Ci svegliamo di nuovo nel fango
🌍 Il colore verde #133: A Ischia ci ha colpito l'ennesimo disastro meteorologico dell'anno. L'Italia è troppo fragile per un clima cambiato e un meteo estremo
Vorrei dire buongiorno, ma quello che è successo a Ischia è così sconvolgente da togliere il buonumore.
Devo dirti tre cose prima di partire:
1. Grazie a chi ha risposto al sondaggio della settimana scorsa, sull’orario di invio. Ha stravinto il “a qualsiasi ora” e ahimè devo già approfittarne oggi. Per il 16% che ha chiesto l’invio anticipato mi sto organizzando, cercherò di farlo almeno una volta al mese.
2. La prossima settimana potrei non riuscire a inviare la newsletter. Domani, infatti, parto per il Kenya, per un viaggio con Amref, onlus medica attiva nell’Africa subsahariana. Seguirò per una settimana i loro progetti a Nairobi e nella contea di Isiolo, che intrecciano salute animale, umana e ambientale con l’approccio One health. Se hai domande sul viaggio, se sei già stat* in quelle zone e hai consigli, scrivimi! nicolaslozito@substack.com
3. Martedì 6 dicembre parte il corso Progettare una newsletter: lo organizza la Scuola Holden (tutto a distanza), lo tengo io. Cinque lezioni, 2 ore a settimana (i martedì sera). Se usi il codice ILCOLOREVERDE, 15% di sconto. Le info qui.
Ok, menù di oggi:
🇮🇹 Il disastro di Ischia (l’ennesimo)
🇺🇦 L’Ucraina al buio
🇨🇳 Cop27 e il ruolo della Cina
Letture: formiche che comandano il mondo, la plastica che finisce ovunque, Elon Musk e l’ambientalismo
🇮🇹 Inferno di fango, Ischia travolta da nubifragi e frane
Ci siamo risvegliati con un altro disastro. L’ennesimo, in quest’anno in cui l’Italia è stata più che mai in balia degli eventi meteo estremi. Un nubifragio ha colpito nella notte l’isola di Ischia causando allagamenti e danni ovunque ma provocando gravi problemi a Casamicciola, nel nord dell’isola, già devastata da una alluvione nel novembre del 2009.
Le piogge cadute in maniera violenta durante tutta la notte hanno causato, questa mattina alle 5, una frana nella zona del Celario, che avrebbe colpito diverse abitazioni. Si conta per ora una morta (aggiornamento 17.26 di sabato 26 novembre. Una precedente versione del testo sosteneva che i morti fossero 8. Il numero era stato diffuso su tutti i mezzi di informazione, ma era sbagliato. La fonte di questa informazione era il governo, nella figura di Matteo Salvini).
Il bilancio dei dispersi per ora è di 13 persone: potrebbe crescere. Tra loro una famiglia composta da tre persone: marito, moglie e neonato. Un uomo è stato travolto dal fango ma salvato miracolosamente dai soccorritori: era riuscito a rimanere aggrappato a un’asse di legno.
I sindaci dell’isola han chiesto a tutta la popolazione di rimanere in casa. I soccorsi fanno fatica a muoversi. 100 abitanti sarebbero bloccati nelle loro case e non riescono a essere raggiunti.
Non c’è solo Casamicciola a far registrare danni e criticità a Ischia. Ai Maronti, una delle spiagge più belle dell’isola, si è allargato un fronte di frana che era già in condizioni di pericolo da tempo. E la villa che si trova sulla sommità del costone roccioso ha subito danni e rischia di crollare verso il mare qualora il fronte di frana dovesse ulteriormente allargarsi. La foto fa impressione:
In tutta l’isola si registrano alberi caduti, strade danneggiate e invase dal fango. I porti sono impraticabili. Sono stati interrotti i collegamenti via mare da Ischia per Napoli, mentre sono garantire le tratte da Pozzuoli: da qui sono partite le prime squadre di soccorso per l’isola.
Tristemente l’Italia è particolarmente sensibile dal punto di vista del dissesto idrogeologico. Per la sua conformità e il suo territorio, e anche perché ci abbiamo messo del nostro, costruendo dove non dovevamo e bloccando o deviando i corsi d’acqua. Il rischio è poi moltiplicato, negli ultimi anni, dai cambiamenti climatici. Le temperature medie più alte provocano piogge più improvvise e intense, veri e propri cicloni che si abbattono con furia. Non abbiamo gli strumenti per resistere. E ancora una volta non possiamo fare altro che soffrire e piangere.
Abbiamo pensato di dominare la natura, e forse ci siamo persino riusciti nell’ultimo secolo. Oggi siamo tornati in balia degli elementi. Impotenti.
🇺🇦 A Kiev, senza acqua né luce
Se qualcuno se lo fosse dimenticato: in Ucraina la guerra è ancora vivissima. Nonostante i russi abbiano perso terreno e siano stati costretti alla ritirata da diversi territori, i bombardamenti colpiscono ancora con violenza. Da un mese e mezzo circa la Russia sta portando avanti una strategia di ritorsione e sfiancamento nei confronti della capitale Ucraina, colpendo centrali energetiche e acquedotti. Il sindaco della città, Vitali Klitschko ha detto che circa il 60 per cento della città è ancora senza energia, mentre in moltissime case, uffici e luoghi pubblici manca del tutto anche l’acqua.
