È tutta colpa di un pipistrello?
Un'illustrazione dell'artista americano James O'Brien realizzata per Quanta Magazine
In mezzo all'emergenza, l'Italia si è ridotta a dover discutere di video su WhatsApp.
In questi giorni è circolato molto, e soprattutto sulle chat o sui profili social di alcuni politici dell'opposizione (Salvini, Meloni), un video che mostra un servizio della trasmissione scientifica Rai "Leonardo" del 2015. A un primo e approssimativo ascolto sembra profetico, perché parla di un "coronavirus" creato in un laboratorio cinese. Il servizio è corretto, ma anticipa già Covid-19? No: la famiglia dei coronavirus è numerosa, e prende il nome dalla conformazione esterna del virus, a corona appunto. Come hanno segnalato molti articoli di smentita (o debunking, come si dice in inglese la pratica di smarcherare le bufale), il SHC014 (il virus del servizio di Leonardo) e il Covid-19 differiscono di almeno 5000 nucletotidi, che sono le unità di base dell'RNA, la materia con cui è fatto il virus (Paolo Attivissimo, Open). Aggiungo: è normalissimo fare ricerche sui virus in laboratorio, è così che si trovano le cure o si scoprono aspetti nuovi e importanti. «Non facciamo del fanta-bio-terrorismo», ha detto ieri Franco Locatelli del Consiglio superiore di sanità.
Un fermo immagine che abbiamo visto circolare molto in questi giorni: è l'inizio del vecchio servizio del TG Leonardo.
Non solo: è sempre più certo che il Covid-19 abbia origine naturale, non artificiale, come spiega uno studio pubblicato questa settimana su Nature. È un'ulteriore conferma, seppur non ancora definitiva, alle teorie dei primi giorni: il Covid-19 deriva dagli animali, in particolare dai pipistrelli, che possono averlo passato agli umani direttamente o attraverso un animale intermedio.
Che cosa significa che è colpa di un pipistrello? E che cosa ha a che fare questo con la questione ambientale?
Ci affidiamo quindi agli studi, ai dati e alla voce di Marco Galaverni, direttore scientifico di Wwf Italia, che insieme a Isabella Pratesi e Marco Antonelli ha redatto il rapporto appena uscito «Pandemie, l'effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi».
IL PUNTO ——
«Negli ultimi decenni sono sempre di più le malattie umane che ci arrivano attraverso il contatto con gli animali, le zoonosi, e poi il successivo contagio con altri esseri umani», dice Marco Galaverni. Hiv, Ebola, Sars, aviaria, per citarne alcune. «Sono anche malattie più difficili da debellare, perché oltre a trasmettersi tra esseri umani, rimangono celate in animali serbatoio, che convivono con gli stessi virus o agenti patogeni da sempre perché per loro sono innocui e a volte fondamentali».
Possono arrivarci da qualsiasi animale e ovunque (pensate alla rabbia), ma soprattutto dalle specie selvatiche. Sul podio degli animali serbatoio o zanzare, roditori e pipistrelli.
«L'aumento delle zoonosi, ovvero il passaggio degli agenti patogeni dal regno animale all'essere umano sotto forma di malattie infettive, è conseguenza del nostro rapporto sempre più invasivo con la natura. Il Pianeta è sempre più popoloso e sfruttato. La deforestazione destabilizza i complessi equilibri ecologici dei singoli habitat. La costruzione di strade e infrastrutture separa ciò che una volta era unito. Così come gli incendi o i fenomeni atmosferici estremi, più frequenti all'aumento della temperatura media del Pianeta. Il commercio e il consumo di animali selvatici portano nei mercati e nelle città realtà sconosciute che trovano impreparato il nostro sistema immunitario».
Insomma, «tra coronavirus e questione ambientale c'è un rapporto molto stretto». Le malattie infettive epidemiche o pandemiche sono uno dei tanti danni collaterali che lo sfruttamento della Terra e la disintegrazione degli ecosistemi possono provocare.
Per capire nel dettaglio questo rapporto di interconnessione prendiamo l'esempio del pipistrello. È chiamato in causa perché fonte quasi certa del Covid-19. In maniera diretta, perché è stato macellato o venduto in un mercato cinese dove si commerciano animali vivi (una volta cotto, il virus nella carne dell'animale muore); o in maniera indiretta, perché ha infettato un altro animale che poi è stato macellato o venduto.
