🌍 Il colore verde: Febbre siberiana
Febbre siberiana
Uno scatto della fotografa russa Natalia Negnyurova realizzato per raccontare gli effetti degli incendi in Siberia su ambiente, animali e esseri umani
Distante, gelida, e per lo più ricordata per i gulag sovietici, la Siberia non è mai stata protagonista delle nostre preoccupazioni. Poi un giorno i Backstreet Boys ci hanno fatto una canzone (♫ Then my heart did time in Siberia ♫) e da quel momento è tutto andato a rotoli.
Negli ultimi anni si sta dimostrando uno luoghi più fragili al mondo. Un crogiolo perfetto in cui si incontrano e scatenano gli effetti più estremi della crisi climatica. Io per primo non ero molto interessato all’argomento fino qualche settimana fa. Poi ho capito una cosa: le ferite della Siberia – ovvero l’enorme area russa che parte dagli Urali e arriva all’Oceano Pacifico – non saranno romantiche come l’Amazzonia distrutta, o vulnerabili come i panda in via d’estinzione, eppure contano parecchio. Oggi vi racconto perché. Spoiler: non c'entrano i Backstreet Boys.
LA TEMPERATURA—
Immaginatevi a Verchojansk, città nella Siberia orientale. 67° parallelo, a 50 chilometri dal circolo polare artico. La temperatura media annuale è di 4°C, gli inverni vanno facilmente sotto i 20/40°C e nel 1892, addirittura, si è raggiunta la temperatura da Guinness dei primati di -68°C. Freddo, no?
Ecco a Verchojansk lo scorso 20 giugno il termometro ha registrato +38°C: un record storico, mai toccato prima in tutto l’Artico. Ne sono derivati titoli sensazionalistici, spiegazioni catastrofiche e confronti feroci: il New Yorker ha scritto «a Miami si è raggiunta quella temperatura solo una volta dal 1896».
Ma non è tanto il numero 38 a doverci preoccupare. La Siberia, come tutti i territori vicino ai poli, è abituata agli sbalzi di temperatura, con un clima estivo che si scalda molto velocemente. Già nell’estate 1988 aveva toccato il precedente record di 37,3°C. Il vero indicatore preoccupante è la temperatura media del periodo. Maggio è stato il mese più caldo della storia recente per tutto il mondo, ma in Siberia si sono registrate le maggiori anomalie di temperatura, con picchi di +8/10°C rispetto ai livelli considerati normali. Ve lo mostro con un grafico, si capisce ancora meglio. Di tutti i luoghi del mondo, guardate un po’ quello più rosso.
GLI INCENDI—
Le alte temperature alimentano gli incendi, che a loro volta rendono l'ambiente ancora più caldo. Gli incendi sono sempre stati parte dell’estate della taiga, ma negli ultimi anni la situazione si è sbilanciata. Perché la vegetazione è più secca, perché l'uomo scatena più incendi e perché al crescere delle temperature aumentano i fulmini. E, infine, anche a causa di un fenomeno poco conosciuto, quello degli “incendi zombie”, il nome che gli scienziati danno alle fiamme che dopo un’estate secca rimangono quiescenti in inverno e si ravvivano in primavera. L’anno scorso sono bruciati sette milioni di acri, più del doppio della media degli ultimi 10 anni, producendo l’equivalente delle emissioni annuali di 30 centrali al carbone a pieno regime, e quest’anno il passo degli incendi può correre ancora di più.
Nelle ultime settimane si sono quintiplicati i roghi e persino il governo di Mosca se ne sta accorgendo: la situazione è “critica” secondo Yevgeny Zinichev, ministro per la gestione delle emergenze. Il margine di intervento è poco: lo scorso anno è dovuto arrivare l’esercito, ma le zone sono così remote che è impossibile contenere la diffusione delle fiamme. E con la pandemia di mezzo, le risorse spariscono in fretta.
Uno scatto satellitare del 26 giugno 2020 di SentinelHub mostra un incendio in Sachá, Siberia orientale. Ne trovate altri sul profilo Flickr del ricercatore Pierre Markuse
IL VERSAMENTO—
Il puzzle è completo se alle calamità naturali aggiungiamo gli errori umani. Lo scorso 29 maggio a Norilsk, città della Siberia settentrionale: una cisterna di una centrale elettrica è collassata e ha perso 20.000 tonnellate di gasolio, che si sono riversate in due fiumi e successivamente in un lago. È la più grave perdita di gasolio nell’Artico russo.
