🌍 Il colore verde: Dieci regole per farla raffreddare
Dieci regole per farla raffreddare
© Pablo Albarenga/Sony World Photography Awards 2020
Prima di partire: le foto che vedete oggi sono tratte dal progetto “Semi della resistenza” realizzato dall’uruguaiano Pablo Albarenga sul tema della deforestazione in Sud America. Albarenga è il vincitore del Sony World Photography Awards 2020, annunciato martedì scorso. Lo so, non c’entrano molto con la puntata di oggi, ma volevo mostrarvele a tutti i costi. A fondo mail, invece, un’altra piccola sorpresa.
Ma basta convenevoli: pronti, via.
Se siete iscritti a questa newsletter, almeno una volta nella vita vi siete chiesti cosa fare per ridurre la vostra impronta ambientale.
Io per primo mi sto faccio sempre più spesso questa domanda, dandomi risposte più o meno sensate. Ho smesso di mangiare carne da sei mesi (salvo in due occasioni), merito di Safran Foer, e non vado in auto (salvo piccole eccezioni) da tre anni: ma guidare non mi è mai piaciuto. L’anno scorso sono salito ben 9 volte su un aereo e solo una volta ho rifiutato di viaggiare così, ma solo perché vivo molto vicino a Termini, stazione dei treni di Roma.
Anche all’Università di Leeds – dove esiste una facoltà dedicata all’ambiente – si sono fatti la domanda, ponendo l’attenzione sulle emissioni di gas serra. Hanno analizzato 6,990 studi sull’impatto delle nostre scelte sul clima e hanno stilato una classifica delle azioni individuali che riducono maggiormente le nostre emissioni pro capite di anidride carbonica.
Una dovuta premessa, poi subito la top 10. Ci siamo che il surriscaldamento globale non si risolve solo trasformando i consumi individuali, ma con profondi cambiamenti strutturali, politici e industriali.
Lo studio dell’università di Leeds, condotto dalla ricercatrice Diana Ivanova, si concentra sulle nostre scelte di consumo e sulle conseguenti emissioni dirette e pro capite di CO2, solo queste: non tiene conto delle industrie, né tiene conto di rifiuti, inquinamento e di alcune complessità dovute allo sfruttamento di altre risorse (come acqua, minerali, terra); né, infine, mette in discussione la crescita demografica.
© Pablo Albarenga/Sony World Photography Awards 2020
La ricerca ha individuato 61 scelte per “mitigare” il cambiamento climatico: per ognuna ha calcolato il valore minimo, massimo e medio di risparmio di emissioni, indicato con l’unità di misura delle tonnellate di anidride carbonica equivalente (CO2e) pro capite annua (la CO2e un modo per normalizzare a un’unica misura la somma delle emissioni di vari gas serra).
Per contestualizzare i numeri: le emissioni medie annue pro capite nel mondo corrispondono a 6 tonnellate di CO2e. Ovviamente variano da area a area: nei paesi ad alto reddito possono oscillare tra gli 8 e i 21, in quelli a basso reddito tra 1,4 e i 4,2. La media negli USA è 17; in Italia 7,2. Nel 2050, stando agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, la media mondiale dovrà essere di 2,1.
Ma veniamo alla classifica. Guardate i numeri, ma soprattutto leggetene il senso: ci danno una bussola utile per pesare scelte, discorsi, idee.
Parto dal fondo, come fosse una Top 10 list di David Letterman.
10. Riscaldamento basato su fonti rinnovabili | 0,64 tonnellate di O2e pro capite annui risparmiati
Come per esempio i pannelli solari termici installati sui tetti che servono a riscaldare l’acqua.
9. Miglioramento degli strumenti di cottura | 0,65
Una questione diffusa soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove per cucinare si usano stufe, fornelli, e strumenti che disperdono molta energia.
8. Pompa di calore | 0,795
La pompa di calore sono macchine che producono energia termica utilizzando fonti di energia rinnovabile ma anche un leggero consumo elettrico.
7. Dieta vegana | 0,8
L’impatto varia molto a seconda della dieta di riferimento. In alcune aree, come gli Stati Uniti, dove la carne – in particolare la carne rossa – è molto diffusa, passare a una dieta vegana può portare anche un risparmio di 2,1 tonnellate di CO2e pc/a. Nel complesso: la dieta vegetariana in media ha un risparmio di 0,5 tonnellate; la dieta mediterranea 0,4 e le dieta che seguono le linee guida per una sana alimentazione 0,3.
