Non c'è ambientalismo senza libertà
🌍 Il colore verde #128: L'Egitto ospiterà la Cop27. Stiamo facendo greenwashing a uno Stato di polizia?
GIURAMENTI
Ciao e scusa! Ho scritto di nuovo una newsletter troppo lunga. Il problema è questo: una parola è troppa e due sono poche, come diceva Nonno Libero di Un medico in famiglia. C’erano troppi argomenti da trattare.
Mentre il governo Meloni giura al Quirinale, io ti provo a giurare che in futuro sarò più breve. (Non ce la farò mai).
Buon weekend, questo è il menù:
🇪🇬 Il grande problema con la Cop27 in Egitto
👎 Il nuovo ministro dell’ambiente non sa nulla di ambiente
💥 Manualetto di attivismo radicale
🌌 Altre storie: l’introvabile albero più vecchio del mondo, la foto più bella dell’anno, ulivi adottati a distanza
🇪🇬 Cop in Egitto: greenwashing a uno Stato di polizia
Solo una settimana fa gli attivisti di Just Stop Oil chiedevano in mondovisione “Vale più l’arte o la vita?”, subito dopo aver lanciato minestra in scatola sui Girasoli di Van Gogh. Il dibattito ha invaso social e vita reale e ci siamo resi conto che è impossibile trovare una risposta che metta d’accordo tutti.
Usando la stessa forma di domanda, ti chiedo: “Vale più l’ambiente o la libertà?”. Approfondisco: la battaglia per sistemare il clima del pianeta, per salvare vite umane, animali e vegetali… può fare a meno dei diritti e della democrazia? Secondo me no.
Fra poco più di due settimane prenderà il via a Sharm el-Sheikh la Cop27, il più importante appuntamento di diplomazia climatica dell’anno. E più ci avviciniamo all’appuntamento, più ci rendiamo conto dell’errore commesso assegnando l’evento all’Egitto.
“Si tratta di greenwashing applicato a uno Stato di polizia”, scrive la saggista canadese Naomi Klein sul Guardian:
“L’Egitto di Al-Sisi ha messo su un grande spettacolo di panelli fotovoltaici e cannucce biodegradabili, ma in realtà il regime imprigiona gli attivisti e vieta la ricerca. Gli ambientalisti non dovrebbero stare al gioco”
In Egitto tra il 6 e il 19 novembre sono attesi migliaia di delegati, associazioni, persone illustri: si incontreranno in un mega resort preparato per l’evento. Porteranno avanti preziosi e irrinunciabili negoziati, ma lo faranno sotto una campana di vetro, che li isolerà dal Paese che li ospita.
In Egitto almeno 60.000 prigionieri politici sarebbero chiusi nelle carceri, carceri dove le torture verrebbero portate avanti in maniera sistematica e organizzata, come una “catena di montaggio” secondo un report di Human Right Watch.
Tra loro c’è anche Alaa. Alaa Abd El-Fattah, quarantantenne informatico e attivista, è uno dei padri della Primavera araba ed è in carcere al Cairo dal 2011. Dal 2 aprile sta portando avanti lo sciopero della fame (acqua e 100 calorie al giorno), protestando contro le ragioni della sua carcerazione: è stato condannato per aver “diffuso notizie false”.
Alaa è una delle figure più conosciute della ribellione contro il regime egiziano, ed è anche la prova vivente della feroce repressione che subisce chi protesta o semplicemente la pensa diversamente. Ogni settimana invia una lettera alla famiglia: i suoi scritti sono diventati un libro, ma non sempre tutto ciò che firma riesce a superare le mura del carcere: proprio nelle ultime settimane aveva promesso una lettera dedicata al clima, che partiva dalle alluvioni che a settembre hanno sommerso un terzo del Pakistan e che probabilmente si concludeva con un ragionamento sulla Cop27. La lettera non è mai arrivata. Censurata.