CONTAGION: DAY ONE ——
Diapositiva. Contagion, un film apocalittico del 2011 diretto da Steven Soderbergh in cui una misteriosa malattia infettiva colpisce l'umanità, è tornato di moda: «Dei tanti film sulle pandemie, questo è tra i più realistici», c'era scritto su un articolo del The New Scientist. Alla fine del film [SPOILER! ma non troppo] viene mostrata la scena che a livello cronologico dovrebbe stare all'inizio della storia: il giorno uno, quando la paziente zero, Gwyneth Paltrow, viene contagiata. Guardate.
Contagion: giorno uno. Clicca sull'immagine o qui per andare a Youtube e vedere il video.
LO SPILLOVER ——
Ecco: il fenomeno del passaggio di un agente patogeno tra animali e essere umano è chiamato zoonosi, dicevamo, oppure spillover, tracimamento. La parola l'abbiamo sentita molto spesso da quando è scoppiata la pandemia e dà il nome al libro del divulgatore David Quammen (Adelphi, consigliatissimo). Scrive Quammen: «Quasi tutte le zoonosi vengono trasmesse da sei tipi di microrganismi patogeni: virus, batteri, funghi, protisti, prioni e vermi. [...] I virus sono quelli che danno più problemi. Si evolvono con rapidità, non sono sensibili agli antibiotici, sono a volte difficili da trovare, possono essere molto versatili e portare tassi di mortalità altissimi».
E poi ne elenca alcuni: «Ebola, febbre emorragica del Nilo, Marburg, SARS, vaiolo delle scimmie, rabbia, Machupo, dengue, febbre gialla, Nipah, Hendra, Hantan, chikungunya, Junin, Borna, influenze e gli HIV: sono tutti virus – e la lista completa è assai più lunga». Perché una volta arrivati nell'uomo continuano a mutare e diffondersi a quel punto, non più tra animali e uomini ma da uomo a uomo.
L'80% di tutti i virus conosciuti che l'umano soffre sono zoonotici, cioè derivano da animali. Ma appunto non ci sono solo virus. Per citare alcune malattie zoonotiche infauste di altra origine: malaria, rabbia, mucca pazza, malattia di Lyme, salmonella.
Il 75% delle malattie umane fino a oggi conosciute derivano da animali e il 60% delle malattie emerse dal 1940 (circa 400 il totale) sono state trasmesse da animali selvatici. Le zoonosi causano ogni anno circa un miliardo di casi di malattia e milioni di morti ogni anno, spiega un gruppo di ricercatori su Lancet.
Carne, feci, urina, aeresol: le varie possibili trasmissioni di una malattia infettiva tra animali e uomo (LHSTM)
COSA C'ENTRA L'UOMO? ——
Ok ma se il problema sono gli animali e i loro virus, cosa c'entra l'uomo? Citando gli stessi ricercatori americani: «Queste infezioni sono solitamente causate dall'emergere di cambi ecologici, comportamentali e socio-economici».
In altre parole: non sono gli animali impazziti che vengono a casa nostra, come ci hanno sempre raccontato con i casi di rabbia, ma siamo noi che andiamo a casa loro. Li andiamo a prendere nel loro habitat o glielo distruggiamo così tanto da costringerli a scomodarsi. A quel punto si apre un vaso di Pandora e tutti i sani equilibri di un ecosistema crollano: perché il virus può fare male a noi, perché non ne siamo abituati, ma ci sono animali che ci convivono da milioni di anni. «L'essere umano è relativamente giovane sulla Terra: ci sono microorganismi che sono qui da miliardi di anni e molte specie viventi si sono evolute in parallelo con essi», come mi spiega ancora Marco Galaverni. Per dirla con Spillover di Quammen:
«Che sia chiaro da subito: c’è una correlazione tra queste malattie che saltano fuori una dopo l’altra, e non si tratta di meri accidenti ma di conseguenze non volute di nostre azioni».
CONNESSIONE DIRETTA ——
A novembre 2019 National Geographic pubblica un articolo dal titolo «La deforestazione sta portando a un crescente numero di malattie infettive negli umani». L'articolo cita l'esempio della malaria, provocata dal morso di una zanzara (Anopheles darlingi): negli Anni '40 contava 6 milioni di casi all'anno, poi ridotti fino a 50.000 dagli Anni '60. Ora i casi sono tornati a salire, soprattutto in Sud America.
Perché? Secondo un'analisi (PNAS) durata 13 anni e svolta su 795 municipalità brasiliane, è stato scoperto che a ogni 10% di aumento della deforestazione corrispondeva, in quell'area, a un aumento del 3,3% di casi di malaria. L'acqua piovana invece di essere assorbita nel complesso sottobosco della foresta rimaneva stagnante aiutando la proliferazione della zanzara portatrice dei protisti della malaria.
