Arrestate subito Greta Thunberg!
🌍 Il colore verde #178 L'arresto dell'attivista svedese mostra come sta crescendo la repressione climatica. La Cop28 si avvicina nell'incertezza. L'Amazzonia è secca
Eccoci!
Due cosette mie. Oggi esce la seconda puntata di Moltitudini, il podcast che ho fatto con Laterza. Sta andando alla grande su Spotify. Lo trovi qui, se ti piace votalo e condividilo. Mi faresti un regalo.
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Va bene, partiamo.
5️⃣ ESSENZIALI
🌳 Se la siccità colpisce anche l’Amazzonia
La siccità colpisce anche l’Amazzonia, e in particolare la città di Manaus, che si è trasformata in una “distopia climatica”, come scrive il Guardian. Nella città brasiliana più popolata di tutta l’Amazzonia con oltre 2 milioni di abitanti, negli ultimi giorni sono stati registrati livelli molto più alti del solito di inquinamento atmosferico a causa di un prolungato periodo di siccità. Gli incendi nella foresta intorno alla città hanno contribuito al peggioramento della qualità dell’aria, al punto che in alcuni giorni della scorsa settimana Manaus era la città più inquinata del Brasile e una delle aree abitate con il più alto livello di inquinamento al mondo.
Un termine di paragone: a Manaus in settimana si è registrata una concentrazione di particolato sottile pari a 387 milligrammi per metro cubo, contro i 122 di São Paulo.
L’Amazzonia si secca a causa della deforestazione, della perdita di biodiversità, del cambiamento climatico e del ritorno de El Niño, fenomeno ciclico che aumenta le temperature medie.
🤝 La Cop28 è vicina, parte 1: al-Jaber ha condiviso il suo programma, il Papa forse ci va
Ci sono tre principali notizie legate alla prossima Cop28 che si terrà dal 30 novembre al 12 dicembre a Dubai. La prima: il presidente della sessione, il sultano degli Emirati al-Jaber ha inviato a tutti i partecipanti le sue linee guida per i negoziati. Se ti appassiona la questione, qui c’è il documento di 11 pagine. Oppure Axios ne ha fatto un buon riassunto. Estrapolo una sola frase, forse la più importante: al-Jaber vuole “a responsible phase down of unabated fossil fuels”, una responsabile riduzione graduale dei combustibili fossili “non abbattuti”. La formula scelta è stata giudicata tiepida, visto che contiene molti freni linguistici: da “responsabile”, a “phase down” (riduzione graduale) invece che “phase out” (eliminazione graduale) e “unbated”, che lascia la porta aperta per l’uso di fonti fossili a patto che vengano catturate e stoccate le emissioni di CO₂ della loro combustione.
La seconda notizia sulla Cop: il Vaticano ha fatto capire che il Papa con tutta probabilità vuole partecipare all’evento. Sarebbe il primo Pontefice a una Cop: come ho scritto un mesetto fa Francesco è uno dei leader internazionali più attenti all’ambiente e in particolare ai temi della giustizia climatica.
💸 La Cop è vicina, parte 2: Tutti litigano con gli Usa per il fondo loss and damage
La terza notizia della Cop riguarda l’ormai famigerato fondo loss and damage, ovvero i soldi che i Paesi sviluppati dovrebbero offrire ai Paesi vulnerabili per far fronte ai danni che già subiscono a causa dell’emergenza climatica. Da qualche anno la comunità internazionale prova a realizzarlo, e alla scorsa Cop in Egitto la questione è diventata centrale e abbastanza condivisa, almeno a livello di principio.
Il Financial Times questa settimana ha scritto, però, che i Paesi non stanno trovando la quadra sulla realizzazione pratica. I Paesi in via di sviluppo (uniti nel G77) e la Cina stanno accusando gli Usa di ostacolare il processo. Il contendere riguarda l’ente che dovrebbe gestire il fondo: per il G77 deve essere un organo nuovo e indipendente, per gli Stati Uniti, invece, la Banca centrale. Ma la Banca centrale ha una governance molto influenzata e influenzabile dai Paesi più ricchi, Usa in cima.
Salvo miracoli a Dubai, siamo ancora lontani da un accordo che davvero affronti la questione della giustizia climatica.
🏭 Catturare e stoccare CO₂ in futuro consumerà tanta energia quanta ne consumano oggi tutte le case del mondo
Abbiamo parlato della cattura e stoccaggio della CO₂. Con l’espressione si intende il processo tecnologico con cui dei grandi impianti riescono a trattenere l’anidride carbonica dall’aria e poi cristallizarla sottoterra. A oggi la tecnologia è ancora in via di sviluppo, molto costosa e poco diffusa nel mondo. Uno degli impianti più noti è quello di Climeworks in Islanda.
La cattura e stoccaggio è molto amata dai tecno-ottimisti e in particolare dalle compagnie petrolifere, che in futuro potrebbero “abbattere” le emissioni dei loro combustibili e pareggiare così i conti. Il colosso petrolifero Shell ha calcolato quanta energia sarà necessaria perché gli impianti riescano a compensare le emissioni globali: 66 exajoules all’anno per il 2100. Un numero che dice poco, ma proviamo a fare dei paragoni: è poco più di quanto consumiamo nel mondo per l’elettricità e il riscaldamento delle case; ed è un decimo circa dei consumi globali totali.
È importante fare bene i conti: per l’Agenzia internazionale dell’energia queste tecnologie saranno necessarie per gli scenari Net Zero soprattutto se non riduciamo drasticamente il consumo di fonti fossili in questo decennio. Oggi ci sono circa 500 impianti e i risultati sono molto al di sotto delle aspettative. Investire nel loro sviluppo non può essere inteso come una soluzione pigliatutto che ci permette di continuare a inquinare, ma come un giubbotto salvagente nel caso le cose andassero male.