Da anni le associazioni per i diritti umani chiedono all’Egitto di rilasciare Alaa, (#FreeAlaa è ormai un noto slogan) insieme ai tantissimi altri prigionieri politici, tra cui un ragazzo che conosciamo bene, l’egiziano-bolognese Patrick Zaki. Negli ultimi giorni le richieste si sono fatte più rumorose. Giovedì il Parlamento europeo doveva votare una risoluzione sugli obiettivi dell’Ue alla Cop27: al documento è stato aggiunto un emendamento, votato a larga maggioranza, che chiede all’Egitto il rilascio dei prigionieri, la scarcerazione urgente di Alaa e maggiore libertà e trasparenza durante e dopo Cop27. Non solo: il Parlamento chiede all’ente delle Nazioni Unite che organizza le Cop, l’Unfcc, di sviluppare dei requisiti umanitari minimi per scegliere gli Stati che ospiteranno i prossimi eventi.
Si è aggiunta anche Greta Thunberg, che in un tweet ha invocato il rilascio dei prigionieri politici:
Alla domanda “Vale più l’ambiente o la libertà?” io risponderò sempre “la libertà”, ben consapevole di indispettire molti e far arrabbiare chi cerca realismo e concretezza dei risultati. Il cambiamento climatico non è un fatto tecnico-scientifico: è anche politica, economia, società, idee, paure e sogni. Non esiste giustizia climatica senza democrazia, senza il riconoscimento delle differenze, delle diseguaglianze, delle voci di tutti. Le soluzioni vanno trovare insieme in un spazio civile e aperto, a costo di metterci il triplo del tempo e anche se l’urgenza è massima. Altrimenti il futuro dell’umanità avrà risolto il problema delle emissioni o dell’inquinamento, ma non tutti gli altri.
Greenwashing a un regime di polizia. Tra l’altro, a proposito di greenwashing, ti ricordo che uno degli sponsor principali dell’evento è Coca-Cola. Il gruppo industriale più inquinante al mondo.
Mi è stato proposto di seguire la Cop di Sharm el-Sheikh per La Stampa. All’inizio mi sembrava l’occasione di una vita. Poi ci ho pensato e ho detto no. Una scelta che costa molto a me e ben poco al resto del mondo. Il perché è raccolto nelle parole che ho scritto qui sopra, ma ancora di più in quelle che leggo ogni giorno sul braccialetto che porto al polso: “Verità per Giulio Regeni”.
La storia di Giulio non c’entra nulla con il clima, ma c’entra tutto con che mondo vogliamo costruire. Se non l’hai mai fatto, leggi il libro Giulio fa cose scritto dai genitori di Regeni e capirai perché la sua vicenda è così importante.
Gli italiani che parteciperanno a Cop hanno il dovere di portarsi laggiù questo fardello.
👎 Gilberto Pichetto Fratin, nuovo ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, di ambiente non sa nulla
Prende vita il governo Meloni: un governo molto a destra, di profilo non particolarmente elevato, e molto anziano. Età media: 60 anni (la più giovane è la premier). È alta anche la fantasia (o la deriva) con cui sono stati rinominati alcuni ministeri: ministero dell’Istruzione e del Merito; ministero della Famiglia, Natalità e Pari opportunità; ministero delle Politiche del Mare e Sud; ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. E poi c’è l’ambiente: al posto di Ministero della transizione ecologica (invenzione contiana) ora c’è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
L’ecologia sparisce dal governo, ma non è il problema più grave. Perché il nuovo ministro, Gilberto Pichetto Fratin, 68 anni, eletto senatore con Forza Italia, è piuttosto estraneo all’argomento. Commercialista, insegnante, politico di lungo corso: a leggere il suo lungo curriculum non si trovano lavori o incarichi legati all’energia, l’ambiente e, neanche a parlarne, il clima. Molti giornali stamattina hanno tagliato corto: “non sa nulla di ambiente”. C’è poco da aggiungere: vediamo cosa farà. A cominciare proprio da Cop27.
