Barbara Gallavotti: "L'Ai inquina, ma esistono alternative più sostenibili"
🌱 Intervista alla biologa e divulgatrice, che ha appena pubblicato il libro "Il futuro è qui" sull'intelligenza artificiale, l'uso che ne facciamo
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“Tra tecno-pessimismo e tecno-ottimismo scelgo una terza via: sono tecno-fiduciosa. Abbiamo la capacità per controllare e sfruttare al meglio il potere dell’intelligenza artificiale”. Barbara Gallavotti, biologa e divulgatrice scientifica, presenta il suo nuovo libro Il futuro è già qui (Mondadori), in cui esplora le radici e le implicazioni dell’intelligenza artificiale, indagando la storia delle macchine pensanti e le sfide etiche che il loro sviluppo pone. Gallavotti ripercorre come l’evoluzione degli strumenti umani abbia influenzato la nostra intelligenza e come l’Ai moderna possa ampliare o, al contrario, limitare queste capacità.
L’intelligenza artificiale (Ai) non sembra un semplice strumento, però, ma piuttosto un superpotere. Non vede dei rischi?
«Ogni strumento che creiamo, se usato correttamente, stimola e potenzia la nostra intelligenza. La pietra scheggiata ha spinto gli esseri umani a sviluppare nuove capacità, e così vale per l’Ai. Se usiamo l’intelligenza artificiale con consapevolezza e curiosità, possiamo acquisire potenzialità aggiuntive. I veri rischi però ci sono: non dobbiamo diventare utilizzatori passivi. E se diventiamo troppo dipendenti da queste tecnologie, rischiamo di perdere quella spinta all’apprendimento che ci rende davvero intelligenti».
C’è chi crede che noi umani, apprendisti stregoni, abbiamo già evocato “un demone che non siamo più capaci di governare.
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