Francesca Buoninconti: dove vanno le anatre di Central Park
🌍 Il colore verde #40. Francesca Buoninconti, naturalista e divulgatrice, racconta la meravigliosa e importante storia delle migrazioni animali
C’è una domanda a cui noi lettori de Il giovane Holden siamo particolarmente affezionati. Arrivato a New York, Caulfield chiede a un tassista: «Sa le anatre che stanno in quello stagno vicino a Central Park South? Mi saprebbe dire per caso dove vanno le anatre quando il lago gela?».
Per dirimere l’eterno dubbio – e vedrai, tanti altri – mi sono affidato a Francesca Buoninconti, napoletana classe 1988, naturalista e divulgatrice scientifica, autrice di un libro che mi ha incantato: Senza Confini. Le straordinarie storie degli animali migratori (Codice edizioni). Non viaggiano solo gli uccelli, ma anche balene, rospi, farfalle monarca, salmoni, gnu e tantissime altre specie. Movimenti stagionali necessari alla sopravvivenza e alla riproduzione che si intrecciano anche con i nostri destini: i servizi eco-sistemici degli animali migratori sono fondamentali per la nostra vita e le nostre economie.
Per rispondere a Holden, però, Buoninconti parte da Aristotele. «Il filosofo greco si era dato una spiegazione stravagante. In inverno alcuni uccelli si trasformavano in anfibi. C’era poi chi credeva che gli uccelli volassero verso la Luna. O che si trasformassero in rami secchi. Solo alla fine del 1800, grazie al lavoro del danese Hans Christian Mortensen, si inizia a capire qualcosa. Preside di un liceo, ornitologo per passione, a 34 anni inizia a catturare degli storni e aggancia alle loro zampe un anellino di zinco con incisi data e luogo. Nasce così il metodo dell’inanellamento a scopo scientifico, che si diffonde e si perfeziona, calibrando il giusto tipo di anello per ciascuna specie. In questo modo, ancora oggi, si monitorano le rotte degli uccelli migratori, tracciandone i luoghi di riproduzione e i quartieri di svernamento. Ora sappiamo che le anatre di Holden possono finire dal Messico in giù».
Non immaginare, però, gli uccelli viaggiatori come animali con la comodità della seconda casa: la loro vita è soprattutto in viaggio. «La cannaiola verdognola si riproduce in Europa e sverna nel sud dell’Africa. In un anno impiega almeno 9 mesi per fare su e giù tra le due zone: 20.000 chilometri per un uccellino che pesa circa 13 grammi. Il record di distanza però lo detiene la mitica sterna artica: pesa 100 grammi e vola per 80.000 chilometri all’anno tra i due poli».

Gli animali migratori sanno dove andare e che tragitto percorrere per diversi motivi. Per alcuni la rotta è innata, “incisa” nel loro Dna. Altri ricordano alla perfezione il luogo di nascita, grazie a un imprinting precoce. C’è chi naviga grazie a un sesto senso magnetico. Chi si orienta con il moto del Sole e delle stelle o chi sfrutta riferimenti visivi.
È davvero importante studiare le migrazioni animali? «È una sfida scientifica, ma anche politica. L’uomo sta causando la “sesta estinzione di massa”. La perdita di biodiversità è enorme (negli ultimi 40 anni si è perso almeno il 68% degli animali selvatici). Studiare le rotte e le ragioni delle migrazioni ci permette anche di preservare le specie. Comprendere gli ostacoli dell’uomo è fondamentale: servono dei corridoi ecologici, che possono essere vaste aree protette ma anche banali ponti o sottopassi ad hoc. La “road ecology” è una materia di studio presente in alcuni Paesi, ma ancora poco diffusa in Italia».

I problemi non si fermano alle barriere architettoniche: dalla caccia e pesca senza freni ai cambiamenti climatici. «Con l’aumento delle temperature, la sincronia tra migrazioni e altri cicli biologici si sta spezzando, con viaggi in ritardo o in anticipo che hanno grosse ripercussioni sulla loro riproduzione. Le renne rischiano di morire di fame, la migrazione del pesce mallotto dell’Islanda potrebbe scomparire. Le tartarughe marine subiscono gli effetti ancora prima di nascere. Il sesso dei nuovi nati dipende dalla temperatura di incubazione delle uova nella sabbia: se è troppo alta nasceranno solo femmine, come sta succedendo sempre di più negli ultimi anni».
Francesca lo scorso giugno ha scritto un articolo dal titolo: Scienze naturali, femminile plurale. Racconta scienziate e studiose poco note ma decisive. Un modo per superare il mito dei soliti Darwin e Linneo. «Quando ero più giovane io per prima non avevo riferimenti femminili in questi campi. Ora però le voci crescono di anno in anno. Anche tra i Nobel ci sono sempre più scienziate. Grazie ai social esiste un dialogo sempre aperto tra appassionate e professioniste (qui la pagina Instagram di Francesca). E sono forti la rete e l’alleanza in questi campi. Se una giovane ha la passione per le materie scientifiche bisogna fare in modo che quel fuoco sacro non si spenga mai».
Quattro segnalazioni di lettura:
Joe Biden ha già fatto molte delle cose promesse per il clima. In sintesi: è tornato nell’accordo di Parigi; ha chiesto alle agenzie federali di ripristinare le norme che Trump aveva fatto eliminare, obbligandole poi a tenere conto nei loro progetti anche del “costo sociale” delle fonti fossili; ha revocato il permesso per la costruzione dell’infausto oleodotto Keystone XL. Per approfondire: Internazionale oppure Scientific American. E la prossima settimana sono previste altre azioni.
• La copertura mediatica per il lancio della PlayStation 5 è stata pari a 26 volte quella delle 10 crisi umanitarie più gravi del 2020 combinate insieme. Follia.
• Le amiche di Senza Rossetto hanno intervistato Chiara Soletti dell’Italia Climate Network sul concetto di giustizia climatica.
• Sul tema della settimana scorsa: ho raggruppato alcune voci “verdi” mancanti su Wikipedia Italia.
Se pensi che a qualche tu* amic* possa piacere questa newsletter, inoltragliela. O condividi l’articolo con il bottone qui sotto. Se non sei iscritt*, clicca qui.