🌍 Il colore verde: La influencer per il clima
La influencer per il clima
Federica Gasbarro allo sciopero per il clima a Roma del marzo 2019
«Questa è la battaglia della mia vita, e nei mesi di lockdown l’ho capito davvero». Raggiungo Federica Gasbarro al telefono mercoledì sera, mentre è in pausa dallo studio: le sue parole suonano convinte, ma anche ben soppesate. 25 anni, romana, è un’attivista per l’ambiente e una laureanda in biologia. Molto seguita sui social (qui il profilo Instagram), aveva cominciato pubblicando contenuti su moda e viaggi per poi abbracciare la causa ecologista. «L’ambiente “tira” di meno, certo» – mi confessa in seguito – ma se sei un’influencer e hai a cuore l’ambiente, devi fare qualcosa».
Dalla stampa è stata definita “la Greta italiana”: non solo ha accompagnato sul palco la svedese Thunberg durante la grande manifestazione di Piazza del Popolo dello scorso anno, ma poi, con lei, è stata l’unica italiana a partecipare al vertice dei giovani sul clima alle Nazioni Unite a New York a settembre. L’etichetta le fa piacere, ma le va anche stretta: «i media tendono a fare una super sintesi. Ma Greta non sono io, sono tutti i ragazzi scesi in piazza, tutti quelli che vogliono cambiare le cose. Essere Greta è un concetto».
I SOLDI NON SI MANGIANO—
Dopo le superiori Federica voleva iscriversi alla facoltà di Medicina. Come lei ha raccontato nel suo Diario di una striker (Piemme, 240 pagine, 15,9€): «Quando vedevo passare per strada le ambulanze con le sirene accese, sognavo di stare lì dentro». Ma fallisce il test di ammissione per tre volte e riparte da Biologia. Sono proprio i primi scioperi di Greta a Stoccolma, tra fine 2018 e inizio 2019, a far scattare qualcosa di nuovo dentro di lei. Un cambio di stile di vita: più attenzione al clima, ai rifiuti, al verde. E poi una mutazione online: il passaggio è ancora lì, sulla sua pagina Instagram che non ha mai “ripulito”. C’è un tempo dove ci sono immagini dei nuovi vestiti e poi – «dalla notte alla mattina», commenta – alcuni scatti e testi dove condivide suggerimenti per inquinare di meno o informazioni sul surriscaldamento globale.
Il passo successivo è altrettanto rapido: in un attimo diventa una bandiera del Fridays for future, il movimento globale ispirato agli scioperi di Greta Thunberg, che ogni venerdì si sedeva fuori dal Parlamento svedese in orario scolastico. A febbraio 2019 scende in piazza per il primo sciopero: «”Dopo aver distrutto il pianeta vi renderete conto che i soldi non si mangiano” c'era scritto sul mio primo cartellone. Ho capito solo in seguito che avrei dovuto usare il cartone riciclato per farlo».
Ma si impara in fretta. Pochi giorni dopo, nello scantinato di un bar del centro storico della Capitale, partecipa alla sua prima assemblea del movimento. Un gruppo giovanissimo, dove un’iscritta all’università può dare una grande mano: «Mi sono proposta di sintetizzare i concetti scientifici complessi». Federica sale sul palco, va al telegiornale, fa parte di una rappresentanza di giovani ambientalisti che incontra Sergio Costa, ministro dell’Ambiente.
Per dedicarsi al movimento deve trovare altri modi per studiare: «Mettevo la sveglia alle 5 e studiavo fino alle 8. Poi continuavo in treno, in bus, ovunque». I genitori la sostengono, e la appoggiano persino nelle sue proteste domestiche, quando vuole far cambiare stile di vita anche ai parenti meno propensi. «Ai ragazzi più giovani dico sempre: se vivete in famiglie dove non riuscite a far sentire la vostra voce, specialmente sull’ambiente, agite. Fate qualcosa, anche piccoli comportamenti: loro si abitueranno».
Settembre 2019: Federica e Greta Thunberg alle Nazioni Unite per il Summit dei giovani per il clima
Finita la sessione d’esame estiva, trova un annuncio su Internet: è delle Nazioni Unite, cercano giovani ambientalisti da tutto il mondo per un summit sul Clima a New York. Risponde, racconta il mondo che vorrebbe, le soluzioni che auspica. Viene selezionata, e riceve l’esito mentre è in vacanza a Formentera. A settembre è l’unica italiana a fianco di Greta Thunberg al Palazzo di Vetro (il summit è quello del famoso discorso «How dare you?», come osate?). Da quando Federica ha deciso di schierarsi a favore del clima sono passati solo otto mesi: finisce sulle pagine di tutti i giornali italiani, ha l’accordo per scrivere un libro, continua a partecipare a conferenze ed eventi internazionali sul clima. Viene anche notata dalla Fondazione Mike Bongiorno, che le assegna una borsa di studio durante una grande cerimonia a Montecarlo.
