Come affrontare il caos climatico e non perdere la fiducia
🌍 Il colore verde #83: La scrittrice americana Rebecca Solnit offre il suo decalogo per non cedere al pessimismo
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Rebecca Solnit, celebre saggista americana, ha scritto uno degli articoli più importanti dell’anno per noi che ci interessiamo di clima e ambiente.
È uscito sul Guardian e si intitola “Dieci modi per affrontare la crisi climatica senza perdere la speranza”. Oggi te ne offro una sintesi in italiano, perché mi sembra la lettura perfetta della settimana.
È un manifesto per ripartire. Ripartire dopo la Cop, dopo un anno di emozioni altalenanti sul fronte ambientale e climatico, oltre l’eco-ansia e il disfattismo:
«Il mondo che conosciamo sta arrivando alla fine, e sta a noi come sia questa fine e cosa avvenga dopo. È la fine dell’era dei combustibili fossili, ma le grandi compagnie del settore vogliono che questa fine sia rimandata il più possibile. Ma se prevaliamo noi, l’uso di questi carburanti verrà radicamente ridotto per il 2030, e quasi eliminato nel 2050. Affronteremo l’emergenza climatica con reale cambiamento».
Ecco i suoi dieci punti. (I virgolettati sono frasi tradotte, le parti fuori dalle virgolette sono sintesi mie).
1. Nutri i tuoi sentimenti con i fatti
«Una delle cose più curiose relative alla crisi climatica: i poco informati sono più pessimista e fatalista degli esperti». Troppi non collegano le emozioni ai fatti, e finiscono per dire “È troppo tardi”, “Non si può fare nulla”. Sono scuse, perché siamo ancora in tempo per determinare il nostro scenario futuro: «gli unici ostacoli sono politici e immaginativi».
2. Fa’ attenzione a ciò che già accade
«Un’altra lamentela frequente è “nessuno sta facendo qualcosa a riguardo”. Ma a pronunciarla sono le persone che non vedono ciò che altri già fanno con passione ed efficacia». I movimenti e i gruppi ambientalisti crescono in forza, sofisticatezza e inclusività e hanno già vinto molte battaglie: locali, nazionali e internazionali.
3. Guarda oltre l’individuo e cerca le brave persone
Le scelte individuali – come volare di meno o mangiare vegano – sono buone iniziative. «Ma sono relativamente insignificanti. Il mondo deve cambiare, ma non cambierà perché una persona consuma o non consuma qualcosa – anche perché preferisco immaginare noi stessi non come dei semplici consumatori. In quanto cittadini della Terra, abbiamo la responsabilità di partecipare». Insieme possiamo influenzare il cambiamento. Meno leader, guru e influencer e più gruppi, associazioni, movimenti: è così che le persone ordinarie diventano forti e possono influenzare governi e aziende.
4. Il futuro non è ancora scritto
Negli ultimi anni sono successe cose che nessuno si sarebbe mai aspettato, e sono stati raggiunti traguardi impensabili nella lotta al climate change. Il futuro lo scriviamo noi, adesso.
5. Le conseguenze indirette contano
Ci sono campagne ambientali e lotte climatiche che durano decenni. Per la buona parte del tempo sembrano senza successo, e solo dopo molto arrivano a qualche forma di vittoria. Ma anche tutti quei fallimenti precedenti contano: influenzano e cambiano le persone che vi hanno partecipato. L’attivismo e l’impegno hanno l’effetto delle increspature del lago quando vi si lancia un sasso: si propagano in ogni direzione, generando nuovi cambiamenti e conseguenze positive imprevedibili.
6. L’immaginazione è un superpotere
«All’origine della crisi c’è un triste fallimento dell’immaginazione. Un’incapacità di cogliere il terribile e il meraviglioso». C’è chi non riesce a comprendere che il Pianeta ha perso il suo naturale equilibrio a causa nostra, e chi non riesce a immaginare che l’umanità è in grado di fare ciò che è necessario, ovvero costruire un mondo nuovo e migliore. Il nostro compito, invece, è proprio usare l’immaginazione per arricchire il nostro futuro.
7. Verifica i fatti (e tieni alla larga i bugiardi)
Oltre all’immaginazione, serve la precisione. Le bugie sul clima hanno invaso il dibattito per decenni, per poi trovare una nuova vita negli ultimi anni sotto forma di distorsioni più subdole e false soluzioni. Ma queste strategie servono solo a rimandare le decisioni e a mantenere lo status quo delle grandi aziende dei combustibili fossili.
