestiame. Quindi consumi più soia tu che sei carnivoro che qualsiasi vegano in fissa per il maledettissimo tofu.
🇨🇳 «Ridurre le emissioni? Vallo a dire ai cinesi»
Su questo ti do una buona parte di ragione: la Cina è oggi il Paese che produce più emissioni di CO2 al mondo, il 28% del totale. Ma ti invito a considerare due cose. La prima è la responsabilità storica: Stati Uniti e Europa dal 1750 a oggi hanno emesso quasi il 50% di tutte le emissioni antropiche, più della Cina.
La seconda è la responsabilità distribuita per ricchezza: molte delle emissioni cinesi oggi nascono per produrre oggetti che servono all’Occidente ricco. Se dividiamo le emissioni per reddito scopriamo che l’1% più ricco del mondo è responsabile di più del doppio delle emissioni del 50% più povero del mondo. Il 10% più ricco del mondo è responsabile del 59% delle emissioni.
Zio, se negli anni hai guadagnato a sufficienza e ora vivi una vita agita con il tuo Suv e la casa al mare, è molto probabile che tu sia proprio in quel 10% di ricchi inquinatori.
Ho dimenticato qualcosa? Fammi sapere delle tue conversazioni verdi durante le feste.
Noi ci risentiamo presto, anzi prestissimo: perché Il colore verde non si ferma per Natale, e la prossima newsletter la riceverai con un giorno d’anticipo. Venerdì 24, bella impacchettata sotto l’albero.
📰 Link, Link, Link
Uno dei più bei lavori interattivi dell’anno: “Postcard from a world on fire” del New York Times, 193 mini storie da ogni paese del mondo per raccontare come il cambiamento climatico sia già qui.
Il ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani questa settimana si è scagliato contro le emissioni del web. Ma quanto inquina davvero internet? Uno spiegone del Post.
Nel 2022 ci sarà una richiesta di carbone ancora più alta di quest’anno, raggiungendo i massimi storici, spiega l’Agenzia internazionale dell’energia.
Gli inverni più caldi possono fare tanti danni quanti le estati bollenti, spiega un nuovo studio sugli effetti del climate change. Sul Guardian.
Il litio è il tesoro bianco della Bolivia. Su Internazionale.
53 big della finanza contro il cibo spazzatura e a favore di investimenti nella prevenzione sanitaria. Alessio Cozzolino sul Corriere.
Su Molto Futuro del Messaggero questa settimana ho raccontato la transizione energetica verde delle grandi città.
👇 La cosa più bella
Questa volpina artica alle Svalbard, con la temperatura che segna -35°C. Lo scatto è dell’italiano Marco Gaiotti (qui il suo Instagram), un altro dei vincitori del Wildlife photographer of the year.
💌 Per supportarmi
Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, sono friulano, sono un giornalista e ho 30 anni. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e da poco ha anche vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici. Ho fatto anche un podcast: Climateers, sulle pionieri e i pionieri dell’ambientalismo. Se vuoi darmi una mano:
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