L’unico numero che conta: 421
🌍 Il colore verde #108: La concentrazione di CO2 nell'aria, fondamentale indicatore per capire il cambiamento climatico, ha toccato un nuovo record.
Il colore verde è una newsletter settimanale sulla crisi climatica. Esce il sabato mattina e iscriversi è gratis:
🔊🔊 Conosci Berta Cáceres? É stata una delle più importanti ambientaliste al mondo. Honduregna, ha guidato tante battaglie contro la distruzione della foresta e del fiume in cui il suo popolo indigeno Lenca abitava.
A lei è dedicata la terza puntata del mio podcast, Cambiamenti, prodotto da Emons Record. Trovi la puntata in qualsiasi piattaforma, basta cercare il mio nome o “Cambiamenti”. Altrimenti qui l’episodio su Spotify:
Ti ricordo che domani, domenica, presento il podcast al Salone del Libro, in compagnia di Daniele Scaglione. Ci trovate al (meraviglioso) Bosco degli scrittori, padiglione Oval, ore 14.45.
Qual è l’indicatore più importante del cambiamento climatico? La risposta mette d’accordo tutti gli scienziati: la concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’aria. Si misura in ppm, parti per milioni. Più ce n’è, più forte è l’effetto serra, più la temperatura media del Pianeta è destinata ad aumentare.
La scorsa settimana abbiamo battuto un altro record storico: la concentrazione di CO2 nell’aria ha superato per la prima volta da quando esiste l’uomo il valore di 421 ppm. Per l’esattezza 421,68 — toccati lunedì scorso. Il valore è rimasto sopra i 421 consecutivamente dall’11 al 16 maggio, e in questi ultimi giorni si attesta intorno ai 419-420 ppm.
421, che in percentuale sarebbe lo 0,0421%, è un numero che può dirti poco, ma ecco qualche riferimento:
Nel 1990 era 354. Nel 2000 era 369. Nel 2010 era 390. Nel 2021 era 418.
Nei 12.000 anni prima del XX secolo, la CO2 nell’aria è sempre stata piuttosto uniforme, oscillando intorno alle 280 parti per milione.
L’ultima volta che l’atmosfera aveva livelli di CO2 sopra le 400 ppm era 30 milioni - milioni! - di anni fa.
La civiltà umana ha prosperato all’interno di un clima globale ben preciso, e per la prima volta nella sua storia è costretta ad affrontare un mondo nuovo: con più CO2 e quindi più calore.
La concentrazione di CO2 è iniziata ad aumentare da quando usiamo in modo massiccio i combustibili fossili per produrre energia: bruciando petrolio, carbone e gas liberiamo nell’atmosfera la CO2 come gas di scarto. I combustibili fossili contengono così tanto carbonio proprio perché non sono altro che un grande concentrato di materiale organico del passato, formato in milioni e milioni di anni.
Questo indicatore, dicevo all’inizio, è il valore principale del cambiamento climatico. In un certo senso, è il canarino nella miniera, il numero che fa da campanello dall’allarme.
È molto più importante dell’aumento della temperatura. Perché l’atmosfera ha un’inerzia termica che rende più lenti e ritardati i cambiamenti di temperatura: la CO2 sale ora, la temperatura salirà fra poco. Un po’ come impostare il forno elettrico alla massima potenza: ci vuole un po’ perché raggiunga la temperatura, e ce ne vuole ancor di più perché il cibo che ci mettiamo dentro si scaldi.
Quindi oggi viviamo in un mondo con tantissima CO2 in più rispetto ai secoli scorsi, ma ancora non abbiamo visto quanto la temperatura può salire. Anche se all’improvviso riuscissimo a ridurre a zero le emissioni antropiche di CO2, la temperatura media globale salirebbe ancora per decenni.
Sia chiaro, l’anidride carbonica non deve sparire completamente dall’atmosfera: la giusta quantità rende possibile la vita su questo Pianeta. Senza l’effetto serra, generato dall’anidride carbonica e dagli altri gas serra, la temperatura media del Pianeta sarebbe di -18°C. Il problema è l’eccesso di CO2.
La CO2 si distribuisce nell’atmosfera in maniera piuttosto uniforme, ma ci sono punti migliori dove misurare la sua concentrazione con minimi margine di errore. Da ormai 64 anni la stazione di monitoraggio più autorevole è quella di Mauna Loa, nelle Hawaii, in cima a un vecchio vulcano spento alto 4000 metri. Il laboratorio è stato fondato da Charles Keeling, chimico americano che ha iniziato a monitorare la CO2 nel 1958. I suoi studi hanno portando al disegno della ormai celebre curva di Keeling, questa qui:
La curva di Keeling mostra immediatamente quanto la CO2 sia aumentata negli ultimi decenni: del 30%, per essere precisi.
Come vedi la linea procede oscillando, questo perché durante l’anno il pianeta “respira”: i mesi primaverili (e in particolare maggio) sono solitamente quelli del picco, perché durante l’inverno le piante hanno assorbito meno CO2.
Per Greta Thunberg tutti dovrebbero conoscere la curva di Keeling, e anzi più volte ha affermato che non sia abbastanza studiata nella scuola e discussa sui media. Mi sento di dire altrettanto: un anno fa avevo dedicato al grafico una puntata della newsletter, ancora oggi nella mia Top 5 degli episodi preferiti: Innamorarsi di una curva.
Ma oltre alla curva, come abbiamo avuto modo di capire i dati del passato, di secoli e millenni fa? Anche qui la scienza ci è venuta incontro: la concentrazione della CO2 del passato viene ricavata dai carotaggi dei ghiacci polari: in quel ghiaccio sono racchiuse piccoli “frammenti” di atmosfera del passato.