Non sono bastati gli sforzi di contenimento della perdita da parte dell’azienda – una sussidiaria dell’enorme Nornickel, tra le più importanti compagnie estrattive al mondo – né l’intervento di Putin, che ha dichiarato lo stato di emergenza: la zona sarà compromessa per anni e può esserci il rischio, con lo sciogliersi dei ghiacci del lago, che il gasolio raggiunga anche il Mar Glaciale Artico (la Nornickel smentisce e sostiene di aver limitato i danni al solo fiume Ambarnaya).
Il gasolio riversato nel fiume Ambarnaya dopo il collasso di un serbatoio di una centrale elettrica di Norilsk
La parte più incredibile della storia è la giustificazione dell'azienda russa: secondo il loro direttore delle operazioni, Sergei Dyachenko, il crollo della cisterna non è un errore loro ma è derivato da un cedimento del terreno. Causato da cosa? «Dall’anomalo riscaldamento climatico».
In effetti, tralasciando l’enorme faccia tosta, Dyachenko ha ragione. Buona parte della Siberia è ricoperta dal permafrost, uno strato di suolo costantemente ghiacciato che dovreste ricordare dai tempi delle medie: era il protagonista infausto delle interrogazioni di geografia (insieme a muschi e licheni).
LA TERRA—
Il permafrost in Siberia è dappertutto e fa da base anche alle costruzioni umane, compreso il serbatoio che è collassato. Il rischio del rapido scioglimento del permafrost è previsto da anni dagli scienziati, che hanno messo in guardia politici e aziende. I pericoli si ritrovano nella morfologia, nelle costruzioni (4 milioni di persone abitano in case che entro il 2050 saranno su terreni a rischio), nei giacimenti di petrolio e gas (il 45% delle trivelle russe sono costruite sul permafrost), nei bacini d’acqua fresca che possono essere contaminati, negli agenti patogeni che possono essere scongelati. (E fateci caso: proprio perché il permafrost si sta sciogliendo sono aumentati i ritrovamenti dei corpi di animali vecchi di millenni ghiacciati “perfettamente conservati”.)
Sembra una semplice foto da instagrammer sul Lago Bajkal, ma racconta molto di più. Quelle macchie bianche subacque sono bolle di metano intrappolato: più il ghiaccio si scioglie, più gas serra si liberano
Il vero pericolo del permafrost è un altro, più grande: visto che è formato da vegetazione e materie organiche congelate, quando si scioglie libera accumuli di metano intrappolato e permette la decomposizione della materia organica, liberando ulteriori gas serra stoccati lì da secoli o addirittura millenni. Si calcola che tutto il permafrost del mondo, ovvero il 24% della superficie terrestre dell’emisfero boreale, abbia intrappolato il doppio del carbonio presente ora in atmosfera. É impossibile invece una stima dell’impatto del suo scioglimento a queste velocità, ma l’incremento della temperatura può raddoppiare nei prossimi secoli, anche se noi fermassimo ora tutte le emissioni antropiche.
Concludo: ecco perché dico che l’area intorno all’Artico è importante tanto quanto le foreste pluviali. Se l’Amazzonia è il polmone da auscultare, la Siberia è la fronte su cui appoggiamo la mano per capire quando il paziente ha la febbre.
Non vi piace la figura retorica? Vi contro-propongo uno slogan: Make Siberia cold again. Anche se sembra molto difficile che Putin diventi all'improvviso un ambientalista.
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Cose interessanti uscite questa settimana:
• A luglio da qualche anno si sperimenta il "Plastic free july". Siete ancora in tempo per recuperare (Plastic Free July)
• La vicenda dello spot tv francese per una bicicletta, vietato dal garante televisivo perché troppo negativo per il mondo delle auto (BikeItalia)
• Why climate change is too important to leave to “green” politics (New Statesman)
Un tema molto interessante: i temi verdi non dovrebbero essere solo della sinistra Verdi? si chiede la storica rivista inglese di sinistra
• House Democrats just put out the most detailed climate plan in US political history (Vox)
Se siete impallinati di politica americana, invece, qui trovate un programma sul clima dei democratici, appena pubblicato e nato da anni di studi e confronti. Se il Partito democratico a novembre riconquistasse la Casa Bianca e le due Camere potremmo vederne attuate alcune parti.
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