Abbiamo bisogno di più politica (non di shampoo solido)
🌍 Il colore verde #125. Dal Brasile ad Amazon: per risolvere i problemi del mondo dobbiamo schierarci
“PER SEMPRE NOSTRI”
“Per sempre nostri”, ha detto ieri Vladimir Putin riferendosi alle regioni ucraine appena annesse alla Russia in maniera del tutto arbitraria. Una frase che raggela l’animo e che riporta le preoccupazioni della guerra all’ordine del giorno. A inizio settimana c’erano state le esplosioni sottomarine del gasdotto Nord stream: il mar Baltico ribolliva di metano e ora quella nube di gas aleggia sull’Europa settentrionale.
Aggiungiamo la crisi energetica che si fa sempre più intensa e l’Europa che litiga sempre sul tetto del gas, e il quadro è completo. Non vorrei essere sempre quello delle brutte notizie, ma se pensavamo di essere in qualche modo usciti dalle emergenze, siamo invece nell’occhio del ciclone (o dell’uragano, come quello che ha colpito la Florida e Cuba).
Oggi però mi voglio concentrare su tre notizie dedicate alla politica e alle sue sfaccettature: perché se c’è una morale alle elezioni di domenica, e alla crescente complessità del mondo, è questa: c’è bisogno di più politica. E non di shampoo solidi, spazzolini di bambù e vestiti riciclati. So bene che le cose non si escludono, e so bene di scrivere alimentato da rabbia e dispiacere. Ma forse è venuto il momento di accelerare il passo e andare oltre alla retorica della sostenibilità nella vita quotidiana.
Il menù:
🗳️ Il fallimento elettorale del fronte climatico
👴 Anziani con la P per l’ambiente
🇧🇷 Le elezioni brasiliane contano più di quanto pensiamo
✊🏻Letturine: l’importanza della protesta, il Nobel a Greta Thunberg?, l’impatto dei bitcoin
🗳️ Lo scarso interesse per il clima in cabina elettorale
I risultati delle elezioni di domenica scorsa sono la prova provata che il clima in Italia non ha una reale piattaforma politica: tutti gli elettori ne capiscono l’importanza, ma nessun partito davvero ne raccoglie i voti. L’alleanza Verdi/Sinistra ha preso solo il 3,5%. Per gli italiani il clima non è ai primi posti delle priorità quando entrano in cabina elettorale: è un po’ colpa nostra, è colpa della politica, che su questi temi si esprime con goffaggine, ed è anche colpa di chi fa attivismo ma non si vuole sporcare le mani.
Si è tanto parlato, per esempio, della spinta verde dei giovani (millennial come me o generazione Z come i Fridays for future). Beh, non è stata dirompente: più di un giovane su quattro (18-34 anni) ha comunque votato Fratelli d’Italia.
Il motore che trasforma bisogni e attenzioni della società civile in istanze politiche è inceppato, almeno per quanto riguarda il clima.
È un tema enorme, con cui prima o dopo dovremmo fare i conti: in diversi Paesi europei le formazioni politiche “verdi” raccolgono ampio consenso ormai da decenni. Spesso viaggiano sopra il 10% delle preferenze, con picchi che vanno oltre il 20. In Germania, per esempio, i Grunen hanno preso il 14%, e hanno 118 seggi nel Bundestag.
Le conseguenze del fallimento del fronte climatico alle elezioni sono ben chiare. Il governo Meloni non sembra avere i presupposti per seguire i percorsi di transizione tracciati dall’Ue e dagli accordi internazionali. Basta leggere le risposte che Nicola Procaccini, responsabile energia e ambiente di Fratelli d’Italia, ha dato di recente alle domande delle associazioni ambientaliste. Le trovi qui, oppure le ho riassunte su Instagram.
👴 Anziani per l’ambiente: Papa, Parisi, Petrini
Vuoi vedere che alla fine gli ambientalisti più convincenti non sono i giovani ma sono gli anziani? Iniziano tutti con la P le figure che questa settimana hanno scosso un po’ il dibattito su ambiente e clima.
— Papa for future
Papa Francesco, 85 anni, domenica scorsa ad Assisi si è lanciato in un appello per il Pianeta e l’uguaglianza sociale. Come racconta Domenico Agasso su La Stampa, Bergoglio ha detto a una platea di 1000 giovani imprenditori che la terra «brucia» e va «in rovina», non basta «fare il maquillage», ritoccare qua e là, bisogna cambiare subito «il modello di sviluppo», bonificare il sistema che «uccide», senza aspettare «il prossimo summit internazionale». Le priorità per l’umanità sono l’ecologia, un’«economia di pace» e il «lavoro degno, per tutti e ben remunerato», altrimenti non si diventa «veramente adulti», e le «diseguaglianze aumentano».
Non è la prima volta che il Papa fa discorsi così accorati in difesa del Pianeta, in passato aveva parlato del peccato di “ecocidio” e già nel 2015 aveva pubblicato l’enciclica Laudato Si’ dedicata “alla cura della nostra casa”.
— Petrini contro Amazon
Carlo Petrini, 73 anni, fondatore del movimento Slow Food, durante uno degli incontri conclusivi di Terramadre, salone dedicato alle eccellenze del gusto che si è tenuto lo scorso weekend a Torino, ha detto una cosa molto interessante: “il nostro nuovo nemico è Amazon”.
«Una volta il mio nemico era McDonald’s. Se ripartissi da zero con Slow Food, ora combatterei Amazon. E voi che comprate e alimentate Amazon, che non paga neppure le tasse in Italia, siete direttamente coinvolti, avete una grossa responsabilità».