🤌 Il rapporto Asvis 2023: L’Italia è in forte ritardo sugli obiettivi di sviluppo sostenibile
L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ha presentato il suo rapporto sul nostro Paese e il livello di raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Non siamo messi benissimo. Rapido riassunto:
Siamo peggiorati rispetto al 2010 per questi indicatori: la povertà (Goal 1), i sistemi idrici e sociosanitari (6), la qualità degli ecosistemi terrestri e marini (14 e 15), la governance (16) e la partnership (17). C’è una sostanziale stabilità per: cibo (Goal 2), disuguaglianze (Goal 10) città sostenibili (Goal 11). Mentre per gli altri otto obiettivi i miglioramenti sono inferiori al 10% in 12 anni, eccetto che per la salute (3) e l’economia circolare (12), per i quali l’aumento è leggermente superiore.
🔎 IL FOCUS: Arrestiamo Greta Thunberg, e poi?
Ecco una foto che vale più di mille newsletter.
Greta Thunberg è stata arrestata a Londra lo scorso martedì. In attesa del processo, previsto a metà novembre, è uscita su cauzione. Si trovava fuori dal Intercontinental Hotel di Mayfair, dove si stava tenendo l’Energy Intelligence Forum, un evento a cui partecipavano i principali leader dell’industria dei combustibili fossili. Insieme ad altri attivisti, Greta protestava contro l’inazione delle aziende e bloccava la strada di accesso all’albergo.
Non è la prima volta che l’attivista svedese finisce nei guai, anzi. È già andata a processo due volte in Svezia e ha avuto problemi anche in Germania. A inizio anno si era fatta portare via dalla polizia nella miniera tedesca di Lützerath. All’epoca scrissi “è ufficialmente diventata una battaglia”: l’attivismo climatico è cresciuto e si è fatto più arrabbiato e conflittuale.
L’evoluzione dell’attivismo, però, ha portato anche a una risposta uguale e contraria da parte delle forze dell’ordine e degli organi di giustizia. E proprio il Regno Unito è il più grande laboratorio di repressione dell’attivismo climatico. Ne ha scritto questa settimana Ferdinando Cotugno su Domani.
Riporto un passaggio del suo articolo:
Michel Forst, delegato delle Nazioni unite per i difensori dell’ambiente, ha descritto la situazione britannica come «terrificante, con altri paesi che guardano a Londra come un esempio per leggi e misure che avrebbero un effetto devastante sull’Europa». Morgan Trowland e Marcus Decker di Just Stop Oil stanno scontando tre anni per essersi arrampicati su un ponte e aver bloccato il traffico.
Sono le pene più severe mai comminate nella storia del Regno Unito per proteste non violente, ma non sono le uniche. Sono centinaia gli attivisti condannati, migliaia quelli arrestati, anche in via preventiva. Il parlamento ha votato lo scorso anno due leggi plasmate sulle tattiche di protesta di Extinction Rebellion e degli altri movimenti e ha dato alla polizia un potere sostanzialmente arbitrario di stabilire quali tipi di manifestazioni pacifiche possono essere interrotte con arresti. Non serve nemmeno più bloccare il traffico per essere ammanettati, basta «camminare molto lentamente».
In Italia vediamo dinamiche simili. Per decisione del governo Meloni sono state introdotte multe altissime per chi imbratta monumenti ed edifici: una mossa che punisce immediatamente chi commette il reato ed evita le lungaggini della giustizia penale. Ma anche i processi contro gli attivisti spuntano con maggiore frequenza.
Il pugno sembra farsi sempre più duro. Questa settimana gli attivisti di Ultima generazione hanno bloccato la Milano-Torino incollandosi alla strada. Poche ore dopo il ministro Salvini ha detto: «Basta con gli eco-imbecilli, ci vuole arresto in flagranza e carcere». Una mossa che può sembrare di pura propaganda, ma che serve a legittimare lentamente azioni sempre più repressive.
So che l’attivismo radicale divide. Divide persino me, che spesso ho messo nero su bianco le mie perplessità rispetto a blocchi stradali e imbrattamenti vari. Pur tuttavia è fondamentale non perdere il lume democratico della ragione e della proporzionalità. La soluzione non può essere solo “più repressione”. Quando Greta Thunberg viene arrestata e finisce a processo sappiamo bene che i benefici d’immagine per la causa superano i danni economici e legali, ma le proporzioni si ribaltano quando questo succede ad attivisti sconosciuti, indifesi e meno appariscenti. Il rischio, così facendo, è perdere civiltà per ottenere ordine.
📸 LA MIA FOTO PREFERITA
C’hai una cosetta nell’orecchio! Un entello spulcia un toro a Pushkar, India.
💚 GRAZIE!
Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 32 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Nel 2021 la newsletter ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 250 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
Insegno alla Scuola Holden di Torino e al Master di giornalismo della Luiss di Roma. Tengo anche dei corsi aperti, come “Progettare una newsletter” per Holden Pro. Il prossimo ciclo parte il 4 novembre. Con il codice ILCOLOREVERDE sconto del 10%.
Ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (Onepodcast/La Stampa).
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Buonasera Nicolas Sono preoccupato perché oggi, sabato 28, non ho visto la consueta ottima newsletter. Aspetto notizie. Grazie!
Buongiorno, dev'esserci un'errore nell'unità di misura dell'inquinamento da polveri a Manaus, non sono milligrammi/m3 ma microgrammi/m3. In Europa il limite è 50 microgrammi/m3 da non superare più di 35 volte in un anno: per quanto alto l'inquinamento da polveri a Manaus, dubito sia 3 ordini di grandezza maggiore che nelle città europee