Secondo uno studio di Ecohealth Alliance, uno dei più importanti enti di studio e prevenzione delle zoonosi, focalizzato sulla malaria nel Borneo della Malaysia, il governo spende circa 5000 dollari a paziente di malaria, e non è incluso il prezzo che ne deriva per le aziende. Secondo l'ente, è molto di più di quanto si spende per il controllo della Malaria nel Paese.
COSA C'ENTRANO I PIPISTRELLI ——
Torniamo ai pipistrelli. Abbiamo detto che sono un serbatoio incredibile di virus e altri patogeni. Virus come Marburg, Nipah, Hendra e Ebola arrivano dai pipistrelli, a volte passando da altri animali "trampolino" (come il maialino di Gwyneth Paltrow). E ovviamente i virus della famiglia coronavirus, come Sars, Mers, Sads, che hanno colpito l'uomo negli ultimi vent'anni, e l'attuale Covid-19 (detto anche SARS-CoV2).
Un grafico del Wwf sulle recenti epidemie. Nei tondi arancioni, gli animali da cui è arrivato lo spillover.
«Nei pipistrelli sono stati identificati oltre 200 differenti coronavirus», scrive l'Istituto superiore di sanità. Più del 30% del loro patrimonio virale è della famiglia dei coronavirus, soprattutto in Cina e soprattutto nell'Hubei, dove hanno trovato maggiore concentrazione di coronavirus che altrove (Research gate). A marzo 2019 uno studio cinese prevedeva proprio quello che sarebbe successo: «È sempre più probabile che nuovi coronavirus originati dai pipistrelli colpiranno gli umani, ed è sempre più probabile che ciò accada in Cina» (MDPI). La prossima grande pandemia, the next big one, può avere come hot-spot la Cina. Per le numerose intersezioni tra umani e animali selvaggi: l'alto tasso di deforestazione, le tante e nuove infrastrutture, l'abitudine di mangiare o usare animali selvatici nella medicina tradizionale.
MAMMIFERI CHE VOLANO ——
Ma perché i pipistrelli hanno questi superpoteri pandemici? Le ragioni sono diverse.
Sono tanti, divisi in tantissime specie, circa il 25% di tutti i mammiferi (più di 1200 specie), e quindi con codici genetici simili ma sempre diversi. Vivono in mega-assembramenti (pensate alla caverna di Batman). Quindi hanno più possibilità di passarsi a vicenda i virus. Vivono a lungo, in media 20 anni. Come ha spiegato a Repubblica Simone Cenci, ricercatore del San Raffale di Milano, «fra le 19 specie di mammiferi più longeve in rapporto alle dimensioni, 18 sono pipistrelli». E infine hanno un sistema immunitario e un codice genetico molto particolare.
La caverna di Batman ne "Il Cavaliere Oscuro" di Christopher Nolan
Appunto, sono gli unici mammiferi volanti. Seppure ci sia ancora mistero rispetto al loro corredo genetico, gli scienziati hanno capito che proprio questo passaggio evolutivo è stato decisivo. Per volare consumano moltissima energia, e sviluppano molto calore, a volte sopra i 40°. Questo comporta un degrado continuo del Dna. Succedesse a un umano, le cellule impazzirebbero. E dopo le cellule, anche il sistema immunitario. Ma il corpo del pipistrello si è abituato a questi shock, e le sue difese si "accendono" molto di meno. Questo fa sì che di fronte a certi virus, per lui non gravi o letali, non si scateni nessuna reazione esagerata. Un equilibrio attivo.
EQUILIBRIO DELL'HABITAT ——
Un simile equilibrio lo troviamo intorno ai pipistrelli quando l'habitat che occupano non viene sconvolto e rimane ricco di biodiversità. La natura ha due meccanismi di preservazione di fronte a virus e patogeni. La diluizione: in un sistema con tante specie, come una foresta, il virus ha più difficoltà a trovare l'animale giusto per colpire e diffondersi, e alcuni animali fungono proprio da vicolo cieco per il virus che arriva ma non riesce a diffondersi nuovamente.
E poi la co-evoluzione: la tendenza da milioni di anni all'adattamento di animali e virus, che però ha un incredibile effetto collaterale oggi. Se con l'intervento dell'uomo separiamo un habitat unico, come può succedere costruendo una strada nel bosco, le due porzioni di bosco da lì in poi si evolveranno in maniera leggermente diversa (Science Direct), come è successo in passato con il distaccamento dei continenti, ma con molta più rapidità per quanto riguarda i virus, che tendono a mutare e adattarsi.
