Abbiamo sbagliato i calcoli
🌍 Il colore verde #66: É l'estate in cui i Paesi ricchi hanno capito gli effetti del caos climatico, ancora più devastanti delle previsioni
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Leggendo e rileggendo le notizie e le storie delle alluvioni in Nord Europa ce n’è una che mi ha colpito più di tutte.
Siamo a Sinzig, paese di 20.000 abitanti costruito non lontano dalla sponda ovest del Reno e attraversato da un suo affluente, l’Ahr. È la notte tra il 14 e il 15 luglio, piove ormai da ore, sono già state emanate diverse allerte meteo e i pompieri volontari del paese sono andati a suonare i campanelli delle case più vicine al fiume per avvisare del possibile straripamento degli argini.
Nessuno, però, ha avvisato i residenti e gli operatori di una struttura per disabili che si trova poco lontano dal centro città, a circa 400 metri dall’Ahr. Alla Lebenshilfe Haus c’è solo un guardiano notturno per i 36 ospiti della casa di cura. Forse dorme, forse è occupato con qualche paziente. Quando arriva l’acqua salta la luce, non si vede più niente. Il piano terra viene sommerso, il guardiano si rifugia al piano di sopra, con i 24 pazienti che vivono nella parte superiore della struttura.
I 12 disabili che dormono al piano terra però sono intrappolati e non si riescono a muovere: muoiono tutti. «Ogni morte è una tragedia, ma questa notizia provoca una tristezza speciale», ha detto una soccorritrice al New York Times.
Guarda questa foto: è il muro esterno della Lebenshilfe Haus all’indomani della tragedia. Se la osservi bene, e posi gli occhi poco sotto al tetto, riesci a vedere quella piccola porzione di muro più chiara che segna il livello raggiunto dell’acqua. A me sembra una foto ancora più potente dei tanti scatti che abbiamo visto del disastro tedesco.
L’estate in cui tutti hanno capito
Nelle alluvioni che hanno colpito il land della Renania-Palatinato sono morte almeno 170 persone, ed è ancora lunga la conta dei dispersi. Se sommiamo le vittime anche di Belgio e Paesi Bassi arriviamo a 210 morti.
In tutto il continente (e forse in tutto l’occidente) c’è stato un improvviso risveglio climatico delle coscienze di politici, media e persone comuni. «Le alluvioni in Europa c’entrano con il cambiamento climatico», ripetono molti titoli di giornali italiani, persino i più insospettabili.
Anche perché ormai nessun può negarlo. «Quest’estate potrebbe cambiare la nostra comprensione del cambiamento climatico», scrive il National Geographic, spiegando come gli eventi, così intensi, frequenti e soprattutto vicini al nostro mondo ricco stanno scardinando qualsiasi tentativo di negazione o cecità. «Nessun luogo è sicuro» titola l’ultima copertina dell’Economist, prevedendo un mondo più caldo in media di 3°C.
📅 Faccio un piccolo riassunto del caos climatico di luglio:
L’ondata di calore in Canada, almeno 719 morti.
Le ondate di calore che hanno colpito buona parte dell’Emisfero nord del Pianeta, con record di temperatura superati ovunque. Persino in Regno Unito per la prima volta nella storia l’Ufficio Metereologico nazionale ha dovuto emettere un bollettino di allerta per l’aumento delle temperature sopra le soglie di sicurezza.
Gli incendi in USA: 20.000 pompieri impegnati in 13 stati diversi per almeno 80 incendi nell’ultima settimana: tra fumi, polveri e calore gli incendi hanno creato un loro nuovo micro-clima. In Oregon sono bruciati 147.000 ettari di foresta, più di tutta l’aerea metropolitana di Roma. E in California si mette la crema solare all’uva per salvarla, mentre diventano sempre più frequenti i furti d’acqua.
Gli incendi in Siberia.
Le alluvioni in Nord Europa.
Le alluvioni incredibili in Cina di questa settimana, con 300.000 persone evacuate dalle zone più colpite e almeno 51 morti, di cui metà affogati nei tunnel della metro.
Certo potrebbe trattarsi di un’estate particolarmente sfortunata, e di eventi “eventi eccezionali”. Ma, ahimé, sono eccezionali fino a un certo punto. Il surriscaldamento globale è, infatti, un moltiplicatore e la sua influenza aumenta la possibilità che capitino disastri ambientali, dalla siccità alle grandi piogge. Per darti un ordine di grandezza: a seconda della situazione, negli ultimi anni ha il climate change ha influito il 60-90% delle volte sugli eventi meteorologici estremi.
[ 🔎 Se vuoi approfondire il tema dell’eccezionalità → ti rimando a questo bell’articolo di Fabio Deotto e Stella Levantesi su Il Tascabile.]