8. La storia può guidarci
Non siamo bravi a celebrare i successi, ma molte cose sono migliorate con il tempo: il dibattito si è allargato, così come la consapevolezza ambientale e climatica, che si è intrecciata ai temi della giustizia sociale. «La rivoluzione che è passata più in sordina negli ultimi anni è quella energetica: oggi le fonti rinnovabili sono diventate più efficienti, meno costose, e si sono trasformate nello strumento più adeguato per dare energia al nostro futuro».
9. Ricorda chi ci ha preceduto
Siamo le prime generazioni a essere a un passo dalla catastrofe climatica, ma non siamo le prime ad aver affrontato delle minacce. Regimi, migrazioni, invasioni. Lotte per la Terra e la propria cultura, come quelle combattute dai popoli indigeni. C’è molto da imparare, anche da chi conosciamo di meno.
10. Non trascurare la bellezza
«Il caos climatico ci spaventa, e ci fa pensare che perderemo ciò che è bello in questo mondo». Ma la bellezza rimarrà: i fiori sbocceranno, i bambini nasceranno. Deve finire l’era dei combustibili fossili e delle diseguaglianze economiche, e poi capiremo quanto brutte fossero queste due cose, solo queste due. Il caos non è inevitabile, né normale, anche se può sembrarlo, come può sembrare naturale la guerra a chi cresce in tempi di guerra. Dobbiamo proteggere, celebrare, ricordare e raccontare la bellezza della natura, altrimenti rischiamo di dimenticarci per cosa stiamo lottando.
Che ne pensi? C’è un punto che vorresti aggiungere? Fammi sapere, buon weekend.
📰 Link, Link, Link
Brutta notizia #1: l’Italia è prima in Europa per morti da biossido d’azoto e seconda per decessi da PM2.5, due diversi tipi di inquinamento atmosferico (smog) generati soprattutto dal traffico. È uscito il nuovo rapporto sulla qualità dell'aria dell’Agenzia europea dell'ambiente.
→ Avevo commentato con rammarico il dato dell’anno scorso, non molto diverso, in questa puntata.Brutta notizia #2: New Delhi, in India, è costretta a una sorta di semi-lockdown per gli alti livelli di smog che stanno colpendo la città. Per approfondire: “New Delhi soffoca nell’inquinamento da carbone” su Internazionale.
Per addetti ai lavori: il Centres for European Policy Network ha pubblicato un studio sul tema dei “club del clima”. Qui la sintesi in italiano.
Alberi millenari e dove trovarli, in Italia: una mappa e un progetto interattivo firmato da Tiziano Fratus su Green&Blue di Repubblica.
Ho fatto un riassuntone delle cose decise alla Cop, lo trovi sul mio Instagram.
Sempre sulla Cop26, un’altra campana: “Il risultato più importante della conferenza di Glasgow” di Gabriele Crescente su Internazionale.
🔥 Benzina sul fuoco: i maledetti negazionisti
Benzina sul fuoco è un podcast curato dal professor Marco Grasso e da Sabina Zambon: è appena uscita la terza puntata dedicata al negazionismo climatico, che include gli interventi di Stefano Caserini, professore di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano, e di Stella Levantesi, giornalista e autrice del libro I bugiardi del clima.
È un podcast fatto veramente bene, nella forma e nei contenuti: è prodotto da Piano P e per tutte le prossime puntate includerò un piccolo riassunto.
Insieme all’associazione Cittadini per l’Aria, la Fiab – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta e lo studio ForEst, collaboro (gratuitamente) alla sua diffusione.
🎧 Lo ascolti su: Apple, Spotify, Amazon Music.
In una delle prossime puntate della newsletter intervisterò il professor Grasso, quindi se hai domande sui contenuti del podcast, fammi sapere, che gliele giro!
👇 La cosa più bella
So che stavi cercando un nuovo sfondo per il cellulare (se non hai già messo quello che usa Zerocalcare nella sua nuova serie). Eccolo: uno stormo di pellicani bianchi maggiori nella riserva naturale di Mishmar Hasharon, in Israele.
💌 Per supportarmi
Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, sono friulano, sono un giornalista e ho 30 anni. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e da poco ha anche vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici. Ho fatto anche un podcast: Climateers, sulle pionieri e i pionieri dell’ambientalismo. Se vuoi darmi una mano:
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