Per Petrini Amazon è il simbolo di un’economia che taglia alla radice i piccoli.
«Al mondo ci sono 500 milioni di piccole aziende che garantiscono l’alimentazione al 75% degli esseri viventi. Eppure sono niente rispetto alle multinazionali. E sapete qual è il paradosso? Che i prodotti realizzati dai contadini poveri danno l’eccellenza alle tavole dei ricchi e i prodotti iperprocessati delle industrie finiscono ai più poveri».
Il problema di Amazon, come sai se mi segui da un po’, non è solo economico o alimentare, ma anche climatico: il colosso di Bezos inquina come una nazione ricca di media dimensioni (come Israele), e nonostante le promesse e le strategie di riduzione di emissioni, il suo impatto continua a crescere.
— Parisi e le 223.000 firme
“Qui ci sono le firme per salvare il mondo”: ha detto così il Presidente Sergio Mattarella (81 anni) quando giovedì il Premio Nobel Giorgio Parisi (74 anni) gli ha consegnato la penna Usb (a forma di Terra) che conteneva l’appello degli scienziati perché la politica si occupi di clima. Un appello pubblicato su Green&Blue ad agosto e che negli ultimi due mesi è stato firmato da ben 223.000 persone.
Un numero senza precedenti, che speriamo possa portare a dei risultati non solo istituzionali (al momento ha convinto i partiti a firmare, prima del voto, la promessa di istituire un “Consiglio scientifico Clima e Ambiente”). Giorgio Parisi, fisico, celebre per il suo studio dei sistemi complessi, sta dedicando il suo tempo alla divulgazione dell’emergenza climatica.
Durante la cerimonia, ha detto:
«Per combattere i cambiamenti climatici saremo costretti a costruire un’Italia migliore, che userà le fonti rinnovabili, diventando così più resiliente, imparerà a risparmiare energia e rivoluzionerà i suoi mezzi di trasporto. Sono trasformazioni costose, ma ci renderanno migliori».
🇧🇷 Le elezioni brasiliane sono anche affare nostro
Domani, cioè domenica 2 ottobre, si vota per eleggere il nuovo presidente del Brasile. E basta guardare questo grafico per capire che l’elezione ci riguardano da vicino.
I due leader che si contendono il voto sono Luiz Inácio Lula, presidente dal 2003 al 2011, e Jair Bolsonaro, presidente uscente eletto nel 2018. Se con Lula la deforestazione dell’Amazzonia era diminuita, con Bolsonaro è tornata a livelli molto alti.
Altri quattro anni di Bolsonaro potrebbero essere il più grave colpo al polmone verde del mondo: il 60% dell’Amazzonia si trova entro i confini brasiliani.
L’attuale presidente, definito “il Trump dei Tropici” è contro gli Accordi di Parigi, non riconosce i diritti dei popoli indigeni, ha eliminato il ministero dell’Ambiente e non vuole vincoli per chi crea miniere, piantagioni, allevamenti o centrali energetiche a scapito della foresta. Nei suoi anni di presidenza è stata cancellata un’area di foresta grande come il Belgio, 34 mila chilometri quadrati.
La rubrica Dataroom di Milena Gabanelli sul Corriere spiega molto bene la situazione: ti consiglio di leggere l’articolo, o di vedere il suo video di 3 minuti. La buona notizia è che Lula, che la pensa all’opposto di Bolsonaro su praticamente tutti i temi, è in vantaggio di 10 punti nei sondaggi. Ma non si sa mai, visto che Bolsonaro già promette mobilitazioni in caso di sconfitte. Come scrive Internazionale “il voto è un test di democrazia per il Paese”.
📰 Da leggere
Perché Giorgia Meloni va presa sul serio (Internazionale)
Sei ragioni per cui le proteste sono importanti per la democrazia (Open Democracy)
Il ruolo del movimento ambientalista in un mondo che brucia (Il Tascabile)
L’impatto climatico dei bitcoin, più grave di quello delle miniere d’oro (Guardian)
Come l’uragano Ian è diventato così potente (Ny Times)
Zelensky o Thunberg i favoriti per il Nobel per la Pace, che si assegna la prossima settimana (Fourals)
Federica Gasbarro e le difficoltà di allontanarsi dal ruolo di attivista ambientale (Linkiesta)
Un profilo aggiornato su quella che un tempo veniva definita “la Greta italiana”, ma che ora è fortemente invisa dagli attivisti di Fridays for future e si è candidata alle elezioni con Luigi Di Maio (ma della lista Impegno civico è stato eletto solo Bruno Tabacci).
Extra: due appuntamenti
Oggi pomeriggio ore 16 presento Cambiamenti (il mio podcast sui pionieri dell’ambientalismo) a Bookpride, a Genova, Palazzo Ducale.
Martedì a Torino faccio qualche domanda a Danilo Zagaria, autore di In alto mare, libro appena uscito per Add editore. Libreria Trebisonda, 18.30.
📸 La mia foto preferita
Un orso polare canadese si scrolla di dosso l’acqua dell’oceano. Dovremmo farlo anche noi, ogni tanto, con tutte le preoccupazioni. Foto perfetta per questa canzone in sottofondo.
💚 Grazie!
Se sei arrivat* fin qui sotto, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nato nel 2020 e lo curo io, Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. La newsletter esce ogni sabato, feste incluse. Nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
Da quando mi occupo di ambiente, ho curato anche tre podcast: Climateers (2021, prodotto da Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), e Verde speranza (2022, Onepodcast/La Stampa).
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