Tutti stiamo capendo gli effetti dell’emergenza climatica, ma ci sono ancora tanti tasselli di complessità che mancano al dibattito. L’esempio della casa di cura di Sinzig è lampante: i disastri idrogeologici sono resi più probabili dal climate change, ma diventano disastrosi quando non si fa nulla per evitarli e prevenirli.
Dopo l’alluvione molte critiche sono state rivolte alla scarsa gestione dei sistemi di allarme tedeschi, lasciati in mano agli enti regionali e cittadini: a Sinzig non è stato nemmeno suonata la sirena cittadina: non volevano ripetere il falso allarme di quattro anni fa, quando doveva arrivare «l’alluvione del secolo», ma poi successe poco e niente.
Calcolare il rischio
Spiega molto bene questo tema Antonello Pasini, climatologo e ricercatore del Cnr, nel suo libro L’equazione dei disastri (Codice Edizioni), in cui sviluppa una formula matematica comprensibile per valutare il rischio che corriamo di fronte ai disastri idrogeologici come frane e alluvioni. Eccola:
Dell’equazione solo la pericolosità è un fattore che dipende dagli eventi atmosferici e dai cambiamenti del clima. Gli altri due fattori, vulnerabilità ed esposizione, mostrano come sia fondamentale scegliere dove e come costruiamo e quali sistemi di prevenzione adottare.
Abbracciando negli ultimi anni la causa dell’attivismo per il clima, abbiamo dato molto peso alla necessità di mitigare l’impatto dell’umanità sul Pianeta Terra, ma molto poco spazio alla necessità di adattarci. Se il mondo e il clima sono già cambiati così tanto, allora il nostro compito non è solo quello di proteggere le generazioni future; ma anche quello di mettere in sicurezza le nostre città, le nostre strade, gli argini dei fiumi. Oggi.
Pensala un po’ come la questione del Covid: abbiamo capito che il Covid non si può sconfiggere del tutto, bisogna conviverci. Ecco: ora stiamo capendo che anche con l’emergenza climatica bisogna conviverci.
Modelli di previsione
Alcuni scienziati, in questi giorni, si domandano se abbiano sbagliato i calcoli. Tutto sta accadendo più velocemente di quanto previsto dai loro modelli. Ci sono almeno due spiegazioni: da una parte i ricercatori, da anni, tendono a ridimensionare il catastrofismo per essere ascoltati di più; dall’altra i modelli climatici sono ancora imprecisi nei dettagli. Perché è possibile avere un’idea di che clima medio ci sarà fra 10-20-30 anni, ma non abbiamo sufficienti capacità di calcolo e previsione per capire quando si scateneranno i singoli fenomeni estremi.
Ecco quindi che se questo è lo scenario — un Pianeta schiacciato “tra fuoco e acqua” come ha ben sintetizzato la prima pagina dell’Osservatore romano giovedì – allora abbiamo due missioni e non solo una: ridurre le emissioni di gas serra il più velocemente possibile e predisporre dei sistemi di adattamento subito. Dagli edifici all’urbanistica, dai sistemi di allarme alle opere di ingegneria civile.
Entrambe le missioni sono durissime: perché la mitigazione è complicata da mettere in pratica, e l’adattamento è difficile da accettare. Significa capire che non abbiamo controllo sulle forze della natura e che gli equilibri si sono ribaltati: siamo noi, ora, i più deboli.
Apprendisti stregoni che hanno evocato spiriti impossibili da controllare, direbbe quello là.
📰 I link
Il G20 del clima a Napoli è andato così così. Il riassunto e l’opionione del direttore di Greenpeace.
50 immagini della nostra estate “tra fuoco e acqua”, selezionate dal Guardian.
Se fai divulgazione, se fai l’insegnante, se hai bambini… la gallery può esserti molto utile.Tema di dibattito per il prossimo aperitivo: gli uomini causano più emissioni di gas serra delle donne. Lo dice uno studio svedese e la ragione è semplice: gli uomini guidano molto di più, in media.
Vai a fidarti: “Mobili Ikea per bambini provenienti dal disboscamento illegale di foreste russe protette e certificate” un’inchiesta internazionale di Earthsight. In italiano su GreenMe.
Joannah Stutchbury, attivista per l’ambiente di 67 anni, è stata uccisa vicino a Nairobi, in Kenya. La sua morte racconta un trend in crescita: sempre più attivisti ambientali vengono uccisi nel mondo.
La prossima crisi finanziaria potrebbe essere scatenata dal climate change, ma le banche centrali ci possono salvare. Una bella analisi di The Conversation.
Giorgio Brizio, 19enne membro di Fridays for future, scrive sul Corriere che loro sono “i figli delle manifestazioni di Genova del 2001 contro il G8.
👇 La cosa più bella
La cosa più bella che vedrai questo weekend? 17 orsi a caccia di salmoni in Canada. Questo è il frame più pittoresco, ma se hai tempo c’è un video di 2 ore.
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