L’ultima volta che c’è stata così tanta CO2 nell’atmosfera è stato circa 30 milioni di anni fa. Nel Nord America, dove ora si trova il confine tra USA e Canada, c’erano le foreste sub-tropicali. La temperatura media del Pianeta era di 3/4 gradi superiore a quella attuale: è questo il futuro che ci aspetta?
Nonostante le grandi promesse internazionali, nonostante l’avvio della transizione energetica verso le fonti rinnovabili, nonostante la pandemia che ha rallentato per qualche mese l’economia globale, la CO2 continua a salire. Dopo la CO2 salirà la temperatura, e ogni anno aumenteranno gli eventi meteo estremi, le siccità, l’innalzamento dei mari.
Succederà, e già sta succedendo: proprio questa settimana l’Organizzazione meteorologica mondiale ha ufficializzato altri tre record toccati l’anno scorso. Nel 2021 abbiamo superato tutti i livelli precedenti di temperatura degli oceani, acidificazione delle acque, innalzamento dei mari. Gli ultimi sette anni sono stati i più caldi mai registrati dall’uomo, e la temperatura media è salita di 1,1°C rispetto a due secoli fa.
Non so se l’hai mai notato, ma molti attivisti per il clima e per l’ambiente sui loro profili social indicano la concentrazione di CO2 del giorno e dell’anno in cui sono nati. Lo noti soprattutto nelle biografie di Instagram.
Scrivono così: Born at ___ ppm. È uno dei modi per far capire quanto questo valore sia importante. Ci sono poi testate giornalistiche che mostrano le variazioni del dato nelle home-page o nelle loro newsletter, come fa il Guardian con la sua “Down to Earth”.
Dovrebbe essere la prima lezione di qualsiasi corso sul climate change. E dovrebbe partire proprio così: il valore di oggi e il valore di quando siamo nati.
Ho calcolato il mio, grazie a questo sito. Dice:
Sei nato con 354,41 ppm di CO2. Oggi è a 421,37. Da quando sei nato, la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è aumentata del 18,89%.
E tu, quanto era il valore quando sei nata o sei nato?
📰 I link
• Ieri era la giornata mondiale delle api, che come il solito non se la passano molto bene. (Corriere). Cinque azioni che possiamo fare per difenderle. (Repubblica)
•Intervista a Vanessa Nakate, leader ugandese dei Fridays for future: «Mi accusavano di manifestare per spacciare o cercare marito. Il razzismo esiste anche tra gli ambientalisti» (Corriere)
• La storia della onlus che ricicla le saponette usate degli hotel e le consegna alle chiese, ai rifugi dei senzatetto e persino a chi scappa dalla guerra in Ucraina. Molto bella. (New York Times)
• L’app europea per mappare i nuovi alberi del continente. Si può anche aggiungere il proprio, inserendo tipologia, coordinate e tipo di terreno. (La Svolta)
• Sfida che circola sui social: perché un vestito sia almeno un po’ sostenibile, bisognerebbe indossarlo almeno 100 volte. #100wears. (Repubblica)
• Se dormi male, è colpa del surriscaldamento globale. Lo dice la scienza: diminuiranno sempre di più le ore di sonno. (Guardian)
• L’obesità è collegata anche all’aumento di tossine presenti in acqua e cibi a causa dell’alto livello di inquinamento ambientale provocato dall’uomo. (Guardian)
• Francesca Mannocchi ha parlato in questi giorni dell’effetto combinato crisi del grano e cambiamento climatico in Afghanistan. (La 7) I numeri della riduzione globale di produzione di grano. (Dissapore)
• Un progetto interessante che ho scoperto al Salone: guide turistiche per andare ad abitare su altri pianeti, con tanto di libricini e spot tv e una casa editrice fittizzia, Planets B. Una provocazione del gruppo Iren, compagnia energetica torinese, che vuole far capire come sia importante salvare questo Pianeta, prima di pensare agli altri.
👇 La foto più bella
Inaugura in questi giorni la nuova edizione di Photolux, festival fotografico di Lucca a cui sono molto affezionato. Tra i progetti in mostra c’è Amelia and the animals, di Robin Schwartz, fotografo che immortala sua figlia insieme a tantissimi diversi animali. Un progetto favoloso, che dimostra ancora una volta il potere delle immagini di trasformarsi in mappe per esplorare noi stessi e ciò che ci circonda.
Questa è solo una foto del progetto, ma qui ne trovi tante altre. Agli scatti ho dedicato anche la mia rubrica “Attimo fuggente” sulla rivista Specchio che esce domani (domenica) in allegato con La Stampa e i quotidiani locali GEDI: se vuoi questa immagine stampata grande come una pagina di giornale, fai un salto in edicola.
💌 Per supportarmi
Se ancora non mi conosci, ciao! Sono Nicolas Lozito, friulano, 31 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Curo questa newsletter da marzo 2020. Esce ogni sabato e nel 2021 ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza. Il colore verde ha anche un bosco di 100 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO2: trovi la sua storia e i suoi dati qui.
L’anno scorso ho fatto un podcast: Climateers, sulle pioniere e i pionieri dell’ambientalismo, che quest’anno è ripartito con un altro nome, Cambiamenti. Lo trovi su tutte le piattaforme.
Se vuoi darmi una mano:
• Condividi la puntata sui social. Se lo fai su Instagram, taggami: nicolas.lozito.
• Fai iscrivere tutti. Amiche e amici, parenti, colleghe e colleghi qui.
• Considera una donazione. Mi aiuteresti a sostenere questo progetto editoriale. Puoi donare su DonorBox o Paypal. Se vuoi farlo con un bonifico, scrivimi e ti do l’Iban.