6. Ristrutturazioni | 0,895
Rendere più efficiente la propria casa, con minore dispersione di calore e minori consumi energetici.
5. Maggiore utilizzo dei trasporti pubblici e mobilità sostenibile | 0,98
Eliminare l’auto in città per i viaggi a breve distanza e scegliere il trasporto pubblico o la bicicletta e altri strumenti di micro-mobilità.
4. Energia rinnovabile per i consumi domestici | 1,6
Passare all’energia rinnovabile, o proveniente da un fornitore, o prodotta sul posto con il fotovoltaico e altri sistemi.
© Pablo Albarenga/Sony World Photography Awards 2020
3. Un viaggio in aereo in meno (lunga distanza) | 1,9
La media di emissioni risparmiate evitando un viaggio di breve distanza invece è di 0,6.
Perché ci sia un risultato reale non solo devono diminuire i nostri viaggi, ma anche il numero di aerei in circolazione. Sta accadendo durante l’emergenza coronavirus e bisognerà capire cosa succederà nei prossimi mesi.
2. Auto elettrica | 1,95
Un tema controverso. Il beneficio dipende da come è generata l’elettricità per rifornire l’auto, quindi le emissioni alla fonte potrebbero essere maggiori di quelle risparmiate. Secondo lo studio, il risparmio medio per un'auto ibrida invece è 0,7.
1. Vivere senza auto | 2,04
L’opzione più radicale è anche la più efficace: smettere di usare l’auto può portare benefici che arrivano anche a un massimo di 3,6 tonnellate CO2e pc/a.
Ci sono ancora alcune azioni fuori dalla top 10 ma comunque degne di nota: in termini di emissioni dirette, non avere animali domestici riduce il nostro impatto più che fare la raccolta differenziata, usare meno carta e comprare di meno. Oppure: abbassare di un grado la temperatura del termostato ha un impatto minore che ridurre drasticamente il consumo di prodotti con imballaggi.
E quindi la domanda per il weekend è: qual è la vostra ricetta? Quale di queste azioni riuscite a fare e quali no? Che dubbi avete? Fatemi sapere, basta rispondere a questa mail.
Da leggere:
• How the Coronavirus Compares With 100 Years of Deadly Events (New York Times)
Un articolo/infografica che mi ha fatto venire i brividi: mette a confronto l'aumento di numero di morti per varie eventi dell'ultimo secolo e quelle per Covid-19. Si legge in pochi minuti, ci ripensate per giorni.
• Unequal Impact: The Deep Links Between Racism and Climate Change (Yale Environment 360)
Un'intervista per ritornare sul rapporto tra razzismo e crisi climatica.
• The photographers changing the way we see animals (BBC)
La nuova leva dei fotografi naturalisti, tra cui Ami Vitale, una delle mie preferite in assoluto.
• L’enorme perdita di gasolio in Siberia rischia di raggiungere il Mar Glaciale Artico (il Post)
• Saranno le città a contrastare la crisi climatica? (Duegradi)
«Le popolazioni urbane rappresentano il 55% dell’intera popolazione mondiale, oltre l’80% del prodotto interno lordo, e circa il 75% delle emissioni di anidride carbonica». Duegradi è un sito fatto da millennial esperti di clima, se non li conoscete fareste bene a seguirli.
Infine:
Una piccola notizia personale. L’eBook “Coronavirus e cambiamento climatico” è ora su Amazon in versione eReader aggiornata con le ultime notizie. Se volete leggerlo sul vostro Kindle, lo trovate lì. Costa 2,99€ (il 56% circa arriva a me). Per voi iscritti alla newsletter però c’è sempre la versione in Pdf gratuita. Ma se vi va, su Amazon potreste scrivere una recensione, sarebbe un piccolo grande aiuto.
PS. Perché siamo qui
Per l'occhio umano, il verde è il colore con più sfumature. Sono molte anche le sfumature di verde quando parliamo di cambiamento climatico e all'ambientalismo. Ecco perché nasce questa newsletter: per raccontare tutte queste sfaccettature e per passare parola, soprattutto ai giovani.
Se hai dubbi o domande o idee, scrivimi. Se pensi che a qualcuno possa piacere questa newsletter, invitalo a iscriversi.