💥 Manuale di attivismo radicale e performativo
Ritorno sulla minestra contro Van Gogh. Su Instagram ho provato a riassumere alcuni metodi di attivismo radicale/performativo diffusi nell’ultimo periodo nel mondo occidentale, soprattutto tra i giovani. Ne ho aggiunti altri alla lista:
Imbrattare le opere d’arte (sapendo che sono protette da teche e vetri)
Incollarsi o incatenarsi a opere, luoghi, oggetti
Bloccare le strade e il traffico
Imbrattare luoghi particolarmente esemplari (dai Ministeri ai centri commerciali)
Sciopero della fame
Darsi fuoco (parti del corpo)
Rovesciare il latte nei supermercati
Bucare o sgonfiare le ruote ai Suv
Spegnere le luci delle insegne dei negozi facendo parkour
Ne conosci altri? Scrivimi che li aggiungo alla lista.
Perché vanno sempre più di moda? Per alcuni motivi concatenati. Innanzitutto perché le piazze non si riempiono più: i Fridays for future portano in piazza un decimo delle persone rispetto a 3 anni fa. C’entra la pandemia, ovviamente, ma anche un crescente senso di urgenza, angoscia, impotenza e frustrazione che accelerano le risposte estreme: “la crisi climatica è oggi, non in futuro e nessuno sta facendo abbastanza”.
Bisogna aggiungere anche la trasformazione dei mezzi di comunicazione: sui social funziona di più la performance individuale o a piccoli gruppi. Più l’azione è estrema più è probabile che diventi “virale” o comunque abbia impatto su molte persone. In passato avevo scritto di come tutti i movimenti per il clima si stiano extitionrebelizzando, imitando o addirittura superando i metodi molto appariscenti del movimento. Ti lascio qualche articolo per approfondire:
Il flank effect: l’attivismo radicale aiuta i movimenti sociali per il clima, esattamente come Malcom X ha aiutato il più moderato Martin Luther King (The Conversation)
Le contradizioni dell’attivismo climatico (New York Times)
L’arte o la vita? (Ferdinando Cotugno su Rivista Studio)
Lanciare una zuppa su “I Girasoli” di Van Gogh non ha nulla a che fare col vandalismo (Fabio Deotto su Fanpage)
📰 Rassegna verde
Novità dal fronte “tetto del prezzo del gas”: ieri il Consiglio europeo ha trovato un’intesa. Cosa prevedono i nuovi accordi (Agi)
Il sovraconsumo sta accelerando la crisi climatica, non la sovrapopolazione (Guardian)
Il ruolo occidentale nei disastri ecologici mal gestiti in Africa (Linkiesta)
La difesa dell’ambiente si paga troppo spesso con la vita (Internazionale)
Gli account che monitorano i jet privati hanno sempre più influenza (Il Post)
La gentrificazione è inevitabile e altre bugie sulla casa e le città (Il Tascabile)
La startup che combatte il caro-prezzi con l'adozione a distanza di… ulivi (Repubblica)
Uno degli alberi più antichi del mondo è quasi impossibile da trovare (Il Post)
📸 La mia foto preferita
É LA FOTO PIÙ BELLA DELLA GALASSIA. OGGI VOLEVO MANDARTI SOLO QUESTA, E SALTARE LA NEWSLETTER (Poi sono rinsavito, in parte).
Non so se ricordi lo scatto “Pilastri della creazione” del telescopio Hubble del 1995. Ora il nuovo telescopio della Nasa, il James Webb, ha immortalato lo stesso angolo di Via Lattea: il risultato è mozzafiato. Si vedono le colonne formate da gas interstellare e polveri della Nebulosa Aquila che si allungano come fossero dita di una mano. I “pilastri” mostrano l’infinito istante della creazione delle stelle e si trovano a 7.000 anni luce di distanza da noi, circa 66 milioni di miliardi di chilometri.
💚 Grazie!
Se sei arrivat* fin qui sotto, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. La newsletter esce ogni sabato, feste incluse. Nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Da quando mi occupo di ambiente, ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, prodotto da Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (2022, Onepodcast/La Stampa).
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