PERCHÈ NON UCCIDERLI TUTTI ——
Se sono il nemico pubblico numero uno, se sono super-cattivi coi super-poteri mutanti, perché allora non sterminarli tutti? Suona drastico, ma è giusto dare un tentativo al ragionamento. Con le zanzare si prova a fare proprio così: eliminarne il più possibile affinché che non passino l'agente patogeno all'uomo Cdc). Con i pipistrelli no: sono utili. A volte fondamentali.
Primo: i pipistrelli sono impollinatori, al pari delle api, per intenderci. Non impollinatori qualunque: l'impollinazione chirotterogama (ovvero dei pipistrelli) coinvolge 528 specie di piante che non sarebbero impollinate diversamente (Annals of Botany), tra cui alcuni banani, manghi, alcune agavi, tra cui quella usata per produrre tequila (Bats Conservation Trust). Oltre all'impollinazione, sono importanti per la dispersione di semi e, quindi, per il rimboschimento.
Una particolare specie di pipistrello ha una lingua lunga quasi il 150% del suo corpo (foto University of Missouri)
Secondo: mangiano insetti. Sono un controllo biologico contro parassiti e specie infestanti, in particolare nelle aree coltivate, tipo le falene in Europa (GIRC e Università di Firenze). Questo ruolo permette agli agricoltori di utilizzare meno pesticidi e spendere meno. In Thailandia, dove la coltivazione di riso è uno dei settori più importanti dell'economia nazionale e impiega circa 16 milioni di persone, i pipistrelli sono visti come veri salvatori: uno studio (ScienceDirect) ha calcolato che gli 8 milioni di esemplari nel paese prevengono la perdita di circa 2,900 tonnellate di riso all'anno, il consumo medio annuale di 26.000 persone.
IL PIL DEI PIPISTRELLI ——
Non è l'unico calcolo che esiste sull'impatto economico dei pipistrelli. Da qualche anno i pipistrelli nordamericani sono vittima di un fungo, la cosiddetta sindrome del naso bianco, che sta decimando tutte le specie. Una ricerca dell'Università del Texas pubblicata nel 2011 ha spiegato che il valore economico dei pipistrelli, calcolato per il servizio che offrono e il risparmio sui pesticidi, è di 22 miliardi di dollari all'anno. È più del Pil della Bosnia-Erzegovina, o dell'Afghanistan, e poco meno di quello dell'Honduras (World Bank, 2018).
I SERVIZI DI UN ECOSISTEMA——
Riprendiamo le fila, e arriviamo alla conclusione. Gli spillover sono difficili da curare, difficili da debellare. «La più consistente e crescente minaccia alla salute della popolazione mondiale tra tutte le malattie emergenti», scrive Quammen, citando uno studio scozzese. Ma ci sarebbe modo di contenerli.
Dalle elementari in poi studiamo a lungo habitat, ecosistemi, flora, fauna. Ancora oggi scherziamo sui famosi muschi, licheni sulla tundra e la taiga, jolly durante le interrogazioni di geografia sulla flora delle varie regioni del mondo. Ci raccontiamo l'importanza degli ecosistemi per la produzione di ossigeno, per la capacità di impollinazione. Parliamo dei mille segreti dell'humus del bosco.
Gli scienziati chiamano questi favori che la natura ci fa "servizi ecosistemici", a cui si aggiungono produzione di cibo e materie prime, e la regolazione del clima, nonché i valori culturali intrinsechi. Immersi nella natura giochiamo, impariamo, ci rilassiamo, ci meravigliamo.
Un punto manca, e dovrebbe essere aggiunto oggi nelle scuole, nei dibattiti da bar, nei piani aziendali: gli ecosistemi come antivirus naturali. Quel che succede in una foresta rimane nell'equilibrio della foresta.
Non significa scegliere l'utopia di un mondo che decresce e d'improvviso salva la natura, ma arrivare alla consapevolezza che nicchie ecologiche più o meno grandi e ricca biodiversità siano di vitale importanza non solo per l'ossigeno dei nostri figli, per la temperatura mondiale dei nostri nipoti, ma anche per la salute di noi stessi, oggi. E persino per il nostro portafoglio. Sono costi socio-economico-sanitari indiretti: la crisi dovuta alla pandemia di coronavirus ne è una prova schiacciante.
Ci sentiamo la prossima settimana, nel frattempo provate le sfide della scorsa puntata o queste qui sotto. Fatemi sapere.