NON È TUTTO VERDE CIÒ CHE LUCCICA—
La scure del Covid si abbatte con ferocia anche sull’ascesa di Federica e del movimento giovanile per il clima. La bolla mediatica scoppia, Greta Thunberg sparisce dai riflettori e con lei le piazze piene di studenti e cartelloni colorati. In un primo momento i Fridays for future organizzano i “digital strike”, scioperi virtuali, ma la questione ambientale passa in secondo piano. «Che fine hanno fatto Greta Thunberg e Bernie Sanders?» si interroga provocatoriamente Slavoj Žižek il sociologo sloveno sulle pagine dell’ultimo numero di Internazionale. Secondo lui entrambe le figure sono troppo radicali per l’establishment ma non abbastanza per soverchiarlo.
«Io sono convinta che la nostra battaglia riprenderà le dimensioni pre-pandemia, quando il Covid sparirà» è la risposta di Federica alle critiche, che in questi mesi ha scritto un instant book legato al coronavirus. «A livello globale non credo avrebbe nemmeno bisogno di Greta o altri leader forti per proseguire. Certo il movimento sta vivendo una fase di minore impatto, ma non scomparirà: a differenza degli altri movimenti si basano sulle ideologie, Fridays si basa sulla scienza».
Ma è questo uno dei limiti più riconosciuti ai Fridays for future: la scienza non può rispondere a tutto, perché nella fitto intreccio delle società e dei governi ci vogliono l’etica, la politica, le decisioni ponderate. Ecco perché la mia conversazione telefonica con Federica si chiude con due domande. Un po’ paternalistiche, mi rendo conto, ma necessarie per capire la complessità – spesso omessa – delle nuove generazioni.
Così le chiedo qual è la prima cosa che farebbe lei se domani fosse nominata Ministro dell’Ambiente. «Punterei sulla sostenibilità delle città. Città verdi, dove l’inquinamento dell’aria cali drasticamente. Con interventi veri, a lungo termine, e studiati su misura per le varie realtà: al posto delle domeniche ecologiche, per esempio, investirei di più sulla mobilità sostenibile. È inutile tamponare un problema senza andare alla vera fonte».
E infine le domando se da grande vorrà fare la politica, o rimanere un’attivista, o ancora diventare una scienziata. «Sono sicura che l’attivismo possa andare di pari passo con qualsiasi professione. Vorrei specializzarmi all’estero. Mi piacerebbe tornare in Italia poi e riportare a casa il valore aggiunto. Ma prima devo studiare e laurearmi».
Le mancano due esami: per prepararli rinuncia alla Fase 2 e anche alla manifestazione che Fridays for future ha organizzato per questo pomeriggio a Villa Doria Pamphilj (dove il movimento poterà fuori dagli Stati Generali il suo piano “Ritorno al futuro”). E poi la tesi: «Sto proseguendo un progetto che avevo raccontato nella domanda per partecipare al summit dell’Onu. Un bioreattore per assorbire CO2. Si tratta di una sorta di acquario al cui interno ci sono delle alghe: potenzialmente possono assorbire tanta CO2 quanta ne assorbirebbero cento alberi, ma che occupa una dimensione perfetta per i centri città».
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Da leggere:
• Who is really to blame for climate change? (BBC)
• Quanto è verde il piano per il recupero dell’Europa (Duegradi)
• Quali sono i comuni più surriscaldati d’Italia (Il Sole 24Ore)
Inoltre:
Da giovedì ho ripreso a usare Instagram, dove troverete ogni settimana una versione video "in tre minuti" della newsletter del sabato precedente e altri contenuti. Qui la prima puntata. Era la prima volta che facevo un video così, ci ho messo 11 ore, siate clementi per l'inesperienza manifesta.
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Per l'occhio umano, il verde è il colore con più sfumature. Sono molte anche le sfumature di verde quando parliamo di cambiamento climatico e all'ambientalismo. Ecco perché nasce questa newsletter: per raccontare tutte queste sfaccettature e per passare parola, soprattutto ai giovani.
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