La situazione peggiora di giorno in giorno: perché l’inverno, lì, è già arrivato. Nevica e la temperatura spesso è sotto lo zero. Buona parte del riscaldamento residenziale di Kiev è elettrificato, quindi senza corrente è impossibile rimanere al caldo.
Scrive il Post:
Le carenze d’acqua in città in questi giorni sono state talmente vaste che diverse persone hanno cercato di recuperarne un po’ dai tubi di scarico dell’acqua piovana, mentre sono sempre lunghissime le file nei punti pubblici per la distribuzione dell’acqua, con le persone che riescono al massimo a riempire una o due bottigliette di plastica ciascuna. Ha aiutato un po’ il fatto che giovedì, il giorno dopo l’ultimo bombardamento, a Kiev abbia piovuto, dopo alcuni giorni in cui aveva solo nevicato.
Prima della guerra Kiev aveva 3 milioni di abitanti, era una città grande e moderna.
I giornalisti di Associated Press sul posto hanno raccontato che le persone stanno cercando rifugio in massa nei pochissimi bar che per qualche ragione hanno ancora acqua ed elettricità. Le persone scrivono ad amici e parenti per sapere se da loro è rimasta in funzione almeno una delle due cose, e nel caso si organizzano per riunirsi tutti dove ci si può riscaldare o per portarsi un po’ d’acqua.
Ancora una volta, abbiamo la prova di come la guerra sia una battaglia per le risorse. L’essere umano vive in società sempre più complesse, ma l’equilibrio su cui tutto si regge è fragilissimo, e non molto diverso a quello di 100, 1000, 10.000 anni fa: chi è in grado di controllare una risorsa scarsa ottiene potere. La può trasformare in un’arma. Putin lo sa benissimo, meglio di tutti noi, e proprio sulle risorse gioca la sua partita geopolitica: da una parte le forniture di gas per l’Europa e i tanti clienti internazionali, dall’altra il controllo o la distruzione di centrali elettriche e infrastrutture idriche in Ucraina.
In uno dei bar visitati da Associated Press una 34enne di Kiev ha raccontato che al mattino, prima di andare a lavoro, usa due bicchieri d’acqua per fare una specie di doccia e tiene i capelli legati per evitare di lavarli.
🇨🇳 Cop27 e il ruolo della Cina
La Cop27 di Sharm-el-Sheikh è ormai un vago ricordo, ma volevo tornare su un argomento che non ho trattato e che penso possa essere utile. Il ruolo della Cina. Oggi la Cina è il maggiore emettitore di CO2 al mondo, circa il 27% del totale (il secondo Paese in classifica sono gli USA, 15%). Quando, però, sono iniziate le Cop, nel 1992, la Cina era molto meno industrializzata e più povera. Alla prima Cop la Cina era stata inserita all’unanimità nella lista dei Paesi in via di sviluppo. Ancora oggi è ancora in quella lista. E quindi quando ci sarà da dividersi il conto dei risarcimenti (il famoso fondo loss and damage) per i Paesi più vulnerabili e meno sviluppati, la Cina non parteciperà. Non solo: potrebbe addirittura beneficiarne.
Eppure la Cina oggi, rispetto a 30 anni fa, è 34 volte più ricca e 4 volte più inquinante, nonostante il Pil procapite sia comunque inferiore a molti Paesi sviluppati e siano ancora altissimi i livelli di povertà assoluta di buona parte della società.
Sono stati vani gli sforzi diplomatici a Sharm el-Sheikh di dividere la Cina dai Paesi in via di sviluppo. L’Unione europea è la delegazione che ci ha provato maggiormente, ma ha fallito. E forse i tentativi saranno vani ancora per lungo tempo: perché esca dalla lista è necessario che tutti i 200 Paesi dell’Onu votino all’unanimità. La Cina si difende dicendo che negli scorsi anni ha avviato numerosi progetti e fondi di cooperazione con i Paesi vulnerabili: è un importante alleato del Pakistan, per esempio, così come di molti Paesi africana.
Il tema del ruolo della Cina – ricca o povera? colpevole o vittima? guida o pericolo? – sarà uno dei temi che ci porteremo avanti nei prossimi anni di diplomazia climatica. E non solo.
📰 Rassegna verde
Chi comanda il mondo? Le formiche (Ny Times)
Cosa ci dicono le rivolte degli operai nella fabbrica cinese degli iPhone (Internazionale)
L’ambiguo rapporto tra Elon Musk e l’ambientalismo non va sottovalutato (Linkiesta)
Cosa si nasconde nei capi Shein? (La Svolta)
Climate Change from A to Z (New Yorker)
WOW, come tutto il climate issue della rivista cartacea. Questa la cover:
È difficile sapere dove finisce tutta la plastica (Il Post)
📸 La mia foto preferita
Uno scoiattolo con la coda all’insù a San Pietroburgo, Russia.
💚 Grazie!
Se sei arrivat* fin qui sotto, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. La newsletter esce ogni sabato, feste incluse. Nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Da quando mi occupo di ambiente, ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, prodotto da Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (2022, Onepodcast/La Stampa).
Se vuoi darmi una mano:
• Condividi la puntata sui social. Se lo fai su Instagram, taggami: nicolas.lozito.
• Considera una donazione. Mi aiuteresti a sostenere questo progetto editoriale. Puoi donare su DonorBox o Paypal.